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Una poesia per oggi

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    00 13/08/2013 10:47

    Comincio oggi a scegliere una poesia di un grande autore per offrirla alla contemplazione, al rispetto e all'amore di tutti noi. Oggi una poesia di Alda Merini, grande poetessa, anima piena di slancio e di sofferenza.


    I poeti


    E tutti noi
    costretti dentro le ombre del vino
    non abbiamo né parole né porte
    per invogliare gli altri avventori.
    Siamo osti senza domanda
    e riceviamo tutti solo che abbiano un cuore
    siamo poeti fatti di vesti pesanti
    e di intime calure di bosco:
    siamo contadini che portano la terra a Venere
    siamo usurai pieni di croci
    siamo conventi che non hanno sangue
    siamo una fede senza profeti
    ma siamo poeti soli come le bestie
    buttati per ogni fango senza una casa libera
    o un sasso per sentimento.



    Alda Merini



    _________Aurora Ageno___________
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    00 14/08/2013 11:18

    Oggi ho scelto questa poesia bellissima di Rabindranath Tagore. I suoi versi delicati e profondamente appassionati seducono l'anima...







    TU SEI LA NUVOLA DELLA SERA



    Tu sei la nuvola

    della sera

    che vaga nel cielo

    dei miei sogni.

    Io ti dipingo

    e ti modello

    con i miei desideri d’amore.



    Tu sei mia,

    solo mia,

    l’abitatrice dei miei

    sogni infiniti!



    I tuoi piedi

    sono rosso-rosati

    per la vampa

    del mio desiderio,

    spigolatrice

    dei miei canti

    al tramonto!

    Le tue labbra

    sono dolci-amare

    del sapore del mio

    vino di dolore.



    Tu sei mia,

    solo mia,

    abitatrice dei miei

    sogni solitari!



    Ho oscurato

    i tuoi occhi

    con l’ombra

    della mia passione,

    frequentatrice

    della profondità

    del mio sguardo!

    T’ho presa e ti stringo,

    amore mio,

    nella rete

    della mia musica.



    Tu sei mia,

    solo mia,

    abitatrice dei miei

    sogni immortali!



    - Rabindranath Tagore -




    _________Aurora Ageno___________
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    00 16/08/2013 10:03

    L'amore che pur segreto è svelato dal suo stesso potere... Pablo Neruda!


    ODE AL SEGRETO AMORE



    Tu sai
    che indovinano
    il mistero:
    mi vedono,
    ci vedono,
    e nulla
    è stato detto,
    né i tuoi occhi,
    né la tua voce, né i tuoi capelli,
    né il tuo amore hanno parlato,
    e lo sanno
    d'improvviso,
    senza saperlo
    lo sanno:
    mi accomiato e cammino
    verso un'altra parte
    e sanno
    che mi attendi.

    Felice
    vivo
    e canto
    e sogno,
    sicuro
    di me stesso,
    e in qualche modo
    conoscono
    che tu sei la mia gioia.

    Vedono
    attraverso i pantaloni oscuri
    le chiavi
    della tua porta,
    le chiavi
    della carta, della luna
    nei gelsomini,
    il canto nella cascata.

    Tu, senza aprire la bocca,
    sbrigliata,
    tu, chiudendo gli occhi,
    cristallina,
    tu, che custodisci
    tra le foglie nere
    una colomba rossa,
    il volo
    di un cuore nascosto,
    e allora
    una sillaba,
    una goccia
    del cielo,
    un suono
    dolce d'ombra e di polline
    nell'orecchio,
    e tutti
    lo sanno
    amor mio,
    circola tra gli uomini,
    nelle librerie,
    vicino alle donne,
    vicino
    al mercato
    rotola
    l'anello
    del nostro
    segreto
    amore
    segreto.

