Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Poeti della Luce Forum Comunità virtuale di poeti e scrittori dilettanti

La Parola commentata della S. Messa del giorno - 2

  • Messaggi
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 06/02/2012 11:02

    Lunedì 6 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 8,1-7.9-13; Salmo 131,6-10; Vangelo di Marco 6,53-56

    Antifona e Salmo 131,6-10
    Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.

    6 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
    l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
    7 Entriamo nella sua dimora,
    prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

    8 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo,

    tu e l’arca della tua potenza.
    9 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
    ed esultino i tuoi fedeli.

    10 Per amore di Davide, tuo servo,
    non respingere il volto del tuo consacrato.


    Vangelo di Marco 6,53-56

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, 53 compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. 54 Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe 55 e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
    56 E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.


    Acqua


    Quando hai sete, è indispensabile fornire al tuo corpo, entro un tempo determinato, dell’acqua. Quando il corpo ha sete, vuole acqua e non si accontenterà di null’altro che di acqua. Si può far arrivare acqua alla bocca con le mani, con un boccale, un bicchiere, una foglia o in mille altri modi diversi, ma è fondamentale che arrivi acqua. Se non riceve acqua in tempo utile, il corpo muore. I metodi per fornire acqua al corpo possono essere molteplici, ma il principio è uno, il corpo deve ricevere acqua.
    Gesù è per l’umanità ciò che l’acqua è per il corpo. Non ha importanza come l’umanità incontra, avvicina, conosce Gesù, l’importante, anzi l’indispensabile, è che l’umanità entri in contatto con Gesù e lo faccia entrare dentro di sé in qualche modo, altrimenti l’umanità muore. I metodi, i modi, le maniere con i quali l’umanità può venire in contatto con Gesù sono molteplici ma il principio è uno e uno soltanto: senza Gesù e il suo vangelo l’umanità degenera, muore, si estingue. Gesù non è una religione, è l’energia suprema stessa che ha creato i mondi e la vita, è l’energia stessa dell’Amore che tutto fa vivere e tutto sostiene. Gesù non guarisce tutte le malattie e non fa risorgere i morti perché è un grande taumaturgo, ma perché è l’energia stessa dell’Amore, è il Principio vitale, l’Essenza della vita. Anche se non lo sa, anche se non ne è consapevole l’umanità è il materiale-entità più sensibile a Gesù che ci sia, perché l’umanità è fatta di Gesù, è fatta per Gesù e vive solo in Gesù. Per fortuna anche se l’uomo non ne è consapevole, Gesù non lo dimentica mai.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 07/02/2012 14:00

    Martedì 7 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 8,22-23.27-30; Salmo 83,3-5.10-11; Vangelo di Marco 7,1-13

    Antifona e Salmo 83,3-5.10-11
    Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!

    3 L’anima mia anela
    e desidera gli atri del Signore.
    Il mio cuore e la mia carne
    esultano nel Dio vivente.

    4 Anche il passero trova una casa
    e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
    presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
    mio re e mio Dio.

    5 Beato chi abita nella tua casa:
    senza fine canta le tue lodi.
    10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
    guarda il volto del tuo consacrato.

    11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
    che mille nella mia casa;
    stare sulla soglia della casa del mio Dio
    è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.


    Vangelo di Marco 7,1-13

    In quel tempo, 1 si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2 Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3 - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4 e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5 quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?»
    6 Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7 Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. 8 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
    9 E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10 Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. 11 Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12 non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13 Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».


