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Cardarelli, Vincenzo - Biografia e Poesie

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    00 22/04/2008 06:19
    Cardarelli, Vincenzo - Biografia e Poesie


    Biografia:


    Vincenzo Cardarelli nasce nel 1887 a Corneto Tarquinia (VT), dove il padre gestisce il bar della
    stazione.
    Frequenta regolarmente solo le scuole elementari, dopo prosegue la sua istruzione da
    autodidatta. A 17 anni scappa di casa e si trasferisce a Roma, dove per mantenersi si trova a
    svolgere i più svariati lavori, tra cui il correttore di bozze per ''Avanti!''. Inizia così la sua
    carriera giornalistica, che prosegue negli anni della giovinezza con intense collaborazioni a ''Il
    Marzocco''
    , ''Il resto del Carlino'' ed altre testate.
    Durante gli anni della guerra, alla quale non partecipò perché riformato al servizio militare, lo
    troviamo a Firenze, Venezia, Milano e Lugano.
    Esordisce nel 1916 con la raccolta ''Prologhi''.
    Finita la guerra torna a Roma e nel 1919 fonda insieme ad altri letterati dell'epoca (Bacchelli e
    Cecchi) ''La Ronda'', dandogli più degli altri l'impronta della sua ideologia letteraria.
    Questo episodio è l'unico che lo rende in qualche modo personaggio pubblico; per il resto della
    vita Cardarelli vive isolato e povero, avvolto nella fama di essere un pungente conversatore.

    La sua produzione poetica comprende ''Viaggi nel tempo'', pubblicato nel 1920; ''Il sole a picco''
    del 1929; ''Il cielo sulle città'' del 1939 e ''Villa Tarantola'' del 1948.
    Una grave malattia rallenta la sua produzione letteraria.
    Muore nel 1959.





    _________Aurora Ageno___________
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    00 22/04/2008 06:21
    Febbraio



    Febbraio è sbarazzino.
    Non ha i riposi del grande inverno,
    ha le punzecchiature,
    i dispetti
    di primavera che nasce.
    Dalla bora di febbraio
    requie non aspettare.
    Questo mese è un ragazzo
    fastidioso, irritante,
    che mette a soqquadro la casa,
    rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
    periglioso e mutante.






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    00 22/04/2008 06:22
    Autunno



    Autunno. Già lo sentiamo venire
    nel vento d'agosto,
    nelle pioggie di settembre
    torrenziali e piangenti,
    e un brivido percorse la terra
    che ora, nuda e triste,
    accoglie un sole smarrito.
    Ora passa e declina,
    in quest'autunno che incede
    con lentezza indicibile,
    il miglior tempo della nostra vita
    e lungamente ci dice addio.






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    00 22/04/2008 06:23
    Amicizia



    Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
    che, perduti nel tempo, c'incontrammo,
    alla nostra incresciosa intimità.
    Ci siamo sempre lasciati
    senza salutarci,
    con pentimenti e scuse da lontano.
    Ci siam rispettati al passo,
    bestie caute,
    cacciatori affinati,
    a sostenere faticosamente
    la nostra parte di estranei.
    Ritrosie disperanti,
    paure vertiginose e insormontabili,
    dicevan, nelle nostre confidenze,
    il contatto evitato e il vano incanto.
    Qualcosa ci è sempre rimasto,
    amaro vanto,
    di non ceduto ai nostri abbandoni,
    qualcosa ci è sempre mancato.







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    00 22/04/2008 06:24
    Estiva



    Distesa estate,
    stagione dei densi climi
    dei grandi mattini
    dell'albe senza rumore -
    ci si risveglia come in un acquario -
    dei giorni identici, astrali,
    stagione la meno dolente
    d'oscuramenti e di crisi,
    felicità degli spazi,
    nessuna promessa terrena
    può dare pace al mio cuore
    quanto la certezza di sole
    che dal tuo cielo trabocca,
    stagione estrema, che cadi
    prostrata in riposi enormi,
    dai oro ai più vasti sogni,
    stagione che porti la luce
    a distendere il tempo
    di là dai confini del giorno,
    e sembri mettere a volte
    nell'ordine che procede
    qualche cadenza dell'indugio eterno.







