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Santa Messa del giorno 5

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    00 28/07/2013 10:49

    XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

    Anno C

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: Gn 18, 20-21. 23-32; Sal 137; Col 2, 12-14; Lc 11, 1-13



    Così prega il discepolo Gesù

    La preghiera, nella sua definizione più universale e condivisa da ogni religione, è dialogo con Dio. Però mettere l’uomo in dialogo con Dio può essere un rischio.
    L’uomo nella preghiera può snaturare se stesso e Dio. Può ridurre Dio a un suo bene di consumo, a un facile rimedio alle proprie insufficienze e alle proprie pigrizie. E può ridurre se stesso a un essere che scarica le proprie responsabilità su un altro.

    Solo la fede salva la verità della preghiera
    In Israele, che vive in un regime di fede, è salvata la verità del rapporto dell’uomo con Dio, la verità della preghiera.
    Un uomo vivo, un uomo vero, incontra il Dio vivo e vero. Una libertà sta di fronte alla Libertà, la polvere sta di fronte alla Roccia. «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere» (prima lettura).
    In Israele la preghiera è legata essenzialmente alla fede. Una libera risposta al Dio che si rivela e che parla, un’azione di grazie per i grandi eventi che Dio compie per il suo popolo. La preghiera è perciò prima risposta che domanda.
    I salmi sono la più grande testimonianza della preghiera di Israele in cui l’uomo resta se stesso e Dio resta Dio in un autentico dialogo d’amore, un dialogo in cui entra la vita, la storia. Mosè è la figura di colui che prega, l’orante per eccellenza, ed è l’uomo della liberazione di un popolo, una figura storica; l’azione, la politica sono le costanti della sua esistenza. Anche la sua preghiera più contemplativa, quella che fa prima di vedere la gloria di Dio, è una preghiera incarnata in cui l’attesa e la speranza di un popolo entrano con forza. Egli porta davanti a Dio la situazione politica di un popolo, non come osservatore, ma come realizzatore. Gesù compie la preghiera d’Israele. Egli prega, utilizza le formule tradizionali del suo popolo e ne crea liberamente altre. Ma Gesù non solo prega: egli è la preghiera; nella sua persona avviene il dialogo dell’uomo con Dio, nella verità dei due termini.
    Il vertice di questa preghiera è la morte di Gesù che, vista sotto l’aspetto puramente interno della storia, rappresenta soltanto un evento profano, cioè l’esecuzione di un uomo condannato come delinquente politico; invece è l’unico atto liturgico della storia. Per questo il culto cristiano si concretizza nella assoluta dedizione dell’amore, quale poteva manifestarsi unicamente in colui nel quale l’amore stesso di Dio si era fatto amore umano.

    Il cristiano «partecipa» alla preghiera di Gesù
    Inserito in Gesù mediante il battesimo come membro del corpo, il cristiano può ringraziare degnamente il Padre, e con Cristo può scoprire il momento-vertice del culto dove meno ci si aspetta: nella morte e in tutto quello che esprime la fragilità e la finitezza dell’uomo. Associato a Cristo per la edificazione del regno, la sua preghiera di ringraziamento può e deve svilupparsi in preghiera di supplica e di domanda che lo rende più disponibile all’azione di Dio e gli permette di compiere la sua missione di figlio adottivo nella realizzazione del disegno divino.
    Nella misura in cui la sua preghiera di domanda è veramente quella di figlio adottivo, il cristiano ha la certezza di essere esaudito. Ma questo esige un lungo apprendistato, un progressivo spogliamento di sé, affinché la preghiera di domanda si purifichi e tenda ad identificarsi con il ringraziamento: «Padre, si faccia la tua volontà, non la mia».

    Preghiera «verbale» e preghiera «vitale»
    Il rapporto con Dio si vive all’interno dell’esistenza, nella fitta trama dei rapporti con le persone. La preghiera perciò è un fatto vitale, prima che verbale. Però il momento «verbale» è un momento antropologicamente necessario ed ineliminabile. Certo, le otto ore di duro lavoro per un operaio sono amore concreto per la moglie e per i figli; ma se si toglie il momento del dialogo, si perde una dimensione essenziale della esistenza umana. Così è anche per il nostro rapporto con Dio.
    La preghiera è «parola», è «coscientizzazione» del rapporto con Dio, è nutrimento del rapporto personale con lui: quando non ci si parla più, lentamente si diventa estranei.
    La preghiera in quanto parola è vera o falsa. E vera quando esprime la realtà ossia la vita, falsa quando ne è dissociata.
    «Pregare con le labbra non basta: i sacrifici, le lodi, il ringraziamento suonerebbero falsi dove la preghiera non fosse già un trasformarsi in volontà di presenza e di testimonianza cristiana. Vita e preghiera non sono separate: l’una assume e arricchisce l’altra» (CdA, pag. 396).







    Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione

    Dalle «Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)
    Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l'asprezza del rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all'amore, anzi erano stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E' nei vostri cuori invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira di nuovo a sé. Niente spinge tanto all'amore chi è amato quanto il sapere che l'amante desidera ardentemente di essere corrisposto.
    «Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell'amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per me.
    «Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete consolato con le vostre opere. E' proprio di chi ama prima lamentarsi del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia».
    In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra, ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più abbondante gioia.
    Paolo manifesta la sua grandezza d'animo non fermandosi a dire semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni mia tribolazione». E' così grande il piacere che mi avete arrecato che neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da farmi dimenticare con l'esuberanza della sua ricchezza, tutti gli affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi schiacciato.



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
    Dio sta nella sua santa dimora;
    ai derelitti fa abitare una casa,
    e dà forza e vigore al suo popolo.


    Deus in loco sancto suo;

    Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

    ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


    Colletta
    O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

    Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


    Oppure:

    Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore e donaci il tuo Spirito, perché invocandoti con fiducia e perseveranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nell'esperienza del tuo amore. Per il nostro Signore...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gn 18, 20-21. 23-32
    Non si adiri il Signore, se parlo.

    Dal libro della Gènesi
    In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
    Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
    Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
    Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
    Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 137
    Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

    Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
    hai ascoltato le parole della mia bocca.
    Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
    mi prostro verso il tuo tempio santo.

    Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
    hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
    Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
    hai accresciuto in me la forza.

    Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
    il superbo invece lo riconosce da lontano.
    Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
    contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.

    La tua destra mi salva.
    Il Signore farà tutto per me.
    Signore, il tuo amore è per sempre:
    non abbandonare l’opera delle tue mani.

    Seconda Lettura Col 2, 12-14
    Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi.

    Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
    Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

    Canto al Vangelo Rm 8,15
    Alleluia, alleluia.
    Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
    per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!


    Alleluia.




    Vangelo Lc 11, 1-13
    Chiedete e vi sarà dato.

    Dal vangelo secondo Luca
    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
    Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».


    Sulle Offerte
    Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 102.2
    Anima mia, benedici il Signore:
    non dimenticare tanti suoi benefici.


    Bénedic, ánima mea, Dómino,

    et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


    Oppure: Mt 5,7-8
    Beati i misericordiosi:
    essi troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore:
    essi vedranno Dio.


    Beáti misericórdes,

    quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

    Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


    Oppure: Lc 11,10
    «Chi chiede ottiene, chi cerca trova,
    a chi bussa sarà aperto», dice il Signore.

    Dopo la Comunione
    O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Súmpsimus, Dómine, divínum sacraméntum, passiónis Fílii tui memoriále perpétuum; tríbue, quæsumus, ut ad nostram salútem hoc munus profíciat, quod ineffábili nobis caritáte ipse donávit. Qui vivit


    _________Aurora Ageno___________
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    00 29/07/2013 06:31

    29 LUGLIO


    SANTA MARTA
    (Sec. I)
    Memoria

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: 1 Gv 4,7-16; Sal 33; Gv 11,19-27



    Marta è «la sorella di Lazzaro e di Maria». La loro casa a Betania era un’oasi preferita da Gesù per ritirarvisi dalle fatiche apostoliche, e Marta si dava sempre d’attorno per far onore all’ospite desiderato. Questo suo atteggiamento dinamico spicca in tre episodi, in particolare contrasto con l’atteggiamento quieto e contemplativo di Maria. Innanzitutto un giorno in cui, tutta affaccendata si lamenta che Maria stia ad ascoltare Gesù, egli la richiama amorevolmente al primato dei valori spirituali (Lc 10,38. 42). Poi, nella malattia di Lazzaro, quando Gesù, chiamato dalle due sorelle, giunge che Lazzaro è già morto, Marta gli corre sollecita incontro e fa la sua forte professione di fede. Quel dialogo tra Gesù e Marta è uno dei più antichi temi battesimali in preparazione alla Pasqua, e la Chiesa l’ha pure usato per secoli nella liturgia funebre, per ravvivare nei fedeli la speranza cristiana. Il pianto di Maria fa singhiozzare Gesù (Gv 11,1-44).
    Finalmente, la «Cena di Betania», in cui Marta serve a tavola e Maria unge i piedi a Gesù, è una prefigurazione dell’ultima Cena e di ogni nostra Messa (Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8). Ora che Maria di Magdala è chiaramente non identificata con Maria di Betania, si resta sorpresi che le due sorelle, unite sempre nel Vangelo, non lo siano anche nel culto, come si è fatto per altri santi fra loro congiunti. Marta è modello di donna laboriosa e patrona dei locandieri, Maria è un modello delle anime contemplative.



    Felici coloro che hanno meritato
    di ricevere il Signore nella propria casa

    Dai «Discorsi» di sant0Agostino, vescovo (Disc. 103, 1-2. 6; PL 38, 613. 615)
    Le parole di nostro Signore Gesù Cristo ci vogliono ricordare che esiste un unico traguardo al quale tendiamo, quando ci affatichiamo nelle svariate occupazioni di questo mondo. Vi tendiamo mentre siamo pellegrini e non ancora stabili; in cammino e non ancora nella patria; nel desiderio e non ancora nell'appagamento. Ma dobbiamo tendervi senza svogliatezza e senza intermissione, per poter giungere finalmente un giorno alla meta. Marta e Maria erano due sorelle, non solo sul piano della natura, ma anche in quello della religione; tutte e due onoravano Dio, tutte e due servivano il Signore presente nella carne in perfetta armonia di sentimenti. Marta lo accolse come si sogliono accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura; lo accolse per nutrirlo nel suo corpo mentre lei doveva nutrirsi con lo Spirito. Il Signore infatti volle prendere la forma dello schiavo ed essere nutrito in questa forma dai servi, per degnazione non per condizione. Infatti anche questa fu una degnazione, cioè offrirsi per essere nutrito: aveva un corpo in cui sentiva fame e sete.
    Così dunque il Signore fu accolto come ospite, egli che «venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 11-12). Ha adottato dei servi e li ha resi fratelli, ha riscattato dei prigionieri e li ha costituiti coeredi. Tuttavia nessuno di voi osi esclamare: «Felici coloro che hanno meritato di ricevere Cristo in casa propria!». Non rammaricarti, non recriminare perché sei nato in un tempo in cui non puoi vedere il Signore nella carne. Egli non ti ha privato di questo onore, perché ha assicurato: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40).
    Del resto tu, Marta, sia detto con tua buona pace, tu, già benedetta per il tuo encomiabile servizio, come ricompensa domandi il riposo. Ora sei immersa in molteplici faccende, vuoi ristorare dei corpi mortali, sia pure di persone sante. Ma dimmi: Quando sarai giunta a quella patria, troverai il pellegrino da accogliere come ospite? Troverai l'affamato cui spezzare il pane? L'assetato al quale porgere da bere? L'ammalato da visitare? Il litigioso da ricondurre alla pace? Il morto da seppellire?
    Lassù non vi sarà posto per tutto questo. E allora che cosa vi sarà? Ciò che ha scelto Maria: là saremo nutriti, non nutriremo. Perciò sarà completo e perfetto ciò che qui Maria ha scelto: da quella ricca mensa raccoglieva le briciole della parola del Signore. E volete proprio sapere quello che vi sarà lassù? Il Signore stesso afferma dei suoi servi: «In verità vi dico, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12, 37).



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Lc 10,38

    Gesù entrò in un villaggio
    e una donna, di nome Marta,
    lo accolse nella sua casa.


    Intrávit Iesus in quoddam castéllum,

    et múlier quædam Martha nómine excépit illum in domum suam.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, il cui tuo Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, cuius Fílius in domo beátæ Marthæ dignátus est hospitári, da, quæsumus, ut, eiúsdem intercessióne, Christo in frátribus nostris fidéliter ministrántes, in æde cælésti a te récipi mereámur. Per Dóminum....


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura 1 Gv 4,7-16
    Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi.

    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
    In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
    In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
    Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito.
    E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi.
    Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

    Salmo Responsoriale Salmo 33
    Gustate e vedete com’è buono il Signore.

    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino.

    Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce.

    L’angelo del Signore si accampa
    attorno a quelli che lo temono, e li libera.
    Gustate e vedete com’è buono il Signore;
    beato l’uomo che in lui si rifugia.

    Temete il Signore, suoi santi:
    nulla manca a coloro che lo temono.
    I leoni sono miseri e affamati,
    ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

    Canto al Vangelo Gv 8,12
    Alleluia, alleluia.
    Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
    chi segue me, avrà la luce della vita.
    Alleluia.





    Vangelo Gv 11, 19-27
    Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
    Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
    Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
    Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

    Oppure:

    Vangelo Lc 10, 38-42
    Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
    Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
    Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».






    Sulle Offerte
    Salgano a te, Signore, le nostre lodi e ti sia accetto il nostro servizio sacerdotale, come ti fu gradita la premurosa ospitalità di santa Marta, che accolse nella sua casa il Cristo, tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

    In beáta Martha te, Dómine, mirábilem prædicántes, maiestátem tuam supplíciter exorámus, ut, sicut eius tibi gratum éxstitit caritátis obséquium, sic nostræ servitútis accépta reddántur offícia. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Gv 11,27
    Marta disse a Gesù: «Tu sei il Cristo,
    il Figlio del Dio vivente,
    che sei venuto nel mondo».


    Dixit Martha ad Iesum: Tu es Christus,

    Fílius Dei vivi, qui in hunc mundum venísti.


    Dopo la Comunione
    La comunione al corpo e sangue del tuo unico Figlio ci liberi, o Padre, dagli affanni delle cose che passano, perché sull'esempio di santa Marta collaboriamo con entusiasmo all'opera del tuo amore, per godere in cielo la visione del tuo volto. Per Cristo nostro Signore.

    Córporis et Sánguinis Unigéniti tui sacra percéptio, Dómine, ab ómnibus nos cadúcis rebus avértat, ut, exémplo beátæ Marthæ, valeámus tibi et sincéra in terris caritáte profícere, et tui perpétua in cælis visióne gaudére. Per Christum.



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    XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MARTEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
    Dio sta nella sua santa dimora;
    ai derelitti fa abitare una casa,
    e dà forza e vigore al suo popolo.


    Deus in loco sancto suo;

    Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

    ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


    Colletta
    O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

    Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Es 33,7-11; 34,5-9.28
    Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia.

    Dal libro dell'Èsodo
    In quei giorni, Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.
    Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda.
    Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.
    Il Signore scese nella nube [sul monte Sinai], si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».
    Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
    Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 102
    Misericordioso e pietoso è il Signore.

    Il Signore compie cose giuste,
    difende i diritti di tutti gli oppressi.
    Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
    le sue opere ai figli d’Israele.

    Misericordioso e pietoso è il Signore,
    lento all’ira e grande nell’amore.
    Non è in lite per sempre,
    non rimane adirato in eterno.

    Non ci tratta secondo i nostri peccati
    e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
    Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
    così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

    Quanto dista l’oriente dall’occidente,
    così egli allontana da noi le nostre colpe.
    Come è tenero un padre verso i figli,
    così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

    Canto al Vangelo Mt 13,19.23
    Alleluia, alleluia.
    Il seme è la parola di Dio,
    il seminatore è Cristo:
    chiunque trova lui, ha la vita eterna.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 13, 36-43
    Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
    Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti».


    Sulle Offerte
    Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 102.2
    Anima mia, benedici il Signore:
    non dimenticare tanti suoi benefici.


    Bénedic, ánima mea, Dómino,

    et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


    Oppure: Mt 5,7-8
    Beati i misericordiosi:
    essi troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore:
    essi vedranno Dio.


    Beáti misericórdes,

    quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

    Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


    Dopo la Comunione
    O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.



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    31 LUGLIO
    XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MERCOLEDÌ
    SANT'IGNAZIO DI LOYOLA (m)
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Fil 2.10-11
    Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
    in cielo, in terra e sotto terra, e ogni lingua proclami
    che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre.

    In nómine Iesu omne genu flectátur, cæléstium, terréstrium et infernórum; et omnis lingua confiteátur quia Dóminus Iesus Christus in glória est Dei Patris.

    Colletta
    O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant'Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei santi. Per il nostro Signore...

    Deus, qui ad maiórem tui nóminis glóriam propagándam beátum Ignátium in Ecclésia tua suscitásti, concéde, ut, eius auxílio et imitatióne certántes in terris, coronári cum ipso mereámur in cælis. Per Dóminum....