    Inversamente proporzionali


    La consapevolezza e il conformismo legalista sono inversamente proporzionali. Più l’umanità diventa consapevole di ciò che è e può diventare in Dio, meno il conformismo legalista può essere presente nella sua vita, meno consapevolezza è presente nell’uomo più il conformismo legalista domina la sua vita. L’uomo non consapevole di chi è davanti a Dio preferisce essere schiavo e dominato che libero e responsabile. L’uomo che non cresce nella consapevolezza preferisce non dover decidere nulla della sua vita, preferisce farsi trascinare da una parte all’altra dalle leggi dei potenti dominatori del mondo, che sono create per determinare il conformismo dell’addestramento. L’uomo non consapevole di se stesso e della grandezza della vita è un uomo debole, fragile, facilmente ingannabile, pilotabile, controllabile, è un uomo che si abitua alla miseria, alla penuria, al sopruso, alla schiavitù, all’inedia. L’uomo che non cresce nella consapevolezza interiore facilita alleanze mentali schiavizzanti con le aspettative e il giudizio degli altri, e questo processo conformista ha la sua apoteosi nell’abbandonarsi irresponsabilmente al dominio della legge. L’uomo non consapevole accoglie la vita come una pecora che sta ferma sotto la pioggia. Gli uomini potenti che mantengono i loro simili in questo stato di sedata agonia inconsapevole devono essere veramente abili in due attività: la prima è saper usare la potenza della legge fino ad abusarne con ogni forma di aggressività, la seconda è essere sempre, completamente e totalmente dedicati mentalmente al gioco dell’ipocrisia, in ogni sua specie e manifestazione.
    Perfino Gesù è amareggiato da tanto spreco di bellezza e potenza umane, tutte giocate tra schiavi e dominatori attraverso l’avvelenamento della consapevolezza dell’uomo per mezzo delle leggi e delle convenzioni umane. Eppure Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza e gli ha concesso potenzialità e ricchezze sconfinate per vivere su questa terra un’avventura meravigliosa e piena di felicità. Perfino Gesù è stupito di tanto potere di vita e di benessere dati all’uomo da Dio Padre e di così poca consapevolezza da parte dell’uomo di usarli per il benessere di tutti.
    Ma cos’è la non consapevolezza e cos’è la consapevolezza? Gesù lo rivela in due parole. Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. La non consapevolezza è tutto ciò che nel cammino umano allontana Dio dal cuore dell’uomo, incartando questo processo nella carta dorata dell’ipocrisia che finge di onorare con le labbra e la mente ciò che disprezza col cuore. La consapevolezza è tutto ciò che nel cammino umano avvicina il cuore dell’uomo al cuore di Dio e lo tiene saldamente, intimamente e teneramente unito a lui. Nulla meglio della Parola di Gesù è utile a questo scopo. Il vangelo è il libro della liberazione perché è il libro delle procedure per la consapevolezza umana.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 08/02/2012 01:43

    Mercoledì 8 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 10,1-10; Salmo 36,5-6.30-31.39-40; Vangelo di Marco 7,14-23

    Antifona e Salmo 36,5-6.30-31.39-40
    La bocca del giusto medita la sapienza.

    5 Affida al Signore la tua via,
    confida in lui ed egli agirà:
    6 farà brillare come luce la tua giustizia,
    il tuo diritto come il mezzogiorno.

    30 La bocca del giusto medita la sapienza
    e la sua lingua esprime il diritto;
    31 la legge del suo Dio è nel suo cuore:
    i suoi passi non vacilleranno.

    39 La salvezza dei giusti viene dal Signore:
    nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
    40 Il Signore li aiuta e li libera,
    li libera dai malvagi e li salva,
    perché in lui si sono rifugiati.


    Vangelo di Marco 7,14-23

    In quel tempo, Gesù, 14 chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15 Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». [16]
    17 Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18 E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?» Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20 E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22 adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».


