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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

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    Salmo 83 e breve lettura da Lett. di San Giacomo, apostolo


    Salmo 83

    Quanto sono amabili le tue dimore,
    Signore degli eserciti!
    L'anima mia languisce
    e brama gli atri del Signore.

    Il mio cuore e la mia carne
    esultano nel Dio vivente.

    Anche il passero trova la casa,
    la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli,
    presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
    mio re e mio Dio.

    Beato chi abita la tua casa:
    sempre canta le tue lodi!
    Beato chi trova in te la sua forza
    e decide nel suo cuore il santo viaggio.

    Passando per la valle del pianto
    la cambia in una sorgente,
    anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

    Cresce lungo il cammino il suo vigore,
    finché compare davanti a Dio in Sion.

    Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
    porgi l'orecchio Dio di Giacobbe.
    Vedi, Dio, nostro scudo,
    guarda il volto del tuo consacrato.

    Per me un giorno nei tuoi atri
    è più che mille altrove,
    stare sulla soglia della casa del mio Dio
    è meglio che abitare nelle tende degli empi.

    Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
    il Signore concede grazia e gloria,
    non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine.

    Signore degli eserciti,
    beato l'uomo che in te confida.



    Dalla lettera di san Gc 2,12-13:

    Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge
    di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato
    misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.





    _________Aurora Ageno___________
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    00 09/10/2007 06:49
    Due Letture -

    Dalla prima lettera a Timoteo di san Paolo, apostolo:

    Carissimo, lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno
    dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall'ipocrisia
    di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.
    Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato
    per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.
    Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende
    con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.
    Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei
    dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. Rifiuta invece le favole profane,
    roba da vecchierelle.
    Esercitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto,
    portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura. Certo questa parola
    è degna di fede. Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra
    speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che
    credono. Questo tu devi proclamare e insegnare.
    Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento,
    nella carità, nella fede, nella purezza. Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e
    all'insegnamento. Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per
    indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. Abbi
    premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso.
    Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso
    e coloro che ti ascoltano.
    Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani
    come fratelli; le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.


    Dalla << Lettera ai cristiani di Tralle >> di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire:

    Rivestitevi di umiltà e rinascete nella fede che è la carne del Signore. Rinnovatevi nella carità
    che è il sangue di Gesù Cristo. Nessuno abbia qualcosa contro il suo prossimo. Non date
    pretesto ai pagani di disprezzare la moltitudine che vive in Dio, a causa di pochi stolti. Guai
    all'uomo per colpa del quale il mio nome è disprezzato, dice il Signore (cfr. Is 52,5).
    Chiudete le orecchie quando qualcuno vi parla d'altro che di Gesù Cristo, della stirpe di David,
    figlio di Maria, che realmente nacque, mangiava e beveva, che fu veramente perseguitato
    sotto Ponzio Pilato, che fu veramente crocifisso e morì al cospetto del cielo, della terra e degli
    inferi, e che poi realmente è risorto dai morti. Lo stesso Padre suo lo fece risorgere dai morti
    e farà risorgere nella stessa maniera in Gesù Cristo anche noi, che crediamo in lui, al di fuori
    del quale non possiamo avere la vera vita.
    Fuggite, dunque, queste male piante. Esse portano frutti di morte, e se qualcuno ne gusta,
    subito muore. Queste non sono piante del Padre. Se lo fossero apparirebbero come rami
    della croce e il loro frutto sarebbe incorruttibile.
    Cristo chiama voi a comportarvi come sue membra autentiche, a unirvi cioè alla sua passione
    mediante il frutto genuino della croce, che è la fede sincera. Allora formerete un'unità perfetta
    con lui; il capo infatti non può rimanere separato dalle membra. Lo ha rivelato lo stesso Signore.
    Vi saluto da Smirne, insieme alle chiese di Dio che si trovano qui con me e mi sono di grande
    conforto, sia per il corpo che per lo spirito. Le catene che porto ovunque per amore di Gesù
    Cristo, mentre prego di poter giungere a Dio, vi esortano: Perseverate nella concordia e nella
    preghiera in comune. E' necessario che ciascuno di voi, e soprattutto i presbiteri, confortino
    il vescovo ad onore del Padre, di Gesù Cristo e degli apostoli.
    Spero che vogliate leggermi con carità, perché questa lettera non diventi una testimonianza
    contro di voi. E pregate per me, che ho bisogno della vostra carità e della misericordia di Dio
    per divenire degno di aver parte all'eredità che sto per conseguire, e non essere trovato reprobo.
    Vi saluta anche la carità dei cristiani di Smirne e di Efeso. Ricordate nelle vostre preghiere
    la chiesa di Siria della quale non sono degno di portare il nome, essendo l'ultimo di tutti.
    Vi saluto in Gesù Cristo. Siate sottomessi al vescovo come alla legge di Dio e così pure al
    collegio dei presbiteri. Amatevi tutti a vicenda con cuore indiviso.
    La mia vita è offerta in sacrificio per voi, non soltanto ora, ma anche quando avrò raggiunto
    Dio. Sono ancora esposto al pericolo, ma il Padre è fedele in Gesù Cristo e darà compimento
    alla mia preghiera e alla vostra. Possiate un giorno trovarvi uniti in lui, senza macchia.



    Responsorio:

    Dio vi ha chiamati con il Vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
    Perciò state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese.
    Il Signore odia ogni abominio: esso non è voluto da chi teme Dio.
    Perciò state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese.


    Orazione:

    O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio
    e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e
    aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, che è Dio
    e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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    00 11/10/2007 07:55
    I N N I


    Ecco alcuni inni che si recitano, o si cantano, all'inizio della preghiera per chi si rivolge
    a Dio seguendo la guida della Liturgia delle Lodi, ma tutti possiamo, anche da questi Inni,
    trarre luce e conforto.
    Leggiamoli con mente e cuore aperti con fiducia all'azione dello Spirito Santo che
    ci ama.

    Inno all'Ufficio delle letture

    Ascolta, o Padre santo,
    la voce dei fedeli,
    che invocano il tuo nome.

    Tu spezza le catene,
    guarisci le ferite,
    perdona i nostri errori.

    Senza te siam sommersi
    in un gorgo profondo
    di peccati e di tenebre.

    Il tuo braccio potente
    ci conduca a un approdo
    di salvezza e di pace.

    Sia onore e gloria al Padre,
    al Figlio e al Santo Spirito
    nei secoli dei secoli. Amen.


    Inno alle Lodi mattutine

    L'aurora inonda il cielo
    di una festa di luce,
    e riveste la terra
    di meraviglia nuova.

    Fugge l'ansia dai cuori,
    s'accende la speranza:
    emerge sopra il caos
    un'iride di pace.

    Così nel giorno ultimo
    l'umanità in attesa
    alzi il capo e contempli
    l'avvento del Signore.

    Sia gloria al Padre altissimo
    e a Cristo l'unigenito,
    sia lode al Santo Spirito
    nei secoli dei secoli. Amen.


    Inno ai Primi Vespri (il sabato sera)

    Dio, che all'alba dei tempi
    creasti la luce nuova,
    accogli il nostro canto,
    mentre scende la sera.

    Veglia sopra i tuoi figli
    pellegrini nel mondo;
    la morte non ci colga
    prigionieri del male.

    La tua luce risplenda
    nell'intimo dei cuori,
    e sia pegno e primizia
    della gloria dei cieli.

    Te la voce proclami,
    o Dio trino ed unico,
    te canti il nostro cuore,
    te adori il nostro spirito. Amen.


    Inno ai Vespri

    Dio, che di chiara luce
    tessi la trama al giorno,
    accogli il nostro canto
    nella quiete del vespro.

    Ecco il sole scompare
    all'estremo orizzonte;
    scende l'ombra e il silenzio
    sulle fatiche umane.

    Non si offuschi la mente
    nella notte del male,
    ma rispecchi serena
    la luce del tuo volto.

    Te la voce proclami,
    o Dio trino ed unico,
    te canti il nostro cuore,
    te adori il nostro spirito. Amen.







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    00 13/10/2007 11:31
    Cantico Sap 9, 1-6. 9-11

    Antifona:
    Mi assista, Signore, la tua sapienza:
    sia con me nella fatica



    Dio dei padri e Signore di misericordia,
    che tutto hai creato con la tua parola,
    che con la tua sapienza hai formato l'uomo,
    perché domini sulle creature che tu hai fatto,

    e governi il mondo con santità e giustizia
    e pronunzi giudizi con animo retto,
    dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono
    e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,

    perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
    uomo debole e di vita breve,
    incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

    Anche il più perfetto tra gli uomini,
    privo della tua sapienza,
    sarebbe stimato un nulla.

    Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
    che era presente quando creavi il mondo;
    essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
    e ciò che è conforme ai tuoi decreti.

    Mandala dai cieli santi,
    dal tuo trono glorioso,
    perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
    e io sappia che cosa ti è gradito.

    Essa tutto conosce e tutto comprende:
    mi guiderà con prudenza nelle mie azioni
    e mi proteggerà con la sua gloria.



    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
    com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.



    (si ripete l'antifona:)

    Antifona:
    Mi assista, Signore, la tua sapienza:
    sia con me nella fatica



    [Modificato da auroraageno 13/10/2007 11:33]

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    00 14/10/2007 03:02
    14 ottobre - SAN CALLISTO I, PAPA E MARTIRE


    Il 14 ottobre ricorre la memoria di san Callisto I, papa e martire.
    Si dice che fosse uno schiavo. Essendo stato affrancato, fu ordinato diacono dal
    papa Zefirino, al quale successe nella cattedra di Pietro. Combatté contro gli eretici
    adoziani e modalisti. Fu coronato con il martirio nell'anno 222, e venne sepolto lungo
    la via Aurelia.


    Dal trattato << A Fortunato >> di san Cipriano, vescovo e martire

    << Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà
    essere rivelata in noi >> (Rm 8,18).
    Chi dunque non si sforzerebbe in tutti i modi di raggiungere tanta gloria da divenire amico
    di Dio, da entrare subito nel gaudio di Cristo, in modo che, dopo i tormenti e i supplizi
    della terra, possa ricevere i premi del cielo? Per i soldati della terra è un titolo di gloria
    ritornare in patria trionfanti, dopo che hanno vinto il nemico. Ma non sarà, allora, molto
    più grande, molto più stimabile, la gloria di chi ritorna trionfante in paradiso, dopo aver
    vinto il diavolo? Nel luogo da cui Adamo peccatore fu cacciato, là riporteremo i trofei
    vittoriosi, dopo aver gettato a terra colui che ci aveva dapprima ingannati. Offriremo a Dio
    come dono graditissimo la nostra fede incontaminata, la virtù della mente intatta, e la lode
    luminosa della nostra devozione. Ci accompagneremo a lui quando verrà il momento di
    ottenere la vendetta sui nemici. Staremo al suo fianco quando si siederà per giudicare.
    Saremo fatti coeredi di Cristo e resi uguali agli angeli. Avremo la gioia di possedere il
    Regno celeste insieme ai patriarchi, agli apostoli, ai profeti.
    Quale persecuzione può esercitare una pressione verso il male pari a quella esercitata
    da queste realtà verso il bene? Quali tormenti una spinta maggiore?
    Un cuore pieno di queste promesse diventa saldo, un animo, certo di tale premio, non potrà
    essere piegato da nessun terrore del diavolo e da nessuna minaccia del mondo; l'animo, dico,
    corroborato dalla fede certa e solida nella vita futura.
    Si abbatta pure sui cristiani la tempesta della persecuzione. Essi non temeranno, perché vedono
    aperto su di loro il cielo. Li minacci pure l'anticristo, ma Cristo li protegge. Venga loro inferta
    la morte, ma li segue l'immortalità. Che felicità, che gioia uscire da questo mondo nella letizia,
    uscire gloriosamente attraverso amarezze ed angustie, chiudere in un istante gli occhi che
    prima vedevano gli uomini e il mondo, e riaprirli subito per vedere Dio, il Cristo! Come appare
    rapido questo passaggio alla felicità! In un attimo sei sottratto alla terra per essere collocato
    nel regno dei cieli.
    Tutto questo bisogna pensarlo con la mente e col cuore e meditarlo giorno e notte. Se la
    persecuzione troverà un soldato di Cristo impegnato così, non potrà vincerne la fortezza protesa
    verso il premio. Se invece la suprema chiamata verrà prima, non rimarrà senza premio la fede
    che era preparata al martirio. Il prima e il dopo non interferiscono sul premio che Dio giudice
    concede. Nella persecuzione viene coronato il combattimento vittorioso, nel tempo di pace
    la condotta esemplare.





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    00 14/10/2007 08:34
    Oggi è domenica!


    Oggi è domenica, il giorno della Risurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore.
    Ogni domenica è Pasqua, risorgiamo con Gesù per virtù del suo corpo e del suo sangue.
    Risorgiamo con Gesù per virtù del suo immenso amore per noi.


    Salmo 22


    L'Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita (Ap 7,17).


    Il Signore è il mio pastore:
    non manco di nulla;
    su pascoli erbosi mi fa riposare,
    ad acque tranquille mi conduce.

    Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
    per amore del suo nome.

    Se dovessi camminare in una valle oscura,
    non temerei alcun male,
    perché tu sei con me, Signore.

    Il tuo bastone e il tuo vincastro
    mi danno sicurezza.

    Davanti a me tu prepari una mensa
    sotto gli occhi dei miei nemici;
    cospargi di olio il mio capo.
    Il mio calice trabocca.

    Felicità e grazia mi saranno compagne
    tutti i giorni della mia vita,
    e abiterò nella casa del Signore
    per lunghissimi anni.


    Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo com'era nel principio, ora e sempre,
    nei secoli dei secoli. Amen.







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    00 15/10/2007 06:18
    15 ottobre - SANTA TERESA D'AVILA, VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA

    Il 15 ottobre ricorre la memoria di santa Teresa D'avila, vergine e dottore della Chiesa.
    Nacque ad Avila, in Spagna, nel 1515. Entrata nell'Ordine delle Carmelitane, fece grandi
    progressi nella via della perfezione ed ebbe rivelazioni mistiche. Votatasi alla riforma
    del suo Ordine, dovette sostenere molte tribolazioni, ma riuscì vittoriosa di tutto con il
    suo invincibile coraggio. Scrisse anche libri di profonda dottrina e frutto delle sue esperienze
    mistiche. Morì ad Alba de Tormes (Salamanca) il 4 ottobre 1582.
    Paolo VI il 27 settembre 1970 le riconobbe il titolo di dottore della Chiesa.


    Dalle << Opere >> di santa Teresa d'Avila, vergine


    Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo
    sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente.
    Infatti ho sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e
    da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella
    quale egli ha detto di compiacersi.
    Ne ho fatto molte volte l'esperienza, e me l'ha detto il Signore stesso. Ho visto nettamente che
    dobbiamo passare per questa porta, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi
    grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della
    contemplazione, perché per questa via si è sicuri. E' da lui, Signore nostro, che ci vengono
    tutti i beni. Egli ci istruirà.
    Meditando la sua vita, non si troverà modello più perfetto. Che cosa possiamo desiderare di più,
    quando abbiamo al fianco un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e
    nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha
    sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere
    sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa
    verità, ho considerato e ho appreso che alcuni santi molto contemplativi, come Francesco,
    Antonio da Padova, Bernardo, Caterina da Siena, non hanno seguito altro cammino. Bisogna
    percorrere questa strada con grande libertà, abbandonandoci nelle mani di Dio. Se egli desidera
    innalzarci fra i principi della sua corte, accettiamo volentieri tale grazia.
    Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell'amore che lo ha spinto a concederci
    tante grazie e dell'accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza
    con cui ci segue, amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa
    verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel
    cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.




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    00 16/10/2007 07:44
    16 ottobre - SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE, VERGINE

    Santa Margherita Maria Alacoque nacque nel 1647 nella diocesi di Autun in Francia.
    Accolta tra le suore della Visitazione di Paray-le Monial, percorse rapidamente la via
    della perfezione. Ricevette mistiche rivelazioni, particolarmente sulla devozione verso
    il Cuore di Gesù, e lavorò molto per introdurne il culto nella Chiesa.
    Morì il 17 ottobre del 1690.


