00 18/09/2007 10:44
(segue)


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I giorni immediatamente seguenti passarono tranquillamente.
Le mani del tenente Dunbar tornarono quelle di prima e la tenda venne issata.
Venti minuti dopo averla sollevata, quando si stava rilassando sotto l'ampia
ombra, chinato su un barile ed intento ad arrotolarsi una sigaretta, si alzò il vento
e la tenda crollò.
Sentendosi ridicolo, cercò di uscire a tentoni da sotto la tenda, studiò per qualche
minuto il suo fallimento e gli balenò l'idea dei fili guida come soluzione. Usò della
corda per i fili e prima che il sole tramontasse, Dunbar era di nuovo all'ombra, a
occhi chiusi, godendosi un'altra sigaretta fatta a mano, mentre ascoltava il
piacevole rumore della tenda che sbatteva leggermente sopra di lui.
Usando una baionetta, aprì un'ampia finestra nella parete di terra della baracca
e vi sistemò sopra un brandello di tela.
Lavorò sodo e a lungo al deposito dei rifornimenti, ma salvo che asportare buona
parte della parete incurvata, fece pochi progressi. Il risultato finale fu un enorme
foro. Le zolle di terreno originali crollavano ogni volta che cercava di rimetterle su,
così il tenente Dunbar coprì il foro con un altro pezzo di tela, lavandosi le mani del
resto. Sin dall'inizio il deposito era stato un affare in perdita.
Sdraiato sul suo giaciglio, sul finire del pomeriggio, Dunbar ripensò più volte al
problema del deposito, ma, a mano a mano che i giorni passavano, ci pensò
sempre meno. Il tempo era stato bellissimo, senza nessuna delle violente piogge
primaverili. Non faceva né troppo caldo né troppo freddo, l'aria era leggera e il
debole vento che gonfiava la finestra a tenda sopra la sua testa in quei pomeriggi
era gradevole.
I piccoli problemi quotidiani sembravano più facili da risolvere a mano a mano che
il tempo passava e quando il lavoro era finito il tenente si sdraiava sul suo giaciglio
con la sua sigaretta, meravigliandosi della pace che provava. Invariabilmente gli
occhi si facevano pesanti e prese l'abitudine di sonnecchiare per un'ora prima
di cena.
Anche Due Calzini divenne un'abitudine. Faceva la sua comparsa al suo solito
posto ogni pomeriggio e dopo due o tre giorni il tenente Dunbar cominciò a dare
per scontate le sue apparizioni. A volte si accorgeva di lui quando il lupo,
trotterellando lungo il promontorio, appariva alla vista, ma il più delle volte accadeva
che il tenente sollevasse lo sguardo da qualche piccolo lavoro e lo vedesse, seduto
sulle zampe posteriori, che osservava da oltre il fiume con quello sguardo curioso
ma inequivocabilmente voglioso.
Una sera, mentre Due Calzini stava guardando, depose un grosso pezzo di cotenna
di pancetta sul proprio lato del fiume. La mattina dopo non vi era traccia della pancetta
e sebbene non ne avesse la prova, Dunbar era sicuro che l'avesse presa Due Calzini.

Vi erano alcune cose di cui il tenente Dunbar sentiva la mancanza. Gli mancava la
compagnia delle persone. Gli mancava il piacere di un robusto whisky. Soprattutto,
gli mancavano le donne, o meglio, una donna. Il pensiero del sesso gli passava a
malapena per la testa, ma quello di qualcuno con cui condividere si affacciava spesso
nella sua mente. Più si adattava e si abituava al facile stile di vita senza problemi
di Fort Sedgewick, più sentiva il desiderio di dividerlo con qualcun altro e quando
pensava a questo elemento mancante, il tenente chinava il mento e fissava tetramente
nel vuoto.
Fortunatamente, questi momenti passavano presto. Ciò che gli poteva mancare era
nulla, in confronto a ciò che aveva. La sua mente era libera. Non c'era divisione fra
dovere e piacere. Tutto era uguale e non lo trovava per niente noioso. Era separato
ed era tutt'uno, allo stesso tempo. Era una sensazione meravigliosa.
Gli piacevano le cavalcate quotidiane di perlustrazione senza sella. Ogni giorno lui e
Cisco prendevano una direzione diversa, a volte allontanandosi anche cinque o sei
miglia dal forte. Non vide nessun bisonte e nessun indiano. Ma non era una grande
delusione. La prateria era magnifica, splendente di una miriade di fiori selvatici e
ricca di selvaggina. Ma la cosa più bella era l'erba, viva come un oceano che si
increspava in lunghe onde mosse dal vento, fin dove poteva arrivare lo sguardo.
Sapeva che non si sarebbe mai stancato di quella visione.
Il pomeriggio precedente a quello che il tenente Dunbar dedicava al bucato, lui e
Cisco avevano cavalcato per circa mezzo miglio quando, per caso, guardando
da sopra la spalla aveva visto Due Calzini seguirli con la sua andatura trotterellante
poco dietro di loro.
Il tenente Dunbar fermò il cavallo e il lupo rallentò.
Ma non si fermò.
Fece un largo giro, riprendendo a trotterellare. Quando fu alla loro altezza, il vecchio
lupo si fermò nell'erba alta, a poca distanza alla sinistra del tenente, e si sedette sulle
zampe posteriori, quasi aspettando un segnale per ripartire.
Si inoltrarono nella prateria e Due Calzini andò con loro. La curiosità di Dunbar lo
indusse a fermarsi e ripartire più volte lungo il percorso. Ogni volta Due Calzini, con i
suoi occhi gialli sempre vigili, lo imitava.
Persino quando Dunbar cambiò direzione, zigzagando qua e là, il lupo ne seguì i
movimenti, sempre mantenendo la stessa distanza.
Quando spinse Cisco al piccolo galoppo, il tenente fu sbalordito nel vedere Due Calzini
passare anche lui a un'andatura più veloce.
Quando si fermarono, il tenente guardò l'animale che lo aveva fedelmente seguito fin lì
e cercò di trovare una spiegazione. Di certo l'animale aveva già avuto occasione di
conoscere l'uomo. Forse era per metà un cane. Ma quando gli occhi del tenente
spaziarono sulla sconfinata distesa selvaggia tutt'intorno a lui, non riuscì a immaginare
che Due Calzini non potesse essere altro che un lupo.
<< D'accordo >>, gli gridò.
Il lupo rizzò le orecchie.
<< Andiamo. >>
I tre percorsero un altro miglio prima di sorprendere un piccolo branco di antilocapre.
Il tenente osservò gli animali con la groppa posteriore bianca spostarsi per la prateria
finché furono quasi fuori vista.
Quando si voltò a controllare la reazione di Due Calzini, non lo vide più.
Il lupo se n'era andato.
Verso Ovest si stavano accumulando delle grosse nubi scure e poté scorgere qualche
lampo. Mentre si avviavano per ritornare, Dunbar tenne d'occhio il fronte del temporale.
Si stava spostando verso di loro e la prospettiva della pioggia fece incupire il viso del
tenente.
Doveva proprio fare il bucato.
Le coperte avevano cominciato a puzzare come dei calzini sporchi.


(continua)


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_________Aurora Ageno___________