    Dal di dentro


    Cos’è il dal di dentro di cui parla Gesù, che tipo di luogo è? Come può questo dal di dentro avere tanta potenza da essere la causa di tutto il male e di tutti i mali della terra? Il dal di dentro di cui parla Gesù è il dialogo interiore dell’uomo, è il luogo dove l’uomo si parla dentro e decide, decide tutto quello che vuole fare ed essere in qualsiasi momento. Non c’è azione umana che, prima di diventare un movimento muscolare, non sia stata un pensiero, un dialogo interiore, per quanto veloce e inconsapevole. Perfino i movimenti emozionali, le emozioni, derivano assolutamente sempre e comunque dal dialogo interiore, da come l’uomo si parla dentro. Non è facile rendersene conto, ci vuole un po’ di pratica e di allenamento, ma ogni più piccola emozione deriva e dipende non da quello che ci succede ma da come ci parliamo dentro, nel dialogo interiore, rispetto a quello che ci succede. Le nostre emozioni non sono pilotate direttamente dagli eventi, ma esprimono come noi ci parliamo dentro rispetto agli eventi che ci accadono.
    È nel dialogo interiore che l’uomo fa le sue scelte e decide il suo destino. L’uomo non è stato creato cattivo e pieno di male ma, dopo la sua rivolta contro Dio, sotto l’inganno della suggestione di Lucifero e il dolore delle ferite ricevute, il suo dialogo interiore può diventare teatro infernale delle peggiori rappresentazioni del male e della cattiveria. Se si vuole curare il mondo dalla malattia del male, è indispensabile curare il dialogo interiore dell’uomo, non c’è alternativa. Gesù ce lo conferma in modo semplice e luminoso e ci ricorda che impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza vengono dal di dentro, da come l’uomo si parla dentro, dal suo dialogo interiore. Il dialogo interiore dell’uomo è causa di tutti i mali ma può essere l’origine di tutto il bene possibile, se l’uomo impara a seguire nel proprio dialogo interiore il dialogo interiore di Dio che Gesù ci fa conoscere nelle procedure del suo vangelo. Gesù, il Figlio di Dio, si è incarnato ed è venuto a visitare l’umanità proprio per insegnarci a purificare il nostro dialogo interiore con la potenza della sua Parola e del suo Spirito, perché dalla purificazione del dialogo interiore dell’uomo dipende tutta la storia dell’umanità. Ogni parola, gesto, miracolo, espressione, guarigione di Gesù non hanno altro scopo che aiutare e ispirare l’uomo a ritrovare l’armonia, la pulizia, la luce, la grazia, l’amore nel suo dialogo interiore. Gesù non è venuto a salvare il mondo ma a salvare il dal di dentro dell’uomo, perché il mondo e il modo di vivere dell’uomo dipendono completamente ed esclusivamente dal di dentro. Il male può venire solo dal di dentro, dal dialogo interiore dell’uomo, perché è un dialogo interiore ferito, triste, avido, disassato, in rivolta. Il male che inquina il mondo non può venire dal di fuori, dal creato, perché il creato in tutto il suo splendore e in tutta la sua perfezione si è formato per potenza del divino dialogo interiore di Dio, un dialogo santo, perfetto, fatto solo di amore e giustizia, tenerezza e compassione. È quasi inconcepibile per la nostra piccola mente anche solo pensare che Gesù, il Figlio di Dio, è il divino dialogo interiore di Dio che un giorno si è fatto carne, si è incarnato uomo in mezzo a noi, ma è così. Giovanni evangelista lo sapeva, per questo inizia il suo vangelo con il canto di adorazione per Colui che è il Logos, il Logos di Dio, il dia-Logos interiore del Padre, il dal di dentro dell’Altissimo, che noi abbiamo conosciuto nel suo splendore e nella sua gloria. Chi potrà purificare, salvare, guarire, armonizzare, rendere luminoso e splendente il dal di dentro dell’uomo meglio di Colui che è il dal di dentro, il Dialogo di Amore eterno di Dio, il Signore Gesù?


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 09/02/2012 07:00

    Giovedì 9 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 11,4-13; Salmo 105,3-4.35-37.40; Vangelo di Marco 7,24-30

    Antifona e Salmo 105,3-4.35-37.40
    Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

    3 Beati coloro che osservano il diritto
    e agiscono con giustizia in ogni tempo.
    4 Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo,
    visitami con la tua salvezza.

    I nostri padri 35 si mescolarono con le genti
    e impararono ad agire come loro.
    36 Servirono i loro idoli
    e questi furono per loro un tranello.

    37 Immolarono i loro figli
    e le loro figlie ai falsi dèi.
    40 L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
    ed egli ebbe in orrore la sua eredità.


    Vangelo di Marco 7,24-30

    In quel tempo, Gesù 24 andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
    25 Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. 26 Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. 27 Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28 Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». 29 Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30 Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.


