Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

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Pablo Neruda - TODO EL AMOR - poesie

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    00 27/04/2010 22:56

    ODE AL SEGRETO AMORE



    Tu sai
    che indovinano
    il mistero:
    mi vedono,
    ci vedono,
    e nulla
    è stato detto,
    né i tuoi occhi,
    né la tua voce, né i tuoi capelli,
    né il tuo amore hanno parlato,
    e lo sanno
    d'improvviso,
    senza saperlo
    lo sanno:
    mi accomiato e cammino
    verso un'altra parte
    e sanno
    che mi attendi.

    Felice
    vivo
    e canto
    e sogno,
    sicuro
    di me stesso,
    e in qualche modo
    conoscono
    che tu sei la mia gioia.

    Vedono
    attraverso i pantaloni oscuri
    le chiavi
    della tua porta,
    le chiavi
    della carta, della luna
    nei gelsomini,
    il canto nella cascata.

    Tu, senza aprire la bocca,
    sbrigliata,
    tu, chiudendo gli occhi,
    cristallina,
    tu, che custodisci
    tra le foglie nere
    una colomba rossa,
    il volo
    di un cuore nascosto,
    e allora
    una sillaba,
    una goccia
    del cielo,
    un suono
    dolce d'ombra e di polline
    nell'orecchio,
    e tutti
    lo sanno
    amor mio,
    circola tra gli uomini,
    nelle librerie,
    vicino alle donne,
    vicino
    al mercato
    rotola
    l'anello
    del nostro
    segreto
    amore
    segreto.

    Lascia
    che se ne vada
    rotolando
    per le strade,
    che spaventi
    i ritratti,
    i muri,
    che vada e torni
    ed esca
    con i nuovi
    legumi del mercato,
    ha
    terra,
    radici
    e in alto
    un papavero,
    la tua bocca
    un papavero.
    Tutto
    il nostro segreto,
    la nostra chiave,
    parola
    nascosta,
    ombra,
    mormorio,
    quello
    che qualcuno
    disse
    quando non eravamo presenti,
    è solo un papavero,
    un papavero.
    Amore,
    amore,
    amore,
    oh fiore segreto,
    fiamma
    invisibile,
    chiara
    bruciatura!












    _________Aurora Ageno___________
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    00 18/05/2010 10:45


    ODE ALLA GIARDINIERA



    Sì, io sapevo che le tue mani erano
    la violacciocca fiorita, il giglio
    d'argento:
    qualcosa avevi a che vedere
    con il suolo,
    con la fioritura della terra,
    ma,
    quando
    ti vidi scavare, scavare,
    togliere pietruzze
    e maneggiar radici
    seppi d'improvviso,
    agricoltora mia,
    che
    non solo
    le tue mani,
    ma il tuo cuore
    eran di terra,
    che lì
    stavi
    facendo
    cose tue,
    toccando
    porte
    umide
    per dove
    circolano
    i
    semi.

    Così, dunque,
    dall'una all'altra
    pianta
    appena
    piantata,
    col volto
    macchiato
    da un bacio
    del fango,
    andavi
    e ritornavi
    fiorendo,
    andavi
    e dalla tua mano
    il tallo
    dell'alstromeria
    innalzò la sua eleganza solitaria,
    il gelsomino
    adornò
    la nebbia della tua fronte
    con stelle d'aroma e di rugiada.
    Tutto
    da te cresceva
    penetrando
    nella terra
    e facendosi
    immediata
    luce verde,
    fogliame e potenza.
    Tu gli comunicavi
    i tuoi semi,
    amata mia,
    giardiniera rossa.
    La tua mano
    scambiava il tu
    con la terra
    ed era istantanea
    la chiara fioritura.
    Amore, ugualmente
    la tua mano
    d'acqua,
    il tuo cuore di terra,
    diedero
    fertilità
    e forza alle mie canzoni.
    Tocchi
    il mio petto
    mentre dormo
    e gli alberi sbocciano
    dal mio sonno.
    Sveglio, apro gli occhi,
    e hai piantato
    dentro me
    stelle stupite
    che salgono
    col mio canto.

    E' così, giardiniera.
    Il nostro amore
    è
    terrestre:
    la tua bocca è pianta di luce, corolla,
    il mio cuore lavora nelle radici.












    _________Aurora Ageno___________
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    00 15/07/2010 17:48

    ODE AL VALZER SULLE ONDE


    Vecchio valzer sei vivo
    e palpiti
    dolcemente
    non al modo
    di un
    cuore sepolto,
    ma come l'odore
    di una pianta profonda.
    forse come l'aroma
    dell'oblio.