    Dalle << Lettere >> di santa Margherita Maria Alacoque, vergine

    Mi sembra che il grande desiderio di Nostro Signore che il suo Sacro Cuore venga
    onorato in modo particolare, abbia lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della
    sua redenzione. Infatti il suo Sacro Cuore è una fonte inesauribile che cerca solo di
    riempire i cuori umili, vuoti, distaccati da ogni cosa e sempre pronti a sacrificarsi per
    rendergli piacere.
    Questo Cuore divino è una fonte inesausta, dalla quale scendono ininterrottamente
    tre canali: il primo è quello della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito
    di contrizione e di penitenza. Il secondo è quello della carità e scorre per portare
    aiuto a tutti i miserabili che si trovano in qualche necessità, e particolarmente a coloro
    che tendono alla perfezione: essi vi troveranno la forza per superare gli ostacoli.
    Il terzo è quello dell'amore e della luce per gli amici perfetti, che egli desidera unire a
    se stesso, per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché per una via o
    per l'altra, si consacrino totalmente alla sua gloria.
    Questo Cuore divino è un abisso di bene, in cui i poveri devono riversare le loro
    necessità. E' un abisso di gioia, dove bisogna gettare tutte le nostre tristezze. E' un
    abisso di umiliazione per il nostro orgoglio, un abisso di misericordia per gli infelici,
    e un abisso d'amore, in cui bisogna seppellire tutte le nostre miserie.
    Non avrete quindi che da unirvi in tutte le vostre azioni al Sacro Cuore di Nostro Signore,
    all'inizio per disporvi, al termine per ripagare. Per esempio, vi sentite incapaci di
    pregare? Accontentatevi di offrire la preghiera che il divin Salvatore fa per noi nel
    sacramento dell'altare. Offrite i suoi slanci per riparare tutte le vostre imperfezioni.
    Ripetete durante ogni vostra azione: Mio Dio, io faccio e soffro questa cosa nel Sacro
    Cuore del vostro divin Figlio, e secondo le sue sante intenzioni che vi offro per riparare
    tutto ciò che di impuro e di imperfetto c'è nel mio operare. E così nelle diverse situazioni
    della vita. Quando vi toccherà qualche pena, afflizione o mortificazione, dite a voi stessi:
    Accetta ciò che il Sacro Cuore di Gesù ti manda per unirti a lui.
    Soprattutto cercate di conservare la pace del cuore, che supera qualsiasi tesoro. Il mezzo
    per arrivare a questo consiste nel non avere più volontà propria, ma quella di questo divin
    Cuore al posto della nostra, lasciando che voglia per noi tutto ciò che può aumentare la
    sua gloria, contenti di sottometterci e di abbandonarci a lui in ogni cosa.


    Orazione:

    Effondi su di noi, o Signore, lo spirito di santità che hai donato a santa Margherita Maria,
    perché possiamo conoscere l'amore di Cristo, che supera ogni conoscenza, e godere
    la pienezza della tua vita divina. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, che è Dio e vive e
    regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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    Dalle << Istruzioni >> di san Colombano, abate


    Quanto sono beati, quanto sono felici << quei servi che il Signore, al suo ritorno
    troverà ancora svegli >>! (Lc 13,37). Veglia veramente beata quella in cui si è
    in attesa di Dio, creatore dell'universo, che tutto riempie e tutto trascende! Volesse
    il cielo che il Signore si degnasse di scuotere anche me, meschino suo servo, dal
    sonno della mia mediocrità e accendermi talmente della sua divina carità da farmi
    divampare del suo amore sin sopra le stelle, sicché ardessi dal desiderio di amarlo
    sempre più, né mai più in me questo fuoco si estinguesse! Volesse il cielo che i miei
    meriti fossero così grandi che la mia lucerna risplendesse continuamente di notte
    nel tempio del mio Dio, sì da poter illiminare tutti quelli che entrano nella casa del mio
    Signore! O Dio Padre, ti prego nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, donami quella
    carità che non viene mai meno, perché la mia lucerna si mantenga sempre accesa,
    né mai si estingua; arda per me, brilli per gli altri.
    Degnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre lucerne: brillino
    continuamente nel tuo tempio e siano alimentate sempre da te che sei la luce eterna;
    siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e fuggano da noi le tenebre del
    mondo.
    Dona, dunque, o Gesù mio, la tua luce alla mia lucerna, perché al suo splendore mi si
    apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le sue volte maestose accoglie te,
    sacerdote eterno del sacrificio perenne.
    Fa' che io guardi, contempli e desideri solo te; solo te ami e solo te attenda nel più
    ardente desiderio.
    Nella visione dell'amore il mio desiderio si spenga in te e al tuo cospetto la mia lucerna
    continuamente brilli ed arda.
    Degnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché, conoscendoti,
    amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo
    giorno e notte le tue parole. Degnati di infonderci un amore così grande, quale si conviene
    a te che sei Dio e quale meriti che ti sia reso, perché il tuo amore pervada tutto il nostro
    essere interiore e ci faccia completamente tuoi. In questo modo non saremo capaci di
    amare altra cosa all'infuori di te, che sei eterno, e la nostra carità non potrà essere estinta
    dalle molte acque di questo cielo, di questa terra e di questo mare, come sta scritto:
    << Le grandi acque non possono spegnere l'amore >> (Ct 8,7).
    Possa questo, avverarsi per tua grazia, anche per noi, o Signore nostro Gesù Cristo, a
    cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.



    Responsorio (Cfr. Is 60,19-20)

    Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più il chiarore della luna; il Signore
    sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.
    Il tuo sole non tramonterà più, né la tua luna verrà meno:
    il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.



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    00 17/10/2007 09:40
    17 ottobre - SANT'IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE

    Oggi, 17 ottobre, ricorre la memoria di Sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire.

    Anche in questo giorno inserisco un suo scritto, riportato nel libro della Liturgia delle
    Ore, tratto dalla sua lettera ai Romani. Leggendolo mi accorgo che la mia debole fede
    trema... e penso a quanta fede e a quale amore abbiano illuminato e infiammato la
    mente e il cuore di Ignazio di Antiochia!
    Leggiamo la sua lettera, le sue parole ispirate da ardente amore per Dio e per il
    sacrificio eucaristico di Gesù Cristo, lasciamo penetrare in noi questa luce abbagliante...



    Ignazio fu il successore di Pietro come vescovo della chiesa di Antiochia. Condannato
    alle fiere nel circo, fu condotto a Roma e là subì il glorioso martirio nell'anno 107.
    Durante il viaggio scrisse sette lettere a varie chiese. In questi scritti si ritrovano dati
    importanti sull'organizzazione della Chiesa e sui principi fondamentali della vita cristiana.
    La sua memoria era venerata in questo giorno ad Antiochia fin dal IV secolo.



    Dalla << Lettera ai Romani >> di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

    Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo
    impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate
    che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono
    frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo.
    Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore.
    A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questa terra. E' meglio per me
    morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui
    che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. E' vicino il momento della mia nascita.
    Abbiate compassione di me, fratelli. Non impeditemi di vivere, non vogliate che io muoia.
    Non abbandonate al mondo e alle seduzioni della materia chi vuol essere di Dio. Lasciate
    che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti
    la passione del mio Dio. Se qualcuno lo ha in sé comprenda quello che io voglio e mi
    compatisca, pensando all'angoscia che mi opprime.
    Il principe di questo mondo vuole portarmi via e soffocare la mia ispirazione verso Dio.
    Nessuno di voi gli dia mano; state piuttosto dalla mia parte, cioè da quella di Dio.
    Non siate di quelli che professano Gesù Cristo e ancora amano il mondo. Non trovino
    posto in voi sentimenti meno buoni. Anche se vi supplicassi, quando sarò tra voi, non
    datemi ascolto: credete piuttosto a quanto vi scrivo ora nel pieno possesso della mia
    vita. Vi scrivo che desidero morire.
    Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c'è più in me nessun'aspirazione per le
    realtà materiali, ma un'acqua viva mormora dentro di me e mi dice: << Vieni al Padre >>.
    Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di
    Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David; voglio per bevanda il suo sangue
    che è la carità incorruttibile.
    Non voglio più vivere la vita di quaggiù. E il mio desiderio si realizzerà, se voi lo vorrete.
    Vogliatelo, vi prego, per trovare anche voi benevolenza. Ve lo domando con poche parole:
    credetemi. Gesù Cristo vi farà comprendere che dico il vero: egli è la bocca verace per
    mezzo della quale il Padre ha parlato in verità. Chiedete per me che io possa raggiungerlo.
    Non vi scrivo secondo la carne, ma secondo il pensiero di Dio. Se subirò il martirio, ciò
    significherà che mi avete voluto bene. Se sarò rimesso in libertà, sarà segno che mi avete
    odiato.


    Responsorio

    Nulla è nascosto al vostro spirito, se possedete pienamente la fede e la carità di Cristo.
    La fede è il principio, la carità è il compimento.
    Con l'umiltà e la mitezza del Vangelo rigeneratevi nella fede, carne del Signore,
    e nella carità, sangue di Gesù Cristo.
    La fede è il principio, la carità è il compimento.



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    00 18/10/2007 09:06
    18 ottobre - SAN LUCA, EVANGELISTA


    Il 18 ottobre ricorre la Festa di san Luca, evangelista.
    Nato da famiglia pagana e convertitosi alla fede, fu compagno dell'apostolo Paolo
    e scrisse il vangelo, secondo la predicazione di lui. Negli Atti degli Apostoli ci ha
    tramandato gli inizi della vita della Chiesa e ne ha narrato le vicende fino alla prima
    dimora di Paolo a Roma.