    Ai suoi piedi


    Lei sapeva. Lei sapeva qualcosa in più. L’aveva forse percepito? Dove o da chi l’aveva appreso? Chi glielo aveva rivelato? Lei sapeva qualcosa che ancora nessuno poteva sapere. Lei sapeva dei suoi piedi. Lei, la donna straniera di lingua greca e di origine siro-fenicia lo sapeva, sapeva quanto spazio c’è ai suoi piedi. Lei sapeva della cascata di pace, guarigione, salvezza, misericordia che era possibile ricevere con infinita abbondanza, gettandosi e rimanendo ai suoi piedi. Lei sapeva che tutto l’universo è ai suoi piedi, tutto l’amore è ai suoi piedi, tutta la luce, la potenza, la grazia sono lì ai suoi piedi. Lei sapeva dei suoi piedi e si è messa lì, anzi si è gettata lì, perché lì c’è il Tutto dell’amore, c’è l’Uno dell’amore, c’è il Sempre dell’amore. Lei sapeva quanto spazio d’amore c’era lì ai suoi piedi, quanta pietà, dolcezza, compassione, potenza di guarigione, perdono, accoglienza. Lei lo sapeva e si è gettata lì, nell’unico posto al mondo dove tutto è nato e dove tutto tornerà e sarà ricapitolato: lì ai suoi piedi. Lei ha riconosciuto in quei piedi il luogo santo, santo, santo, dove è stata creata tutta la vita e dove tutta la vita è protesa a tornare per riunirsi al suo Creatore. Lei forse non sapeva dell’importanza del tempio, del valore religioso dei sacrifici rituali, del credo di quel popolo prescelto, ma sapeva di quei piedi e ha scelto quei piedi, quei piedi meravigliosi per combattere il male e vincere il Maligno. E ha scelto bene, ha scelto il meglio. Perché ai suoi piedi, ai piedi del Signore c’è tutto, tutto è possibile, tutto rinasce, tutto è guarito. Ai suoi piedi non c’è problema, difficoltà, disarmonia che non possa trovare soluzione divina, guarigione e liberazione dal male, da tutto il male. Lei sapeva soprattutto una cosa, che lì ai piedi del Signore c’è qualcuno che proprio non può starci nemmeno per un secondo. Lei sapeva che lì il Maligno non ci può stare.
    All’umanità basterà poco tempo per rinnovarsi completamente e rinascere, accadrà nell’istante in cui tutta l’umanità si getterà per amore e con amore ai piedi del Signore e, chiedendo perdono, implorerà umile e gioiosa tutta la luce e la sapienza possibili. Forse ci vorrà molto, molto tempo perché questo accada per scelta amorosa e consapevole da parte dell’umanità ma, quando accadrà, il tempo della liberazione dal male sorgerà immediato e potente come un sole che sorge dall’alto. Lei lo sapeva.



    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 10/02/2012 05:32

    Venerdì 10 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 11,29-32; 12,19; Salmo 80,9a.10-11b.12-15; Vangelo di Marco 7,31-37

    Antifona e Salmo 80,9a.10-11b.12-15
    Sono io il Signore, tuo Dio: ascolta, popolo mio.
    Oppure: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.

    9 Ascolta, popolo mio,
    10 non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
    e non prostrarti a un dio straniero.
    11 Sono io il Signore, tuo Dio,
    che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

    12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
    Israele non mi ha obbedito:
    13 l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
    Seguano pure i loro progetti!

    14 Se il mio popolo mi ascoltasse!
    Se Israele camminasse per le mie vie!
    15 Subito piegherei i suoi nemici
    e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.


    Vangelo di Marco 7,31-37

    In quel tempo, Gesù, 31 uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!» 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
    36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»


    Guardare il cielo


    Molte volte i vangeli raccontano di un comportamento particolare di Gesù, con il quale lui accompagna un po’ tutte le sue azioni e relazioni. Qualsiasi sia la realtà che Gesù deve incontrare e osservare nell’orizzonte della vita e dei comportamenti degli uomini, prima di tutto lui guarda verso il cielo. Prima di operare guarigioni e miracoli, prima di emettere il sospiro, l’alito della guarigione, Gesù guarda verso il cielo. Lo fa molte volte, lo fa prima di rispondere alle provocazioni dei suoi nemici, durante la preghiera accorata in momenti particolarmente intensi della sua vita. Per Gesù guardare verso il cielo non è solo guardare il luogo della sua provenienza, ma volgersi al luogo spirituale del suo orientamento interiore.
    Guardare verso il cielo è il modo più semplice, potente, umile e intelligente per concepire correttamente le dimensioni dell’esistenza, connettersi con le correlazioni dinamiche delle dimensioni dell’esistenza, rispettare le proporzioni delle realtà dell’esistenza. È impossibile prendere correttamente le misure della vita individuale e sociale senza guardare costantemente verso il cielo. Vivere senza guardare continuamente verso il cielo è come guidare un’auto nel traffico a occhi chiusi, scendere nel campo di battaglia a occhi bendati.
    Guardare verso il cielo non significa farlo solo con gli occhi del corpo ma usare gli occhi del corpo per guardare spiritualmente nel cielo ciò che esso rappresenta di Dio nella sua trasparenza, magnificenza, immensità, splendore, potenza, stupefacente perfezione e maestosità. Guardare verso il cielo è un atto di fede tra i più pacificanti e rasserenanti. Guardare verso il cielo e mantenere lo sguardo della mente e dello spirito sempre e costantemente orientato verso il cielo è il modo più semplice per non entrare nella paura, per restare nell’amore, per dire sì alla vita e sentirsi sempre, sempre a casa, qualsiasi cosa accada. Rimanere orientati con lo sguardo del cuore verso il cielo è il modo più efficace per far entrare il cielo in noi così che un giorno, tornando a casa, noi possiamo rientrare in lui.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 11/02/2012 04:36

    Sabato 11 febbraio 2012
    5a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Primo libro dei Re 12,26-32; 13,33-34; Salmo 105,6-7b.19-22; Vangelo di Marco 8,1-10

    Antifona e Salmo 105,6-7b.19-22
    Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

    6 Abbiamo peccato con i nostri padri,
    delitti e malvagità abbiamo commesso.
    7 I nostri padri, in Egitto,
    non compresero le tue meraviglie.