    Lascia
    che se ne vada
    rotolando
    per le strade,
    che spaventi
    i ritratti,
    i muri,
    che vada e torni
    ed esca
    con i nuovi
    legumi del mercato,
    ha
    terra,
    radici
    e in alto
    un papavero,
    la tua bocca
    un papavero.
    Tutto
    il nostro segreto,
    la nostra chiave,
    parola
    nascosta,
    ombra,
    mormorio,
    quello
    che qualcuno
    disse
    quando non eravamo presenti,
    è solo un papavero,
    un papavero.
    Amore,
    amore,
    amore,
    oh fiore segreto,
    fiamma
    invisibile,
    chiara
    bruciatura!



    Pablo Neruda



    _________Aurora Ageno___________
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    00 17/08/2013 10:55

    Una poesia per cantare ancora il rapporto fra due amanti... un ampio sospiro del cuore... Jacques Prévert



    Sabbie mobili



    Demoni e meraviglie

    venti e maree

    lontano di già si è ritirato il mare

    e tu

    come alga dolcemente accarezzata dal vento

    nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando

    demoni e meraviglie

    venti e maree

    lontano di già si è ritirato il mare

    ma nei tuoi occhi socchiusi

    due piccole onde son rimaste

    demoni e meraviglie

    venti e maree

    due piccole onde per annegarmi.



    Jacques Prévert






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    00 18/08/2013 11:05

    La poesia di Shelley... grande!


    Ode al Vento Dell'Ovest



    O Selvaggio Vento dell'Ovest, tuo è il respiro d'Autunno-
    Tu dalla quale inosservata presenza le foglie morte
    son guidate, come fantasmi che fuggano da un incantatore,
    Gialle, e nere, e pallide, e rosso intenso,
    Moltitudini colpite dalla pestilenza! — O tu
    Che conduci al loro scuro letto invernale
    i semi alati, dove riposano giù al freddo,
    ognuno come un cadavere dentro la sua tomba,
    finché la tua azzurra sorella Primavera soffierà
    il suo corno sulla terra sognante, e riempirà
    (Guidando i dolci germogli come greggi da nutrire nell'aria)
    con vivide sfumature ed aromi la pianura e la collina -
    Spirito Selvaggio, che si sposta ovunque —
    Distruttore e Preservatore — ascolta, O ascolta!

    Tu sul quale flusso, tra la scoscesa commozione del cielo,
    nuvole sciolte come foglie marcescenti della terra son sparse,
    scosso dai rami aggrovigliati di Cielo e dall'Oceano,
    Angeli di pioggia e fulmine! Essi sono stesi
    sulla superficie blu del tuo leggero ondeggiare,
    come i luminosi capelli sollevati dalla testa
    di qualche feroce Menade, perfino dal ciglio pallido
    dell'orizzonte all'altezza dello zenith—
    le chiuse della tempesta che si avvicina. Tu canto funebre
    del morente anno, cui questo scorcio di notte
    sarà la cupola di un vasto sepolcro,
    coperto da una volta con tutta la tua adunata potenza
    di vapori, dalla quale solida atmosfera
    Nera pioggia, e fuoco, e grandine scoppieranno: —O ascolta!

    Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
    l'azzurro Mediterraneo, ove esso giace,
    cullato dolcemente dalle spire dei suoi ruscelli cristallini,
    accanto a un'isola di pietra pomice nella baia del Baiæ,
    e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri,
    vibranti entro il giorno dell'onda più intensa,
    tutti coperti di muschio azzurro, e fiori
    cosí dolci, che il senso viene meno nel raffigurarli!
    Per i cui percorsi i poteri d'equilibrio dell'Atlantico
    si spaccano negli abissi, mentre lontano al di sotto
    le infiorescenze marine e i fangosi boschi che indossano
    il fogliame avvizzito dell'oceano, conoscono
    la tua voce, e crescono subitamente grigi impauriti
    e tremolano e si spogliano: —O ascolta!

    Fossi io una foglia che trasporti, o vento,
    fossi una nube che segue il tuo volo
    fossi un'onda gonfiata dal tremendo
    tuo soffio: e fossi anch'io potente, solo,
    libero come te, che mai nessuno
    ha incatenato! Un tempo, vagabondo,
    correvo e ti seguivo lungo il cielo:
    tu percorrevi a passi azzurri il mondo
    e sognavo di starti al fianco. Ma ora
    sanguino fra le acute spine, stanco:
    ti prego, alzami, vento, come un'onda
    o una foglia, o una nuvola! Io gemo,
    da una catena d'ore imprigionato,
    io che ero come te: orgoglioso e libero,
    come te: coraggioso e mai domato.

    Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
    che importa se le mie foglie cadono come le sue!
    Il tumulto delle tue potenti armonie trarrà da entrambi
    un profondo tono autunnale, dolce anche se triste.
    Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito!
    Sii tu me, o impetuoso!
    Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
    come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
    E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi,
    come ceneri e faville da un focolare inestinguibile,
    le mie parole fra l'umanità!
    Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
    la tromba di una profezia! O vento,
    se viene l'Inverno, può esser lontana la Primavera?



    P.B.Shelley












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    00 19/08/2013 14:54
    Io ho scelto questa poesia di Quasimodo, per oggi:

    Ride la gazza, nera sugli aranci - di Salvatore Quasimodo


    Forse è un segno vero della vita:
    intorno a me fanciulli con leggeri
    moti del capo danzano in un gioco
    di cadenze e di voci lungo il prato
    della chiesa. Pietà della sera, ombre
    riaccese sopra l'erba così verde,
    bellissime nel fuoco della luna!
    Memoria vi concede breve sonno;
    ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo
    per la prima marea. Questa è l'ora:
    non più mia, arsi, remoti simulacri.
    E tu vento del sud forte di zàgare,
    spingi la luna dove nudi dormono
    fanciulli, forza il puledro sui campi
    umidi d'orme di cavalle, apri
    il mare, alza le nuvole dagli alberi:
    già l'airone s'avanza verso l'acqua
    e fiuta lento il fango tra le spine,
    ride la gazza, nera sugli aranci.




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    auroraageno
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    00 20/08/2013 16:50

    Alda Merini mi incanta...


    Il monte Sinai
    qualcuno lo confonde
    col monte di Venere.

    E' una vita
    che cerco riparo
    dalla santità.

    Le mani
    un poco sudate
    fanno fuggire
    le parole.

    Chi mi guarda rimarrà
    eternamente confuso.

    Quando sorge il sole
    mi pento
    amaramente
    di non avere peccato.

    Dio è il mio
    grande amore.


    Alda Merini





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    00 21/08/2013 17:26

    Conoscete questa? E' di Dylan Marlais Thomas:



    E morte non avrà signorìa

    E morte non avrà signoria.
    I morti ignudi saranno tutt'uno con l'uomo nel vento e la luna in occidente,
    quando le loro ossa siano scarnite ben bene e l'ossa scarnite scomparse,
    stelle avranno essi al fianco e sotto i piedi;
    sebbene impazziscano avranno intera la mente,
    sebbene sprofondino nel mare, risorgeranno;
    sebbene gli amanti si perdano, non così l'amore;
    e morte non avrà signoria.

    E morte non avrà signoria.
    Sotto i gorghi del mare
    coloro che a lungo saranno giaciuti non morranno in tempesta;
    torcendosi sotto i tormenti quando i nervi cedono,
    legati a una ruota non si spezzeranno;
    la fede tra le loro mani si schianterà in due,
    e i mali unicorni li trafiggeranno;
    distorti da ogni parte non si smembreranno;
    e morte non avrà signoria.

    E morte non avrà signoria.
    I gabbiani potranno non più stridere alle loro orecchie
    o l'onda non più infrangersi furiosa sulla riva;
    dove sbocciò un fiore mai più fiore
    levare il capo ai colpi della pioggia;
    ma sebbene siano pazzi e morti come stecchi,
    le teste dei messeri martellano attraverso le margherite;
    irrompono nel sole fin che il sole sprofonda,
    e morte non avrà signoria.






