00 05/08/2010 19:14


CATULLO


Viviamo e amiamo, Lesbia mia, e nessuna
delle calunnie dei vecchi censori
ci turbi. Tramontano i soli e risorgono
ma quando sarà spenta la nostra breve luce
avremo il sonno di una eterna notte.
Oh dammi mille baci e cento ancora
e ancora ancora mille ed altri cento;
quando migliaia ce ne saremo dati
ne faremo un gran fascio mescolandoli
perché nessuno ci possa invidiare
di un così grande numero di baci.




CATULLO


Tu vuoi sapere, o Lesbia, quanti baci
mi siano necessari per saziarmene.
Quanti granelli delle sabbie libiche
a Cirene fiorente di laserpizi, fra l'ara
dell'infuocato Giove, e dell'antico Batto
la tomba sacra, oppure quante sono le stelle
che quando è più silenziosa la notte
stanno a guardare gli amori furtivi
degli uomini: tu devi con tanti baci baciarmi
che il tuo folle Catullo ne sia sazio
tanti che un invidioso non li possa contare
né mandare il malocchio con la lingua forcuta.




VICENTE ALEIXANDRE


Come nacque l'amore? Fu in autunno.
Maturo il mondo
non t'aspettavo ancora. Ed arrivasti
allegra, bionda, sfuggita dal tempo
indulgente. E ti guardai. Oh quanto mi sembrasti
ancora bella! E viva nel sorriso, a specchio
della giovane luna precoce
nella sera, e pallida, maliosa
in quell'aure dorate; come te
che dall'azzurro uscivi, senza un bacio
ma con la bocca accesa
già impaziente d'amore.

Ti guardai. La tristezza
scompariva lontana, di drappi lunghi colma,
come un pigro occidente che le onde ritira.

Quasi una pioggia leggera - il cielo, blu! - bagnava
la tua fronte ora nuova.
Amante, amante era quello il destino
della luce! Tu eri così dorata che il sole
non avrebbe potuto infiammarsi
di più per te, di te, per darti sempre
la sua passione luminosa, tenera
ronda del sole che gira
intorno a te, dolce astro, intorno a un corpo,
o un'anima soltanto? Ah la tua carne
luminosa lambiva come due ali tiepide,
come l'aria che muove un petto che respira
sentii le tue parole, il tuo profumo,
e nella fonda anima veggente
toccasti il fondo. Imbevuto
di te fino al midollo della luce
io sentii la tristezza, la tristezza
d'amore: oh come è triste l'amore! E già nasceva
nella mia anima il giorno. Splendendo
raggiava in te e in me l'anima tua raggiava.
Sentii nella mia bocca il gusto dell'aurora.
I miei occhi svelarono
la sua dorata verità. Sentii
nella mia mente uccelli che cantavano
e turbarono il cuore. Vi guardai dentro e vidi
le ramaglie, i lucenti viottoli, e un volo
di piume colorate
m'inebriò d'un acceso presente
mentre tutto il mio essere a un mezzogiorno
furioso, folle, sempre più bruciava
e il mio sangue chiassoso ruinava in fiammate
d'amore, di lucore, di pienezza, di spuma.