    19 Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
    si prostrarono a una statua di metallo;
    20 scambiarono la loro gloria
    con la figura di un toro che mangia erba.

    21 Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
    che aveva operato in Egitto cose grandi,
    22 meraviglie nella terra di Cam,
    cose terribili presso il Mar Rosso.


    Vangelo di Marco 8,1-10

    1 In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2 «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. 3 Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
    4 Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?» 5 Domandò loro: «Quanti pani avete?» Dissero: «Sette».
    6 Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7 Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
    8 Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9 Erano circa quattromila. E li congedò.
    10 Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.


    Sette


    La frase che in Genesi 1,1 narra l’inizio della creazione, tradotta in italiano con: In principio Dio creò il cielo e la terra, nel testo ebraico è composta di sette parole. Sette sono i giorni della creazione, sette volte maggiore sarà il castigo di chi ucciderà Caino, sette i giorni in cui le acque del diluvio inondarono la terra, sette gli anni di abbondanza e sette gli anni di carestia in Egitto al tempo di Giuseppe. Dopo l’esodo, Gerico fu conquistata dal popolo d’Israele guidato da sette sacerdoti che portavano sette trombe e marciarono intorno alla città per sette giorni consecutivi; il settimo giorno marciarono intorno alla città per sette volte. Secondo Legge Sacra ogni sette anni la terra in Palestina non doveva essere coltivata, il terreno doveva essere lasciato riposare, e poiché si trattava sempre del settimo anno, lo si chiamava appunto “anno sabbatico” (da shabbàt, “riposo”); e, dopo sette cicli di sette anni, il cinquantesimo anno era un giubileo. Naaman, generale del re di Siria, che andò a consultare il profeta Eliseo per cercare guarigione dalla lebbra che l’aveva colpito, fu mandato dal profeta a bagnarsi nel fiume Giordano ben sette volte per guarire. Salomone impiegò sette anni a costruire il tempio all’Altissimo e, alla sua inaugurazione, indisse una festa che durò sette giorni. Fino a settanta volte sette è il numero di volte che Gesù dice a Pietro di perdonare un suo fratello. Tutto in Apocalisse si svolge attorno al numero sette: sette angeli, sette chiese, sette candelabri, sette coppe, sette trombe, sette spiriti, sette teste di dragoni con sette diademi, sette sigilli e sette stelle.
    Sette è il numero che modula e ritma anche il corpo umano, che ogni sette anni si rinnova completamente. Ogni parte del corpo infatti elimina costantemente il materiale logorato e riceve l’apporto di nuovo materiale vivente, fino a che, dopo sette anni, l’intera struttura è cambiata fin nel più piccolo particolare e praticamente diventa un nuovo corpo. Le cellule vivono a cicli di sette e, in certe malattie, il settimo, il quattordicesimo e il ventunesimo giorno sono giorni critici. Il polso dell’uomo batte più lento ogni sette giorni. Fin dalla creazione il Signore ordinò all’uomo, per rispettare l’armonia degli ecosistemi e della propria vita, un giorno di riposo ogni sei (il sabato), che è poi l’unico ciclo di lavoro-riposo che risponde effettivamente ai bisogni e alla fisiologia umana. Perfino il cervello ogni sette secondi di lavoro e attenzione si prende un secondo di pausa e riposo. Anche il periodo di gestazione nell’uomo è ritmato dal numero sette, essendo infatti di 280 giorni (40 per 7). Ma anche in altre specie la vita si sviluppa con una gestazione ritmata dal numero sette, nel topo e negli uccelli è di 21 giorni (3 per 7); nella lepre e nell’anitra di 28 (4 per 7); nel gatto di 56 (8 per 7); nel cane di 63 (9 per 7); nel leone di 98 (14 per 7); nella pecora di 147 (21 per 7). Sette sono i pani messi nelle mani di Gesù per il miracolo della moltiplicazione e sette sono le ceste di pezzi di pane avanzati dopo la distribuzione. Il sette è il numero di Dio, la firma della sua presenza e perfezione nella creazione, nella sua Parola rivelata nella bibbia, nella vita e nell’uomo stesso. Sette è la firma di Dio, la firma della sua perfezione. Ma cos’è la perfezione di Dio? Come si manifesta ai più alti livelli esistenziali la perfezione di Dio in tutto ciò che ha creato e viene contrassegnato e firmato con il numero sette? Gesù lo rivela: Sento compassione per la folla, ecco la perfezione di Dio. La perfezione di Dio è la sua compassione. Compassione totale, immeditata, lungimirante, preventiva, onnicomprensiva, squisita, gratuita, gioiosa, tenera, sovrabbondante, amante, incondizionata, elegante, accurata, attenta, piena, commossa, solenne, delicata, profonda, suprema, commovente, completa, raffinata, gentile, inimitabile, coinvolgente, avvolgente, sanante, liberante, armoniosa. La compassione di Dio è la perfezione di Dio, la perfezione di Dio che nella compassione crea, sorregge, soccorre, salva, guarisce, cura, risveglia, calma, protegge, consolida, unisce, eleva, ama e tutto conduce all’unità e all’integrità totale. I sette pani che l’umanità mette in mano a Gesù sono la firma della perfezione di Dio nell’uomo che, anche se affamato e stanco, oppresso e impoverito, è e rimane frutto della perfezione di Dio e della sua compassione. Quando mettiamo nelle mani della compassione di Dio tutto ciò che siamo, Dio ama in noi la sua compassione e così ogni dono si moltiplica a dismisura nel bene e nella pace, nel benessere e nella felicità per il bene di tutti e di tutta la vita. È la compassione di Dio che rende così perfetto tutto ciò che egli dice, compie, opera e ama. Non c’è perfezione che non generi compassione, non c’è compassione che non generi perfezione.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 12/02/2012 03:36

