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(segue)

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Al secondo giorno dopo che avevano abbandonato il forte, gli uomini del capitano
Cargill abbatterono una femmina di bisonte da una piccola mandria di dodici capi
e si dedicarono con energia per alcune ore a festeggiare alla maniera indiana con
quella carne deliziosa. Gli uomini avevano insistito per arrostire una grossa fetta
tagliata dalla gobba dell’animale per il loro capitano, e gli occhi del comandante
brillavano di piacere mentre affondava nella carne i denti che ormai gli rimanevano
e faceva sciogliere in bocca quel cibo paradisiaco.
La fortuna continuò ad arridere alla colonna del capitano Cargill e verso mezzogiorno
del quarto giorno si imbatterono in un grosso reparto dell’esercito in missione di
perlustrazione. Il maggiore al comando del reparto poté leggere la storia di quello che
avevano passato nelle condizioni degli uomini del capitano Cargill e la sua compassione
fu immediata.
Con una mezza dozzina di cavalli a prestito e un carro per chi non era in grado di
cavalcare, la colonna del capitano Cargill proseguì speditamente arrivando a Fort Hays
quattro giorni dopo.



A volte succede che le cose che si temono maggiormente alla fine si rivelino il minore dei
mali, e così fu per il capitano Cargill. Non venne arrestato per aver abbandonato Fort
Sedgewick: tutt’altro. I suoi uomini, che solo pochi giorni prima erano stati pericolosamente
vicini all’insubordinazione raccontarono la loro storia di privazioni a Fort Sedegewick e non
un solo soldato mancò di descrivere il capitano Cargill come un superiore nel quale
riponevano la massima fiducia. Fino all’ultimo uomo testimoniarono tutti che senza il
capitano Cargill nessuno di loro ce l’avrebbe fatta.
L’esercito della frontiera dell’Ovest, le sue risorse e il suo morale, ne furono oltremodo
impressionati, e fu con estremo compiacimento che vennero ascoltate tutte queste
testimonianze.
Vennero prese immediatamente due misure. Il comandante dell’avamposto fece un
rapporto completo dell’abbandono di Fort Sedgewick al generale Tide presso il quartier
generale territoriale di St. Louis, concludendo con il suggerimento di rinunciare a
rioccupare Fort Sedgewick, almeno fino a nuovo ordine. Il generale Tide si dichiarò
completamente d’accordo e di lì a pochi giorni Fort Sedgewick cessò di avere qualsiasi
collegamento con il governo degli Stati Uniti. Diventò un posto inesistente.
La seconda misura riguardò il capitano Cargill. Venne trattato come un vero eroe e gli
vennero conferite, in rapida successione, la medaglia al valore e la promozione al grado
di maggiore. Alla mensa ufficiali venne organizzata in suo onore una << cena della
vittoria >>.
Fu mentre la cena volgeva al termine che il capitano Cargill venne a conoscenza di una
curiosa storia che era stata al centro dei commenti a Fort Hays poco prima del suo
trionfale arrivo.
Il vecchio maggiore Fambrough, un amministrativo di medio livello con uno stato di
servizio non particolarmente brillante, era impazzito. Un pomeriggio si era messo al
centro dello spiazzo della parata, blaterando in modo sconnesso del suo regno e
chiedendo che gli venisse data la sua corona. Il poveretto era stato rispedito all’Est
solo pochi giorni prima.
Mentre ascoltava i particolari di questo bizzarro avvenimento, il capitano naturalmente non
poteva immaginare che con la triste partenza del maggiore Fambrough se ne fosse anche
andata qualsiasi traccia del tenente Dunbar. Ufficialmente, il giovane ufficiale esisteva
soltanto negli ormai svaniti meandri del cervello malato del maggiore Fambrough.
Cargill venne anche a sapere che, per ironia della sorte, lo stesso, sfortunato maggiore
aveva fatto mandare un carro carico di provviste, destinato a Fort Sedgewick.
Probabilmente, il carro e la sua colonna dovevano essersi superati durante la marcia
di ritorno. Il capitano Cargill e il suo interlocutore si fecero una bella risata, immaginandosi
il conducente del carro che arrivava in quell’orrido luogo deserto e si chiedeva che cosa
diavolo fosse successo. Cercarono anche di immaginare che cosa avrebbe fatto il
conducente e conclusero che se avesse avuto buon senso avrebbe proseguito verso
Ovest, vendendo le provviste allo spaccio delle varie stazioni di posta lungo il percorso.
Cargill si diresse barcollando semiubriaco ai suoi alloggi quando mancavano poche ore
all’alba. Lasciò cader e la testa sul cuscino con il meraviglioso pensiero che Fort Sedgewick, ora, era soltanto un ricordo.
Accadde così che non restasse che una sola persona al mondo che sapesse dove si
trovava il tenente Dunbar, o persino che esisteva.
E quella persona era un civile, scapolo e dall’aspetto misero e trasandato di cui non
importava niente a nessuno.
Timmons.



(continua)



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_________Aurora Ageno___________