00 16/07/2008 20:37
Il collegamento mariano evidente, mi pare voglia mascherare il desiderio di una maternità che va aldilà della definizione conosciuta. La condizione generata-generante quindi figlia che diventa madre di sua madre la leggo con più chiarezza del contrario nella prima strofa:

Ti partorivo, figlio senza doglie

tu, figlio senza sangue e senza carne

in quanto già uomo, non in grembo, sangue e carne fatti al di fuori di me, in quella mente/utero propria dei generati-generanti.

-respiro in questo corpo dell’assurdo-

alito d’amore comunque per un figlio che mai si abituerà all’esser padre del padre.
Nella seconda strofa, la voce che sento sembrerebbe più quella del figlio

dal nulla fui la goccia tutta-luce

perché penso che il miracolo riguarda proprio lui in quanto noi siamo solo veicoli.

Mi pongo una domanda con la terza strofa, perché la luna dovrebbe essere stanca? Chi sarebbe la luna in questo gioco di metafore?
Mi vengono in mente alcuni versi de “C’è sempre una casa”

Se te ne vai quando arriva l’autunno
portati via le foglie


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Ma io qui ho tutto un inverno
e legna da ardere dentro il camino


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e sempre ti sento
come la mano a soccorrere i vinti


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sei il figlio che vorrei

Ci trovo delle analogie e non solo come struttura concettuale ma anche come suono, come significato intrinseco che nella prima è velato dall’argomento religioso e fa da sostrato alla seconda dove alcuni desideri sono mostrati in maniera più palese.
E’ ovvio che questo mio discorso si basa su personali opinioni
sulle quali l’autore può concordare o meno.

Rosanna carissima, mi trovo davanti a poesia pulita ed è ammirevole come riesci ad emozionare con i tuoi versi.

Con stima e affetto

Sebastiano




[Modificato da lazharus 16/07/2008 21:21]