    Domenica 12 febbraio 2012
    6a del Tempo Ordinario – Anno B

    Parola del giorno
    Levìtico 13,1-2.45-46; Salmo 31,1-2.5.11; Prima lettera ai Corìnzi 10,31 - 11,1; Vangelo di Marco 1,40-45

    Antifona e Salmo 31,1-2.5.11
    Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

    1 Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
    e coperto il peccato.
    2 Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
    e nel cui spirito non è inganno.

    5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
    non ho coperto la mia colpa.
    Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
    e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

    11 Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
    Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!


    Vangelo di Marco 1,40-45

    In quel tempo, 40 venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!» 41 Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» 42 E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
    43 E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44 e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
    45 Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


    Terapia


    Secondo Ippocrate, il più famoso medico dell’antichità, padre fondatore dell’ars medica antiqua, gli strumenti terapeutici del medico erano: il tocco, il rimedio, la parola. Questa in sintesi la sua terapia. Con il termine terapia s’intende tutto il complesso programmatico di attività curative e trattamenti utili per annientare una patologia o alleviarne i sintomi.
    Anche Gesù, il Figlio di Dio, ha un suo protocollo terapeutico per affrontare e vincere le malattie. Per un verso è molto simile a quello di Ippocrate. Anche Gesù per guarire il lebbroso usa il tocco, il rimedio e la Parola. Il tocco per Gesù è l’imposizione della sua mano, ma a volte basta solo una carezza, un sospiro sul volto, prendere mano nella mano il malato. Il rimedio per Gesù è la compassione, la sua infinita dolcissima compassione. E poi c’è la Parola, una Parola che ispira l’uomo verso un orientamento diverso rispetto al proprio dialogo spirituale e mentale, una Parola che guida, illumina, accompagna, scalda, rasserena, dona conoscenza e vita. Tocco, rimedio, Parola: c’è tutto, e la lebbra scomparve, dice il testo. Qui Gesù rivela all’umanità il più possente e ineguagliabile protocollo terapeutico dell’umanità. La compassione. Quando l’uomo imparerà ad amare e a scegliere la compassione come soluzione di tutti i problemi, di tutti gli imprevisti e di tutte le difficoltà della vita, l’uomo potrà guarire da ogni male e disarmonia e superare ogni ostacolo sulla via dell’unità e della felicità. La compassione guarisce tutto, e non c’è malattia o dolore al mondo che non sia generato da una mancanza di compassione ricevuta o donata.
    La compassione fa scomparire la lebbra del lebbroso perché fa scomparire, dal cuore e dalla mente, la lebbra dei pensieri di sfiducia in Dio e nella vita. Dio non si fa conoscere all’umanità e riconoscere dal suo popolo attraverso riti, teologie, precetti, gerarchie, ma attraverso la sua dolcissima, sempre presente e attiva compassione. Non il senso del dovere, la morale, la paura, le convenzioni, gli obblighi, le leggi, le tradizioni riporteranno il cuore dell’uomo a Dio, ma la conoscenza della sua divina e tenerissima compassione.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 13/02/2012 05:01