    Dagli Atti degli Apostoli (9, 27-31; 11,19-26)


    Un giorno Barnaba prese con sé Paolo, lo presentò agli apostoli e raccontò loro
    come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in
    Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare
    con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del
    Signore e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono
    di ucciderlo. Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarea e lo fecero
    partire per Tarso.
    La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa
    cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
    Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di
    Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano
    la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di
    Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la
    buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran
    numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della chiesa
    di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia.
    Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso
    qual era e pieno di Spirito Santo e fede, esortava tutti a perseverare con cuore
    risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi
    partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e, trovatolo, lo condusse ad Antiochia.
    Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad
    Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.


    Responsorio (At 12,24; 13,48.52)

    La parola di Dio cresceva e si diffondeva. E abbracciarono la fede i predestinati
    alla vita eterna.
    I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
    E abbracciarono la fede i predestinati alla vita eterna.



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    00 19/10/2007 07:10
    Salmo 34

    (dalla Bibbia di Gerusalemme)


    In questo bellissimo salmo, il salmista loda il Signore per l'amore e l'aiuto che gli ha donato
    e ne dà testimonianza proclamandolo a tutti, esortando ad unirsi a lui nella lode e
    mostrando la via da seguire per godere della Vita.




    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore,
    ascoltino gli umili e si rallegrino.

    Celebrate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore e mi ha risposto
    e da ogni timore mi ha liberato.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    non saranno confusi i vostri volti.

    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo libera da tutte le sue angosce.
    L'angelo del Signore si accampa
    attorno a quelli che lo temono e li salva.

    Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
    beato l'uomo che in lui si rifugia.
    Temete il Signore, suoi santi,
    nulla manca a coloro che lo temono.

    I ricchi impoveriscono e hanno fame,
    ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

    Venite, figli, ascoltatemi;
    v'insegnerò il timore del Signore.
    C'è qualcuno che desidera la vita
    e brama lunghi giorni per gustare il bene?

    Preserva la lingua dal male,
    le labbra da parole bugiarde.
    Sta' lontano dal male e fa' il bene,
    cerca la pace e perseguila.

    Gli occhi del Signore sui giusti,
    i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
    Il volto del Signore contro i malfattori,
    per cancellarne dalla terra il ricordo.

    Gridano e il Signore li ascolta,
    li salva da tutte le loro angosce.
    Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
    egli salva gli spiriti affranti.

    Molte sono le sventure del giusto,
    ma lo libera da tutte il Signore.
    Preserva tutte le sue ossa,
    neppure uno sarà spezzato.

    La malizia uccide l'empio
    e chi odia il giusto sarà punito.
    Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
    chi in lui si rifugia non sarà condannato.


    Gloria al Padre, al Figtlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre,
    nei secoli dei secoli. Amen.




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    00 20/10/2007 04:09
    Letture dalla 1.a lettera di san Paolo ai Corinzi

    1 Cor 12, 4-6

    Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri,
    ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che
    opera tutto in tutti.


    1 Cor 12, 12-13

    Come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo
    molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati
    in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci
    siamo abbeverati a un solo Spirito.


    1 Cor 12, 24b. 25-26

    Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché
    non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle
    altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro
    è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.



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    00 20/10/2007 10:26
    Dai << Trattati su Giovanni >> di sant'Agostino, vescovo


    << Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre >> (Gv 6,44).

    Non pensare di essere attirato contro la tua volontà: l'anima è attirata
    anche dall'amore. Né dobbiamo temere di essere criticati per queste
    parole evangeliche della Sacra Scrittura da quanti stanno a pesare le
    parole, ma sono del tutto incapaci di comprendere le realtà divine.
    Costoro potrebbero obiettarci: Come posso ammettere che la mia
    fede sia un atto libero, se vengo trascinato? Rispondo: Nessuna
    meraviglia che sentiamo una forza di attrazione sulla volontà. Anche il
    piacere ha una tale forza di attrazione.
    Che significa essere attratti dal piacere? << Cerca la gioia nel Signore,
    esaudirà i desideri del tuo cuore >> (Sal 36,4). Esiste dunque una certa
    delizia del cuore, per cui esso gode di quel pane celeste. Il poeta Virgilio
    poté affermare: Ciascuno è attratto dal proprio piacere. Non dunque dalla
    necessità, ma dal piacere, non dalla costrizione, ma dal diletto. Tanto più
    noi possiamo dire che viene attirato a Cristo l'uomo che trova la sua delizia
    nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, dal momento
    che Cristo è proprio tutto questo.
    O forse che i sensi del corpo hanno i loro piaceri e l'anima non dovrebbe
    averli? Se l'anima non ha le sue delizie, come mai il salmo dice: << Si rifugiano
    gli uomini all'ombra delle tue ali, si saziano dell'abbondanza della tua casa,
    e li disseti al torrente delle tue delizie. E' in te la sorgente della vita e alla
    tua luce vediamo la luce >> ? (Sal 35,8-10).
    Dammi uno che ami, e capirà quello che sto dicendo. Dammi uno che arda
    di desiderio, uno che abbia fame, che si senta pellegrino e assetato in questo
    deserto, uno che sospiri alla fonte della patria eterna, dammi uno che sperimenti
    dentro di sé tutto questo ed egli capirà la mia affermazione. Se invece parlo ad
    un essere freddo e insensibile, non potrà capire ciò che dico.
    Tu mostri ad una persona un ramoscello verde e te la tiri dietro. Mostri ad un
    fanciullo delle noci, ed egli viene attratto e là corre dove si sente attratto: è
    attirato dall'amore, è attirato senza subire costrizione fisica; è attirato dal vincolo
    che lega il cuore. Se, dunque, queste delizie e piaceri terreni, presentati ai loro
    amatori, esercitano su di loro una forte attrattiva - perché rimane sempre vero
    che ciascuno è attratto dal proprio piacere - come non sarà capace di attrarci
    Cristo, che ci viene rivelato dal Padre? Che altro desidera più ardentemente
    l'anima, se non la verità? Di che cosa dovrà essere avido l'uomo, a qual fine
    dovrà desiderare che il suo interno palato sia sano nel giudicare il vero, se non
    per saziarsi della sapienza, della giustizia, della verità, della vita immortale?
    Dice perciò il Signore: << Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia >>,
    quaggiù, << perché saranno saziati >>, lassù (Mt 5,6). Gli concedo quello che
    ama, gli rendo quello che spera. Vedrà quello che ora senza vedere accetta per
    fede. Si ciberà di ciò di cui ora ha fame, sarà dissetato con ciò di cui ora ha sete.
    Ma quando e dove? Nella risurrezione dei morti, perché: << Io lo risusciterò
    nell'ultimo giorno >> (Gv 6,54).



    Responsorio (Gv 6,44-45)

    Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Chiunque
    ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Sta scritto nei profeti: Tutti saranno ammaestrati da Dio.
    Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.


    Orazione

    Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia Signore, perché, sorretti dal tuo
    paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore,
    Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per
    tutti i secoli dei secoli. Amen.



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    00 21/10/2007 08:40
    Buona Domenica!

    Oggi è Domenica, leggiamo e, come possiamo, cantiamo anche questo Salmo!
    In ogni situazione di sofferenza rivolgiamoci al Signore con piena fiducia, egli ci aiuterà
    e ci salverà. Se abbiamo già fatto questa meravigliosa esperienza, allora questo Salmo
    sia il ringraziamento e la lode per quanto abbiamo da lui ricevuto!

    Salmo 116

    dalla Bibbia di Gerusalemme


    ALLELUIA.
    Amo il Signore perché ascolta
    il grido della mia preghiera.
    Verso di me ha teso l'orecchio
    nel giorno in cui lo invocavo.

    Mi stringevano funi di morte,
    ero preso nei lacci degli inferi:
    Mi opprimevano tristezza e angoscia
    e ho invocato il nome del Signore:
    << Ti prego, Signore salvami >>.
    Buono e giusto è il Signore,
    il nostro Dio è misericordioso.
    Il Signore protegge gli umili:
    ero misero ed egli mi ha salvato.

    Ritorna, anima mia, alla tua pace,
    poiché il Signore ti ha beneficato;
    egli mi ha sottratto dalla morte,
    ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
    ha preservato i miei piedi dalla caduta.
    Camminerò alla presenza del Signore
    sulla terra dei viventi.

    ALLELUIA.
    Ho creduto anche quando dicevo:
    << Sono troppo infelice >>.
    Ho detto con sgomento:
    << Ogni uomo è inganno >>.

    Che cosa renderò al Signore
    per quanto mi ha dato?
    Alzerò il calice della salvezza
    e invocherò il nome del Signore.