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Es 34, 29-35
    Vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a Mosè.

    Dal libro dell'Èsodo
    Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore.
    Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
    Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.
    Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 98
    Tu sei santo, Signore, nostro Dio.

    Esaltate il Signore, nostro Dio,
    prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
    Egli è santo!

    Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
    Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
    invocavano il Signore ed egli rispondeva.

    Parlava loro da una colonna di nubi:
    custodivano i suoi insegnamenti
    e il precetto che aveva loro dato.

    Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
    eri per loro un Dio che perdona,
    pur castigando i loro peccati.

    Esaltate il Signore, nostro Dio,
    prostratevi davanti alla sua santa montagna,
    perché santo è il Signore, nostro Dio!

    Canto al Vangelo Gv 15,15
    Alleluia, alleluia.
    Vi ho chiamato amici, dice il Signore,
    perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
    l’ho fatto conoscere a voi.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 13, 44-46
    Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».


    Sulle Offerte
    Accetta, Signore, l'offerta che ti presentiamo nel ricordo di sant'Ignazio di Loyola, e fa' che questo sacramento, sorgente di ogni santità della Chiesa, ci santifichi nella verità. Per Cristo nostro Signore.

    Pláceant, Dómine Deus, oblatiónes in celebratióne beáti Ignátii tibi delátæ, et præsta, ut sacrosáncta mystéria, in quibus omnis sanctitátis fontem constituísti, nos quoque in veritáte sanctíficent. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Lc 12,49
    «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
    e come vorrei che fosse già acceso»,
    dice il Signore.


    Dicit Dóminus: Ignem veni míttere in terram,

    et quid volo, nisi ut accendátur?


    Dopo la Comunione
    Signore, il sacrificio che ci hai dato la gioia di celebrare nel ricordo di sant'Ignazio di Loyola, orienti tutta la nostra vita alla lode perenne del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.


    Laudis hóstia, Dómine, quam pro beáto Ignátio grátias agéntes obtúlimus, ad perpétuam nos maiestátis tuæ laudatiónem perdúcat. Per Christum.



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    1 AGOSTO
    XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - GIOVEDÌ
    SAN ALFONSO MARIA de' LIGUORI (m)

    vescovo e dottore della Chiesa

    (1696-1787)

    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Dan 12,3
    I saggi rifulgeranno
    come lo splendore del firmamento;
    coloro che insegneranno a molti la giustizia
    brilleranno come stelle per sempre.

    Ez 34,11 Ez 45,23-24
    Visitábo oves meas, dicit Dóminus, et suscitábo pastórem qui pascat eas: ego autem Dóminus ero eis in Deum


    Colletta
    O Dio, che proponi alla tua Chiesa modelli sempre nuovi di vita cristiana, fa' che imitiamo l'ardore apostolico del santo vescovo Alfonso Maria de' Liguori nel servizio dei fratelli, per ricevere con lui il premio riservato ai tuoi servi fedeli. Per il nostro Signore...

    Deus, qui in Ecclésia tua nova semper instáuras exémpla virtútum, da nobis in zelo animárum beáti Alfónsi Maríæ epíscopi ita vestígiis adhærére, ut eius in cælis assequámur et præmia. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Es 40, 16-21. 34-38
    La nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora.

    Dal libro dell'Èsodo
    In quei giorni, Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.
    Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato.
    Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
    Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 83
    Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!

    L’anima mia anela
    e desidera gli atri del Signore.
    Il mio cuore e la mia carne
    esultano nel Dio vivente.

    Anche il passero trova una casa
    e la rondine il nido
    dove porre i suoi piccoli,
    presso i tuoi altari,
    Signore degli eserciti,
    mio re e mio Dio.

    Beato chi abita nella tua casa:
    senza fine canta le tue lodi.
    Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio,
    cresce lungo il cammino il suo vigore.

    Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
    che mille nella mia casa;
    stare sulla soglia della casa del mio Dio
    è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

    Canto al Vangelo At 16,14
    Alleluia, alleluia.
    Apri, Signore, il nostro cuore
    e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
    Alleluia.

    Vangelo Vangelo Mt 13, 47-53
    Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
    Terminate queste parabole, Gesù partì di là.


    Sulle Offerte
    Padre misericordioso, che hai dato a sant'Alfonso Maria de' Liguori la grazia di celebrare questi misteri offrendo se stesso come vittima santa in unione al sacerdozio di Cristo, infiamma e santifica i nostri cuori con il fuoco del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore.


    Cælésti, Dómine, Spíritus igne corda nostra cleménter exúre, qui beáto Alfónso Maríæ tribuísti et hæc mystéria celebráre, et per éadem hóstiam tibi sanctam seípsum exhibére. Per Christum.


    Antifona alla Comunione Lc 12,42
    Questo è il servo saggio e fedele,
    che il Signore ha posto a capo della sua famiglia,
    per distribuire a tempo debito la razione del cibo.



    Jn 15,16

    Non vos me elegístis, dicit Dóminus; sed ego elégi vos, et pósui vos ut eátis et fructum afferátis, et fructus vester máneat

    Dopo la Comunione
    O Dio, che nel vescovo sant'Alfonso Maria de' Liguori hai dato alla tua Chiesa un fedele ministro e apostolo dell'Eucaristia, concedi al tuo popolo di partecipare assiduamente a questo mistero, per cantare in eterno la tua lode. Per Cristo nostro Signore.



    Deus, qui beátum Alfónsum Maríam fidélem dispensatórem et præcónem tanti mystérii providísti, concéde, ut fidéles tui illud frequénter percípiant, et, percipiéndo, te sine fine colláudent. Per Christum.


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    Liturgia Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola


    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA









    2 AGOSTO
    SANTA MARIA DEGLI ANGELI
    ALLA PORZIUNCOLA
    Solennità

    Perdono d'Assisi



    LETTURE: Sir 24, 1-4. 22-31; Lc 1,46-55; Gal 4, 3-7; Lc 1,26-33



    Il serafico Padre Francesco, per il suo singolare amore verso la Beatissima Vergine, ebbe sempre particolare cura della chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Porziuncola. Qui egli prese stabile dimora con i suoi frati, qui diede inizio con santa Chiara all’Ordine delle Clarisse, qui concluse il corso della sua mirabile vita.
    Per questa Cappella il santo Fondatore ottenne da papa Onorio III la storica indulgenza, che i Sommi Pontefici confermarono successivamente ed estesero a numerose altre chiese.
    Per questi gloriosi ricordi l’Ordine serafico celebra con gioia la festa di Santa Maria degli Angeli.



    Questo luogo è veramente santo e abitato da Dio

    Dagli scritti di Fra Tommaso da Celano (Le due Vite, Ed. A. Signorelli, Roma 1954, L. Macali o.f.m. conv., pp. 207-208; 137)
    Il servo di Dio Francesco, di statura piccola, di mente umile, di professione minore, nel tempo che visse quaggiù, per sé e per la sua fraternità scelse una particella di mondo, per il solo fatto che non gli fu assolutamente possibile servire Cristo altrimenti, che avendo qualche cosa dal mondo.
    E non senza una rivelazione e predisposizione divina, già in antico, fu chiamato Porziuncola quel luogo che doveva toccare in sorte a coloro che desideravano di non avere nulla di proprio in questo mondo.
    Vi sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Madre, la quale per la sua singolare umiltà meritò di essere elevata, dopo il Figlio, alla dignità di capo di tutti gli eletti.
    In essa ebbe inizio l’Ordine dei Minori, e come sopra un saldo fondamento, crebbe e si moltiplicò il loro nobile edificio. Il Santo amava questo luogo più di ogni altro, comandò ai frati di venerarlo con rispetto speciale e volle che lo custodissero sempre come specchio di vita religiosa, in umiltà e altissima povertà, riservandone però la proprietà agli altri, e ritenendone per sé e per i suoi soltanto l’uso.
    Vi si osservava una rigidissima disciplina in tutto, nel silenzio e ne lavoro e in tutte le altre prescrizioni della regola. Senza tregua, giorno e notte, la fraternità dei Minori di quel luogo era occupata nel lodare Dio e, tutti soffusi di una mirabile fragranza, vi conducevano una vita veramente angelica.
    Frate Francesco infatti, pur sapendo che il regno del cielo si può raggiungere ovunque e che la grazia divina non trova difficoltà a scendere sugli eletti ovunque si trovino, tuttavia si era accorto per propria esperienza che il luogo della chiesa di S. Maria della Porziuncola godeva di una maggiore abbondanza di grazia, ed era frequentemente visitato da spiriti celesti.

    Spesso quindi diceva ai frati: «Guardatevi, figli, dall’abbandonare mai questo luogo. Se ve ne cacciassero fuori da una parte, rientratevi dall’altra. Questo luogo infatti è veramente santo e abitato da Dio. Qui il Signore moltiplicò il nostro piccolo numero; qui illuminò i cuori dei suoi poveri con la luce della sua divina sapienza; qui accese le nostre volontà con il fuoco del suo amore; qui, chi avrà pregato con devozione, otterrà quello che chiederà, e chi mancherà sarà punito più gravemente. Perciò, figli, ritenete degno di ogni onore il luogo della dimora di Dio, e con tutto il trasporto del vostro cuore rendete in esso lode al Signore».



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Gdt 13, 31
    Benedetta sei tu dal Signore:
    tutte le generazioni, nell’udire il tuo nome,
    loderanno l’Altissimo.

    Colletta
    Guarda, Signore, il tuo popolo
    riunito nel ricordo della beata Vergine Maria,
    Regina degli Angeli,
    e fa’ che, per sua intercessione,
    possa partecipare alla pienezza della tua grazia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Sir 24, 1-4. 22-31
    Quelli che mi faranno conoscere, avranno la vita eterna.

    Dal libro del Siràcide
    La sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, si glorifica davanti alla sua potenza. In mezzo al suo popolo si esalta e nella comunità santa si glorifica. Tra la moltitudine degli eletti si darà lode, e tra i benedetti si benedirà.
    Come un terebinto ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza. Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza.
    Io sono la madre del bell’amore e dei timore, della cogni­zione e della santa speranza. In me è ogni grazia di via e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù.
    Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è più dolce dei miele, il possedermi è più dolce del favo di miele. La mia memoria rimarrà per tutti i secoli.
    Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà. Quelli che mi faranno conoscere avranno la vita eterna.

    Salmo Responsoriale Lc 1,46-55
    Grandi cose ha operato il Signore nella Vergine Maria.

    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione la sua misericordia
    si stende su quelli che lo temono.

    Ha spiegato la potenza dei suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.

    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza,
    per sempre ».

    Seconda Lettura Gal 4, 3-7
    Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
    Fratelli, noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
    E che voi siete figli, ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; se poi figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

    Canto al Vangelo Lc 1, 28. 42
    Alleluia, alleluia.
    Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te,
    tu sei benedetta fra le donne.
    Alleluia.





    Vangelo Lc 1,26-33
    Hai trovato grazia presso Dio.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L’angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo;
    il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

    Sulle Offerte
    Ti offriamo con gioia, o Signore, il pane e il vino per il sacrificio di lode nella festa della Madre del tuo Figlio; in cambio della nostra umile offerta, donaci una conoscenza sempre più viva del mistero della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

    Prefazio della Beata Vergine Maria II
    La maternità della beata Vergine Maria.

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
    nella solennità della beata sempre Vergine Maria.
    Per opera dello Spirito Santo,
    ha concepito il tuo unico Figlio;
    e sempre intatta nella sua gloria verginale,
    ha irradiato sul mondo la luce eterna,
    Gesù Cristo nostro Signore.

    Per mezzo di lui si allietano gli angeli
    e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto.
    Al loro canto concedi, o Signore,
    che si uniscano le nostre umili voci nell'inno della lode:

    Santo, Santo, Santo ...

    Antifona alla Comunione Cfr Lc 1, 48
    Tutte le generazioni mi chiameranno beata,
    perché Dio ha guardato all'umiltà della sua serva.

    Dopo la Comunione
    Ci giovi, o Signore, il convito a cui abbiamo preso parte, in questa celebrazione della Vergine Maria; ci faccia sperimentare più abbondante la misericordia del tuo Figlio, e ci ottenga di amare per sempre Lui, che è Dio, e vive e regna nei secoli dei secoli.



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    00 03/08/2013 09:44
    XVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 67,6-7.36
    Dio sta nella sua santa dimora;
    ai derelitti fa abitare una casa,
    e dà forza e vigore al suo popolo.


    Deus in loco sancto suo;

    Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo,

    ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ.


    Colletta
    O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore...

    Protéctor in te sperántium, Deus, sine quo nihil est válidum, nihil sanctum, multíplica super nos misericórdiam tuam, ut, te rectóre, te duce, sic bonis transeúntibus nunc utámur, ut iam possímus inhærére mansúris. Per Dóminum...


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Lv 25, 1. 8-17
    Nell'anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà.

    Dal libro del Levìtico
    Il Signore parlò a Mosè sul monte Sinai e disse:
    «Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.
    Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.
    In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà. Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acquistate qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto. Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo, perché egli ti vende la somma dei raccolti.
    Nessuno di voi opprima il suo prossimo; temi il tuo Dio, poiché io sono il Signore, vostro Dio».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 66
    Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

    Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
    su di noi faccia splendere il suo volto;
    perché si conosca sulla terra la tua via,
    la tua salvezza fra tutte le genti.

    Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
    perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
    governi le nazioni sulla terra.

    La terra ha dato il suo frutto.
    Ci benedica Dio, il nostro Dio,
    ci benedica Dio e lo temano
    tutti i confini della terra.

    Canto al Vangelo Mt 5,10
    Alleluia, alleluia.
    Beati i perseguitati per la giustizia,
    perché di essi è il regno dei cieli.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 14, 1-12
    Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informarne Gesù.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
    Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
    Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
    Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
    I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.


    Sulle Offerte
    Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché, il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, quæsumus, Dómine, múnera, quæ tibi de tua largitáte deférimus, ut hæc sacrosáncta mystéria, grátiæ tuæ operánte virtúte, et præséntis vitæ nos conversatióne sanctíficent, et ad gáudia sempitérna perdúcant. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 102.2
    Anima mia, benedici il Signore:
    non dimenticare tanti suoi benefici.


    Bénedic, ánima mea, Dómino,

    et noli oblivísci omnes retributiónes eius.


    Oppure: Mt 5,7-8
    Beati i misericordiosi:
    essi troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore:
    essi vedranno Dio.


    Beáti misericórdes,

    quóniam ipsi misericórdiam consequéntur.

    Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt.


    Dopo la Comunione
    O Dio nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.



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    00 04/08/2013 11:30

    XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

    Anno C

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: Qo 1, 2; 2, 21-23; Sal 94; Col 3,1-5. 9-11; Lc 12,13-21



    Il denaro: una falsa sicurezza

    Uno dei bisogni fondamentali dell’uomo è la sicurezza. Egli ricerca appassionatamente e necessariamente un fondamento stabile su cui poggiare la propria esistenza. Ora un movimento antico quanto l’uomo è quello di chi sceglie come pietra angolare nella propria vita le cose, il denaro.

    Quando il denaro diventa dio
    Il denaro è tutto, si dice. Il denaro è potere, è il potere. Senza denaro non si può far nulla. Il denaro dà all’uomo il senso della sicurezza, della possibilità di fare tutto. Scatta allora il meccanismo dell’accumulazione: il denaro non è mai troppo, diventa idolatria. Quando il denaro diventa il proprio dio, per averlo si è disposti a tutto. La sete del denaro oppone l’uomo all’uomo. Se uno cerca di avere la parte maggiore, l’altro diventa un concorrente da superare o da eliminare. La divisione dell’eredità è sempre stata un momento difficile per le famiglie. Fare le parti giuste è quasi impossibile. La divisione dell’eredità diventa la divisione della famiglia.
    Il denaro è la sorgente di tutte le gerarchie sociali, di tutte le discriminazioni: chi ha di più è più in alto; gli uomini non sono più uguali, si distinguono per quello che hanno. L’uomo del denaro diventa un uomo «solo», un uomo alienato, schiavo. Il denaro diventa una prigione. L’uomo del denaro è l’uomo vecchio.

    Cristo non ha scelto la via del potere per fare giustizia
    Il problema della divisione della ricchezza è uno dei più gravi a tutti i livelli. Come interviene Cristo in questa situazione? Perché Cristo rifiuta di farsi giudice fra i due? Perché non è la sua missione fare giustizia mediante la via del potere. Il potere si giustifica moralmente quando si mette a servizio della giustizia. Cristo non lo condanna in quanto potere. Solamente che il potere non è la via che egli ha scelto per «fare giustizia».
    Cristo innanzi tutto riprende l’insegnamento della saggezza umana, espresso già nell’Antico Testamento, traducendolo nella parabola del ricco insensato (Le 12,16-21). Le cose sono una falsa sicurezza. Il possesso è in realtà illusorio: il ricco è posseduto dalle cose, ma in fondo non le possiede. La morte rivela in modo evidente questa verità. La meditazione della morte compie nell’uomo la liberazione da un’illusione, una prima liberazione dalle cose.
    Non è però una meditazione di tipo moralistico. Gesù non vuole inculcare nei suoi ascoltatori abbienti il timore di una morte improvvisa e individuale che manderebbe in fumo le loro speranze. In realtà la visione che si ha qui della morte è escatologica ed è collegata col giudizio di Dio.
    Il fondamento sicuro dell’esistenza è Dio solo. In lui acquista significato anche l’uso delle cose, in sé buone. Non saranno più strumento di divisione, ma di comunione. L’uomo non le tiene egoisticamente per sé, ma le trasforma in «segno» d’amore.
    « Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene, all’uso di tutti gli uomini e popoli, così che i beni creati debbono secondo un equo criterio essere partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la carità. Pertanto, quali che siano le forme della proprietà, adattate alle legittime istituzioni dei popoli, in vista delle diverse e mutevoli circostanze, si deve sempre ottemperare a questa destinazione universale dei beni» (GS 69).