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    auroraageno
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    00 23/08/2013 14:47

    Oggi una bellissima lirica di Robert Burns:


    Vecchi tempi andati


    Si dovrebbero dimenticare le vecchie
    amicizie e non ricordarle più?
    Si dovrebbero dimenticare le vecchie
    amicizie e i giorni lontani e passati?
    Per i vecchi tempi, amico mio,
    per i vecchi tempi
    berremo una coppa di tenerezza,
    ancora per i vecchi tempi.
    Noi due abbiamo corso sui sereni
    pendii e raccolto bei fiori,
    ma abbiamo camminato stancamente
    molte volte da quei tempi lontani.
    Abbiamo camminato a piedi nudi sulle
    rive dal sole del mattino fino alla sera,
    ma ora gli oceani hanno ruggito
    da quei vecchi giorni lontani.
    Eccoti la mano, mio fedele amico
    e tu dammi la tua
    e faremo un'abbondante bevuta
    ancora per i vecchi tempi.
    E sarò per te come un sorso
    di birra, e tu lo sarai per me.
    E berremo una tazza di tenerezza,
    ancora per i vecchi tempi andati.
    Per i vecchi tempi, amico mio,
    per i vecchi tempi
    berremo una coppa di tenerezza,
    ancora per i vecchi tempi.


    Robert Burns





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    00 25/08/2013 10:27

    Percy Shelley, poeta dell'armonia e della grazia, vigoroso e gentile, magnifico!


    A UN'ALLODOLA


    Salute a te, o spirito di gioia!
    Tu che non fosti mai uccello, e dall'alto
    del Cielo, o vicino, rovesci
    la piena del tuo cuore in generose
    melodie di un'arte non premeditata.

    Sempre più in alto, più in alto, ti vedo
    guizzare dalla terra, una nube di fuoco,
    e percorri con l'ali l'infinito azzurro,
    ti levi nell'aria cantando,
    e librandoti alta ancora canti.

    Nei bagliori dorati del sole
    che sta per tramontare, là dove
    s'accendono in alto le nubi
    tu corri e veleggi, una gioia incorporea
    che ha appena dato inizio alla sua corsa.

    La pallida sera di porpora
    attorno al tuo volo si scioglie;
    come una stella del Cielo nel colmo
    della luce del giorno tu resti
    completamente invisibile, eppure

    odo la tua felicità squillante, acuta
    come le frecce di quella sfera argentea
    la cui lampada intensa si sfoca
    nel bianco chiarore dell'alba,
    così che noi faticosamente

    la riusciamo a vedere, pur sapendo
    dove si trova: della tua voce risuonano
    l'aria e la terra, come quando è limpida
    la notte e da una nube solitaria
    la luna piove i suoi raggi e n'è sommerso il cielo.

    Noi non sappiamo cosa sei, né a cosa
    più rassomigli. Dalle nubi accese
    dal colorato arcobaleno non si versa goccia
    che tanto splenda a vedersi come dalla
    tua presenza un rovescio di pioggia melodiosa.

    Sei come un poeta nascosto
    entro la luce del pensiero, un poeta che canta
    liberamente i suoi inni, finché il mondo
    entra in perfetto accordo
    con le speranze e i timori che prima ignorava;

    sei come una fanciulla di nobile nascita
    che acquieta nella torre di un palazzo
    la sua anima oppressa dall'amore,
    in un'ora segreta, con una musica dolce
    come l'amore stesso, e ne inonda la camera;

    sei come una lucciola d'oro
    in una piccola valle coperta di rugiada,
    che diffonde nascosta agli sguardi
    la sua aerea luminescenza
    in mezzo ai fiori e all'erba che la celano;

    sei come una rosa protetta
    dalle sue foglie verdi, violata
    dai venti caldi, finché il suo profumo
    illanguidisce con troppa dolcezza
    quei ladri dall'ala pesante;

    il suono dei rovesci della pioggia
    primaverile sull'erba scintillante,
    i fiori risvegliati dagli scrosci, e ogni cosa
    che sia stata felice e chiara e fresca
    la tua musica sempre la supera.

    Insegnaci, Spirito o Uccello,
    quali dolci pensieri sono i tuoi:
    io non ho mai udito una lode d'amore o di vino
    da cui fluisse così palpitante
    un simile celeste rapimento.