    Adempirò i miei voti al Signore,
    davanti al tutto il suo popolo.
    Preziosa agli occhi del Signore
    è la morte dei suoi fedeli.

    Sì, il sono il tuo servo, Signore,
    io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
    hai spezzato le mie catene.
    A te offrirò sacrifici di lode
    e invocherò il nome del Signore.

    Adempirò i miei voti al Signore
    davanti a tutto il suo popolo,
    negli atri della casa del Signore,
    in mezzo a te, Gerusalemme.




    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre,
    nei secoli dei secoli. Amen.






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    00 22/10/2007 16:13

    Tre brevi letture, raggi di luce per l'anima!


    1 Gv 4,16

    Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore;
    chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.


    Versetti in risposta alla Parola di Dio:

    Volgi il mio cuore alle tue parole,
    fammi vivere nella tua via.



    Gal 6,7b-8

    Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla
    carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà
    vita eterna.

    Versetti in risposta alla Parola di Dio:

    La tua parola, Signore, è per sempre,
    la tua fedeltà per ogni generazione.



    Gal 6,9-10

    Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo.
    Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto
    verso i fratelli nella fede.

    Versetti in risposta alla Parola di Dio:

    Grido a te con tutto il cuore, rispondimi:
    custodirò i tuoi precetti, Signore.



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    00 24/10/2007 01:25
    24 ottobre 2007 - SANT'ANTONIO MARIA CLARET, VESCOVO

    Il 24 ottobre ricorre la memoria di sant'Antonio Maria Claret, vescovo.

    Nacque a Sallent in Spagna nel 1807. Ordinato sacerdote, per diversi anni percorse
    la Catalogna predicando al popolo. Fondò la Congregazione dei Missionari Figli del
    Cuore Immacolato di Maria (Claretiani) e, fatto vescovo nell'isola di Cuba, si adoperò
    con grande impegno per la salvezza delle anime. Ritornato in Spagna, ebbe ancora
    molto da lavorare per la Chiesa. Morì presso Fontfroide, in Francia, nel 1870.



    Dalle << Opere >> di sant'Antonio Maria Claret, vescovo


    Mossi dal fuoco dello Spirito Santo, gli apostoli percorsero tutta la terra. Accesi dallo
    stesso fuoco i missionari apostolici raggiunsero, raggiungono e raggiungeranno i
    confini del mondo da un polo all'altro della terra per annunziare la parola di Dio, così
    da poter giustamente applicare a sé quelle parole dell'apostolo Paolo: << L'amore di
    Cristo ci spinge >> (2 Cor 5,14).
    La carità di Cristo ci sprona, ci spinge a correre e a volare, portati sulle ali di un santo
    zelo. Chi ama davvero, ama Dio e il prossimo. Chi è davvero zelante è anche amante,
    ma in un grado più alto, secondo il grado dell'amore, di modo che quanto più arde
    d'amore, tanto più è spinto dallo zelo. Se qualcuno non ha zelo, questo sta a testimoniare
    che nel suo cuore l'amore e la carità sono spenti. Chi è zelante, brama e compie cose
    sublimi e lavora perché Dio sia sempre più conosciuto, amato e servito in questa e
    nell'altra vita. Questo santo amore, infatti, non ha fine. La stessa cosa fa con il prossimo.
    Desidera e procura sollecitamente che tutti siano contenti su questa terra e felici e beati
    nella patria celeste; che tutti si salvino, che nessuno si perda per l'eternità, né offenda
    Dio e resti, sia pure un istante, nel peccato. Così fecero i santi apostoli e tutti quelli che
    furono mossi da spirito apostolico.
    Io dico a me stesso: Il figlio del Cuore immacolato di Maria è una persona che arde di carità
    e dovunque passa brucia. Desidera effettivamente e si dà da fare con tutte le forze per
    infiammare gli uomini con il fuoco dell'amor divino. Non si lascia distogliere da nulla,
    gode delle privazioni, affronta le fatiche, abbraccia i travagli, si rallegra delle calunnie,
    è felice nei tormenti. A null'altro pensa se non come seguire Gesù Cristo e imitarlo nella
    preghiera, nella fatica, nella sopportazione e nel cercare sempre e solo la gloria di Dio
    e la salvezza delle anime.



    Responsorio (Cfr. 1 Ts 2,8; Gal 4,19)

    Per il grande affetto che vi porto, vi avrei dato non solo il Vangelo di Dio, ma la mia stessa
    vita: siete diventati per me figli carissimi.
    Per voi soffro le doglie del parto, finché non sia formato Cristo in voi:
    siete diventati per me figli carissimi.


    Orazione

    O Dio, che in sant'Antonio Maria Claret, vescovo, hai dato alla tua Chiesa un mirabile esempio
    di carità e di pazienza, concedi anche a noi di cercare sempre il tuo regno e di lavorare
    alacremente per guadagnare i fratelli a Cristo Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te,
    nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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    Il Padre nostro


    Dalla << Lettera a Proba >> di sant'Agostino, vescovo


    A noi sono necessarie le parole per richiamarci alla mente e considerare quello che
    chiediamo, ma non crediamo di dovere informare con esse il Signore, o piegarlo ai
    nostri voleri.
    Quando dunque diciamo: << Sia santificato il tuo nome >>, stimoliamo noi stessi a
    desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche presso gli
    uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a Dio, ma agli uomini.
    Quando poi diciamo: << Venga il tuo regno >> che, volere o no, certamente verrà,
    eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo
    di regnare in esso.
    Quando diciamo: << Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra >>, gli domandiamo
    la grazia dell'obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo
    viene eseguita dagli angeli.
    Dicendo: << Dacci oggi il nostro pane quotidiano >>, con la parola << oggi >> intendiamo
    nel tempo presente. Con il termine << pane >> chiediamo tutto quello che ci è necessario,
    indicandolo con quanto ci occorre maggiormente per il sostentamento quotidiano.
    Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire
    la felicità, non quella temporale, ma l'eterna.
    Quando diciamo: << Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori >>,
    richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo
    fare per meritare di ricevere il perdono.
    Quando diciamo: << E non ci indurre in tentazione >>, siamo esortati a chiedere l'aiuto
    indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall'inganno o dal
    dolore.
    Quando diciamo: << Liberaci dal male >>, ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora
    in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male..
    Questa domanda è l'ultima dell'orazione domenicale. Essa ha un significato larghissimo.
    Perciò, in qualunque tribolazione si trovi il cristiano, con essa esprima i suoi gemiti, con
    essa accompagni le sue lacrime, da essa inizi la sua preghiera, in essa la prolunghi e
    con essa la termini.
    Le espressioni che abbiamo passato in rassegna hanno il vantaggio di ricordarci le realtà
    che esse significano. Tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il
    fervore interiore, non contengono nulla che non si trovi già nella preghiera del Signore,
    purché naturalmente la recitiamo bene e con intelligenza.
    Chiunque prega con parole che non hanno alcun rapporto con questa preghiera evangelica,
    forse non fa una preghiera mal fatta, ma certo troppo umana e terrestre. Del resto stenterei
    a capacitarmi che una tale preghiera si possa dire ancora ben fatta per i cristiani. E la
    ragione è che essendo essi rinati dallo Spirito, devono pregare solo in modo spirituale.




    Responsorio (Cfr. 2 Mac 1,5. 3)

    Il Signore esaudisca le vostre preghiere e vi sia propizio:
    non vi abbandoni nell'ora della prova.
    Conceda a tutti voi volontà di adorarlo e di compiere i suoi desideri;
    non vi abbandoni nell'ora della prova.




