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- Panorama.it - Redazione - giovedì 29 maggio 2008



La “gioia particolare” di Benedetto XVI per il nuovo clima politico






“Particolare gioia” è quella espressa da Benedetto XVI per i segnali di “un clima nuovo, più
fiducioso e costruttivo” tra le forze politiche italiane, e le istituzioni, “in virtù di una percezione
più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione”.
Intervenendo questa mattina all’Assemblea della Conferenza episcopale italiana, il Santo Padre
ha detto che “ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al
territorio e alle categorie sociali”. “È diffuso infatti” ha detto il Pontefice “il desiderio di
riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi,
di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e sociale”.
Per questo, i vescovi italiani non possono e non debbono “chiudere gli occhi e trattenere la voce
di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e
che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che,
se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno”. “Naturalmente” ha spiegato il Pontefice “la
disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono
ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti
di chi vi giunge dall’esterno”. “Non è necessario” ha aggiunto il Papa rivolto ai vescovi “che
concretizzi maggiormente il discorso: voi, insieme con i vostri cari sacerdoti, conoscete le
concrete e reali situazioni perché vivete con la gente”.
Poi papa Ratzinger si è soffermato sui temi più volte riaffermati. La tutela della vita in tutte le sue
forme e la promozione della famiglia. Per Benedetto XVI l’impegno della Chiesa deve esserci “in
ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia
e di sofferenza e fino alla morte naturale”. Per quanto riguarda la famiglia “deve affermarsi una
cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita”. Ed ancora la povertà, davanti alla quale
“non possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce”. Il Pontefice sottolinea, inoltre, l’esigenza
che la fede non rimanga chiusa nel privato “in quanto essa può offrire un importante contributo
alla soluzione di grandi problemi”.
Il Papa ha chiesto inoltre che lo Stato italiano sostenga le scuole cattoliche: “È legittimo
domandarsi se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri
formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari
multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia
pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici”. L’Italia vive una
grave emergenza educativa che riguarda le giovani generazioni causata dal relativismo
pervasivo e aggressivo della cultura contemporanea: “Quando, infatti, in una società e in una
cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le
certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i
genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il
rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione”.
Di conseguenza, ha detto il Pontefice, “i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da
molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si
sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di
loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro”.









_________Aurora Ageno___________