    Ricchezza e povertà nella Chiesa
    «“Conosco la tua tribolazione, la tua povertà, tuttavia sei ricco” (Ap 2,9): così lo Spirito esalta la Chiesa di Smirne. Alla Chiesa di Laodicea, invece, rinfaccia: “Tu dici: ‘Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla ’, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap 3,17).
    Il giudizio dello Spirito — si legge nel Catechismo degli adulti (pagg. 183-184) — riporta in primo piano l’insegnamento della croce. La Chiesa è “ricca “, quando, materialmente povera di risorse, è pronta a ricevere nella fede quelle risorse che provengono dallo Spirito di Cristo, suo Capo e Signore. È in realtà “povera” cioè “infelice, miserabile, cieca e nuda“, quando più che nello Spirito, confida nei mezzi umani di cui dispone.
    La Chiesa influisce sul potere, ma ne viene contemporaneamente influenzata, a volte strumentalizzata. E non mancano le voci che denunziano il pericolo che la minaccia.
    “Combattiamo contro un persecutore insidioso — scrive sant’Ilario di Poitiers nel IV secolo — un nemico che lusinga... non ferisce la schiena ma carezza il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà imprigionandoci, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore“».



    La speranza della vita
    è il principio e il termine della nostra fede

    Dalla «Lettera», detta di Barnaba (Capp. 1, 1 - 2, 5; Funk 1, 3-7)
    Salute a voi nella pace, figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha amato. Grandi e copiosi sono i favori che Dio vi ha concesso. Per questo molto mi rallegro sapendo quanto le vostre anime siano belle e liete per la grazia e i doni spirituali che hanno ricevuto. Ma ancora maggiore è la mia gioia sentendo nascere in me una viva speranza di salvezza nel vedere con quanta generosità la sorgente divina abbia effuso su di voi il suo Spirito. Davvero splendido lo spettacolo che avete offerto alla mia vista!
    Persuaso di essermi avvantaggiato, molto nella via santa del Signore parlando con voi, mi sento spinto ad amarvi più della mia stessa vita, anche perché vedo in voi grande fede e carità per la speranza della vita divina.
    Per l'amore che vi porto voglio mettervi a parte di quanto ho avuto, sicuro di ricevere beneficio dal servizio che vi rendo. Vi scrivo dunque alcune cose perché la vostra fede arrivi ad essere conoscenza perfetta.
    Tre sono le grandi realtà rivelate dal Signore: la speranza della vita, inizio e fine della nostra fede; la salvezza, inizio e fine del piano di Dio; il suo desiderio di farci felici, pegno e promessa di tutti i suoi interventi salvifici.
    Il Signore ci ha fatto capire, per mezzo dei profeti, le cose passate e presenti, e ci ha messo in grado di gustare le primizie delle cose future. E poiché vediamo ciascuna di esse realizzarsi proprio come ha detto, dobbiamo procedere sempre più sulla via del santo timore di Dio.
    Per parte mia vi voglio indicare alcune cose che giovino al vostro bene già al presente. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello.
    I tempi sono cattivi e spadroneggia il Maligno con la sua attività diabolica. Badiamo perciò a noi stessi e ricerchiamo accuratamente i voleri del Signore. Timore e pazienza devono essere il sostegno della nostra fede, longanimità e continenza le nostre alleate nella lotta. Se praticheremo queste virtù e ci comporteremo come si conviene dinanzi al Signore, avremo la sapienza, l'intelletto, la scienza e la conoscenza. Queste sono le cose che Dio vuole da noi. Il Signore infatti ci ha insegnato per mezzo di tutti i profeti che egli non ha bisogno di sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Che m'importa, dice, dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Non presentatevi nemmeno davanti a me per essere visti. Infatti chi ha mai richiesto tali cose dalle vostre mani? Non osate più calpestare i miei atri. Se mi offrirete fior di farina, sarà vano; l'incenso è un abominio per me. I vostri noviluni e i vostri sabati non li posso sopportare (cfr. Is 1, 11-13).



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 69,2.6
    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto, in mio aiuto.
    Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
    Signore, non tardare.


    Deus, in adiutórium meum inténde; Dómine,

    ad adiuvándum me festína.

    Adiútor meus et liberátor meus es tu;

    Dómine, ne moréris.


    Colletta
    Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

    Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus, ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..

    Oppure:
    O Dio, principio e fine di tutte le cose, che in Cristo tuo Figlio ci hai chiamati a possedere il regno, fa' che operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall'egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Qo 1,2; 2,21-23
    Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?

    Dal libro del Qoèlet
    Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
    vanità delle vanità: tutto è vanità.
    Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
    Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 89
    Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

    Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
    quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
    Mille anni, ai tuoi occhi,
    sono come il giorno di ieri che è passato,
    come un turno di veglia nella notte.

    Tu li sommergi:
    sono come un sogno al mattino,
    come l’erba che germoglia;
    al mattino fiorisce e germoglia,
    alla sera è falciata e secca.

    Insegnaci a contare i nostri giorni
    e acquisteremo un cuore saggio.
    Ritorna, Signore: fino a quando?
    Abbi pietà dei tuoi servi!

    Saziaci al mattino con il tuo amore:
    esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
    Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
    rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
    l’opera delle nostre mani rendi salda.

    Seconda Lettura Col 3,1-5. 9-11
    Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi
    Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
    Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
    Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
    Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
    Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

    Canto al Vangelo Mc 1,15
    Alleluia, alleluia.
    Beati i poveri in spirito,
    perché di essi è il regno dei cieli..
    Alleluia.





    Vangelo Lc 12,13-21
    Quello che hai preparato, di chi sarà?

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
    Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».


    Sulle Offerte
    Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


    Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..


    Antifona alla Comunione Sap 16,20
    Ci hai mandato, Signore, un pane dal cielo,
    un pane che porta in sé ogni dolcezza
    e soddisfa ogni desiderio.


    Panem de cælo dedísti nobis,

    Dómine, habéntem omne delectaméntum.


    Oppure: Lc 12,33
    «Fatevi un tesoro inesauribile nei cieli».
    dice il Signore.



    Jn 6,35

    Ego sum panis vitæ, dicit Dóminus.

    Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.



    Dopo la Comunione
    Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.


    Quos cælésti récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..




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    XVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - LUNEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 69,2.6
    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto, in mio aiuto.
    Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
    Signore, non tardare.


    Deus, in adiutórium meum inténde; Dómine,

    ad adiuvándum me festína.

    Adiútor meus et liberátor meus es tu;

    Dómine, ne moréris.


    Colletta
    Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

    Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus, ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Nm 11, 4b-15
    Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo.

    Dal libro dei Numeri
    In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna».
    La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.
    Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.
    Mosè disse al Signore: «Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 80
    Esultate in Dio, nostra forza

    Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
    Israele non mi ha obbedito:
    l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
    Seguano pure i loro progetti!

    Se il mio popolo mi ascoltasse!
    Se Israele camminasse per le mie vie!
    Subito piegherei i suoi nemici
    e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.

    Quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi
    e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.
    Lo nutrirei con fiore di frumento,
    lo sazierei con miele dalla roccia.

    Canto al Vangelo Mt 4,4
    Alleluia, alleluia.
    Non di solo pane vive l'uomo,
    ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 14, 13-21
    Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista ], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
    Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
    Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
    E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
    Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
    __________________________________________________________________

    Oppure: Nell’anno A

    Canto al Vangelo Cf Gv 1,50-51
    Alleluia, alleluia.
    In verità, in verità vi dico:
    vedrete cose più grandi di queste.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 14, 22-36
    Comanda che io venga da te sulle acque.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quei giorni, dopo che ebbe saziato la folla, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!».
    Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
    Compiuta la traversata, approdarono a Genesaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.
    __________________________________________________________________


    Sulle Offerte
    Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


    Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..


    Antifona alla Comunione Sap 16,20
    Ci hai mandato, Signore, un pane dal cielo,
    un pane che porta in sé ogni dolcezza
    e soddisfa ogni desiderio.


    Panem de cælo dedísti nobis,

    Dómine, habéntem omne delectaméntum.


    Oppure: Gv 6,35
    Dice il Signore: «Io sono il pane di vita;
    chi viene a me, non avrà più fame,
    e chi crede in me, non avrà più sete».



    Jn 6,35

    Ego sum panis vitæ, dicit Dóminus.

    Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.



    Dopo la Comunione
    Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.


    Quos cælésti récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..






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    6 AGOSTO
    TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
    Anno C - Festa

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Lc 9, 28b-36



    Una porta stretta per entrare nel regno

    Per gli Orientali il 6 agosto rappresenta la Pasqua dell’estate per l’importanza tipologico-biblica dell’avvenimento ricordato dai vangeli. Nella trasfigurazione sul «monte santo» (2 Pt 1,18), individuato per tradizione nel Tabor, Gesù si manifesta ai discepoli nello splendore della vita divina che è in lui. Questo splendore è solo un anticipo di quello che lo avvolgerà nella notte di Pasqua e che comunicherà a noi rendendoci figli di Dio. La nostra vita cristiana è da allora un processo di lenta ma reale e sicura trasformazione in Cristo, come è mirabilmente cantato dal prefazio: il Cristo «rivelò la sua gloria... per preparare i discepoli a sostenere lo scandalo della croce e anticipare, nella Trasfigurazione, il destino meraviglioso della Chiesa, suo mistico corpo».
    La festa della trasfigurazione fu estesa all’Occidente nel 1456 da Callisto III in ricordo di una vittoria sull’Islam.
    La luce è la forma di comunione più perfetta: permette la conoscenza reciproca e la compenetrazione più assoluta. Per questo è vista come il segno più espressivo dell’Eucaristia. San Giovanni, scrivendo «in codice» il libro liturgico per eccellenza, l’Apocalisse, definisce Cristo come «la stella radiosa del mattino» (Ap 2,28; 22,16). E’ il dono eucaristico alle Chiese che si «convertono», e ai singoli che hanno «candeggiato» le loro vesti nel sangue dell’Agnello e camminano con il Signore «in bianche vesti». Si comprende come la trasfigurazione, con il tema della luce, sia stata scelta ben presto quale lettura base per la catechesi liturgica in preparazione al battesimo (cf II domenica di Quaresima).
    Gli Orientali cantano un’antifona molto espressiva dopo la comunione: ìdomen tò phòs (abbiamo visto la luce). Anche noi in ogni Messa «vediamo la luce» comunicando col Risorto: come Mosè al roveto ardente o sul Sinai; come il popolo sotto la nube luminosa, Elia rapito sul carro di fuoco, Simeone al tempio di Gerusalemme; come Pietro, Giacomo e Giovanni al Tabor; come gli Apostoli con Maria nel cenacolo a Pentecoste, Paolo sulla via di Damasco... In attesa di essere rivelati come «figli della luce» nella liturgia dei cielo, quando Dio sarà «tutto in tutti».








    E' bello restare con Cristo!

    Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da Anastasio sinaita, vescovo (Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244)
    Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
    L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
    Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
    Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si a nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
    Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
    Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
    Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
    Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «E' bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle edilizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che Egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Cf Mt 17,5
    Nel segno di una nube luminosa
    apparve lo Spirito Santo
    e si udì la voce del Padre:
    «Questi è il mio Figlio prediletto,
    nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo».

    In splendénti nube Spíritus Sanctus visus est, patérna vox audíta est: Hic est Fílius meus diléctus, in quo mihi bene complácui: ipsum audíte.

    Colletta
    O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio...

    Deus, qui fídei sacraménta in Unigéniti tui gloriósa Transfiguratióne patrum testimónio roborásti, et adoptiónem filiórum perféctam mirabíliter præsignásti, concéde nobis fámulis tuis, ut, ipsíus dilécti Fílii tui vocem audiéntes, eiúsdem coherédes éffici mereámur. Qui tecum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dn 7,9-10.13-14
    La sua veste era candida come la neve.

    Dal libro del profeta Daniele
    Io continuavo a guardare,
    quand’ecco furono collocati troni
    e un vegliardo si assise.
    La sua veste era candida come la neve
    e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
    il suo trono era come vampe di fuoco
    con le ruote come fuoco ardente.
    Un fiume di fuoco scorreva
    e usciva dinanzi a lui,
    mille migliaia lo servivano
    e diecimila miriadi lo assistevano.
    La corte sedette e i libri furono aperti.
    Guardando ancora nelle visioni notturne,
    ecco venire con le nubi del cielo
    uno simile a un figlio d’uomo;
    giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
    Gli furono dati potere, gloria e regno;
    tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
    il suo potere è un potere eterno,
    che non finirà mai,
    e il suo regno non sarà mai distrutto.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 99
    Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

    Il Signore regna: esulti la terra,
    gioiscano le isole tutte.
    Nubi e tenebre lo avvolgono,
    giustizia e diritto sostengono il suo trono.

    I monti fondono come cera davanti al Signore,
    davanti al Signore di tutta la terra.
    Annunciano i cieli la sua giustizia,
    e tutti i popoli vedono la sua gloria.

    Perché tu, Signore,
    sei l’Altissimo su tutta la terra,
    eccelso su tutti gli dèi.

    Seconda Lettura 2 Pt 1,16-19
    Questa voce, noi l'abbiamo udita scendere dal cielo.

    Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
    Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
    Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
    E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

    Canto al Vangelo Mt 17,5c
    Alleluia, alleluia.
    Questi è il Figlio mio, l’amato:
    in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.
    Alleluia.



    Vangelo Lc 9,28b-36
    Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto.

    Dal vangelo secondo Luca


    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
    Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

    Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

    Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.

    Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».

    Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che aveva­no visto.


    Sulle Offerte
    Santifica queste offerte, o Padre, per il mistero della Trasfigurazione del tuo unico Figlio, e rinnovaci nello spirito con lo splendore della sua gloria. Per Cristo nostro Signore.

    Obláta múnera, quæsumus, Dómine, gloriósa Unigéniti tui Transfiguratióne sanctífica, nosque a peccatórum máculis, splendóribus ipsíus illustratiónis, emúnda. Per Christum.

    Prefazio
    La luce della Trasfigurazione nel mistero della Chiesa

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo,
    Dio onnipotente ed eterno,
    per Cristo nostro Signore.

    Dinanzi a testimoni da lui prescelti
    egli rivelò la sua gloria
    e nella sua umanità, in tutto simile alla nostra,
    fece risplendere una luce incomparabile,
    per preparare i suoi discepoli
    a sostenere lo scandalo della croce
    e anticipare, nella Trasfigurazione,
    la meravigliosa sorte della Chiesa,
    suo mistico corpo.
    E noi, uniti agli angeli e ai santi,
    cantiamo senza fine l'inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo ...

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui coram eléctis téstibus suam glóriam revelávit, et commúnem illam cum céteris córporis formam máximo splendóre perfúdit, ut de córdibus discipulórum crucis scándalum tollerétur, et in totíus Ecclésiæ córpore declaráret impléndum quod eius mirabíliter præfúlsit in cápite. Et ídeo cum cælórum virtútibus in terris te iúgiter celebrámus, maiestáti tuæ sine fine clamántes:

    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...

    Antifona alla Comunione 1 Gv 3,2
    Quando si manifesterà
    saremo simili a lui,
    perché lo vedremo così come egli è.

    Cum Christus apparúerit, símiles ei érimus, quóniam vidébimus eum sícuti est.

    Oppure: Cf Lc 9,28-30
    Gesù salì sul monte a pregare
    e il suo volto si trasfigurò.
    Ed ecco due uomini parlavano con lui
    del suo esodo pasquale.

    Dopo la Comunione
    Il pane del cielo che abbiamo ricevuto, o Padre, ci trasformi a immagine del Cristo, che nella Trasfigurazione rivelò agli uomini il mistero della sua gloria. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

    Cæléstia, quæsumus, Dómine, aliménta quæ súmpsimus in eius nos transfórment imáginem, cuius claritátem gloriósa Transfiguratióne manifestáre voluísti. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.



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    XVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MERCOLEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 69,2.6
    O Dio, vieni a salvarmi.
    Signore, vieni presto, in mio aiuto.
    Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
    Signore, non tardare.


    Deus, in adiutórium meum inténde; Dómine,

    ad adiuvándum me festína.

    Adiútor meus et liberátor meus es tu;

    Dómine, ne moréris.


    Colletta
    Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

    Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus, ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Nm 13, 1,1-3a.25b-14,1.26-30.34-35
    Rifiutarono una terra di delizie.