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    continua: Il Padre nostro


    Dalla << Lettera a Proba >> di sant'Agostino, vescovo


    Chi dice: << Come ai loro occhi ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così ai nostri
    occhi mostrati grande fra di loro >> (Sir 36,3) e: I tuoi profeti siano trovati pii (cfr. Sir 36,15),
    che altro dice se non: << Sia santificato il tuo nome >>?
    Chi dice: << Rialzaci, Signore nostro Dio; fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi >>
    (Sal 79,4), che altro dice se non: << Venga il tuo regno >>?
    Chi dice: << Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male >>
    (Sal 118,133), che altro dice se non: << Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra >>?
    Chi dice: << Non darmi né povertà né ricchezza >> (Pro 30,8), che altro dice se non:
    << Dacci oggi il nostro pane quotidiano >>?
    Chi dice: << Ricordati, o Signore, di Davide, di tutte le sue prove >> (Sal 131,1) oppure:
    Signore, se così ho agito, se c'è iniquità nelle mie mani, se ho reso male a coloro che mi
    facevano del male, salvami e liberami (cfr. Sal 7, 1-4), che altro dice se non: << Rimetti a noi
    i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori >>?
    Chi dice: << Liberami dai nemici, mio Dio, proteggimi dagli aggressori >> (Sal 58,2), che
    altro dice se non: << Liberaci dal male >>?
    E se passi in rassegna tutte le parole delle sante invocazioni contenute nella Scrittura, non
    troverai nulla, a mio parere, che non sia contenuto e compreso nel Padre nostro. Nel pregare,
    insomma, siamo liberi di servirci di altre parole, pur domandando le medesime cose, ma
    non dobbiamo permetterci di domandare cose diverse.
    Queste cose dobbiamo domandarle nelle nostre preghiere per noi e per i nostri cari, per gli
    estranei e, senza dubbio, anche per gli stessi nemici, quantunque nel cuore di chi prega
    possa sorgere o prevalere un sentimento differente per l'una o l'altra persona, a seconda del
    grado più o meno stretto di parentela o di amicizia.
    Eccoti così, a mio modo di pensare, non solo le disposizioni con le quali devi pregare, ma
    anche che cosa devi chiedere. Non perché te l'insegno io, ma perché ti viene detto da colui
    che si è degnato di istruire noi tutti.
    Si deve cercare la vita beata e chiederla al Signore Dio. In che consista l'essere beato è
    stato discusso a lungo da molti con motivazioni diverse. Ma non è necessario ricorrere a
    tanti autori e a tante trattazioni. Nella Sacra Scrittura è stato detto tutto con poche parole
    e con piena verità: << Beato il popolo il cui Dio è il Signore >> (Sal 143,15). Per appartenere
    a questo popolo e arrivare a contemplare Dio e vivere eternamente con lui, teniamo presente
    questo: Il fine del precetto è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza
    e da una fede sincera (cfr. 1 Tim 1,5).
    Nella enumerazione di queste tre virtù invece di << coscienza >> si trova << speranza >>.
    Risulta dunque che la fede, la speranza e la carità conducono a Dio colui che prega. Chi
    crede, spera, desidera e considera attentamente che cosa debba chiedere al Signore
    nell'orazione domenicale, arriva certamente fino a Dio.





    Responsorio (Cfr. Sal 101, 2. 18; 129,2)

    Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido: tu non disprezzi la supplica del povero.
    Siano attenti i tuoi orecchi alla voce della mia preghiera:
    tu non disprezzi la supplica del povero.



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    Continua su Padre nostro e la preghiera

    Dalla << Lettera a Proba >> di sant'Agostino, vescovo


    Forse hai da farmi una domanda: Come mai l'Apostolo ha detto: << Noi non sappiamo
    che cosa sia conveniente domandare >> ? (Rm 8,26) . Non possiamo davvero supporre
    che colui che diceva ciò, o coloro ai quali egli si rivolgeva, non conoscessero la preghiera
    del Signore.
    Eppure da questa ignoranza non si dimostrò esente neppure l'Apostolo, benché egli
    forse sapesse pregare convenientemente. Infatti, quando gli fu conficcata una spina nella
    carne e un messo di satana fu incaricato di schiaffeggiarlo, perché non montasse in superbia
    per la grandezza delle rivelazioni, per ben tre volte pregò il Signore di liberarlo dalla prova.
    E così dimostrò di non sapere in questo caso che cosa gli era più conveniente domandare.
    Alla fine però sentì la risposta di Dio, che gli spiegava perché non avveniva quello che un
    uomo così santo chiedeva, e perché non conveniva che lo chiedesse: << Ti basta la mia
    grazia: la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza >> (2 Cor 12,9).
    Pertanto nelle tribolazioni, che possono giovare come anche nuocere, non sappiamo quello
    che ci conviene chiedere, e tuttavia, perché si tratta di cose dure, moleste e contrarie
    all'inclinazione della natura, seguendo un desiderio comune a tutti gli uomini, noi preghiamo
    che ci vengano tolte. Dobbiamo però mostrare di fidarci del Signore. Se egli non allontana
    da noi le prove, non per questo dobbiamo credere di esser da lui dimenticati, ma piuttosto,
    con la santa sopportazione dei mali, dobbiamo sperare beni maggiori. Così infatti << la
    potenza si manifesta pienamente nella debolezza >>.
    Questo è stato scritto perché nessuno si insuperbisca se viene esaudito quando chiede
    con impazienza quanto gli sarebbe più utile non ottenere. D'altra parte non si perda d'animo
    né disperi della divina misericordia se non viene esaudito quando domanda un benessere,
    che, a conti fatti, potrebbe amareggiarlo di più o mandarlo completamente in rovina. In queste
    cose dunque non sappiamo davvero quello che ci conviene chiedere.
    Perciò, se accade proprio il contrario di quanto abbiamo chiesto nella preghiera, noi,
    sopportando pazientemente e rendendo grazie per ogni evenienza, non dobbiamo affatto
    dubitare che era più conveniente per noi quello che Dio ha voluto, che non quello che volevamo
    noi.
    Ce ne dà la prova il nostro divino mediatore, il quale avendo detto: << Padre, se è possibile
    passi da me questo calice >>, subito dopo, modificando la volontà umana che aveva in sé
    dalla umanità assunta, soggiunse: << Però non come voglio io, ma come vuoi tu, o Padre >>
    (Mt 26,39). Ecco perché giustamente per l'obbedienza di uno solo tutti sono costituiti
    giusti (cfr. Rm 5,19).



    Responsorio (Cfr. Mt 7,7.8; Sal 144,18)

    Chiedete e vi sarà dato: chiunque domanda, riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Il Signore è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero:
    chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.






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    00 26/10/2007 08:52
    continua: la preghiera

    Dalla << Lettera a Proba >> di sant'Agostino, vescovo


    Chiunque chiede al Signore un'unica cosa e quella sola cerca di ottenere (cfr. Sal 26,4),
    chiede con certezza e sicurezza e non teme che gli possa nuocere quando l'ha ottenuta.
    Ma, senza di essa, nulla potrebbe giovargli tutto ciò che avrà ottenuto, pregando come
    si conviene. Questa cosa è l'unica e vera vita, la sola beata, perché in essa si godono
    le delizie del Signore per l'eternità, dopo di essere divenuti immortali e incorruttibili nel
    corpo e nell'anima. E' la cosa alla quale va subordinata la domanda di ogni altro dono,
    l'unica che non si sbaglierà mai a chiedere. Chiunque avrà conseguito questa vita, avrà
    tutto ciò che vuole, né potrà desiderare colà di avere cosa che non conviene.
    In essa infatti si trova la sorgente della vita, di cui ora dobbiamo aver sete quando preghiamo,
    finché viviamo nella speranza e non vediamo ancora quello che speriamo di vedere quando
    saremo sotto la protezione delle sue ali. Per ora poniamo dinanzi a lui ogni nostro desiderio
    di inebriarci dell'abbondanza della sua casa e di dissetarci al torrente delle sue delizie;
    perché presso di lui è la sorgente della vita e nella sua luce vedremo la luce (cfr. Sal 35, 8-10).
    Quando poi il nostro desiderio sarà saziato di beni, non vi sarà più da chiedere con gemiti,
    ma solo da possedere con gioia.
    Tuttavia siccome questa pace trascende ogni umana intelligenza, anche quando la chiediamo
    nella preghiera, non sappiamo che cosa chiedere come si conviene. Ciò che non possiamo
    infatti immaginare come è in realtà, certo non possiamo dire di conoscerlo. Vi sono tante cose
    che noi rigettiamo, rifiutiamo, disprezziamo, quando la loro immagine si affaccia alla nostra
    mente. Sappiamo che non è ciò che cerchiamo, quantunque non sappiamo ancora come sia
    in realtà l'oggetto dei nostri desideri.
    Vi è dunque in noi, per così dire, una dotta ignoranza, ma istruita dallo Spirito di Dio, che aiuta
    la nostra debolezza. Avendo infatti detto l'Apostolo: << Ma se speriamo quello che non vediamo,
    lo attendiamo con perseveranza >>, subito aggiunge: << Allo stesso modo anche lo Spirito
    viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente
    domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili;
    e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, perché egli intercede per i
    credenti secondo i disegni di Dio >> (Rm 8, 25-27).
    Non dobbiamo però intendere questo nel senso che lo Spirito Santo di Dio, il quale nella
    Trinità è Dio immortale e un solo Dio con il Padre e il Figlio, interceda per i santi, come uno
    che non sia quello che è, cioè Dio. In realtà è detto: << Intercede per i santi >>, perché muove
    i santi alla preghiera. Allo stesso modo è scritto: << Il Signore vostro Dio vi mette alla prova
    per sapere se lo amate >> (Dt 13,4), cioè per far conoscere a voi stessi se lo amate.
    Lo Spirito di Dio dunque muove i santi a pregare con gemiti inesprimibili, ispirando loro il
    desiderio di una cosa tanto grande, ma ancora sconosciuta, che noi aspettiamo mediante
    la speranza. Altrimenti come si potrebbe descrivere nella preghiera un bene che si desidera
    senza conoscerlo? In realtà se fosse del tutto sconosciuto non sarebbe oggetto di desiderio,
    e se d'altra parte lo si vedesse, come realtà già posseduta, non sarebbe né desiderato, né
    ricercato con gemiti.