    Cori d'Imene o canti di trionfo
    paragonati al tuo non sarebbero altro
    che una misera vuota vanteria,
    cose in cui noi sentiamo si nasconde
    sicuramente un difetto.

    Quali ragioni sono la sorgente
    di questa tua felice melodia?
    Che prati, onde o montagne? Quali aspetti
    della pianura o del cielo? Che amore
    della tua stessa specie? Che ignoranza

    perfino del dolore? con la tua
    chiara ed acuta gioia non potrà mai esistere
    il languore, né un'ombra di noia
    mai t'è venuta accanto; tu ami, eppure mai
    hai conosciuto la triste sazietà d'amore.

    Che tu sia desta o in sonno, della morte
    devi considerare cose più vere e profonde
    di quanto in sogno gli uomini, altrimenti
    come potrebbero mai le tue note
    fluire in simili rivi cristallini?

    Noi guardiamo in avanti, guardiamo
    dietro di noi, e siamo tormentati
    da tutto ciò che non è: le nostre risa,
    anche le più sincere, nascondono la pena,
    e le nostre canzoni più dolci sono quelle

    che raccontano sempre il pensiero più triste.
    Anche se noi potessimo schernire
    odio paura e orgoglio, anche fossimo nati
    per non versare lacrime, non so
    come potremmo giungere alla tua stessa gioia.

    Più di qualsiasi misura di suoni deliziosi
    sarebbe adatta al poeta la tua maestria,
    più di qualsiasi tesoro nascosto nei libri,
    o tu che hai in dispregio la terra!
    E dunque insegnami almeno la metà

    di tutta quella gioia che conosci:
    dalle mie labbra allora fluirebbe
    una follia armoniosa, e finalmente il mondo
    ascolterebbe, proprio come me
    che sono qui in ascolto della tua.








    _________Aurora Ageno___________
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    00 28/08/2013 11:15

    Oggi scelgo ancora una poesia di Percy Shelley, è cupa, non indulge a facili consolazioni, è realistica.
    A mio avviso molto, molto bella.



    STANZE - Aprile 1814


    Via! Sotto la luna la brughiera è fosca,
    rapide nubi hanno bevuto l'ultimo
    pallido raggio della sera: via!
    i venti che si adunano richiameranno il buio,
    e la notte più fonda con il suo sudario
    ammanterà le luci serene del cielo.

    Non ti fermare! Passato è il tempo! Ogni voce
    grida: Su via! Più non tentare
    con un'ultima lacrima la ritrosia della tua compagna:
    l'occhio della tua amante, così vitreo e gelido,
    non osa chiederti di rimanere; dovere e abbandono
    ti riconducono indietro nella solitudine.

    Via, via! Alla tua casa triste e silenziosa;
    versa lacrime amare sul suo desolato
    focolare ed osserva le ombre
    che vanno e vengono incerte come spettri,
    le strane reti complesse che si intessono
    in una malinconica allegria.

    Le foglie dei boschi d'autunno già spogli
    volteggeranno attorno alla tua testa,
    e i bocci della primavera rugiadosa
    risplenderanno ai tuoi piedi, ma l'anima
    o questo mondo un giorno svaniranno
    nel gelo che avvince anche i morti,
    prima che l'occhio severo della mezzanotte
    possa incontrare il sorriso del mattino,
    prima che tu e la pace possiate incontrarvi.

    L'ombre rannuvolate della mezzanotte
    qui finalmente trovano riposo,
    sia perché i venti ormai deboli tacciono,
    sia perché anche la luna è ormai precipitata
    nel proprio abisso; e perfino l'oceano conosce
    una tregua al suo moto irrequieto, e qualunque
    cosa si muova o s'affatichi o si lamenti,
    ora anch'essa si concede il sonno.

    Tu solo nella tomba avrai riposo - e tuttavia
    finché i fantasmi non fuggano, che un tempo
    ti resero caro il giardino, la casa e la brughiera,
    i tuoi ricordi e il tuo pentimento, e le tue
    meditazioni profonde non saranno liberi
    dalla musica di due voci, dalla luce di un dolce sorriso.