    Dal libro dei Numeri
    In quei giorni, il Signore parlò a Mosè [nel deserto di Paran] e disse: «Manda uomini a esplorare la terra di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Manderete un uomo per ogni tribù dei suoi padri: tutti siano prìncipi fra loro». Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore.
    Al termine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione della terra e andarono da Mosè e Aronne e da tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, verso Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti della terra.
    Raccontarono: «Siamo andati nella terra alla quale tu ci avevi mandato; vi scorrono davvero latte e miele e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi abbiamo anche visto i discendenti di Anak. Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano».
    Caleb fece tacere il popolo davanti a Mosè e disse: «Dobbiamo salire e conquistarla, perché certo vi riusciremo». Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di noi». E diffusero tra gli Israeliti il discredito sulla terra che avevano esplorato, dicendo: «La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra che divora i suoi abitanti; tutto il popolo che vi abbiamo visto è gente di alta statura. Vi abbiamo visto i giganti, discendenti di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste, e così dovevamo sembrare a loro». Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; quella notte il popolo pianse.
    Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Fino a quando sopporterò questa comunità malvagia che mormora contro di me? Ho udito le mormorazioni degli Israeliti contro di me. Riferisci loro: “Come è vero che io vivo, oracolo del Signore, così come avete parlato alle mie orecchie io farò a voi! I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessun censito tra voi, di quanti siete stati registrati dai venti anni in su e avete mormorato contro di me, potrà entrare nella terra nella quale ho giurato a mano alzata di farvi abitare, a eccezione di Caleb, figlio di Iefunnè, e di Giosuè, figlio di Nun. Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare la terra, quaranta giorni, per ogni giorno un anno, porterete le vostre colpe per quarant’anni e saprete che cosa comporta ribellarsi a me”. Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia, con coloro che si sono coalizzati contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno».


    Salmo Responsoriale Dal Salmo 105
    Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

    Abbiamo peccato con i nostri padri,
    delitti e malvagità abbiamo commesso.
    I nostri padri, in Egitto,
    non compresero le tue meraviglie.

    Presto dimenticarono le sue opere,
    non ebbero fiducia del suo progetto,
    arsero di desiderio nel deserto
    e tentarono Dio nella steppa.

    Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
    che aveva operato in Egitto cose grandi,
    meraviglie nella terra di Cam,
    cose terribili presso il Mar Rosso.

    Egli li avrebbe sterminati,
    se Mosè, il suo eletto,
    non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
    per impedire alla sua collera di distruggerli.

    Canto al Vangelo Lc 7,16
    Alleluia, alleluia.
    Un grande profeta è sorto tra noi,
    e Dio ha visitato il suo popolo.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 15, 21-28
    Donna, grande è la tua fede!

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
    Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
    Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
    Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.


    Sulle Offerte
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    Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..


    Antifona alla Comunione Sap 16,20
    Ci hai mandato, Signore, un pane dal cielo,
    un pane che porta in sé ogni dolcezza
    e soddisfa ogni desiderio.


    Panem de cælo dedísti nobis,

    Dómine, habéntem omne delectaméntum.


    Oppure: Gv 6,35
    Dice il Signore: «Io sono il pane di vita;
    chi viene a me, non avrà più fame,
    e chi crede in me, non avrà più sete».



    Jn 6,35

    Ego sum panis vitæ, dicit Dóminus.

    Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.



    Dopo la Comunione
    Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.


    Quos cælésti récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..



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    8 AGOSTO
    XVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - GIOVEDÌ
    SAN DOMENICO (m)

    Sacerdote
    Fondatore dell'Ordine dei Predicatori
    (1170?-1221)

    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Cf Sal 23,5-6
    Questi sono i santi
    che hanno ottenuto benedizione dal Signore
    e misericordia da Dio loro salvezza;
    è questa la generazione che cerca il Signore.

    Qo 15,5
    In médio Ecclésiæ apéruit os eius, et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum.

    Colletta
    Guida e proteggi, Signore, la tua Chiesa
    per i meriti e gli insegnamenti di san Domenico:
    egli, che fu insigne predicatore della tua verità,
    interceda come nostro patrono davanti a te.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli...

    Adiuvet Ecclésiam tuam, Dómine, beátus Domínicus méritis et doctrínis, atque pro nobis efficiátur piíssimus intervéntor, qui tuæ veritátis éxstitit prædicátor exímius. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Nm 20, 1-13
    Ne uscì acqua in abbondanza.

    Dal libro dei Numeri
    In quei giorni, tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria.
    Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: «Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto l’assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatto uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c’è acqua da bere».
    Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame».
    Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame.
    Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do».
    Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 94
    Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

    Venite, cantiamo al Signore,
    acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
    Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
    a lui acclamiamo con canti di gioia.

    Entrate: prostràti, adoriamo,
    in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
    È lui il nostro Dio
    e noi il popolo del suo pascolo,
    il gregge che egli conduce.

    Se ascoltaste oggi la sua voce!
    «Non indurite il cuore come a Merìba,
    come nel giorno di Massa nel deserto,
    dove mi tentarono i vostri padri:
    mi misero alla prova
    pur avendo visto le mie opere».

    Canto al Vangelo Mt 16,18
    Alleluia, alleluia.
    Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa
    e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 16, 13-23
    Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
    Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
    Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
    Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, per l'intercessione di san Domenico, le preghiere e le offerte che ti presentiamo, e con la forza di questo sacrificio conferma e sostieni i predicatori del Vangelo. Per Cristo nostro Signore.

    Preces, quas tibi, Dómine, offérimus, intercedénte beáto Domínico, cleménter inténde, et, huius sacrifícii virtúte poténti, propugnatóres fídei grátiæ tuæ protectióne confírma. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Cf Lc 10,1-9
    Il Signore mandò i suoi discepoli
    ad annunziare alle città:
    E' vicino a voi il regno di Dio.

    Lc 12,42
    Fidélis servus et prudens, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

    Dopo la Comunione
    O Dio, che ci hai nutriti del pane di vita terrena, nel ricordo glorioso di san Domenico, fa' che la tua Chiesa, illuminata dalla sua predicazione e sostenuta dalle sue preghiere, raggiunga la piena comunione con te. Per Cristo nostro Signore.

    Cæléstis, Dómine, virtútem sacraménti, quo in beáti commemoratióne Domínici pasti sumus, percípiat Ecclésia tua plenæ devotiónis afféctu, et cuius prædicatióne flóruit, eius intercessióne iuvétur. Per Christum.


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    Liturgia di S. Teresa Benedetta della Croce *


    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA


    9 AGOSTO


    SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
    EDITH STEIN
    VERGINE E MARTIRE
    ebrea-convertita-filosofa-carmelitana-martire
    Compatrona d'Europa
    (1891-1942)
    Festa


    LETTURE: Os 2,16.17.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13



    La formazione intellettuale e la conversione

    Edith Stein nasce a Breslavia, nella Slesia tedesca, il 12 ottobre 1891, undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa. Fin dall’infanzia Edith manifesta un’intelligenza vivace e brillante, che nell’adolescenza l’inclina a una visione razionalistica da cui deriverà il distacco dalla religione. Subito dopo gli esami di maturità, nel 1911, s’iscrive alla facoltà di Germanistica, Storia e Psicologia dell’università di Breslavia.
    In questo periodo scopre la corrente fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) e nel 1913 si trasferisce all’università di Gottinga per seguirne le lezioni. Fra i due possibili esiti della fenomenologia, quello idealista e quello realista, Husserl sceglierà la strada dell’idealismo, mentre Edith Stein — come afferma Papa Giovanni Paolo II nel motu proprio del 1° ottobre 1999, in cui la proclama compatrona d’Europa insieme a santa Brigida di Svezia (1303 ca.-1373) e a santa Caterina da Siena (1347-1380) —, "[...] avviatasi sulla strada della corrente fenomenologica, [...] seppe cogliervi l’istanza di una realtà oggettiva che, lungi dal risolversi nel soggetto, ne precede e misura la conoscenza, e va dunque esaminata con un rigoroso sforzo di obbiettività".
    A Gottinga incontra il filosofo Max Scheler (1875-1928), convertito al cattolicesimo, e il filosofo del diritto Adolf Reinach (1883-1917), protestante, ed entra quindi in contatto con un mondo che ne scuote i pregiudizi razionalistici. Non si chiude a questi stimoli culturali ma, vera amante della sapienza, accetta la fatica della ricerca e del "pellegrinaggio" esistenziale, per cui è ricordata dallo stesso Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio, circa i rapporti tra fede e ragione, del 1998. Nel 1915 presta servizio come crocerossina volontaria all’ospedale di malattie infettive di Mahrisch-Weisskirchen, e nel 1916 discute la dissertazione di laurea su Il problema dell’empatia all’università di Friburgo in Brisgovia, dove ha seguito Husserl come assistente. Gli anni dal 1916 all’estate del 1921, momento della sua conversione al cattolicesimo, sono segnati dall’approfondirsi della crisi interiore. Il padre gesuita Erich Przywara (1889-1972) racconta che Edith gli confidò di aver trovato, quando ancora era atea, una copia degli esercizi di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) e di averne seguito le indicazioni da sola, uscendone, dopo i trenta giorni, decisa a convertirsi. Sarà però la lettura della Vita di santa Teresa d’Avila (1515-1582) a por fine alla sua ricerca, facendole compiere l’esperienza della verità a seguito della quale chiede il battesimo e la cresima, che riceverà nel 1922.

    L’ingresso nell’ordine carmelitano
    Nel motu proprio citato, Papa Giovanni Paolo II ricorda che "l’incontro col cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche, ma piuttosto gliele fece riscoprire in pienezza. Questo tuttavia non le risparmiò l’incomprensione da parte dei suoi famigliari. Soprattutto le procurò un dolore indicibile il dissenso della madre. In realtà tutto il suo cammino di perfezione cristiana si svolse all’insegna non solo della solidarietà umana con il suo popolo d’origine, ma anche di una vera condivisione spirituale con la vocazione dei figli di Abramo, segnati dal mistero della chiamata e dei doni irrevocabili di Dio (cfr. Rm. 11, 29)". Edith, dunque, si separa dalla cultura della sua famiglia solo per farla propria a un livello più profondo.
    Dopo la conversione, segue l’invito di padre Przywara a occuparsi in modo sistematico della dottrina e dell’opera di san Tommaso d’Aquino (1225 ca.-1274), di cui tradurrà in tedesco le Questioni sulla verità. L’incontro con i mistici l’orienta verso la vita contemplativa nell’ordine carmelitano; potrà tuttavia realizzare la propria vocazione solo nel 1933 quando, allontanata dall’insegnamento dall’introduzione delle leggi razziali di Norimberga, non sarà più trattenuta dal suo padre spirituale, dom Raphael Walzer O.S.B. (1886-1966), arciabate di Beuron, che aveva voluto mettesse a frutto, come docente, le sue grandi capacità intellettuali. L’incontro con san Tommaso l’induce al tentativo di applicare il metodo fenomenologico al tomismo: nel 1932 abbozza il grande studio Atto e potenza e lascia la scuola domenicana di Spira per dedicarsi agli studi filosofici e per insegnare all’Istituto Superiore di Pedagogia Scientifica di Münster. In quegli anni scrive, studia e svolge un’intensa attività di conferenziera su temi filosofici e pedagogici e, in modo particolare, sulla questione femminile, impegnandosi per la promozione umana, sociale e religiosa della donna. L’attività d’insegnante termina nel 1933, quando, il 14 ottobre, entra nel Carmelo di Koln-Lindenthal, dove, il Venerdì di Passione dello stesso anno, aveva intuito il suo destino: "Mi rivolsi al Redentore — si legge nella biografia scritta da Teresia Renata de Spiritu Sancto — e gli dissi che sapevo bene che era la sua croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico; la maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d’intenderlo, avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta e domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo. Terminata l’Ora Santa ebbi l’intima certezza di essere stata esaudita, sebbene non sapessi ancora in cosa consistesse quella croce che mi veniva imposta".

    La persecuzione
    Il 15 aprile 1934 Edith Stein veste l’abito carmelitano e ottiene di aggiungere al nome di battesimo di Teresa quello di Benedetta della Croce. In convento prosegue l’attività di studio, ampliando lo scritto d’abilitazione alla docenza, Atto e potenza, nel tentativo di unire il tomismo con la fenomenologia, e concludendolo nel 1936 con il titolo Essere finito ed essere eterno.
    Il 14 marzo 1937 Papa Pio XI (1922-1939) pubblica l’enciclica Mit brennender Sorge, sulla situazione della Chiesa cattolica nel Reich germanico, in cui il nazionalsocialismo viene definito come dottrina neo-pagana che eleva la razza e lo Stato a norma suprema, sostituisce alla Provvidenza un fato impersonale e falsifica l’ordine voluto da Dio. Proibito in Germania, il documento, dopo la lettura datane nelle chiese il 21 marzo 1937, circola solo clandestinamente. Dopo le manifestazioni antisemitiche della notte fra l’8 e il 9 novembre 1938 — la Notte dei Cristalli —, Edith viene trasferita al Carmelo di Echt, in Olanda, paese neutrale, ed è raggiunta dalla sorella Rosa, pure convertitasi al cattolicesimo. La priora le affida la stesura di un’opera sulla vita e sull’insegnamento di san Giovanni della Croce (1542-1591), Scientia crucis. Studio su san Giovanni della Croce, incompiuta a causa dell’arresto e della deportazione.
    Ancor prima dello scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945), suor Teresa Benedetta della Croce giudica senza esitazioni gli avvenimenti, e interviene in essi, seguendo la logica di Dio, quella della croce. In una lettera a madre Giovanna van Weersth, del Carmelo di Beek, in Olanda, scrive: "[...] prima è venuto dall’oriente il Bolscevismo, con la lotta contro Dio, poi il Nazionalsocialismo, con la lotta contro la Chiesa. Ma né l’uno né l’altro vincerà. Vincerà alla fine Cristo". Alla sua priora, nel marzo del 1939, chiede di poter offrire la propria vita per la pace: "Cara madre, [...] mi permetta di offrirmi [...] in sacrificio di espiazione per la vera pace: perché il regno dell’anticristo sprofondi, se possibile senza un nuovo conflitto mondiale, e che un nuovo ordine s’impianti".

    Il martirio
    Il 10 maggio 1940 l’esercito tedesco invade il Lussemburgo, il Belgio e l’Olanda. Le Chiese cristiane olandesi, quando iniziano in Olanda le carcerazioni e le deportazioni di cittadini ebrei, chiedono con insistenza alle autorità tedesche di recedere da tali azioni. L’11 luglio 1942 l’episcopato olandese inoltra un telegramma di protesta contro la persecuzione degli ebrei; il commissario generale per gli affari con le Chiese risponde comunicando che gli ebrei battezzati prima del 1° gennaio 1941 dovevano essere esclusi dalle deportazioni. In Olanda vivevano più di 100.000 ebrei e di questi solo una minoranza, circa 700, era costituita da ebrei cattolici; peraltro, nessuna delle comunità cristiane aveva richiesto tale eccezione, come scrive la carmelitana Maria Amata Neyer, commentando il manoscritto della santa Come giunsi al Carmelo di Colonia: "[...] per le Chiese si trattava [...] di una questione che riguardava tutti, non solo gli ebrei battezzati. Per questo decisero di far leggere, nella domenica del 26 luglio 1942, una lettera pastorale nella quale doveva essere resa pubblica la posizione delle Chiese". Ma le autorità tedesche intercettano la lettera pastorale, a cui è allegato il testo del telegramma dell’11 luglio, e fanno pressione perché non sia letta dal pulpito; le comunità evangeliche, nonostante alcune perplessità, accettano, invece i vescovi cattolici non ritengono di poter fare altrettanto. In seguito alla lettura della lettera pastorale e del telegramma viene revocato lo stato di libertà degli ebrei cattolici ed emanato l’ordine di cattura nei loro confronti. Alle cinque pomeridiane del 2 agosto 1942, Edith Stein viene prelevata insieme alla sorella Rosa dal convento, e una testimone la sente dire alla sorella: "Vieni, andiamo per il nostro popolo".
    Quel giorno vengono arrestati e deportati 244 ebrei cattolici, come atto di rappresaglia contro l’episcopato olandese. Le sorelle Stein sono condotte all’ufficio distrettuale di Maastricht e di lì al campo di transito di Amersfoort; il 4 agosto vengono prelevate, con altri 95 prigionieri, e trasferite a Westerbork; il 7 agosto sono assegnate a un trasporto in partenza quel giorno stesso per Auschwitz-Birkenau, che giunge a destinazione due giorni dopo. Non è stato possibile stabilire con certezza il momento della morte di Edith dopo l’arrivo ad Auschwitz, ma è probabile che sia stata subito destinata alla camera a gas. In ogni caso l’aspetto esemplare della vicenda di Edith Stein sta nell’eroica adesione a una vocazione maturata negli anni che seguono la conversione: far propria la sofferenza del suo popolo d’origine, introducendola nel sacrificio di Cristo attraverso l’offerta della sua stessa vita. Tale adesione non viene meno nel momento in cui diventa vittima della violenza, com’è testimoniato dal messaggio che riesce a inviare dal campo di raccolta di Westerbork alla priora di Echt: "Sono contenta di tutto. Una Scientia crucis si può acquistare solo se la Croce si sente pesare in tutta la sua gravezza. Di questo sono stata convinta fin dal primo momento, e ho detto di cuore: "Ave crux, spes unica"". A ragione dunque Papa Giovanni Paolo II, proclamando la santità di Edith Stein, l’11 ottobre 1998, ne ha fatto memoria come di una "eminente figlia d’Israele e fedele figlia della Chiesa". In occasione della sua elevazione a compatrona d’Europa il Papa ricorda: "La sua immagine di santità resta per sempre legata al dramma della sua morte violenta": "Dichiarare oggi Edith Stein compatrona d’Europa significa porre sull’orizzonte del vecchio Continente un vessillo di rispetto, di tolleranza, di accoglienza", "[...] ma è necessario far leva [...] sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. Un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del rispetto universale con l’indifferentismo etico e lo scetticismo sui valori irrinunciabili, si aprirebbe alle più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia".
    Commento di Laura Boccenti Invernizzi www.alleanzacattolica.org