    Lunedì 13 febbraio 2012
    6a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 1,1-11; Salmo 118,67-68.71-72.75-76; Vangelo di Marco 8,11-13

    Antifona e Salmo 118,67-68.71-72.75-76
    Venga a me la tua misericordia e avrò vita.
    Oppure: Donaci, Signore, l’umiltà del cuore.

    67 Prima di essere umiliato andavo errando,
    ma ora osservo la tua promessa.
    68 Tu sei buono e fai il bene:
    insegnami i tuoi decreti.

    71 Bene per me se sono stato umiliato,
    perché impari i tuoi decreti.
    72 Bene per me è la legge della tua bocca,
    più di mille pezzi d'oro e d'argento.

    75 Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti
    e con ragione mi hai umiliato.
    76 Il tuo amore sia la mia consolazione,
    secondo la promessa fatta al tuo servo.


    Vangelo di Marco 8,11-13

    In quel tempo, 11 vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
    12 Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
    13 Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.


    Sospiro


    Una persona sta affondando nelle sabbie mobili. Ormai è sotto quasi fino al mento e il fango le sta riempiendo la bocca. Arrivano i soccorsi. Il soccorritore lancia una fune, e con un lancio perfetto la fune arriva giusta a un centimetro dalla bocca dello sfortunato che sta affondando. Basterebbe afferrare con i denti la cima della fune per essere portato in salvo. Ma colui che sta affondando non si cura della fune. È evidente che gli basterebbe un gesto semplicissimo e sicuro per salvarsi, addentando cioè la cima, ma niente, non addenta la fune, inizia invece a gridare che vuole un segno, un segno che gli dia la prova che colui che lo sta salvando sia veramente lì per salvarlo. Cosa dire? Cosa fare?
    Perfino il dolcissimo Gesù, davanti a questa generazione che, sull’orlo dell’abisso, ancora discute e gli chiede prove e segni, perfino il dolcissimo Gesù non riesce a trattenere un muto e desolato sospiro e, girandosi dall’altra parte, compie un gesto che toglie il fiato e fa tremare gli abissi dell’universo: Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

    Noi siamo poveri, Signore,
    infangati, oppressi da molte cose,
    lenti nella strada dell’amore,
    quasi soffocati dall’inganno e dalla paura,
    ma salvaci, Signore.
    Salvaci, Signore,
    noi non ti chiediamo segni,
    non ti facciamo interrogatori,
    non ti chiediamo prove,
    portaci in salvo sull’altra riva, Signore.
    Ti imploriamo con tutte le forze,
    non andare all’altra riva senza di noi.
    Amen





    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 14/02/2012 02:01

    Martedì 14 febbraio 2012
    Santi Cirillo, monaco e Metodio, vescovo, patroni d’Europa

    Parola del giorno
    Atti degli Apostoli 13,46-49; Salmo 116,1-2; Vangelo di Luca 10,1-9

    Antifona e Salmo 116,1-2
    Andate in tutto il mondo a proclamare il Vangelo.

    1 Genti tutte, lodate il Signore,
    popoli tutti, cantate la sua lode.

    2 Perché forte è il suo amore per noi
    e la fedeltà del Signore dura per sempre.


    Vangelo di Luca 10,1-9

    In quel tempo, 1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
    5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!” 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
    8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».