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    00 22/04/2008 06:26
    Adolescente



    Su te, vergine adolescente,
    sta come un'ombra sacra.
    Nulla è più misterioso
    e adorabile e proprio
    della tua carne spogliata.
    Ma ti recludi nell'attenta veste
    e abiti lontano
    con la tua grazia
    dove non sai chi ti raggiungerà.
    Certo non io. Se ti veggo passare
    a tanta regale distanza,
    con la chioma sciolta
    e tutta la persona astata,
    la vertigine mi si porta via.
    Sei l'imporosa e liscia creatura
    cui preme nel suo respiro
    l'oscuro gaudio della carne che appena
    sopporta la sua pienezza.
    Nel sangue, che ha diffusioni
    di fiamma sulla tua faccia,
    il cosmo fa le sue risa
    come nell'occhio nero della rondine.
    La tua pupilla è bruciata
    del sole che dentro vi sta.
    La tua bocca è serrata.
    Non sanno le mani tue bianche
    il sudore umiliante dei contatti.
    E penso come il tuo corpo
    difficoltoso e vago
    fa disperare l'amore
    nel cuor dell'uomo!

    Pure qualcuno ti disfiorerà,
    bocca di sorgiva.
    Qualcuno che non lo saprà,
    un pescatore di spugne,
    avrà questa perla rara.
    Gli sarà grazia e fortune
    il non averti cercata
    e non sapere chi sei
    e non poterti godere
    con la sottile coscienza
    che offende il geloso Iddio.
    Oh si, l'animale sarà
    abbastanza ignaro
    per non morire prima di toccarti.
    E tutto è così.
    Tu anche non sai chi sei.
    E prendere ti lascerai,
    ma per vedere come il gioco è fatto,
    per ridere un poco insieme.

    Come fiamma si perde nella luce,
    al tocco della realtà
    i misteri che tu prometti
    si disciolgono in nulla.
    Inconsumata passerà
    tanta gioia!
    Tu ti dirai, tu ti perderai,
    per il capriccio che non indovina
    mai, col primo che ti piacerà.
    Ama il tempo lo scherzo
    che lo seconda,
    non il cauto volere che indugia.
    Così la fanciullezza
    fa ruzzolare il mondo
    e il saggio non è che un fanciullo
    che si duole di essere cresciuto.







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    00 22/04/2008 06:27
    Sera di Gavinana



    Ecco la sera e spiove
    sul toscano Appennino.
    Con lo scender che fan le nubi a valle,
    prese a lembi qua e là
    come ragne fra gli alberi intricate,
    si colorano i monti di viola.
    Dolce vagare allora
    per chi s'affanna il giorno
    ed in se stesso, incredulo, si torce.
    Viene dai borghi, qui sotto, in faccende,
    un vociar lieto e folto in cui si sente
    il giorno che declina
    e il riposo imminente.
    Vi si mischia il pulsare, il batter secco
    ed alto del camion sullo stradone
    bianco che varca i monti.
    E tutto quanto a sera,
    grilli, campane, fonti,
    fa concerto e preghiera,
    trema nell'aria sgombra.
    Ma come più rifulge,
    nell'ora che non ha un'altra luce,
    il manto dei tuoi fianchi ampi, Appennino.
    Sui tuoi prati che salgono a gironi,
    questo liquido verde, che rispunta
    fra gl'inganni del sole ad ogni acquata,
    al vento trascolora, e mi rapisce,
    per l'inquieto cammino,
    si che teneramente fa star muta
    l'anima vagabonda.







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    00 22/04/2008 06:28
    Sopra una tomba



    Tutto un inverno ho sofferto
    pensando alla fradicia zolla
    dove tu riposavi
    in provvisoria fossa
    ch'era il tuo purgatorio.
    Piovose notti insonni
    conobbero il mio rimorso.
    E a te volavo, o madre,
    cui non piacque la terra
    per l'ultima dimora,
    la terra faticosa,
    la terra che patisti oltre la morte.
    Ora esaudita, emersa
    dal confuso elemento,
    tu sei come redenta.
    Non più l'informe grembo
    travaglierà le tue spoglie.
    Tu che vivente avesti incerto asilo,
    sicuro loco avrai or che sei morta,
    fin che l'umana pietà lo conceda.