    "Ave Crux, Spes unica"

    Dagli scritti spirituali di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, Vita, Dottrina, Testi inediti. Roma, pp. 127-130.)
    «Ti salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza!» Così la Chiesa ci fa dire nel tempo di passione dedicato alla contemplazione delle amare sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo.
    Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita.
    Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre. Se vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio.
    Di fronte a te il Redentore pende dalla Croce spogliato e nudo, perché ha scelto la povertà. Chi vuole seguirlo deve rinunciare ad ogni possesso terreno. Stai davanti al Signore che pende dalla Croce con il cuore squarciato: Egli ha versato il sangue del suo Cuore per guadagnare il tuo cuore. Per poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore dev'essere libero da ogni aspirazione terrena; Gesù Crocifisso dev'essere l'oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.
    Il mondo è in fiamme: l'incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può essere bruciata. La Croce è la via che dalla terra conduce al cielo. Chi l'abbraccia con fede, amore. speranza viene portato in alto, fino al seno della Trinità.
    Il mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche le fiamme dell'inferno. Attraverso la fedele osservanza dei voti rendi il tuo cuore libero e aperto; allora si potranno riversare in esso i flutti dell'amore divino, sì da farlo traboccare e renderlo fecondo fino ai confini della terra.
    Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal Cuore divino e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere.
    Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con ogni serietà l'alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita".
    Ave Crux, spes unica!



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Gv 15,13
    Nessuno ha un amore più grande di questo:
    dare la vita per i propri amici.

    Beáta virgo, quæ ábnegans semetípsam et tollens crucem suam, Dóminum æmuláta est, vírginum sponsum martyrúmque príncipem.

    Colletta
    Dio dei nostri padri, donaci la scienza della Croce, di cui hai mirabilmente arricchito Santa Teresa Benedetta della Croce, nell’ora del martirio , e fa' che per sua intercessione cerchiamo sempre te, Somma Verità, fedeli fino alla morte all’eterna alleanza d’amore, sigillata nel sangue del Tuo Figlio per la salvezza del mondo. Egli è Dio, e vive e regna con te...

    Deus patrum nostrórum, qui beátam Terésiam Benedíctam mártyrem ad cognitiónem Fílii tui crucifíxi eiúsque imitatiónem usque ad mortem perduxísti, ipsa intercedénte, concéde, ut omnes hómines Christum Salvatórem agnóscant et per eum ad perpétuam tui visiónem advéniant. Qui tecum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Os 2,16.17.21-22
    Ti farò mia sposa per sempre.

    Dal libro del profeta Osèa
    Così dice il Signore:
    «Ecco, la condurrò nel deserto
    e parlerò al suo cuore.
    Là mi risponderà
    come nei giorni della sua giovinezza,
    come quando uscì dal paese d’Egitto.
    Ti farò mia sposa per sempre,
    ti farò mia sposa
    nella giustizia e nel diritto,
    nell’amore e nella benevolenza,
    ti farò mia sposa nella fedeltà
    e tu conoscerai il Signore».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 44
    Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

    Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
    dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
    il re è invaghito della tua bellezza.
    È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

    Entra la figlia del re: è tutta splendore,
    tessuto d’oro è il suo vestito.
    È condotta al re in broccati preziosi;
    dietro a lei le vergini, sue compagne,
    a te sono presentate.

    Condotte in gioia ed esultanza,
    sono presentate nel palazzo del re.
    Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
    li farai prìncipi di tutta la terra.

    Canto al Vangelo
    Alleluia, alleluia.
    Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona,
    che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.
    Alleluia.





    Vangelo Mt 25,1-13
    Ecco lo sposo! Andategli incontro!

    Dal vangelo secondo Matteo.
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
    «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
    A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
    Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

    Sulle Offerte
    Signore, che hai portato a compimento i diversi sacrifici dell’antica alleanza
    nell’unico e perfetto sacrificio, offerto dal tuo Figlio nel suo sangue, accetta benigno e trasforma i doni che ti offriamo nella festa della tua santa martire Teresa Benedetta. Per Cristo nostro Signore.

    Múnera, quæsumus, Dómine, quæ in celebritáte beátæ Terésiæ Benedíctæ deférimus, ita grátiæ tuæ efficiántur accépta, sicut eius tibi plácitum éxstitit passiónis certámen. Per Christum.

    Prefazio
    È veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre ed in ogni luogo a te Signore,
    Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    A imitazione del Cristo tuo Figlio
    la santa martire Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein,
    ha reso gloria al tuo nome
    e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi,
    o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza
    e doni agli inermi la forza del martirio,
    per Cristo nostro Signore.

    E noi con tutti gli angeli del cielo
    innalziamo a te il nostro canto,
    e proclamiamo insieme la tua gloria:

    Santo, Santo, Santo...

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quóniam tu magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet passiónem, tuæ sunt ópera miránda poténtiæ: qui huius fídei tríbuis cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiæ firmitátem, qui largíris in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum. Propter quod cæléstia tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:

    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

    Comunione Cf Mt 16,24
    Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso,
    prenda la sua croce e mi segua, dice il Signore.

    Ap 7,17
    Agnus, qui in médio throni est, dedúcet eos ad vitæ fontes aquárum.

    Dopo la Comunione
    Padre misericordioso, a noi, che veneriamo santa Teresa Benedetta, concedi che i frutti dell’albero della croce infondano forza nei nostri cuori, affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra, possiamo gustare dell’albero della vita in paradiso. Per Cristo nostro Signore.

    Deus, qui beátam Terésiam Benedíctam pro gémina virginitátis et martyrii victória inter Sanctos coronásti, da, quæsumus, per huius virtútem sacraménti, ut, omne malum fórtiter superántes, cæléstem glóriam consequámur. Per Christum.



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    Liturgia di San Lorenzo, diacono e martire *


    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA









    10 AGOSTO
    SAN LORENZO
    Diacono e Martire
    (+ 258)
    Festa



    LETTURE: 2 Cor 9, 6-10; Sal 111; Gv 12, 24-26



    Un antico documento del 354, la Depositio martyrum, ricorda fra gli altri santi anche il popolare diacono della Chiesa di Roma, sepolto il 10 agosto presso l’Ager Veranus (l’attuale cimitero grande di Roma) sulla via Tiburtina: lì vi è ora la basilica in suo onore. La sua figura già nel IV secolo appare aureolata di leggenda. Arrestato assieme al papa Sisto II, Lorenzo non sarebbe stato subito ucciso (perché i persecutori speravano di strappargli i beni della comunità cristiana) ma bruciato vivo alcuni giorni più tardi, dopo che egli aveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che i poveri a lui affidati dalla Chiesa. La sua festa era di precetto fino al secolo scorso e gli elementi della liturgia della vigilia e del giorno sono presenti nei più antichi Sacramentari. L’esempio di Lorenzo, caduto in terra come grano pronto per la semina, ha portato frutti abbondanti, suscitando una schiera di generosi giovani a servizio della Chiesa e dei poveri.
    Il diaconato (= servizio) è sempre stato un ufficio di primo piano nelle assemblee liturgiche. Il Concilio lo ha rimesso in luce, facendone anche un ministero permanente e «a sé stante», con caratteristiche liturgiche e caritative tutte proprie.








    Fu ministro del sangue di Cristo

    Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397)
    Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell'altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione.
    San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, verso il suo sangue.
    Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della Cena del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L'ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambio quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
    Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione del Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21). Con questa frase sembra quasi che l'apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rassomigliarli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. Infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si è inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto.
    Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).
    Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L'Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità!
    «Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2, 7-8). Quale abbassamento!
    Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano l'esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l'Apostolo che dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso
    Questi è il diacono san Lorenzo,
    che diede la sua vita per la Chiesa:
    egli meritò la corona del martirio,
    per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo.

    Hic est beátus Lauréntius, qui pro ope Ecclésiæ semetípsum trádidit: proptérea méruit martyrii passiónem, ut lætus ascénderet ad Dóminum Iesum Christum.

    Colletta
    O Dio, che hai comunicato l'ardore della tua carità al diacono san Lorenzo e lo hai reso fedele nel ministero e glorioso nel martirio, fa' che il tuo popolo segua i suoi insegnamenti e lo imiti nell'amore di Cristo e dei fratelli. Per il nostro Signore...

    Deus, cuius caritátis ardóre beátus Lauréntius servítio cláruit fidélis et martyrio gloriósus, fac nos amáre quod amávit, et ópere exercére quod dócuit. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura 2 Cor 9, 6-10
    Dio ama chi dona con gioia.

    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
    Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
    «Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
    la sua giustizia dura in eterno».
    Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 111
    Beato l’uomo che teme il Signore.

    Beato l’uomo che teme il Signore
    e nei suoi precetti trova grande gioia.
    Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
    la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

    Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
    amministra i suoi beni con giustizia.
    Egli non vacillerà in eterno:
    eterno sarà il ricordo del giusto.

    Egli dona largamente ai poveri,
    la sua giustizia rimane per sempre,
    la sua fronte s’innalza nella gloria.

    Canto al Vangelo Gv 18,12
    Alleluia, alleluia.
    Chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
    ma avrà la luce della vita, dice il Signore.
    Alleluia.





    Vangelo Gv 12, 24-26
    Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
    Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
    Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, i doni che la Chiesa ti offre con devota esultanza nella nascita al cielo di san Lorenzo, e fa' che questo sacrificio eucaristico giovi alla nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe propítius, Dómine, múnera in beáti Lauréntii celebritáte lætánter obláta, et ad nostræ salútis auxílium proveníre concéde. Per Christum.

    Prefazio dei Martiri
    Il segno e l'esempio del martirio

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    A imitazione del Cristo tuo Figlio
    il santo martire Lorenzo
    ha reso gloria al tuo nome
    e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi, o Padre,
    che riveli nei deboli la tua potenza
    e doni agli inermi la forza del martirio,
    per Cristo nostro Signore.

    E noi con tutti gli angeli del cielo,
    innalziamo a te il nostro canto,
    e proclamiamo insieme la tua gloria:

    Santo, Santo, Santo ...

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Quóniam tu magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet passiónem, tuæ sunt ópera miránda poténtiæ: qui huius fídei tríbuis cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiæ firmitátem, qui largíris in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum. Propter quod cæléstia tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:

    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

    Antifona di Comunione Gv 12,26
    «Chi mi vuol servire, mi segua»,
    dice il Signore,
    «e dove sono io, là sarà anche il mio servo».

    Qui mihi minístrat, me sequátur; et ubi sum ego, illic et miníster meus erit, dicit Dóminus.

    Dopo la Comunione
    Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che il servizio sacerdotale, che abbiamo celebrato in memoria del diacono san Lorenzo, ci inserisca più profondamente nel mistero della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

    Sacro múnere satiáti, súpplices te, Dómine, deprecámur, ut, quod in festivitáte beáti Lauréntii débitæ servitútis præstámus obséquium, salvatiónis tuæ sentiámus augméntum. Per Christum.



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    Liturgia della XIX Domenica del Tempo Ordinario - C *


    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA









    XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

    Anno C

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: Sap 18,3.6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48



    Povertà volontaria segno del regno

    L’uomo nella sua riflessione morale ha sempre visto nell’avere, nella ricchezza, un pericolo di alienazione. In tutta la storia del pensiero e delle religioni c’è un appello al distacco dai beni materiali in vista della liberazione e della realizzazione della persona. La povertà evangelica non è su questa linea; non la nega, ma la trascende. Non è moralistica né centrata sull’uomo, ma sulla persona di Gesù. La povertà evangelica è una conseguenza della fede in Gesù e nell’avvento del regno di Dio.
    Gesù ha voluto essere povero e ha predicato la povertà non soltanto come liberazione spirituale o morale, ma come condizione della incarnazione redentrice, passaggio necessario verso la risurrezione e preparazione al suo ritorno (Fi! 2,5-11; 2 Cor 8,9.13). L’appello di Gesù alla povertà è radicato nella sua persona. Egli sa e dichiara che con lui ed in lui è giunto il regno di Dio. Questo fatto, quando è conosciuto attraverso l’annuncio, invita a prendere posizione, costringe a una decisione assoluta. Non si tratta semplicemente della scelta tra il bene e il male di fronte a cui la coscienza dell’uomo si trova in ogni istante, e neppure dell’affermazione o negazione di Dio. Si tratta di una realtà ben più profonda e decisiva: in Gesù, Dio fa all’uomo la suprema e definitiva offerta della salvezza, e perciò con la sua iniziativa lo spinge a prendere una decisione definitiva.

    La ricchezza, un ostacolo per l’accettazione del regno
    Ora la ricchezza, secondo Gesù, mette l’uomo nel pericolo più minaccioso di non accorgersi della sua venuta, di non percepire l’ultima chiamata di Dio, di non possedere quella radicale libertà di cuore e di tutte le sue energie che è necessaria per l’accettazione piena del regno di Dio.
    Per questo egli chiede a coloro che vogliono accogliere il regno di Dio e seguire lui più da vicino, di dare in elemosina i propri beni e diventare poveri essi stessi. Il termine della donazione sono i poveri. L’uomo per «avere» è disposto a tutto, anche a derubare il fratello: la donazione libera e gratuita è il segno di una «inversione» di marcia.
    È il segno della venuta del regno che è «comunione degli uomini fra loro e con Dio» e non opposizione.
    Il denaro, dice un proverbio, «è un sangue che si cava difficilmente». La lotta per il denaro è uno dei segni rivelatori più evidenti dell’egoismo umano e della divisione.

    La povertà, segno della nuova fraternità
    La povertà volontaria, la donazione libera e gratuita dei beni è una « novità assoluta », il segno della nuova fraternità. Infatti chi ascolta l’appello di Cristo non dà i suoi beni al prossimo come a uno privato dei suoi diritti e che rivendica il diritto politico-sociale alla ricchezza, ma come a un fratello nel regno di Dio.
    La donazione libera e gratuita dei beni è una risposta al vangelo; è un atto di fede nell’avvento del regno e nella unità fra gli uomini per opera della grazia di Dio; è un atto d’amore per l’uomo in risposta all’atto di grazia e d’amore di Dio.
    «Seguire Cristo significa incontrare i poveri sulla propria strada. L’aver dato da mangiare all’affamato, vestito l’ignudo, visitato il malato o il carcerato, sarà titolo determinante al momento del giudizio definitivo. E quel giudizio finale è già in atto oggi su ogni nostra giornata. Con esempi tratti dal suo ambiente, Gesù ha voluto far capire che solo chi sente la fame, la nudità, la ristrettezza, il bisogno, l’abbandono sofferto dagli altri e fa di tutto perché ne siano liberati, è l’uomo del Regno.
    Ma decidersi per i poveri non basta. Gesù chiede di più, e cioè che ciascuno di noi si faccia volontariamente “povero”. È il programma di vita proposto da lui e che i suoi seguaci dovranno vivere nello spirito delle beatitudini» (CdA, pag. 32).

    La povertà per poter veramente amare
    La povertà, il distacco dai beni impegna tutto l’uomo, chiama in gioco tutte le sue forze e tutti i suoi legami. Ciò ha come conseguenza una diminuzione della sicurezza e della protezione oggettiva situata fuori dell’uomo.
    Solo l’uomo che è capace di dare gratuitamente, senza protezione e senza dubbi, può veramente amare e mantenere questa donazione solitaria e dolorosa, fedelmente, per tutta la vita. Ogni autentico incontro umano avviene nella povertà, perché dobbiamo saperci dimenticare e tirarci da parte affinché l’altro venga veramente a noi nella sua unicità.
    La povertà evangelica volontaria perciò non è tanto un programma di «giustizia sociale» e nemmeno una pratica ascetica, anche se non esclude questi valori, ma è un atto di fede e d’amore.



