00 17/01/2008 07:08


Diciassette anni




L'ho avuta vicina per diciassette anni.
Quanti viaggi insieme, quanti sguardi e parole e quanti sogni, e immagini, e visioni!
A volte abbiamo visto, risalendo all'alba dal sonno, la luce della prima stella del cielo; a volte abbiamo sentito il profumo dei fiori di chàmeli(*) in qualche tramonto nella stagione delle piogge, a volte abbiamo ascoltato melodie estenuate, al morire del giorno.
Tutte queste sensazioni sono intrecciate al suo essere, e quando mi chiamava per nome l'uomo che le rispondeva non era solo una creatura di Dio, era anche il prodotto di quell'intima unione durata diciassette anni.
Unione di esseri divenuti un solo essere, intimità raggiunta in momenti di apertura e di chiusura, di attività e di ozio, uniti ad altri e in solitudine.
Da allora sono passati altri diciassette anni, ma non più legati a quel nome, e ora sono dispersi i miei giorni e le mie notti, che incessantemente così m'interrogano: « Dove resteremo e chi ci chiamerà? Chi ci proteggerà? ».
Io non posso rispondere.
Resto seduto e medito in silenzio.
Giorni e notti volano nel vento.
M'hanno detto: « Andiamo a cercare ».
« Chi? » ho chiesto loro.
Non lo sanno e vagano come nembi di nuvole che, nella sera, a volte fuggono via. Smarrito, io null'altro riesco a vedere se non questa fuga.




(*)chàmeli: fiori di mirto asiatico







_________Aurora Ageno___________