    Percy B. Shelley




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    00 29/08/2013 11:33

    Oggi gustiamo le vivide e ricche immagini di quest'altra poesia di Percy B. Shelley!


    La nuvola - di Percy Shelley


    Da mari e fiumi porto fresche piogge
    per i fiori assetati; e alle foglie
    porto un'ombra leggera quando stanno
    a riposare nei sogni meridiani
    Dalle mie ali stillano rugiade
    che svegliano uno ad uno i dolci bocci
    quando sono cullati sul seno della madre
    che danza attorno al sole. Uso il flagello
    della sferzante grandine, e imbianco le verdi
    pianure sottostanti,
    e poi di nuovo la dissolvo in pioggia,
    e mentre passo rintronando rido

    Setaccio le nevi sui monti
    e i grandi pini gemono spauriti,
    tutta la notte è questo il mio cuscino bianco
    mentre dormo abbracciata con i turbini.
    Sublime sulle torri delle mie
    dimore celestiali siede il lampo
    che mi fa da pilota; e in una grotta
    è incatenato il tuono, che lotta strenuamente
    e si dibatte in gemiti terribili;
    con lieve moto sulla terra e il mare
    il pilota mi guida, e lo sospinge
    l'amore di quei geni che si muovono
    nelle profondità del mare violetto;
    sui torrenti e le rocce, sui colli,
    sui laghi e le pianure, ovunque sogni,
    sotto montagne o fiumi lo Spirito che lui
    ama rimane; ed io per tutto il tempo mi riscaldo
    all'azzurro sorriso dei Cieli
    mentre lui si dissolve nella pioggia.

    L'Aurora colore di sangue, con occhi di meteora
    con le sue piume ardenti dispiegate,
    balza sopra il mio nembo veleggiante
    quando la stella del mattino splende
    quasi svanita; in questo modo, al culmine
    di una vetta montana che si scuote e oscilla
    a un terremoto, un'aquila discende
    e si posa alla luce delle sue ali d'oro
    E quando il sole alita al tramonto
    dal mare illuminato i suoi ardori
    di riposo e d'amore, ed il mantello cremisi
    della sera ricade dal profondo abisso
    dei Cieli, io mi soffermo con le ali chiuse
    sopra il nido aereo, serena
    come colomba intenta alla covata.

    Quella fanciulla sferica ricolma
    di fuoco bianco che i mortali chiamano
    Luna scivola splendida sul mio
    corpo simile a un velo che sia stato steso
    a mezzanotte dai venti; e ovunque il passo
    di quei piedi invisibili che gli angeli soltanto
    possono udire, alla mia tenda abbia sfondato il fragile
    traliccio che la copre, dietro di lei occhieggiano
    e spiano le stelle. Io nel vederle rido
    quando fuggono in turbini e assomigliano
    a uno sciame di api dorate, e allora allargo
    lo strappo nella tenda che mi eresse il vento
    finché i fiumi sereni e i laghi e i mari
    come lembi di cielo quaggiù precipitati
    sopra di me dall'alto
    di luna e stelle siano lastricati.

    Cingo il trono del Sole con una fascia ardente
    e quello della luna con un cinto di perle;
    ogni vulcano è spento, le stelle vacillano e ondeggiano
    quando il turbine spiega il mio stendardo.
    Da un promontorio all'altro, con la forma
    dell'arcata di un ponte su un mare torrentizio
    che resiste a ogni raggio di sole,
    resto appesa in alto come un tetto -
    e le colonne sono le montagne.
    L'arco trionfale che oltrepasso in marcia
    con l'uragano e il fuoco e con la neve
    e le Potenze dell'aria incatenate al carro
    non è che l'arcobaleno dai mille colori;
    su cui la sfera di fuoco intrecciava le tinte
    lievi e la fresca terra sorrideva in basso.

    Sono la figlia dell'Acqua e della Terra,
    sono l'allieva del Cielo;
    passo attraverso i pori del mare e delle spiagge;
    mi trasformo, ma mai potrò morire.
    Perché dopo la pioggia,
    quando la volta del Cielo è immacolata e nitida
    e i venti e il sole coi convessi raggi
    levano azzurra la cupola dell'aria,
    io silenziosamente rido a quel mio cenotafio,
    e come un neonato dal grembo,
    come uno spettro dalla tomba sorgo
    dalle caverne della pioggia e lo distruggo ancora.