    Dio, abisso di carità

    Dal «Dialogo della Divina Provvidenza» di santa Caterina da Siena, vergine
    (Cap. 13, libero adattamento; cfr. ed. I. Taurisano, Firenze, 1928, I, pp. 43-45)
    Signore mio, volgi l'occhio della tua misericordia sopra il popolo tuo e sopra il corpo mistico della santa Chiesa. Tu sarai glorificato assai più perdonando e dando la luce dell'intelletto a molti, che non ricevendo l'omaggio da una sola creatura miserabile, quale sono io, che tanto t'ho offeso e sono stata causa e strumento di tanti mali.
    Che avrebbe di me se vedessi me viva, e morto il tuo popolo? Che avrebbe se, per i miei peccati e quelli delle altre creature, dovessi vedere nelle tenebre la Chiesa, tua Sposa diletta, che è nata per essere luce?
    Ti chiedo, dunque, misericordia per il tuo popolo in nome della carità increata che mosse te medesimo a creare l'uomo a tua immagine e somiglianza.
    Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignità? Certo l'amore inestimabile col quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei. Ma poi per il peccato commesso perdette quella sublimità alla quale l'avevi elevata.
    Tu, mosso da quel medesimo fuoco col quale ci hai creati, hai voluto offrire al genere umano il mezzo per riconciliarsi con te. Per questo ci hai dato il Verbo, tuo unico Figlio. Egli fu il mediatore tra te e noi. Egli fu nostra giustizia, che punì sopra di sé le nostre ingiustizie. Ubbidì al comando che tu, Eterno Padre, gli desti quando lo rivestisti della nostra umanità. O abisso di carità! Qual cuore non si sentirà gonfio di commozione al vedere tanta altezza discesa a tanta bassezza, cioè alla condizione della nostra umanità?
    Noi siamo immagine tua, e tu immagine nostra per l'unione che hai stabilito fra te e l'uomo, velando la divinità eterna con la povera nube dell'umanità corrotta di Adamo. Quale il motivo? Certo l'amore. Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
    Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
    Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
    non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

    et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

    Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

    et ne obliviscáris voces quæréntium te.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.


    Oppure:
    Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Sap 18, 6-9
    Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.

    Dal libro della Sapienza
    La notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri,
    perché avessero coraggio,
    sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
    Il tuo popolo infatti era in attesa
    della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
    Difatti come punisti gli avversari,
    così glorificasti noi, chiamandoci a te.
    I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
    e si imposero, concordi, questa legge divina:
    di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
    intonando subito le sacre lodi dei padri.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 32
    Beato il popolo scelto dal Signore.

    Esultate, o giusti, nel Signore;
    per gli uomini retti è bella la lode.
    Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
    il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

    Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
    su chi spera nel suo amore,
    per liberarlo dalla morte
    e nutrirlo in tempo di fame.

    L’anima nostra attende il Signore:
    egli è nostro aiuto e nostro scudo.
    Su di noi sia il tuo amore, Signore,
    come da te noi speriamo.

    Seconda Lettura Eb 11, 1-2.8-19 (Forma breve 11,1-2.8 12)
    Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

    Dalla lettera agli Ebrei
    [ Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
    Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
    Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
    Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. ]
    Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
    Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

    Canto al Vangelo Mt 24,42.44
    Alleluia, alleluia.
    Vegliate e tenetevi pronti,
    perché, nell’ora che non immaginate,
    viene il Figlio dell’uomo.
    Alleluia.





    Vangelo Lc 12, 32-48 (Forma breve 12,35-40
    Anche voi tenetevi pronti.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
    Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
    [ Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
    Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
    Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». ]
    Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
    Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
    A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
    Gerusalemme, loda il Signore,
    egli ti sazia con fiore di frumento.


    Lauda, Ierúsalem,

    Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


    Oppure: Lc 12,35-36
    «Siate sempre pronti: simili a coloro
    che aspettano il padrone quando torna dalle nozze».



    Jn 6,51

    Panis, quem ego dédero,

    caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

    Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.




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    XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - LUNEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
    Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
    Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
    non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

    et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

    Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

    et ne obliviscáris voces quæréntium te.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dt 10, 12-22
    Circoncidete il vostro cuore; amate il forestiero, perché anche voi foste forestieri.

    Dal libro del Deuteronòmio
    Mosè parlò al popolo dicendo:
    «Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore, tuo Dio, se non che tu tema il Signore, tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu lo ami, che tu serva il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene?
    Ecco, al Signore, tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo di loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come avviene oggi.
    Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervìce; perché il Signore, vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto.
    Temi il Signore, tuo Dio, servilo, restagli fedele e giura nel suo nome. Egli è la tua lode, egli è il tuo Dio, che ha fatto per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto. I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; ora il Signore, tuo Dio, ti ha reso numeroso come le stelle del cielo».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 147
    Celebra il Signore, Gerusalemme.

    Celebra il Signore, Gerusalemme,
    loda il tuo Dio, Sion,
    perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
    in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

    Egli mette pace nei tuoi confini
    e ti sazia con fiore di frumento.
    Manda sulla terra il suo messaggio:
    la sua parola corre veloce.

    Annuncia a Giacobbe la sua parola,
    i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
    Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
    non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

    Canto al Vangelo 2 Ts 2,14
    Alleluia, alleluia.
    Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
    per entrare in possesso della gloria
    del Signore nostro Gesù Cristo.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 17, 22-27
    Lo uccideranno, ma risorgerà. I figli sono liberi dal tributo.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
    Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
    Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
    E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
    Gerusalemme, loda il Signore,
    egli ti sazia con fiore di frumento.


    Lauda, Ierúsalem,

    Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


    Oppure: Gv 6,52
    Dice il Signore: «Il pane che io darò
    è la mia carne per la vita del mondo».



    Jn 6,51

    Panis, quem ego dédero,

    caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

    Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.



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    XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MARTEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
    Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
    Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
    non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

    et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

    Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

    et ne obliviscáris voces quæréntium te.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dt 31, 1-8
    Sii forte e fatti animo, Giosuè, perché tu condurrai questo popolo nella terra.

    Dal libro del Deuteronòmio
    Mosè andò e rivolse queste parole a tutto Israele. Disse loro:
    «Io oggi ho centovent’anni. Non posso più andare e venire. Il Signore inoltre mi ha detto: “Tu non attraverserai questo Giordano”. Il Signore, tuo Dio, lo attraverserà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni, in modo che tu possa prenderne possesso. Quanto a Giosuè, egli lo attraverserà davanti a te, come il Signore ha detto.
    Il Signore tratterà quelle nazioni come ha trattato Sicon e Og, re degli Amorrei, e come ha trattato la loro terra, che egli ha distrutto. Il Signore le metterà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho dato.
    Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà».
    Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: «Sii forte e fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro padri di darvi: tu gliene darai il possesso. Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!».

    Salmo Responsoriale Dt 32,3-4b.7-9.12
    Porzione del Signore è il suo popolo.

    Voglio proclamare il nome del Signore:
    magnificate il nostro Dio!
    Egli è la Roccia: perfette le sue opere,
    giustizia tutte le sue vie.

    Ricorda i giorni del tempo antico,
    medita gli anni lontani.
    Interroga tuo padre e te lo racconterà,
    i tuoi vecchi e te lo diranno.

    Quando l’Altissimo divideva le nazioni,
    quando separava i figli dell’uomo,
    egli stabilì i confini dei popoli
    secondo il numero dei figli d’Israele.

    Perché porzione del Signore è il suo popolo,
    Giacobbe sua parte di eredità.
    Il Signore, lui solo lo ha guidato,
    non c’era con lui alcun dio straniero.

    Canto al Vangelo Mt 11,29
    Alleluia, alleluia.
    Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
    e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 18,1-5.10.12-14
    Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
    Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
    «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
    Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
    Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
    Gerusalemme, loda il Signore,
    egli ti sazia con fiore di frumento.


    Lauda, Ierúsalem,

    Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


    Oppure: Gv 6,52
    Dice il Signore: «Il pane che io darò
    è la mia carne per la vita del mondo».



    Jn 6,51

    Panis, quem ego dédero,

    caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

    Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.



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    00 14/08/2013 04:22
    14 AGOSTO
    XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MERCOLEDÌ
    SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE (m)
    Sacerdote e Martire
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Mt 25, 34. 40
    «Venite, o benedetti dal Padre mio», dice il Signore.
    «ero malato e mi avete visitato. In verità vi dico:
    ogni volta che voi avete fatto queste cose
    a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me».

    Veníte, benedícti Patris mei, dicit Dóminus. Amen dico vobis: quámdiu fecístis uni de his frátribus meis mínimis, mihi fecístis.

    Colletta
    O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo
    san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire,
    ardente di amore per la Vergine Immacolata,
    interamente dedito alla missione apostolica
    e al servizio eroico del prossimo,
    per sua intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome,
    di impegnarci senza riserve al bene dell'umanità
    per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio...

    Deus, qui sanctum Maximiliánum Maríam, presbyterum et mártyrem, amóre Vírginis Immaculátæ succénsum, animárum zelo et próximi dilectióne replevísti, concéde propítius, ut, eo intercedénte, pro tua glória in servítio hóminum strénue laborántes, usque ad mortem Fílio tuo conformári valeámus. Qui tecum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Dt 34, 1-12
    Mosè morì in quel luogo, secondo l’ordine del Signore. Non è più sorto un profeta come lui.

    Dal libro del Deuteronòmio
    In quei giorni, Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. Il Signore gli disse: «Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!».
    Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni, finché furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè.
    Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui. Gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè.
    Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d’Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutta la sua terra, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 65
    Sia benedetto Dio: è lui che ci mantiene tra i viventi.

    Acclamate Dio, voi tutti della terra,
    cantate la gloria del suo nome,
    dategli gloria con la lode.
    Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!».

    Venite e vedete le opere di Dio,
    terribile nel suo agire sugli uomini.
    Popoli, benedite il nostro Dio,
    fate risuonare la voce della sua lode.

    Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
    e narrerò quanto per me ha fatto.
    A lui gridai con la mia bocca,
    lo esaltai con la mia lingua.


    Canto al Vangelo 2 Cor 5,19
    Alleluia, alleluia.
    Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
    affidando a noi la parola della riconciliazione.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 18, 15-20
    Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
    In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
    In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».


    Sulle Offerte
    Accogli, Signore, i doni e le preghiere che ti presentiamo nel ricordo di san Massimiliano Maria, e fa' che impariamo ad offrirti come lui il sacrificio della nostra vita. Per Cristo nostro Signore.



    Múnera nostra tibi, Dómine, exhibémus, supplíciter exorántes, ut sancti Maximiliáni Maríæ exémplo, vitam nostram tibi discámus offérre. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Gv 15, 13
    «Nessuno ha un amore più grande di questo:
    dar la vita per i propri amici », dice il Signore.



    Maiórem caritátem nemo habet, ut ánimam suam ponat quis pro amícis suis, dicit Dóminus.


    Dopo la Comunione
    O Dio, premio e gloria dei martiri, che ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio, suscita anche in noi da questo sacro convito il fuoco della carità, che infiammò san Massimiliano Maria e lo spinse a donare la vita per i fratelli. Per Cristo nostro Signore.



    Quæsumus, Dómine, ut refécti Córpore et Sánguine Fílii tui, eo caritátis igne accendámur, quem ex hoc convívio sanctus Maximiliánus María accépit. Per Christum.



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    00 15/08/2013 09:33

    15 AGOSTO
    ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
    Solennità

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA
    LETTURE: 1 Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2; Sal 131; 1 Cor 15,54-57; Lc 11,27-28


    MESSA DEL GIORNO
    LETTURE: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56




    --------------------------------------------------------------------------------

    Papa Benedetto XVI: E’ un mistero grande quello che oggi celebriamo, è soprattutto un mistero di speranza e di gioia per tutti noi: in Maria vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù, che lo sanno seguire come ha fatto Maria. Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene.
    (Angelus, 15 agosto 2011)

    --------------------------------------------------------------------------------




    La definizione del dogma è avvenuta nel 1950 per opera di Pio XII. Ignoriamo se, come e quando avvenne la morte di Maria, festeggiata assai presto come «dormitio». E’ una solennità che, corrispondendo al natalis (morte) degli altri santi, è considerata la festa principale della Vergine. Il 15 agosto ricorda con probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria in Gerusalemme.
    La Chiesa celebra oggi in Maria il compimento dei Mistero pasquale. Essendo Maria la «piena di grazia», senza nessuna ombra di peccato, il Padre l’ha voluta associare alla risurrezione di Gesù.

    Assunta in cielo, Maria è più vicina a noi






    Le letture della messa presentano in modo molto concreto i valori dell’assunzione di Maria, il posto che ha nel piano della salvezza, il suo messaggio all’umanità.
    Maria è la vera «arca dell’alleanza», è la «donna vestita di sole» immagine della Chiesa (prima lettura). Come l’arca costruita da Mosè stava nel tempio perché era «segno e strumento» dell’alleanza di Dio col suo popolo, così Maria è in cielo nella sua integrità umana, perché «segno e strumento» della nuova alleanza. L’arca conteneva la Legge e da essa Dio rispondeva alle richieste del popolo. Maria ci offre Gesù, il proclamatore della legge dell’amore, il realizzatore della nuova alleanza di salvezza: in lui il Padre ci parla e ci ascolta. Maria è figura e primizia della Chiesa, madre del Cristo e degli uomini che essa ha generato a Dio nel dolore sotto la croce dei Figlio; pertanto è preannuncio della salvezza totale che si realizzerà nel regno di Dio.
    Ciò avverrà ad opera di Cristo risorto (seconda lettura), modello e realizzatore della risurrezione finale, comunicata prima che ad altri a Maria, per la sua divina maternità. L’Immacolata ha preannunciato il fine della redenzione, che è di condurre gli uomini ad una integrale innocenza; l’Assunta è preannuncio del traguardo finale della redenzione: la glorificazione dell’umanità in Cristo. Maria richiama oggi i cristiani a sentirsi inseriti nella storia della salvezza e destinati ad essere conformati a Cristo, per opera dello Spirito, nella casa del Padre. Per questo, il Concilio dice che l’Assunta è data agli uomini come «segno di sicura speranza e di consolazione» (LG 68 e prefazio).

    «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente»
    Nel «Magnificat» (vangelo) Maria ci comunica il suo messaggio. Essa proclama che Dio ha compiuto un triplice rovesciamento di false situazioni umane, per restaurare l’umanità nella salvezza. Nel campo religioso Dio travolge le autosufficienze umane: confonde i piani di quelli che nutrono pensieri di superbia, si drizzano contro Dio e opprimono gli altri.
    Nel campo politico Dio capovolge gli ingiustificabili dislivelli umani: abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili; non vuole coloro che spadroneggiano i popoli ma coloro che li servono per promuovere il bene delle persone e della società senza discriminazioni razziali o culturali o politiche.
    Nei campo sociale Dio sconvolge l’intoccabile classismo stabilito sull’oro e sui mezzi di potere: colma di beni i bisognosi e rimanda a mani vuote i ricchi, per instaurare una vera fraternità nella società e fra i popoli, perché tutti sono figli di Dio.
    Così le feste dell’immacolata e dell’Assunta ci richiamano da un capo all’altro tutta la storia della salvezza: quella che si compie oggi per noi, e per la quale preghiamo Maria nostra madre di condurci sino al compimento finale.

    Maria, «primizia e immagine della Chiesa»
    Maria, nell’Assunzione, è la creatura che ha raggiunto la pienezza della salvezza, fino alla trasfigurazione dei corpo. E’ la donna vestita di sole e coronata di dodici stelle. E’ la madre che ci aspetta e ci sollecita a camminare verso il regno di Dio. La Madre del Signore è l’immagine della Chiesa: luminosa garanzia che il suo destino di salvezza è assicurato perché come in lei, così in tutti noi lo Spirito del Risorto attuerà pienamente la sua missione; ella è già quello che noi saremo.
    A molti dà fastidio sentir parlare di «salvezza delle anime». Sembra che la vita con i colori, i sapori, i contorni che la rendono attraente debba sparire: sembra che il corpo non serva a nulla. Hanno ragione perché non è così. Maria, assunta in cielo, è garanzia che tutto l’uomo sarà salvato, che i corpi risorgeranno. Nell’Eucaristia, pane di immortalità, si ritrovano gli alimenti base dell’uomo, frutti della terra, della vite e dei lavoro dell’uomo: è proprio l’Eucaristia la garanzia quotidiana che la salvezza raggiunge ogni uomo nella sua situazione concreta, per strapparlo alla morte, la nemica più terribile dei progresso.