    Non conosco
    i
    segni
    della musica,
    né i suoi libri sacri,
    sono un
    povero poeta
    delle strade
    e solo
    vivo e muoio
    quando
    dai suoni luttuosi
    emerge sopra un mare di madreselva
    il miele antico,
    la danza coronata
    da un mazzo celeste di palme.

    Oh, per i pergolati,
    nella sabbia
    di quella costa, sotto
    quella luna,
    ballare con te il valzer
    delle schiume
    stringendo la tua cintola
    e all'ombra
    del cielo e del suo naviglio
    baciare sulle palpebre i tuoi occhi
    risvegliando
    la rugiada
    addormentata nel gelsomino fosforescente!

    Oh, valzer dalle labbra pure
    semiaperte
    al va e vieni
    amoroso
    delle onde,
    oh cuore
    antico
    innalzato
    sulla nave
    della musica,
    oh valzer
    fatto
    di fumo,
    di colombe,
    di nulla
    che vivi
    tuttavia
    come una corda fine,
    indistruttibile,
    intrecciata
    di ricordi
    imprecisi,
    di solitudine, di terra,
    di giardini!
    Danzare con te, amore,
    alla fragrante
    luce
    di quella luna,
    di quell'antica
    luna,
    baciare, baciare la tua fronte
    mentre rotola
    quella
    musica
    sopra le onde!







    _________Aurora Ageno___________
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    00 15/07/2010 17:49

    TESTAMENTO D'AUTUNNO
    (FRAMMENTO)


    Matilde Urrutia, qui ti lascio
    ciò che ebbi e che non ebbi,
    ciò che sono e che non sono.
    Il mio amore è un bimbo che piange,
    non vuol uscire dalle tue braccia,
    io te lo lascio per sempre:
    sei per me la più bella.

    Sei per me la più bella,
    la più tatuata dal vento,
    come un alberello del sud,
    come un nocciolo in agosto.
    Sei per me succulenta
    come una panetteria,
    è di terra il tuo cuore
    ma le tue mani son celesti.

    Sei rossa e sei pungente,
    sei bianca e sei saporita
    come salsa di cipolla.
    Sei un pianoforte che ride
    con tutte le note dell'anima,
    e su me cade la musica
    delle tue ciglia e dei capelli.
    Mi bagno nella tua ombra d'oro
    mi dilettano le tue orecchie
    come se le avessi viste
    nelle maree di corallo:
    per le tue unghie lottai nelle onde
    contro pesci spaventosi.


    Da Sud a Sud s'aprono i tuoi occhi,
    da Est a Ovest il tuo sorriso,
    non ti si possono vedere i piedi
    il sole si diverte frantumando
    l'alba nei tuoi capelli.
    Il tuo corpo e il tuo viso vennero,
    come me, da regioni dure,
    da cerimonie piovose,
    da terre antiche e martiri.

    Continua a cantare il Biobìo
    nella nostra argilla insanguinata,
    ma tu recasti dal bosco
    tutti i segreti profumi
    e quel modo di sfoggiare
    un profilo di freccia perduta,
    una medaglia di guerriero.

    Tu fosti la mia vincitrice
    per l'amore e per la terra,
    perché la tua bocca mi recava
    antepassate sorgenti,
    appuntamenti in boschi d'altre età,
    oscuri tamburi bagnati:
    d'improvviso udii che mi chiamavano:
    era da lungi e da quando:
    m'avvicinai all'antico fogliame,
    baciai il mio sangue sulla tua bocca,
    cuor mio, mia araucana.

    Che posso lasciarti se hai,
    Matilde Urrutia, nel tuo contatto,
    quell'aroma di foglie bruciate,
    quella fragranza di fragole
    e tra i tuoi due seni marini
    il crepuscolo di Cauquenes
    e l'odore di peumo del Cile?

