Manti di lino

La voce che tossisce tra sorde orecchie
e quella che dorme nelle viscere
del mio cuore sono le medesime
strisce di fuoco che il cielo colora
al mattino. Il miagolio dell’aria
della notte, quando sferza i monti
e lambisce la mia pelle sotto pelo:
niente è più solitario dell’esistere,
e tutto e tutti sul colle crocifissi
come manti di lino.

L’alba, la nebbia, la neve,
la bianchezza che gira la ruota
ancora una volta nel sole,
per recare ai sassi ed al bue
un’altra possibilità per fiorire
sconcertati e puliti
dall’anale buio del mondo.

Tutte le rose donate al più presto
a donne ed a uomini, raccoglietele
a mazzi, a pesantissimi mazzi
dai quali qualcuna cadrà.
Così che i figli, nei petali lasciati,
scorgeranno il senso e le lacrime.

Non posso commentarla, se non dicendo che mi ha colpito. Forse, per questo, chissà.