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    00 22/04/2008 06:29
    Oggi che t'aspettavo



    Oggi che t'aspettavo
    non sei venuta
    e la tua assenza so quel che mi dice
    la tua assenza che tumultuava
    nel vuoto che hai lasciato
    come una stella
    dice che non vuoi amarmi
    quale un estivo temporale s'annuncia
    e poi s'allontana
    così ti sei negata alla mia sete
    l'amore sul nascere
    ha di questi improvvisi pentimenti
    silenziosamente ci siamo intesi
    amore, amore
    come sempre
    vorrei coprirti di fiori
    e d'insulti.







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    00 22/04/2008 06:30
    Passato



    I ricordi, queste ombre troppo lunghe
    del nostro breve corpo,
    questo strascico di morte
    che noi lasciamo vivendo,
    i lugubri e durevoli ricordi,
    eccoli già apparire:
    melanconici e muti
    fantasmi agitati da un vento funebre.
    E tu non sei più che un ricordo.

    Sei trapassata nella mia memoria.
    Ora sì, posso dire
    che m'appartieni
    e qualcosa fra di noi è accaduto
    irrevocabilmente.
    Tutto finì, così rapido!
    Precipitoso e lieve
    il tempo ci raggiunse.
    Di fuggevoli istanti ordì una storia
    ben chiusa e triste.
    Dovevamo saperlo che l'amore
    brucia la vita e fa volare il tempo.







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    00 22/04/2008 06:32
    Amore



    Come chi gioia e angoscia provi insieme
    gli occhi di lei così m'hanno lasciato.
    Non so pensarci. Eppure mi ritorna
    più e più insistente nell'anima
    quel suo fugace sguardo di commiato.
    E un dolce tormento mi trattiene
    dal prender sonno, ora ch'è notte e s'agita
    nell'aria un che di nuovo.
    Occhi di lei, vago tumulto. Amore,
    pigro incredulo amore, più per tedio
    che per gioco intrapreso, ora ti sento
    attaccato al mio cuore (debol ramo)
    come frutto come geme.
    Amore e primavera vanno insieme.
    Quel fatale e prescritto momento
    che ci diremo addio
    è già in ogni distacco
    del tuo volto dal mio.
    Cosa lieve è il tuo corpo!
    Basta ch'io l'abbandoni per sentirti
    crudelmente lontana.
    Il più corto saluto è fra noi due
    un commiato finale.
    Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo
    così, senza speranza.
    Se tu sapessi com'è già remoto
    il ricordo dei baci
    che poco fa mi davi,
    di quel caro abbandono,
    di quel folle tuo amore ov'io non mordo
    se sapore di morte.







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    00 22/04/2008 06:34
    Settembre a Venezia



    Già di settembre imbrunano
    a Venezia i crepuscoli precoci
    e di gramaglie vestono le pietre.
    Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio
    sugli ori dei mosaici ed accende
    fuochi di paglia, effimera bellezza.
    E cheta, dietro le Procuratie,
    sorge intanto la luna.
    Luci festive ed argentate ridono,
    van discorrendo trepide e lontane
    nell'aria fredda e bruna.
    Io le guardo ammaliato.
    Forse più tardi mi ricorderò
    Di queste grandi sere che sono leste a venire,
    e più belle, più vive le lor luci,
    che ora un po' mi disperano
    (sempre da me così fuori e distanti!)
    torneranno a brillare
    nella mia fantasia.
    E sarà vera e calma
    Felicità la mia.







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    00 22/04/2008 06:35
    Abbandono



    Volata sei, fuggita
    come una colomba
    e ti sei persa, là, verso oriente.
    Ma mi son rimasti i luoghi che ti videro
    e l'ore dei nostri incontri.
    Ore deserte,
    luoghi per me divenuti un sepolcro
    a cui faccio la guardia.







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    00 22/04/2008 06:37
    Gabbiani



    Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
    ove trovino pace.
    Io son come loro,
    in perpetuo volo.
    La vita la sfioro
    com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
    E come forse anch'essi amo la quiete,
    la gran quiete marina,
    ma il destino è vivere
    balenando in burrasca.







    _________Aurora Ageno___________