    Percy Bysshe Shelley



    [Modificato da auroraageno 29/08/2013 11:34]

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    00 01/09/2013 16:36

    KAHLIL GIBRAN


    Non sono né un artista né un poeta.
    Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
    ma non sono in sintonia
    con i miei giorni e le mie notti.
    Sono una nube,
    una nube che si confonde con gli oggetti,
    ma ad essi mai si unisce.
    Sono una nube,
    e nella nube è la mia solitudine,
    la mia fame e la mia sete.
    La calamità è che la nube, la mia realtà,
    anela di udire qualcunaltro che dica:
    < ma siamo due, insieme,
    e io so chi sei tu>>.



    Khalil Gibran



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    00 02/09/2013 18:24

    Oggi ho scelto una bella poesia di Cesare Pavese!



    La terra e la morte



    Terra rossa terra nera,
    tu vieni dal mare,
    dal verde riarso,
    dove sono parole
    antiche e fatica sanguigna
    e gerani tra i sassi -
    non sai quanto porti
    di mare parole e fatica,
    tu ricca come un ricordo,
    come la brulla campagna,
    tu dura e dolcissima
    parola, antica per sangue
    raccolto negli occhi;
    giovane, come un frutto
    che è ricordo e stagione -
    il tuo fiato riposa
    sotto il cielo d'agosto,
    le olive del tuo sguardo
    addolciscono il mare,
    e tu vivi rivivi
    senza stupire, certa
    come la terra, buia
    come la terra, frantoio
    di stagioni e di sogni
    che alla luna si scopre
    antichissimo, come
    le mani di tua madre,
    la conca del braciere.



    27 ottobre 1945




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    00 15/09/2013 10:13

    Oggi scelgo questa poesia di Robert Burns:



    Per tutto questo e per tutto quello




    Dinanzi alla onesta povertà
    che ha chinato la testa in silenzio,
    è stata detta ogni cosa?
    Noi passiamo oltre l'abiezione di schiavi
    perché osiamo essere liberi: per tutto questo.
    Tutto è per questo e per quello.
    I nostri lavori nel segreto si eseguono: per questo.
    Rango, ricchezza e toga conquidono
    l'uomo, per quello.


    Se accettiamo su logora mensa
    la parsimonia di cibo, non è forse per questo?
    I pazzi sfoggiano gli abiti, le canaglie il vino.
    Un uomo invece è uomo per tutto questo.
    Per questo e per quello.
    Per quello trionfano gli ornamenti sgargianti
    ma un uomo onesto, benché povero,
    è il re della vita, per questo.


    Quando vedrete nel mondo
    il potente incedere con alterigia,
    guardando fisso innanzi: ciò è per tutto quello.
    Pensate che gli osanna non valgono
    anche se tanti sono a una parola,
    perché alla vita egli è sordo; per quello.
    Per questo e per quello, tutto.
    La sua cintura rifulge di gemme: per quello.
    Ma l'uomo di liberi sensi
    guarda e sorride: per questo.


    Per tutto quello, il principe può cingere
    la spada a un cavaliere,
    elevare un marchese o duca, ma nel loro cuore
    gli uomini onesti hanno potere e guida;
    per tutto questo hanno un dono supremo.
    Per tutto quello e tutto questo.
    Le dignità, dai potenti, sono
    a quel fine rivolte.
    La coscienza dell'autentico significato
    innalza gli uomini al più alto rango.


    Preghiamo che sia così,
    che la volontà di tutto questo si compia,
    che nel mondo, sentimento e valore
    contengano la disordinata brama.
    Per tutto questo e tutto quello.
    Qualcuno, per questo, è ancora da venire;
    l'uomo sarà fratello all'uomo e la terra
    sarà popolata di fratelli un giorno,
    per tutto questo.


    Robert Burns




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