    Responsorio (Cfr. Rm 8,26; Zc 12,10)

    Noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare. Lo Spirito stesso intercede per noi
    con gemiti inesprimibili.
    In quel giorno, dice il Signore, riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme
    uno spirito di grazia e di consolazione.
    Lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili.



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    00 27/10/2007 07:10
    Dai << Discorsi >> di san Pietro Crisologo, vescovo


    Il beato Apostolo ci ha fatto sapere che due uomini hanno dato principio al genere
    umano, cioè Adamo e Cristo. Due uomini uguali riguardo al corpo, ma diversi per
    merito. Somigliantissimi nelle membra, ma quanto mai diversi per la loro stessa
    origine. << Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo
    divenne spirito datore di vita >> (1 Cor 15,45).
    Quel primo fu creato da quest'ultimo, dal quale ricevette l'anima per vivere. Questi
    si è fatto da se stesso, perché è tale che non potrebbe aspettare la vita da un altro,
    egli che è il solo a dare a tutti la vita. Quello fu plasmato da vilissimo fango, questo
    viene al mondo dal grembo nobilissimo della Vergine. In quello la terra fu trasformata
    in carne, in questo la carne viene elevata fino a Dio.
    E che più? Questo è il secondo Adamo che plasmò il primo e gli impresse la propria
    immagine. E così avvenne poi che egli ne prese la natura e il nome, per non dover
    perdere ciò che egli aveva fatto a sua immagine. C'è un primo Adamo e c'è un ultimo
    Adamo. Il primo ha un principio, l'ultimo non ha fine. E' proprio quest'ultimo infatti ad
    essere veramente il primo, dal momento che dice: << Sono io, io solo, il primo e
    anche l'ultimo >> (Is 48,12).
    << Io sono il primo >>, cioè senza principio; << io sono l'ultimo >>, perché senza fine.
    << Non ci fu prima il corpo spirituale >>, dice l'Apostolo, << ma quello animale, e poi lo
    spirituale >> (1 Cor 15,46). Certo la terra viene prima del frutto, ma la terra non è tanto
    preziosa quanto il frutto. Quella richiede lamenti e fatiche, questo dà alimento e vita.
    Giustamente il profeta si gloria di tal frutto, dicendo: La nostra terra ha dato il suo frutto
    (cfr. Sal 84,13). Quale frutto? Evidentemente quello di cui dice altrove: << Il frutto delle
    tue viscere io metterò sul tuo trono >> (Sal 131, 11). << Il primo uomo, tratto dalla terra,
    dice l'Apostolo, è di terra; il secondo uomo, invece, che viene dal cielo, è celeste >>.
    E continua: << Quale è l'uomo fatto di terra così sono quelli di terra, ma quale il celeste,
    così anche i celesti >> (1 Cor 15,47-48). Come mai coloro che non sono nati tali potranno
    essere trovati celesti, non rimanendo cioè quello che erano quando nacquero, ma
    continuando ad essere ciò che diventarono quando sono rinati? E' questo, fratelli, il motivo
    per cui lo Spirito celeste con la sua luce divina rende fecondo il fonte verginale. Quelli
    che la sorgente fangosa aveva messo al mondo nella povera condizione di terrestri, il
    nuovo fonte li partorisce celesti e li conduce alla somiglianza del loro divino autore,
    Perciò, ormai rigenerati, ormai riformati ad immagine del nostro creatore, compiamo
    ciò che comanda l'Apostolo: << Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra,
    così porteremo l'immagine dell'uomo celeste >> (1 Cor 15,49).
    Rinati ormai a somiglianza di nostro Signore e adottati da Dio come figli, portiamola
    tutta l'immagine del nostro Autore, portiamola con totale somiglianza, non nella maestà
    che a lui solo compete, ma in quella innocenza, semplicità, mitezza, pazienza, umiltà,
    misericordia, pace, con cui si è degnato di diventare come noi ed essere a noi simile.



    Responsorio (Rm 5, 18. 12)


    Per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna; per la giustizia di
    uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.
    A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e con il peccato la morte:
    per la giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.





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    00 28/10/2007 02:29
    Dall'Ufficio delle Letture - domenica

    Dal libro della Sapienza 1, 1-15

    Elogio della Sapienza di Dio


    Amate la giustizia, voi che governate sulla terra,
    rettamente pensate del Signore,
    cercatelo con cuore semplice.
    Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano,
    si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui.
    I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;
    l'Onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti.
    La sapienza non abita in un'anima che opera il male
    né abita in un corpo schiavo del peccato.
    Il santo spirito, che ammaestra,
    rifugge dalla finzione,
    se ne sta lontano dai discorsi insensati,
    è cacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia.
    La sapienza è uno spirito amico degli uomini;
    ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra,
    perché Dio è testimone dei suoi sentimenti,
    e osservatore verace del suo cuore
    e ascolta le parole della sua bocca.
    Difatti lo spirito del Signore riempie l'universo
    abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.
    Per questo non gli sfuggirà
    chi proferisce cose ingiuste,
    la giustizia vendicatrice non lo risparmierà.
    Si indagherà infatti sui propositi dell'empio,
    il suono delle sue parole giungerà fino al Signore
    a condanna delle sue iniquità;
    poiché un orecchio geloso ascolta ogni cosa,
    perfino il sussurro delle mormorazioni
    non gli resta segreto.
    Guardatevi pertanto da un vano mormorare,
    preservate la lingua dalla maldicenza,
    perché neppure una parola segreta sarà senza effetto,
    una bocca menzognera uccide l'anima.
    Non provocate la morte con gli errori della vostra vita,
    non attiratevi la rovina
    con le opere delle vostre mani,
    perché Dio non ha creato la morte
    e non gode per la rovina dei viventi.
    Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza;
    le creature del mondo sono sane,
    in esse non c'è veleno di morte,
    né gli inferi regnano sulla terra,
    perché la giustizia è immortale.




    Responsorio (Pro 3, 13. 15 17; Gc 3,17)

    Beato l'uomo che ha trovato la sapienza: è più preziosa delle perle; le sue vie sono
    deliziose, e tutti i suoi sentieri conducono alla pace.
    La sapienza che viene dall'alto è pura, pacifica, mite, arrendevole; piena di misericordia
    e di buoni frutti;
    le sue vie sono deliziose, e tutti i suoi sentieri conducono alla pace:



    Dalla << Lettera ai Corinzi >> di san Clemente I, papa


    Fissiamo lo sguardo sul padre e creatore di tutto il mondo e immedesimiamoci intimamente
    con i suoi magnifici e incomparabili doni di pace e con i suoi benefici. Contempliamolo
    nella nostra mente e scrutiamo con gli occhi dell'anima il suo amore così longanime.
    Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.
    I cieli, che si muovono sotto il suo governo, gli sono sottomessi in pace; il giorno e la notte
    compiono il corso fissato da lui senza reciproco impedimento. Il sole, la luce e il corpo degli
    astri percorrono le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal loro corso,
    e in bell'armonia. La terra, feconda secondo il suo volere, produce a suo tempo cibo abbondante
    per gli uomini, le bestie e tutti gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e
    mutamento alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti regolano gli
    abissi impenetrabili e le profondità della terra. Per suo ordine il mare immenso e sconfinato
    si raccolse nei suoi bacini e non oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta
    così come Dio ha ordinato. Ha detto infatti: << Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà
    l'orgoglio delle tue onde >> (Gb 38,11). L'oceano invalicabile per gli uomini e i mondi che si
    trovano al di là di esso, sono retti dalle medesime disposizioni del Signore.
    Le stagioni di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno si succedono regolarmente le une alle
    altre. Le masse dei venti adempiono il loro compito senza ritardi e nel tempo assegnato. Anche
    le sorgenti perenni create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque
    ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. Persino gli animali più piccoli si stringono
    insieme nella pace e nella concordia. Tutto questo il grande creatore e signore di ogni cosa
    ha comandato che si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, ma con
    maggiore abbondanza verso di noi che ricorriamo alla sua misericordia per mezzo del Signore
    nostro Gesù Cristo. A lui la gloria e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.




