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La prima lettera



1


Partiva, lasciando per la prima volta la sua casa dal giorno delle nozze.
Mentre stava per allontanarsi intravide, riflesso nello specchio, il pianto segreto di sua moglie.
Disse fra sé: « E' meglio che torni indietro e le parli ». Ma non c'era tempo. Non aveva mai veduto piangere qualcuno per la sua partenza.
Durante il viaggio, nella luce del tramonto, la terra gli apparve come popolata di pene d'amore. Il pensiero che anch'egli contribuiva allo sconfinato dolore del mondo, riempì il suo essere di stupore.
Il paese dove lavorava era in montagna. La via tortuosa, ombreggiata d'alberi di debdaru(*), saliva abbracciando il colle come una supplica silenziosa, e le piccole cascate precipitavano come se cercassero segretamente qualcuno.
L'uomo vedeva riflessa nella natura quell'immagine che aveva intravisto nello specchio, l'immagine del segreto dolore della giovane moglie.


2


Era giunta la prima lettera della sposa, che scriveva: « Quando ritornerai? Vieni, vieni presto, te ne supplico! ».
Chi avrebbe pensato che in questo mondo, dove si va e si viene di continuo, la sua partenza e il suo ritorno avrebbero avuto tanto valore?
Riflettendosi nello sguardo di quegli occhi tristi, il suo cuore si riempì di stupore.
All'alba uscì portando con sé la lettera e s'incamminò per la solita strada tortuosa, ombreggiata dagli alberi di debdaru.
Ogni volta che toccava la lettera con la mano, gli sembrava di udire: « Tutto il cielo del mio mondo è bagnato dalle lacrime che io verso perché non posso vederti ». Pensava tra sé: « Valgo forse tante lacrime? ».


3


Il sole sorgendo dalla cima del colle azzurrino splendeva attraverso la cortina di foglie bagnate dalla rugiada.
All'improvviso quattro donne straniere con due cani lo incrociarono a una curva della strada.
Doveva trasparire qualcosa di strano dal suo viso, dal suo abbigliamento, dal suo contegno.
Le donne si voltarono incuriosite, guardandolo. Le due più giovani invano si sforzavano di non ridere, ma l'una eccitava l'altra, finché entrambe scoppiarono in una risata.
Il loro ridere, pieno di ironia pungente, parve mutare anche la melodia delle cascate.
Le donne giunsero perfino a battere le mani. Egli camminava a testa china e pensava: « Vale la mia vista tante risate? ».
Gli fu impossibile procedere e fece ritorno a casa: seduto in solitudine nella sua stanza aprì nuovamente la lettera e lesse: « Quando ritornerai? Vieni presto, te ne supplico ».





(*)Gli alberi di debdaru sono di una qualità selvatica, della famiglia del ciliegio indiano, e crescono soprattutto in montagna.






[Modificato da auroraageno 02/02/2008 06:48]

_________Aurora Ageno___________