    E' l'alto autunno del mare
    pieno di nebbia e di cavità,
    la terra si distende e respira.
    Cadono al mese le foglie
    e tu china sul mio lavoro
    con la tua passione e pazienza
    decifrando le zampe verdi,
    le ragnatele, gli insetti
    della mia mortale calligrafia.
    Oh leonessa dai piccoli piedi,
    che farei senza le tue piccole mani,
    dove andrei camminando
    senza cuore e senza oggetto,
    in che lontani autobus,
    malato di fuoco o di neve?
    Ti debbo l'autunno marino
    con l'umidità delle radici
    e la nebbia come un'uva
    e il sole silvestre ed elegante:
    ti debbo questo cassetto silenzioso
    in cui si perdono i dolori
    e solo salgono alla fronte
    le corolle della gioia.
    Io debbo tutto a te,
    tortora scatenata,
    mia quaglia piumata,
    mio cardellino delle montagne,
    mia contadina di Coihueco.
    Un giorno, se più non siamo,
    se più non andiamo né veniamo,
    sotto sette strati di polvere
    e i piedi secchi della morte,
    staremo uniti, amore,
    confusi stranamente.
    Le nostre spine differenti,
    i nostri occhi maleducati,
    i nostri piedi che non s'incontravano
    e i nostri baci indelebili,
    tutto sarà alfine riunito,
    ma a che ci servirà
    l'unione in un cimitero?

    Che non ci separi la vita
    e vada al diavolo la morte!











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    FORSE NON ESSERE E' ESSERE


    Forse non essere è essere senza che tu sia,
    senza che tu vada tagliando il mezzogiorno
    come un fiore azzurro, senza che tu cammini
    più tardi per la nebbia e i mattoni,

    senza quella luce che tu rechi in mano
    che forse altri non vedran dorata,
    che forse nessun seppe che cresceva
    come l'origine rossa della rosa,

    senza che tu sia, infine, senza che venissi
    brusca, eccitante, a conoscer la mia vita,
    raffica di roseto, frumento del vento,

    e da allora sono perché tu sei,
    e da allora sei, sono e siamo,
    e per amore sarò, sarai, saremo.








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    FORSE SONO FERITO


    Forse sono ferito senz' essere insanguinato
    da uno dei fulmini della tua vita
    e a mezza selva mi trattiene l'acqua:
    la pioggia che cade col suo cielo.

    Allora tocco il cuore bagnato di pioggia:
    lì so che i tuoi occhi penetrarono
    nella regione estesa del mio dolore
    e un sussurro d'ombra sorge solo:

    Chi è? Chi è? Ma non ebbe nome
    la foglia o l'acqua oscura che palpita
    a mezza selva. sorda, per la strada,

    così, amor mio, sappi che fui ferito
    e lì nessuno parlava, altro che l'ombra,
    la notte errante, il bacio della pioggia.








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    DA VIAGGI E DA DOLORI



    Da viaggi e da dolori ritornai, amor mio,
    alla tua voce, alla tua mano che vola nella chitarra,
    al fuoco che interrompe con baci l'autunno,
    alla circolazione della notte nel cielo.

    Per tutti gli uomini chiedo pane e regno,
    chiedo terra per il contadino senza fortuna,
    che nessuno speri tregua dal mio sangue o dal mio canto.
    Ma al tuo amore non posso rinunciare senza morire.

    Per questo suona il valzer della serena luna,
    la barcarola nell'acqua della chitarra
    finché si pieghi la mia testa sognando:

    che tutte le insonnie della mia vita intrecciarono
    questa pergola dove la tua mano vive e vola
    custodendo la notte del viandante addormentato.






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    CHI S'AMO' COME NOI?


    Chi s'amò come noi? Cerchiamo
    le antiche ceneri del cuore bruciato
    e lì cadano a uno a uno i nostri baci
    finché risusciti il fiore disabitato.

    Amiamo l'amore che consumò il suo frutto
    e discese nella terra con volto e potere:
    tu e io siamo la luce che continua,
    la sua infrangibile spiga delicata.

    All'amore sepolto da tanto tempo freddo,
    da neve e primavera, da oblio e autunno,
    avviciniamo la luce d'una nuova mela,

    della freschezza aperta da una nuova ferita,
    come l'amore antico che cammina in silenzio
    per un'eternità di bocche sotterrate.







    _________Aurora Ageno___________
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    NON T'AMO


    Non t'amo se non perché t'amo
    e dall'amarti a non amarti giungo
    e dall'attenderti quando non t'attendo
    passa dal freddo al fuoco il mio cuore.

    Ti amo solo perché io ti amo,
    senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego,
    e la misura del mio amor viandante
    è non vederti e amarti come un cieco.

    Forse consumerà la luce di gennaio,
    il raggio crudo, il mio cuore puro,
    rubandomi la chiave della calma.

    In questa storia solo io muoio
    e morirò d'amore perché t'amo,
    perché t'amo, amore, a sangue e fuoco.








    _________Aurora Ageno___________
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