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"SCORCI" - Riflessioni quotidiane di Davide Rondoni

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    auroraageno
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    00 28/06/2013 14:25


    Il corpo e il sangue


    È il momento del ringraziamento. Se fosse la cena di Pasqua, la cena di domani, si porterebbe l'agnello con le erbe. Ma Gesù dice le formule di ringraziamento e poi prende un pezzo di pane, lo spezza dandone ai vicini perché ne passino. «È il mio corpo. Mangiatelo».
    Queste parole arrivano come un colpo in faccia a Giovanni che è seduto vicino a lui, nel posto d'onore del padrone di casa. Nessuno fiata. Gesù ha il viso fermo, la fronte appena inchinata verso la tavola. Come se stesse cercando le parole. Forse non gli vengono facilmente. Ma procede deciso. Prende la coppa di terracotta con il vino. «Passatevelo, bevetelo». Lo fissa. «È il mio sangue». Giovanni la prende, guarda dentro la coppa un istante. Ne beve. Anche Giacomo beve in silenzio, chiudendo gli occhi grandi che il tempo ha reso più segnati, autorevoli.
    Andrea ha uno scatto. Come se volesse andarsene. I nervi del collo gli si tendono in uno spasmo. Taddeo gli mette una mano per un istante sulla spalla. Pietro tiene gli occhi fissi davanti a sé. Serra le mascelle. Arriva anche a lui la coppa. Esita. Beve.
    Gesù al centro del tavolo attende che tutti abbiano fatto. «Farete questo in memoria di me».
    «L'agnello è lui!» pensa in un lampo Giovanni. Si prende la testa tra le mani.


    Davide Rondoni




    _________Aurora Ageno___________
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    auroraageno
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    00 29/06/2013 14:21


    Il cielo e il fiato



    «Gesù» riesce a dire Disma. Lo guarda, con la faccia sconnessa, pianto e saliva, ritorta sulla spalla. «Fammi venire con te nel tuo regno…». I soldati accucciati non badano alle parole insensate che si scambiano i moribondi. Il Nazareno ha la memoria strappata delle parole del salmo che venendo da chi sa dove, dal corpo slogato, gli battono alle tempie: «Ma il tuo servo vedrà la tua… gloria… Dio mio». Il dolore è sbarra di ferro ghiacciato che tocca tutti i nervi. Cercando nell'aria il respiro, le labbra secche: «Sarai con me, oggi. Nel mio giardino». Poi il cielo si avvicina paurosamente alla faccia. Preme sulla bocca. Manca il fiato. Manca. I polmoni scoppiano. Il cuore impazzisce. Da dove vengono quelle parole, fiori, stelle nella mente che esplode. «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». Le grida. Tutto il fiato. Nel Tempio il gran sacerdote Caiphas, vestito nello splendido manto blu, uccide il primo agnello di Pasqua. Il sangue rosso vivo cola sulla grande pietra. Dietro a lui la folla è in estasi. Mani che battono, danze di invasati. Visi duri piangono, mormorano. Il Sommo Sacerdote tiene le palpebre dipinte socchiuse. Dio protegga il suo popolo. Giovanni, il ragazzo, non riesce a staccare gli occhi dal Nazareno appeso, immobile con la bocca semiaperta.


    Davide Rondoni



    _________Aurora Ageno___________
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    00 01/07/2013 15:11


    Là, è successo



    Odis sta spremendo la sua spellata fiasca di cuoio. Niente. Ha lasciato qualche briciola a un uccellino, un niente di becco piumato che vive tra le spine. Alza la testa, un rumore. È la donna di prima, va di corsa. Torna dalla collina dei sepolcri. Perché corre? Cosa le è successo? Si alza, fa un passo in avanti per parlarle. Ma quella non si ferma, prosegue senza guardarlo. Occhi che piangono o forse ridono, lui non capisce bene.
    Rimane un attimo immobile, lì in piedi, sulla strada deserta, perplesso, mentre il cielo si sta alzando intorno a lui.
    Pensa: «Dev'esser successo qualcosa là alle tombe… Sta a vedere che il suo Nazareno si è alzato dai morti…». E quasi ride da solo, tossendo. «Ah vecchio Ez-echiel, dannato profeta che urlavi ai sassi, allora avevi ragione…». Ha una smorfia. «Ci vorrebbe proprio un goccio adesso…». Poi si risiede, la schiena alla porta della casa. Lui che casa non ha. Guarda il cielo ormai aperto dall'alba, i muri su cui sale piano la luce, la strada che si perde, le finestre chiuse, e certi strani disegni lasciati sul muro da chissà chi per amore o rabbia. «Chissà dov'è andato… Cosa mi tocca vedere…» dice tra sé, mentre sul viso senza età si taglia una specie di smorfia. «E sono pure sobrio». L'uccellino becchetta una briciola ancora, vola via.


    Davide Rondoni



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