    Responsorio (Cfr. Gdt 9,13; 6. 19)


    Signore del cielo e della terra, creatore delle acque, re di tutte le creature, ascolta la preghiera
    dei tuoi servi.
    Creatore del cielo e della terra, guarda l'umiliazione della nostra stirpe:
    ascolta la preghiera dei tuoi servi.



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    Salmo 41 e Letture

    Nella vita si attraversano spesso periodi di tristezza se non, addirittura, di angoscia.
    Fra il nostro spirito e la vita che ci viene dall'amore di Dio sembra esserci un fitto velo.
    Ecco che con tutta l'anima rivolgiamo a Dio il nostro lamento, la nostra invocazione
    d'aiuto, consapevoli che solo da lui verrà la salvezza, solo con il ritorno del suo Santo
    Spirito in noi, tornerà la pace e la gioia; perché solo la comunione con il Signore ci dona
    l'acqua viva di cui abbiamo tanto bisogno.



    Antifona:
    L'anima mia ha sete del Dio vivente,
    quando vedrò il suo volto?


    Salmo 41 (42 nella Bibbia di Gerusalemme)


    Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
    così l'anima mia anela a te, o Dio.
    L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
    quando verrò e vedrò il volto di Dio?

    Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
    mentre mi dicono sempre: << Dov'è il tuo Dio? >>.

    Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge:
    attraverso la folla avanzavo tra i primi
    fino alla casa di Dio,

    in mezzo ai canti di gioia
    di una moltitudine in festa.

    Perché ti rattristi, anima mia,
    perché su di me gemi?
    Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
    lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

    In me si abbatte l'anima mia;
    perciò di te mi ricordo
    dal paese del Giordano e dell'Ermon,
    dal monte Mizar.

    Un abisso chiama l'abisso
    al fragore delle tue cascate;
    tutti i tuoi flutti e le tue onde
    sopra di me sono passati.

    Di giorno il Signore mi dona la sua grazia,
    di notte per lui innalzo il mio canto:
    la mia preghiera al Dio vivente.

    Dirò a Dio, mia difesa:
    << Perché mi hai dimenticato?
    Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? >>.

    Per l'insulto dei miei avversari
    sono infrante le mie ossa;
    essi dicono a me tutto il giorno:
    << Dov'è il tuo Dio? >>.

    Perché ti rattristi, anima mia,
    perché su di me gemi?
    Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
    lui, salvezza del mio volto e mio Dio.


    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre,
    nei secoli dei secoli. Amen.

    Antifona:
    L'anima mia ha sete del Dio vivente,
    quando vedrò il suo volto?


    Breve lettura - Geremia 15,16

    Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia
    e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti.


    Dalla << Lettera ai Corinzi >> di san Clemente I, papa


    Badate, carissimi, che i benefici di Dio, così grandi e numerosi, non abbiano a convertirsi
    in condanna per noi, se non viviamo in maniera degna di lui, vale a dire se non facciamo
    concordemente ciò che è buono e accetto davanti a lui. Dice infatti in un certo passo: << Lo
    Spirito del Signore è come una fiaccola che scruta tutti i segreti recessi del cuore >> (Pro 20,27)
    Pensiamo quanto ci sia vicino, e come a lui nulla resti nascosto dei nostri pensieri e dei
    nostri propositi. Perciò non andiamo mai contro la sua volontà. Piuttosto che offendere Dio,
    non esitiamo a metterci in conflitto con gli uomini stolti e senza giudizio, tronfi e superbi
    e ricchi solo di parole bugiarde.
    Adoriamo il Signore Gesù Cristo, il cui sangue fu versato per noi, portiamo rispetto a quelli
    che ci governano, onoriamo gli anziani e istruiamo i giovani nella scienza del timor di Dio,
    indirizziamo le nostre spose sulla via del bene. Appaiano amabili nella loro vita morale, diano
    prova della loro disposizione alla dolcezza, manifestino con il tacere di saper moderare la
    lingua, offrano uguale amore, senza preferenza di persone, a tutti quelli che santamente
    servono Dio.
    I nostri figli facciano tesoro degli insegnamenti di Cristo; imparino quale forza abbia davanti
    a Dio l'umiltà, che cosa possa presso di lui un amore casto, e come il suo timore sia buono
    e grande. Esso salva tutti quelli che lo praticano santamente nella purezza dell'anima. Dio
    infatti scruta i pensieri e le intenzioni della mente. Il suo soffio è in noi e ce lo toglierà quando
    vorrà.
    Tutto questo è confermato dalla fede che abbiamo in Cristo. Egli infatti per mezzo dello Spirito
    Santo così ci sprona: << Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore. C'è
    qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? Preserva la lingua
    dal male, le labbra da parole bugiarde. Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca la pace e
    perseguila >> (Sal 33, 12-15).
    Compassionevole e largo di benefici verso tutti, egli è Padre che porta amore speciale verso
    quanti lo temono. Con dolcezza e bontà egli spande le sue grazie su coloro che si accostano
    a lui con cuore semplice. Perciò non abbiamo il cuore diviso, e l'anima nostra non insuperbisca
    per i suoi doni incomparabili e magnifici.



    Responsorio:

    In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie; e i tuoi desideri
    giungeranno a buon fine.
    Fa' ciò che a lui piace, nella verità e con tutte le tue forze:
    e i tuoi desideri giungeranno a buon fine.



    _________Aurora Ageno___________
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    00 30/10/2007 10:25
    Due Letture


    Lettura breve: dalla 1 lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, apostolo - 5, 4-5

    Voi, fratelli, non siete delle tenebre, così che il giorno del Signore possa sorprendervi
    come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo
    della notte, né delle tenebre.


    Responsorio:

    Ascolta la mia voce, Signore: spero sulla tua parola.
    Precedo l'aurora e grido aiuto:
    spero sulla tua parola.
    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
    Ascolta la mia voce, Signore: spero sulla tua parola.



    Dalla << Lettera ai Corinzi >> di san Clemente I, papa


    Consideriamo, o carissimi, come il Signore ci mostri continui esempi della risurrezione
    futura, della quale ci ha dato una primizia in Gesù Cristo, risuscitandolo dai morti.
    Osserviamo la risurrezione che avviene nella legge del tempo. Il giorno e la notte ci
    fanno vedere la risurrezione. La notte si addormenta, il giorno risorge. Il giorno se ne
    va, la notte sopravviene.
    Prendiamo come esempio i frutti. Il seme cos'è, e come si genera? Il seminatore è
    uscito e ha sparso sulla terra ciascuno dei semi. Questi, caduti per terra secchi e nudi,
    marciscono. Poi Dio grande e provvidente li fa risorgere dallo stesso disfacimento, e
    da un solo seme ne ricava molti, e li porta alla fruttificazione.
    Le nostre anime stiano attaccate a lui con questa speranza, a lui che è fedele nella
    promessa e giusto nei giudizi. Colui che ha proibito di mentire, molto meno mentirà
    egli stesso. Niente infatti è impossibile a Dio, fuorché mentire. Facciamo dunque
    rivivere la nostra fede in lui e consideriamo come tutte le cose sono a lui congiunte.
    Con una parola della sua maestà ha stabilito ogni cosa e con una sua parola può
    tutto distruggere. Chi potrebbe domandargli: Che hai fatto? O chi potrebbe opporsi
    alla potenza della sua forza? (cfr. Sap 12,12). Le sue opere egli le farà tutte quando
    vorrà e come vorrà, e nulla cadrà di quanto egli ha stabilito. Tutto gli sta davanti e
    nulla sfugge alla sua volontà. << I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani
    annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio, e la notte alla notte
    ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono >>
    (Sal 18,2-4).
    Poiché dunque tutto è aperto ai suoi occhi e alle sue orecchie, rigettiamo ogni torbida
    fantasia ed evitiamo i sentieri del male per meritare il sostegno della sua misericordia
    di fronte al giudizio futuro. Dove infatti potremmo sfuggire dalla sua mano potente?
    Quale altro mondo potrebbe accogliere uno che è fuggiasco da lui? Dice infatti la
    Scrittura: Dove andrò e dove mi occulterò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, là
    tu sei; se mi recherò alle estremità della terra, mi afferra la tua destra; se mi adagerò
    in fondo all'abisso, là è il tuo spirito (cfr. Sal 138, 7-11).
    Dove dunque ritirarsi o dove fuggire da lui che tutto abbraccia?
    Accostiamoci invece a lui nella santità dell'anima, leviamo a lui le mani pure e senza
    macchia, amiamo il nostro Padre, buono e misericordioso, che ha fatto di noi la sua
    eredità.



    Responsorio: (Ester 4. 17b. c)


    Signore, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno
    può opporsi alla tua volontà: salvaci, per amore del tuo nome.
    Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie dell'universo:
    salvaci, per amore del tuo nome.




    _________Aurora Ageno___________
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