    Santo e glorioso è il corpo della Vergine Maria

    Dalla Costituzione Apostolica «Munificentissimus Deus» di Pio XII, papa
    (AAS 42 [1950], 760-762. 767-769)
    I santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi, rivolti al popolo in occasione della festa odierna, parlavano dell'Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina già viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata; ne spiegavano ampiamente il significato, ne precisavano e ne apprendevano il contenuto, ne mostravano le grandi ragioni teologiche. Essi mettevano particolarmente in evidenza che oggetto della festa non era unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù.
    San Giovanni Damasceno, che si distingue fra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'Assunzione corporea della grande Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divin. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».
    San Germano di Costantinopoli pensava che l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto empio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta».
    Un altro scrittore antico afferma: «Cristo, nostro salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, fu lui a restituire la vita alla Madre. Fu lui a rendere colei, che l'aveva generato, uguale a se stesso nell'incorruttibilità del corpo, e per sempre. Fu lui a risuscitarla dalla morte e ad accoglierla accanto a sé, attraverso una via che a lui solo è nota».
    Tutte queste considerazioni e motivazioni dei santi padri, come pure quelle dei teologi sul medesimo tema, hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura. Effettivamente la Bibbia ci presenta la santa Madre di Dio strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a lui solidale, e compartecipe della sua condizione.
    Per quanto riguarda la Tradizione, poi, non va dimenticato che fin dal secondo secolo la Vergine Maria venne presentata dai santi padri come la novella Eva, intimamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta. Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l'Apostolo delle genti presenta sempre congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell'Apostolo: «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15; 54; cfr. Os 13, 14).
    In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto» di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.



    MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA



    Antifona d'Ingresso
    Grandi cose di te si cantano, o Maria:
    oggi sei stata assunta sopra i cori degli Angeli
    e trionfi con Cristo in eterno.

    Gloriósa dicta sunt de te, María, quæ hódie exaltáta es super choros Angelórum, et in ætérnum cum Christo triúmphas.

    Colletta
    O Dio, che volgendo lo sguardo all'umiltà della Vergine Maria l'hai innalzata alla sublime dignità di madre del tuo unico Figlio fatto uomo, e oggi l'hai coronata di gloria incomparabile, fa' che, inseriti nel mistero di salvezza, anche noi possiamo per sua intercessione giungere fino a te nella gloria del cielo. Per il nostro Signore...

    Deus, qui beátam Vírginem Maríam, eius humilitátem respíciens, ad hanc grátiam evexísti, ut Unigénitus tuus ex ipsa secúndum carnem nascerétur, et hodiérna die superexcellénti glória coronásti, eius nobis précibus concéde, ut, redemptiónis tuæ mystério salváti, a te exaltári mereámur. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura 1 Cr 15, 3-4. 15-16; 16, 1-2
    Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa.

    Dal primo libro delle Cronache
    In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti.
    I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia.
    Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio.
    Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 131
    Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.

    Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
    l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
    Entriamo nella sua dimora,
    prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

    I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
    ed esultino i tuoi fedeli.
    Per amore di Davide, tuo servo,
    non respingere il volto del tuo consacrato.

    Sì, il Signore ha scelto Sion,
    l’ha voluta per sua residenza:
    «Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
    qui risiederò, perché l’ho voluto».

    Seconda Lettura 1 Cor 15, 54-57
    Dio ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.

    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
    Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
    «La morte è stata inghiottita nella vittoria.
    Dov’è, o morte, la tua vittoria?
    Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
    Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!

    Canto al Vangelo Lc 11,28
    Alleluia, alleluia.
    Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
    e la osservano.
    Alleluia.






    Vangelo Lc 11,27-28
    Beato il grembo che ti ha portato!

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
    Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

    Sulle Offerte
    Il sacrificio di riconciliazione e di lode, che ti offriamo, o Padre, nell'Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio, ci ottenga il perdono dei peccati e trasformi la nostra vita in perenne rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, quæsumus, Dómine, sacrifícium placatiónis et laudis, quod in sanctæ Dei Genetrícis Assumptióne celebrámus, ut ad véniam nos obtinéndam perdúcat, et in perpétua gratiárum constítuat actióne. Per Christum.

    Prefazio
    Maria icona della Chiesa pellegrinante

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo,
    tuo Figlio e nostro Signore,
    è stata assunta nella gloria del cielo.
    In lei, primizia e immagine della Chiesa,
    hai rivelato il compimento del mistero di salvezza
    e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra,
    un segno di consolazione e di sicura speranza.
    Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro
    colei che ha generato il Signore della vita.

    E noi, uniti agli angeli e ai santi,
    cantiamo con gioia l'inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo ...

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quóniam Virgo Deípara hódie in cælos assúmpta est, Ecclésiæ tuæ consummándæ inítium et imágo, ac pópulo peregrinánti certæ spei et solácii documéntum; corruptiónem enim sepúlcri eam vidére mérito noluísti, quæ Fílium tuum, vitæ omnis auctórem, ineffabíliter de se génuit incarnátum. Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus, in gáudio confiténtes:

    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

    Comunione Cf Lc 11,27
    Beata la Vergine Maria, che ha portato in grembo
    il Figlio dell'eterno Padre.

    Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

    Dopo la Comunione
    Signore Dio nostro, che ci hai nutrito del pane di vita eterna nel ricordo della gloriosa Assunzione della beata Vergine Maria, concedi ai tuoi fedeli di essere liberati da ogni male nella vita presente e nella futura. Per Cristo nostro Signore.

    Mensæ cæléstis partícipes effécti, implorámus cleméntiam tuam, Dómine Deus noster, ut, qui Assumptiónem Dei Genetrícis cólimus, a cunctis malis imminéntibus liberémur. Per Christum.





    MESSA DEL GIORNO



    Antifona d'Ingresso Ap 12,1
    Un segno grandioso apparve nel cielo:
    una donna ammantata di sole,
    con la luna sotto i suoi piedi
    e sul capo una corona di dodici stelle.

    Signum magnum appáruit in cælo: múlier amícta sole, et luna sub pédibus eius, et in cápite eius coróna stellárum duódecim.


    Oppure:
    Rallegriamoci tutti nel Signore,
    in questa solennità della Vergine Maria;
    della sua Assunzione gioiscono gli angeli
    e lodano il Figlio di Dio.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l'immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa' che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

    Omnípotens sempitérne Deus, qui immaculátam Vírginem Maríam, Fílii tui Genetrícem, córpore et ánima ad cæléstem glóriam assumpsísti, concéde, quæsumus, ut, ad supérna semper inténti, ipsíus glóriæ mereámur esse consórtes. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ap 11, 19a; 12, 1-6a.10ab
    Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi.

    Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
    Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
    Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
    Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
    Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
    Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
    «Ora si è compiuta
    la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
    e la potenza del suo Cristo».

    Salmo Responsoriale Salmo 44
    Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.


    Figlie di re fra le tue predilette;
    alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

    Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
    dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

    Il re è invaghito della tua bellezza.
    È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

    Dietro a lei le vergini, sue compagne,
    condotte in gioia ed esultanza,
    sono presentate nel palazzo del re.

    Seconda Lettura 1 Cor 15, 20-27a
    Cristo risorto è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.

    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
    Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
    Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
    È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

    Canto al Vangelo
    Alleluia, alleluia.
    Maria è assunta in cielo;
    esultano le schiere degli angeli.
    Alleluia.





    Vangelo Lc 1, 39-56
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
    Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
    Allora Maria disse:
    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
    e Santo è il suo nome;
    di generazione in generazione la sua misericordia
    per quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva detto ai nostri padri,
    per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

    Sulle Offerte
    Salga a te, Signore, il sacrificio che la Chiesa ti offre nella festa di Maria Vergine assunta in cielo, e per sua intercessione i nostri cuori, ardenti del tuo amore, aspirino continuamente a te. Per Cristo nostro Signore.

    Ascéndat ad te, Dómine, nostræ devotiónis oblátio, et, beatíssima Vírgine María in cælum assúmpta intercedénte, corda nostra, caritátis igne succénsa, ad te iúgiter aspírent. Per Christum.

    Prefazio
    Maria icona della Chiesa pellegrinante

    E' veramente cosa buona e giusta,
    nostro dovere e fonte di salvezza,
    rendere grazie sempre e in ogni luogo
    a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

    Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo,
    tuo Figlio e nostro Signore,
    è stata assunta nella gloria del cielo.
    In lei, primizia e immagine della Chiesa,
    hai rivelato il compimento del mistero di salvezza
    e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra,
    un segno di consolazione e di sicura speranza.
    Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro
    colei che ha generato il Signore della vita.

    E noi, uniti agli angeli e ai santi,
    cantiamo con gioia l'inno della tua lode:

    Santo, Santo, Santo ...

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quóniam Virgo Deípara hódie in cælos assúmpta est, Ecclésiæ tuæ consummándæ inítium et imágo, ac pópulo peregrinánti certæ spei et solácii documéntum; corruptiónem enim sepúlcri eam vidére mérito noluísti, quæ Fílium tuum, vitæ omnis auctórem, ineffabíliter de se génuit incarnátum. Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus, in gáudio confiténtes:

    Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...

    Antifona alla Comunione Lc 1,48-49
    Tutte le generazioni mi chiameranno beata,
    perché grandi cose
    ha fatto in me l'Onnipotente.

    Beátam me dicent omnes generatiónes, quia fecit mihi magna qui potens est.

    Dopo la Comunione
    O Dio, che in questo sacrificio eucaristico ci hai resi partecipi della tua salvezza, fa' che per l'intercessione della Vergine Maria assunta in cielo giungiamo alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

    Sumptis, Dómine, salutáribus sacraméntis, da, quæsumus, ut, intercessióne beátæ Maríæ Vírginis in cælum assúmptæ, ad resurrectiónis glóriam perducámur. Per Christum.



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    XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - VENERDÌ
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
    Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
    Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
    non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

    et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

    Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

    et ne obliviscáris voces quæréntium te.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA


    Prima Lettura Gs 24, 1-13
    Presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume; vi feci uscire dall’Egitto; vi feci entrare nella terra.

    Dal libro di Giosuè
    In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo:
    «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi. Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.
    In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire. Feci uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso, ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto.
    Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi. In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse. Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani.
    Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra. Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco.
    Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato”».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 135
    Il suo amore è per sempre.

    Rendete grazie al Signore perché è buono,
    rendete grazie al Dio degli dèi,
    rendete grazie al Signore dei signori.

    Guidò il suo popolo nel deserto,
    colpì grandi sovrani,
    uccise sovrani potenti.

    Diede in eredità la loro terra,
    in eredità a Israele suo servo.
    Ci ha liberati dai nostri avversari.

    Canto al Vangelo 1Ts 2,13
    Alleluia, alleluia.
    Accogliete la parola di Dio,
    non come parola di uomini,
    ma, qual è veramente, come parola di Dio.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 19, 3-12
    Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, all'inizio però non fu così.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
    Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
    Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
    Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
    Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
    Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
    Gerusalemme, loda il Signore,
    egli ti sazia con fiore di frumento.


    Lauda, Ierúsalem,

    Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


    Oppure: Gv 6,52
    Dice il Signore: «Il pane che io darò
    è la mia carne per la vita del mondo».



    Jn 6,51

    Panis, quem ego dédero,

    caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

    Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.



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    00 17/08/2013 10:24
    XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - SABATO
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
    Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
    Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
    non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

    et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

    Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

    et ne obliviscáris voces quæréntium te.


    Colletta
    Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


    Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gs 24, 14-29
    Scegliete oggi chi servire.

    Dal libro di Giosuè
    In quei giorni, Giosuè disse al popolo: «Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore. Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
    Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
    Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore».
    Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!». Risposero: «Siamo testimoni!».
    «Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!».
    Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio». Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità.
    Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 15
    Tu sei, Signore, mia parte di eredità.

    Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
    Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
    Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
    nelle tue mani è la mia vita.

    Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
    anche di notte il mio animo mi istruisce.
    Io pongo sempre davanti a me il Signore,
    sta alla mia destra, non potrò vacillare.

    Mi indicherai il sentiero della vita,
    gioia piena alla tua presenza,
    dolcezza senza fine alla tua destra.

    Canto al Vangelo Mt 11, 25
    Alleluia, alleluia.
    Ti rendo lode, Padre,
    Signore del cielo e della terra,
    perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 19, 13-15
    Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
    Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
    E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.


    Sulle Offerte
    Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

    Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
    Gerusalemme, loda il Signore,
    egli ti sazia con fiore di frumento.


    Lauda, Ierúsalem,

    Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


    Oppure: Gv 6,52
    Dice il Signore: «Il pane che io darò
    è la mia carne per la vita del mondo».



    Jn 6,51

    Panis, quem ego dédero,

    caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


    Dopo la Comunione
    La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

    Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.



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    00 18/08/2013 05:53

    Liturgia della XX Domenica del Tempo Ordinario - C


    Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA









    XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

    Anno C

    MISSALE ROMANUM VETUS ORDO



    LETTURE: Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57



    La parola di Cristo segno di divisione

    Il regno di Dio è la realizzazione della comunione tra gli uomini e con lui. Già i profeti lo avevano annunciato e descritto come un tempo di pace, di benessere, di gioie mai viste; un tempo di fraternità universale e cosmica. Ogni barriera sarebbe stata eliminata, si sarebbe costituito un solo popolo per un solo Dio.
    Gesù realizza il progetto di Dio nell’umanità espresso dai profeti. Viene a «radunare i figli dispersi». La sua ultima preghiera è la preghiera per l’unità: «Padre, siano una cosa sola, come noi siamo uno».
    Come mettere d’accordo queste espressioni con le parole del vangelo di questa domenica? «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (vangelo).

    L’annuncio della verità suscita opposizione
    Le parole di Gesù sono improntate ad un profondo realismo: il suo regno creerà nuove divisioni. Chi lo accoglie non entra in uno stato di pace paradisiaca, ma prova dapprima in se stesso la guerra e la divisione. Egli non può accettare l’ambiguità del compromesso, non può vivere il bene e il male, trovare un accordo tra il vero e il falso, non può affidarsi totalmente alle certezze umane, deve abbandonare continuamente la terra delle tranquille abitudini per l’incertezza di una terra che non possiede.
    È cosa strana che la fede in Cristo crei nemici, ponga ostacoli. Questo è vero perché l’amore e la verità hanno nella croce il loro prezzo e la loro verifica. Non c’è amore vero che non porti con sé la sofferenza, non c’è verità che non ferisca. Se l’amore è dono gratuito non può non essere distacco da se stessi. Se la verità è scoperta non può non essere un giudizio sulle nostre azioni, e un impegno per nuovi e più scomodi orizzonti.
    Il profeta è colui che annuncia la verità profonda dei fatti. Poiché la realtà dei fatti è l’azione imprevedibile di Dio che muove verso la libertà, essa suscita sempre nell’uomo il dubbio, la paura del rischio, l’opposizione con cui l’orgoglio e il peccato si manifestano.
    Dalla verità nasce l’incertezza, perché l’uomo preferisce affidarsi alla sicurezza della prudenza umana piuttosto che abbandonarsi all’imprevedibilità di Dio. Geremia annuncia il piano di Dio ed è accusato di disfattismo (prima lettura). Ciò è vero anche per chi scende nello stadio per conquistare una vittoria. Il suo mettersi come concorrente sulla linea di partenza comporta una competitività, un gareggiare, una lotta, avere dei nemici. Nelle tribune c’è chi lo applaude e chi fa di tutto per scoraggiarlo (seconda lettura).

    Scegliere Cristo in un mondo dominato dal peccato è farsi dei nemici
    Il cristiano che si mette dalla parte di Cristo entra per ciò stesso nella mischia e nella lotta. Non si può considerare né è ritenuto un neutrale: per molti è un nemico, anche se egli vuol essere il «fratello universale». La storia dell’umanità può far conto sulla volontà di comunione, di impegno, di collaborazione del cristiano, ma il suo progetto di liberazione, la sua utopia di un amore senza confini non possono non suscitare dissensi nella famiglia, fra gli amici, nella società, imporgli delle scelte che urteranno la tranquillità di molti.
    Questo è inevitabile perché è sui valori e sui significati che si gioca l’impegno e la vita, ed è su questi significati che si compie la comunione o sorgono le opposizioni. Gli uomini si dividono in grandi universi geografici-culturali, in gruppi sociali e professionali, ma ciò che li distingue veramente e li oppone è la concezione che essi hanno del divenire umano, il modo di affrontare i gravi problemi che si impongono a tutti: l’ingiustizia, la libertà, le decisioni di priorità, le responsabilità sociali...

    Il cristiano supera la divisione con l’amore gratuito
    li cittadino del regno trova la pace con chi come lui accetta la propria morte perché l’altro viva, trova la comunione con chi vive nella speranza. Invece con chi non cerca la verità, l’amore e la giustizia egli si troverà diviso e sperimenterà la realtà delle parole di Cristo: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Lc 12,51).
    Però egli supera la divisione con l’amore. Anche se la sua parola e la sua azione creano divisioni ed opposizioni, egli non rende male per male, ma sa vincere il male con il bene. Ripaga l’odio con l’amore.
    Come Gesù, suo maestro, che «ha abbattuto il muro, l’inimicizia facendo pace nel sangue della sua croce» (cf Ef 2,14.16), così anche il cristiano è ovunque portatore di amore.



