00 14/09/2007 13:23
(segue)


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Anche lui, quel mattino, aveva acceso un fuoco, ma molto prima di quanto non avesse
fatto Timmons. Un'ora prima che il conducente del carro venisse ucciso, il tenente
stava finendo di bere la sua prima tazza di caffè.
Nel manifesto di carico erano state incluse due sedie da campo. Ne aprì una davanti
alla baracca di Cargill e rimase seduto a lungo con una coperta dell'esercito attorno
alle spalle, tenendo fra le mani una grossa tazza di fornitura regolamentare dell'esercito,
guardando il suo primo giorno a Fort Sedgewick schiudersi davanti ai suoi occhi. Presto
i suoi pensieri ritornarono a quello che doveva fare, e il dubbio nuovamente si insinuò
nella sua mente.
D'improvviso, il tenente si sentì sopraffatto. Non sapeva da dove cominciare, né qual era
il suo compito e neppure come dovesse considerarsi. Non aveva nessuna mansione,
nessun programma da seguire e non aveva una condizione propria. A mano a mano
che il sole si alzava dietro di lui, Dunbar si ritrovò alla fredda ombra della baracca. Si
riempì nuovamente la tazza e spostò la sedia da campo sullo spiazzo illuminato dal
sole.
Si stava sistemando sulla sedia quando vide il lupo. Era fermo sul promontorio dall'altra
parte del forte, al di là del fiume.
La prima reazione istintiva del tenente fu quella di spaventarlo sparando un paio di colpi,
ma più osservava il suo visitatore e meno sensata gli appariva l'idea.. Anche a distanza
poteva rendersi conto che l'animale era soltanto incuriosito. E in qualche modo senza
che questo si rivelasse apertamente nei suoi pensieri, fu lieto di quel poco di compagnia.
Sentì Cisco agitarsi nel recinto e di colpo si ricordò di lui. Si era completamente
dimenticato del suo cavallo. Mentre si dirigeva al deposito dei rifornimenti, si girò
brevemente a guardare da sopra la spalla e vide che il suo visitatore mattutino se ne
era andato e stava scomparendo sotto l'orizzonte al di là del promontorio.

Il pensiero gli attraversò la mente mentre si trovava nel recinto, intento a versare il foraggio
di Cisco. Era una soluzione semplice e ancora una volta ributtò indietro ogni dubbio.
Per il momento avrebbe inventato le sue incombenze.
Dunbar ispezionò velocemente la baracca di Cargill, il deposito dei rifornimenti, il recinto
e il fiume. Poi si mise al lavoro, cominciando con i mucchi di rifiuti che intasavano le sponde
del piccolo corso d'acqua.
Sebbene non fosse schizzinoso per natura, il terreno per lo scarico dei rifiuti gli apparve di
una sporcizia vergognosa. Bottiglie e spazzatura di ogni genere erano sparse dappertutto.
Nel terreno delle sponde erano incrostati arnesi e materiali vari, ma la cosa peggiore erano
le carcasse, a vari stadi di decomposizione, che erano state disseminate con noncuranza
lungo il fiume. La maggior parte erano carcasse di selvaggina di piccole dimensioni,
conigli e galline faraone. C'era un'antilocapra intera e parte di un'altra.
Vedendo quello squallore, Dunbar arrivò a farsi una prima idea di ciò che poteva essere
successo a Fort Sedgewick. Era chiaro che era diventato un luogo di cui nessuno andava
fiero. Poi, senza saperlo, arrivò quasi alla verità.
Forse si trattava del cibo, pensò. Forse stavano soffrendo la fame.
Lavorò alacremente, con indosso solo la lunga maglia che portava sotto la camicia, un
paio di calzoncini male in arnese e un vecchio paio di stivali, setacciando metodicamente
i mucchi di rifiuti lungo il fiume.
Trovò altre carcasse sul fondo del fiume, e il suo stomaco era in preda alla nausea mentre
trascinava i corpi grondanti degli animali fuori dal fango fetido dell'acqua bassa.
Impilò tutto quanto su un grosso pezzo di tela, e quando ve ne fu abbastanza per un carico,
legò insieme i lembi della tela in modo da formare un grosso sacco. Poi, con Cisco che
forniva la forza necessaria trainarono quell'orribile carico fino in cima al promontorio.
A metà pomeriggio il fiume era stato sgombrato e, anche se non ne era sicuro, il tenente
avrebbe giurato che stesse scorrendo più rapidamente. Si arrotolò una sigaretta e si
riposò per un po', guardando l'acqua del fiume passare. Liberato dai suoi luridi parassiti,
ora aveva nuovamente l'aspetto di un vero fiume, e il tenente sentì un certo orgoglio per
quello che aveva fatto.
Mentre si rialzava, sentì la schiena irrigidirsi. Non era abituato a quel genere di lavoro,
eppure trovò che quel dolore non era sgradevole. Significava che aveva compiuto qualcosa.
Dopo aver raccolto gli ultimi rimasugli, risalì in cima al promontorio e studiò la pila di
rifiuti alta quasi fino alla sua spalla. Versò un gallone di petrolio sul mucchio e gli diede
fuoco.
Per un momento restò a osservare la densa colonna di fumo nero salire verso il cielo
sgombro di nubi. Ma di colpo il cuore gli balzò in petto, quando si rese conto di quello
che aveva fatto. Non avrebbe mai dovuto accendere il fuoco. Da quelle parti, un fuoco
di quelle dimensioni era come accendere una torcia in una notte senza luna. Era come
aver mandato un enorme e vivido segnale d'invito a Fort Sedgewick.
Qualcuno sarebbe stato attirato dalla colonna di fumo, e quel qualcuno con molta
probabilità sarebbero stati degli indiani.


(continua)


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[Modificato da auroraageno 14/09/2007 13:24]

_________Aurora Ageno___________