    Sale della terra e luce del mondo

    Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
    (Om. 15, 6. 7; PG 57, 231-232)
    «Voi siete il sale della terra» (Mt 5, 13). Vi viene affidato il ministero della parola, dice il Cristo, non per voi, ma per il mondo intero. Non vi mando a due, o dieci, o venti città o a un popolo in particolare, come al tempo dei profeti, ma vi invio alla terra, al mare, al mondo intero, a questo mondo così corrotto. Dicendo infatti: «Voi siete il sale della terra», fa capire che l'uomo è snaturato e corrotto dai peccati. Per questo esige dai suoi quelle virtù che sono maggiormente necessarie e utili per salvare gli altri. Un uomo mite, umile, misericordioso e giusto non tiene nascoste in sé simili virtù, ma fa sì che queste ottime sorgenti scaturiscano a vantaggio degli altri. E chi ha un cuore puro, amante della pace e soffre per la verità, dedica la sua vita per il bene di tutti.
    Non crediate, sembra dire, di essere chiamati a piccole lotte e a compiere imprese da poco. No. Voi siete «il sale della terra». A che cosa li portò questa prerogativa? Forse a risanare ciò che era diventato marcio? No, certo. Il sale non salva ciò che è putrefatto. Gli apostoli non hanno fatto questo. Ma prima Dio rinnovava i cuori e li liberava dalla corruzione, poi li affidava agli apostoli, allora essi diventavano veramente «il sale della terra» mantenendo e conservando gli uomini nella nuova vita ricevuta dal Signore. E' opera di Cristo liberare gli uomini dalla corruzione del peccato, ma impedire di ricadere nel precedente stato di miseria spetta alla sollecitudine e agli sforzi degli apostoli.
    Vedete poi come egli mostra che essi sono migliori dei profeti. Non dice che sono maestri della sola Palestina, ma di tutto il mondo. Non stupitevi, quindi, sembra continuare Gesù, se la mia attenzione si fissa di preferenza su di voi e se vi chiamo ad affrontare difficoltà così gravi. Considerate quali e quante sono le città, i popoli e le genti a cui sto per inviarvi. Perciò voglio che non vi limitiate a essere santi per voi stessi, ma che facciate gli altri simili a voi. Senza di ciò non basterete neppure a voi stessi.
    Agli altri, che sono nell'errore, sarà possibile la conversione per mezzo vostro; ma se cadrete voi, trascinerete anche gli altri nella rovina. Quanto più importanti sono gli incarichi che vi sono stati affidati, tanto maggior impegno vi occorre. Per questo Gesù afferma: «Ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13). Perché poi, udendo la frase: «Quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi» (Mt 5, 11), non temano di farsi avanti, sembra voler dire: Se non sarete pronti alle prove, invano io vi ho scelti. Così verranno le maledizioni a testimonianza della vostra debolezza. Se, infatti, per timore dei maltrattamenti, non mostrerete tutto quell'ardimento che vi si addice, subirete cose ben peggiori, avrete cattiva fama e sarete a tutti oggetto di scherno. Questo vuol dire essere calpestati.
    Subito dopo passa ad un'altra analogia più elevata: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Nuovamente dice del mondo, non di un solo popolo o di venti città, ma dell'universo intero: luce intelligibile, più splendente dei raggi del sole. Parla prima del sale e poi della luce, per mostrare il vantaggio di una parola ricca di mordente e di una dottrina elevata e luminosa. «Non può restar nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio» (Mt 5, 14-15). Con queste parole li stimola ancora una volta a vigilare sulla propria condotta, ricordando loro che sono esposti agli occhi di tutti gli uomini e che si muovono dinanzi allo sguardo di tutta la terra.



    MESSALE

    Antifona d'Ingresso Sal 83,10-11
    O Dio, nostra difesa,
    contempla il volto del tuo Cristo.
    Per me un giorno nel tuo tempio,
    è più che mille altrove.


    Protéctor noster, áspice, Deus,

    et réspice in fáciem Christi tui,

    quia mélior est dies una in átriis tuis super míllia.


    Colletta
    O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore...

    Deus, qui diligéntibus te bona invisibília præparásti, infúnde córdibus nostris tui amóris afféctum, ut, te in ómnibus et super ómnia diligéntes, promissiónes tuas, quæ omne desidérium súperant, consequámur. Per Dóminum...


    Oppure:
    O Dio, che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, rivela i segreti dei cuori, fa' che l'umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Ger 38,4-6.8-10
    Hai fatto di me un uomo di contesa su tutta la terra.

    Dal libro del profeta Geremia
    In quei giorni, i capi allora dissero al re: «Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male ».
    Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango.
    Ebed-Melech uscì dalla reggia e disse al re: «Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città». Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Melech l'Etiope: «Prendi con te da qui tre uomini e fà risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 39
    Vieni presto, Signore, a liberarmi.

    Ho sperato: ho sperato nel Signore
    ed egli su di me si è chinato,
    ha dato ascolto al mio grido.

    Mi ha tratto dalla fossa della morte,
    dal fango della palude;
    i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
    ha reso sicuri i miei passi.

    Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
    lode al nostro Dio.
    Molti vedranno e avranno timore
    e confideranno nel Signore.

    Io sono povero e infelice;
    di me ha cura il Signore.
    Tu, mio aiuto e mia liberazione,
    mio Dio, non tardare.

    Seconda Lettura Eb 12, 1-4
    Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

    Dalla lettera agli Ebrei
    Fratelli, circondàti da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
    Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.

    Canto al Vangelo Cf At 16,14b
    Alleluia, alleluia.
    Apri, Signore, il nostro cuore
    e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
    Alleluia.





    Vangelo Lc 12, 49-57
    Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione.

    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
    [ Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?». ]


    Sulle Offerte
    Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro fra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, Dómine, múnera nostra, quibus exercéntur commércia gloriósa, ut, offeréntes quæ dedísti, teípsum mereámur accípere. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 129,7
    Presso il Signore è la misericordia,
    e grande presso di lui la tua redenzione.


    Apud Dóminum misericórdia,

    et copiósa apud eum redémptio.


    Oppure: Lc 12,49
    «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
    e come vorrei che fosse già acceso»,
    dice il Signore.



    Jn 6,51-52

    Ego sum panis vivus, qui de cælo descéndi,

    dicit Dóminus: si quis manducáverit ex hoc pane, vivet in ætérnum.


    Dopo la Comunione
    O Dio, che in questo sacramento ci hai fatti partecipi della vita di Cristo, trasformaci a immagine del tuo Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore.


    Per hæc sacraménta, Dómine, Christi partícipes effécti, cleméntiam tuam humíliter implorámus, ut, eius imáginis confórmes in terris, et eius consórtes in cælis fíeri mereámur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum..




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    XX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - LUNEDÌ
    MESSALE



    Antifona d'Ingresso Sal 83,10-11
    O Dio, nostra difesa,
    contempla il volto del tuo Cristo.
    Per me un giorno nel tuo tempio,
    è più che mille altrove.


    Protéctor noster, áspice, Deus,

    et réspice in fáciem Christi tui,

    quia mélior est dies una in átriis tuis super míllia.


    Colletta
    O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore...

    Deus, qui diligéntibus te bona invisibília præparásti, infúnde córdibus nostris tui amóris afféctum, ut, te in ómnibus et super ómnia diligéntes, promissiónes tuas, quæ omne desidérium súperant, consequámur. Per Dóminum...


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gdc 2, 11-19
    Il Signore fece sorgere dei giudici, ma neppure a loro davano ascolto.

    Dal libro dei Giudici
    In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti.
    Allora si accese l’ira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non potevano più tener testa ai nemici. In tutte le loro spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all’estremo.
    Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così.
    Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perché il Signore si muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano. Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro: non desistevano dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 105
    Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

    [I nostri padri] non sterminarono i popoli
    come aveva ordinato il Signore,
    ma si mescolarono con le genti
    e impararono ad agire come loro.

    Servirono i loro idoli
    e questi furono per loro un tranello.
    Immolarono i loro figli
    e le loro figlie ai falsi dèi.

    Si contaminarono con le loro opere,
    si prostituirono con le loro azioni.
    L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
    ed egli ebbe in orrore la sua eredità.

    Molte volte li aveva liberati,
    eppure si ostinarono nei loro progetti
    ma egli vide la loro angustia,
    quando udì il loro grido.

    Canto al Vangelo Mt 5,3
    Alleluia, alleluia.
    Beati i poveri in spirito,
    perché di essi è il regno dei cieli.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 19, 16-22
    Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
    Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
    Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.


    Sulle Offerte
    Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro fra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso. Per Cristo nostro Signore.

    Súscipe, Dómine, múnera nostra, quibus exercéntur commércia gloriósa, ut, offeréntes quæ dedísti, teípsum mereámur accípere. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 129,7
    Presso il Signore è la misericordia,
    e grande presso di lui la redenzione.


    Apud Dóminum misericórdia,

    et copiósa apud eum redémptio.


    Oppure: Gv 6,51-52
    Dice il Signore:
    «Io sono il pane vivo disceso dal cielo:
    se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno».



    Jn 6,51-52

    Ego sum panis vivus, qui de cælo descéndi,

    dicit Dóminus: si quis manducáverit ex hoc pane, vivet in ætérnum.


    Dopo la Comunione
    O Dio, che in questo sacramento ci hai fatti partecipi della vita di Cristo, trasformaci a immagine del tuo Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore.


    Per hæc sacraménta, Dómine, Christi partícipes effécti, cleméntiam tuam humíliter implorámus, ut, eius imáginis confórmes in terris, et eius consórtes in cælis fíeri mereámur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum..






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    20 AGOSTO
    XX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MARTEDÌ
    SAN BERNARDO (m)
    Abate e Dottore della Chiesa
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso Sal 63,11
    Il giusto si allieterà nel Signore,
    riporrà in lui la sua speranza;
    tutti i retti di cuore ne gioiranno.

    Replévit beátum Bernárdum Dóminus spíritu intellegéntiæ, et ipse fluénta doctrínæ ministrávit pópulo Dei.

    Colletta
    O Dio, che hai suscitato nella tua Chiesa san Bernardo abate, come lampada che arde e risplende, fa' che per sua intercessione camminiamo sempre con lo stesso fervore di spirito, come figli della luce. Per il nostro Signore...

    Deus, qui beátum Bernárdum abbátem, zelo domus tuæ succénsum, in Ecclésia tua lucére simul et ardére fecísti, eius nobis intercessióne concéde, ut, eódem spíritu fervéntes, tamquam fílii lucis iúgiter ambulémus. Per Dóminum.


    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gdc 6, 11-24
    Gedeone, salverai Israele: non ti mando forse io?

    Dal libro dei Giudici
    In quei giorni, l’angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita. Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel frantoio per sottrarlo ai Madianiti. L’angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!». Gedeone gli rispose: «Perdona, mio signore: se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: “Il Signore non ci ha fatto forse salire dall’Egitto?”. Ma ora il Signore ci ha abbandonato e ci ha consegnato nelle mani di Madian».
    Allora il Signore si volse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?». Gli rispose: «Perdona, mio signore: come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il Signore gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo».
    Gli disse allora: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti». Rispose: «Resterò fino al tuo ritorno».
    Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un’efa di farina fece focacce àzzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L’angelo di Dio gli disse: «Prendi la carne e le focacce àzzime, posale su questa pietra e vèrsavi il brodo». Egli fece così. Allora l’angelo del Signore stese l’estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce àzzime; dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce àzzime, e l’angelo del Signore scomparve dai suoi occhi.
    Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: «Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!». Il Signore gli disse: «La pace sia con te, non temere, non morirai!». Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò «Il Signore è pace».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
    Il Signore annuncia la pace per il suo popolo.

    Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
    egli annuncia la pace
    per il suo popolo, per i suoi fedeli,
    per chi ritorna a lui con fiducia.

    Amore e verità s’incontreranno,
    giustizia e pace si baceranno.
    Verità germoglierà dalla terra
    e giustizia si affaccerà dal cielo.

    Certo, il Signore donerà il suo bene
    e la nostra terra darà il suo frutto;
    giustizia camminerà davanti a lui:
    i suoi passi tracceranno il cammino.

    Canto al Vangelo Mt 19,23-30
    Alleluia, alleluia.
    Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
    perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 19, 23-30
    E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
    A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
    Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

    Sulle Offerte
    Ti offriamo, Signore, questo sacrificio, fonte di unità e di pace, nel ricordo del santo abate Bernardo, che con la parola e con l'azione operò instancabile per la concordia nella Chiesa. Per Cristo nostro Signore.

    Maiestáti tuæ, Dómine, unitátis et pacis offérimus sacraméntum, sancti Bernárdi abbátis memóriam recoléntes, qui, verbo et ópere præclárus, Ecclésiæ tuæ órdinis concórdiam strénue procurávit. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Sal 33,9
    Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
    beato l'uomo che in lui si rifugia.

    Sicut diléxit me Pater, et ego diléxi vos, dicit Dóminus; manéte in dilectióne mea.

    Dopo la Comunione
    Il pane di vita eterna che abbiamo ricevuto nella festa di san Bernardo, ci rinnovi, Signore, nel corpo e nello spirito, perché, illuminati dalle sue parole e dal suo esempio, anche noi siamo afferrati dall'amore del tuo Verbo fatto uomo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

    Cibus, quem súmpsimus, Dómine, in celebratióne beáti Bernárdi, suum in nobis operétur efféctum, ut, eius exémplis roboráti et mónitis erudíti, Verbi tui incarnáti rapiámur amóre. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.





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    00 21/08/2013 09:58
    21 AGOSTO
    XX SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MERCOLEDÌ
    SAN PIO X, PAPA (m)
    MESSALE


    Antifona d'Ingresso
    Il Signore lo ha scelto come sommo sacerdote,
    gli ha aperto i suoi tesori,
    lo ha colmato di ogni benedizione.

    Elégit eum Dóminus sibi in sacerdótem magnum, et apériens thesáurum suum abundáre eum fecit ómnibus bonis.

    Colletta
    O Dio, che per difendere la fede cattolica e unificare ogni cosa nel Cristo hai animato del tuo Spirito di sapienza e di fortezza il papa san Pio X, fa' che alla luce dei suoi insegnamenti e del suo esempio, giungiamo al premio della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

    Deus, qui, ad tuéndam cathólicam fidem et univérsa in Christo instauránda, beátum Pium papam cælésti sapiéntia et apostólica fortitúdine replevísti, concéde propítius, ut, eius institúta et exémpla sectántes, præmia consequámur ætérna. Per Dóminum.

    LITURGIA DELLA PAROLA

    Prima Lettura Gdc 9, 6-15
    Avete detto: Un re regni sopra di noi. Invece il Signore, vostro Dio, è vostro re.

    Dal libro dei Giudici
    In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
    Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
    Si misero in cammino gli alberi
    per ungere un re su di essi.
    Dissero all’ulivo:
    “Regna su di noi”.
    Rispose loro l’ulivo:
    “Rinuncerò al mio olio,
    grazie al quale
    si onorano dèi e uomini,
    e andrò a librarmi sugli alberi?”.
    Dissero gli alberi al fico:
    “Vieni tu, regna su di noi”.
    Rispose loro il fico:
    “Rinuncerò alla mia dolcezza
    e al mio frutto squisito,
    e andrò a librarmi sugli alberi?”.
    Dissero gli alberi alla vite:
    “Vieni tu, regna su di noi”.
    Rispose loro la vite:
    “Rinuncerò al mio mosto,
    che allieta dèi e uomini,
    e andrò a librarmi sugli alberi?”.
    Dissero tutti gli alberi al rovo:
    “Vieni tu, regna su di noi”.
    Rispose il rovo agli alberi:
    “Se davvero mi ungete re su di voi,
    venite, rifugiatevi alla mia ombra;
    se no, esca un fuoco dal rovo
    e divori i cedri del Libano”».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 20
    Signore, il re gioisce della tua potenza!

    Signore, il re gioisce della tua potenza!
    Quanto esulta per la tua vittoria!
    Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
    non hai respinto la richiesta delle sue labbra.

    Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
    gli poni sul capo una corona di oro puro.
    Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
    lunghi giorni in eterno, per sempre.

    Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
    lo ricopri di maestà e di onore,
    poiché gli accordi benedizioni per sempre,
    lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.

    Canto al Vangelo Eb 4,12
    Alleluia, alleluia.
    La parola di Dio è viva, efficace;
    discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
    Alleluia.

    Vangelo Mt 20, 1-16
    Sei invidioso perché io sono buono?

    Dal vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
    «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
    Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
    Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
    Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

    Sulle Offerte
    Accetta con bontà, Signore, le offerte che ti presentiamo e fa' che, sull'esempio di san Pio X, con devozione sincera e con viva fede partecipiamo a questi santi misteri. Per Cristo nostro Signore.

    Oblatiónibus nostris, Dómine, benígne suscéptis, da, quæsumus, ut hæc divína mystéria, beáti Pii papæ mónita secúti, sincéris tractémus obséquiis, et fidéli mente sumámus. Per Christum.

    Antifona alla Comunione Gv 21,17
    «Signore, tu sai tutto:
    tu sai che io ti amo».

    Jn 10,11
    Pastor bonus ánimam suam pósuit pro óvibus suis.

    Dopo la Comunione
    Signore nostro Dio, la mensa eucaristica alla quale ci siamo accostati nel ricordo del papa san Pio X, ci renda forti nella fede e concordi nella carità. Per Cristo nostro Signore.

    Memóriam beáti Pii papæ celebrántes, quæsumus, Dómine Deus noster, ut, virtúte mensæ cæléstis, constántes efficiámur in fide, et in tua simus caritáte concórdes. Per Christum.


    _________Aurora Ageno___________
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