    Un mondo nuovo


    È la cosa più evidente in tutto il racconto evangelico. È la prospettiva che si apre in ogni anfratto e piega della Parola di Gesù. Gesù desidera per noi un mondo nuovo, un modo nuovo di vivere, Gesù desidera per noi più di ogni altra cosa il cambiamento, desidera il cambiamento, l’evoluzione della nostra vita e lo afferma in ogni sua parola, lo annuncia in ogni momento, occasione, gesto e miracolo. Gesù spiega anche qual è la condizione indispensabile del cambiamento della storia dell’uomo, senza la quale ogni cambiamento in meglio è assolutamente impossibile. Gesù manda nel mondo i suoi discepoli a predisporre la sua venuta e li manda in modo realmente alternativo già inseminato del cambiamento evangelico, della novità ispirata dallo Spirito, li manda come agnelli in mezzo ai lupi, senza borsa per le ricchezze, senza sacca per le sicurezze, senza sandali per ripararsi dalla strada. Li manda nel mondo in modo nuovo, libero e capace di liberare. Libero da ogni gerarchia e potere e capace di liberare dalla schiavitù dell’ignoranza, dall’angustia della malattia, dalla miseria dell’oppressione. Ma questo non basta per il cambiamento evangelico. Per il cambiamento evangelico è indispensabile una risposta: In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!” Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Per il cambiamento evangelico è indispensabile anche la risposta, la risposta dell’uomo, una risposta libera e responsabile, senza la quale il mutamento non accade, o almeno non accade in modo graduale e adeguato alla nostra dimensione. I discepoli donano la pace, sintesi di tutti i doni del benessere totale del mutamento evangelico, a coloro che incontrano ma, se non c’è risposta di pace da parte di quelli a cui viene donata la pace, non c’è desiderio di mutare nella pace e il mutamento non percorrerà la strada di quella gente. Gesù afferma con forza che il mondo potrà cambiare in bene solo se l’uomo, la gente comune, quella che lui chiama affettuosamente messe, avrà la forza, il desiderio di cambiare veramente, altrimenti il cambiamento sarà sempre e solo in mano ai lupi rapaci, ai tiranni oppressori e il loro cambiamento non è mai nella luce e per la pace. Gesù afferma che il mondo, così come lo abbiamo costruito, violento, pericoloso, pieno di intrighi e corruzione, avidità e miseria, è il mondo costruito dai lupi rapaci che hanno progettato tutto questo per il loro vantaggio, ma è anche stato reso possibile da tutti coloro che hanno permesso questo, giorno dopo giorno, scelta dopo scelta. Gesù desidera il mutamento verso la felicità ma, al tempo stesso, ispira l’uomo a desiderare il mutamento vero, altrimenti il mutamento non verrà. I potenti, dispotici arroganti predatori del benessere dell’umanità sono la causa di tutto il male, le guerre, i massacri e della miseria che ci sono nel mondo, ma anche la gente comune che lascia che sia, che non obbietta in alcun modo a tutto il male e all’ingiustizia che vede, e fa finta di non vedere, diventa anch’essa la causa di tanto male. Gli oppressi come gli oppressori hanno un peso enorme nel cambiamento. Chi incatena alla miseria e chi è incatenato alla miseria sono comunque uomini che possono scegliere e decidere e dunque cambiare. I potenti hanno dalla loro la forza delle armi, della politica, delle carceri, dei governi, delle leggi, ma i deboli e gli inermi hanno la forza del numero, del desiderio, dell’unità, della fantasia risolutrice, e soprattutto l’appoggio incondizionato di Dio. I potenti che gridano alla guerra e organizzano i massacri sono pochi, ma sono milioni gli uomini e le donne che obbediscono a tale scempio. Se al comando di un generale di sparare a un altro uomo la risposta fosse “no” da parte di milioni di persone, cosa potrebbe fare quel generale, se non cambiare mestiere? I potenti della terra sono potenti solo fino a che la gente desidera che lo siano, quando la gente risponderà responsabilmente della propria vita e sceglierà da sé il proprio benessere, i potenti diventeranno la cosa più ridicola e inutile della storia. I potenti della terra, che in questi tempi hanno creato e predisposto appositamente una crisi economica, sociale e psicologica a livello mondiale, con l’unico scopo di obbligare le nazioni, alla cessione di parti importanti delle loro sovranità e dignità nazionali, sono pochi, ma la messe interessata a tale rapina è composta da milioni e milioni di uomini e donne. Se i milioni di uomini e donne accetteranno supini e silenziosi, avverrà il cambiamento previsto dai lupi rapaci, secondo i loro scopi e interessi. Ma se milioni di uomini e donne risponderanno responsabilmente, secondo il loro desiderio di cambiamento e la loro dignità, insieme, senza violenza e senza paura, avverrà un cambiamento secondo il cuore della gente e non dei potenti. I poteri forti del mondo sanno che l’umanità così com’è, divisa, fragile, ignorante, stanca, disperata, non potrà opporre resistenza ai loro progetti di avidità e controllo, ecco perché hanno il terrore che la gente venga a conoscenza del vangelo e di qualcuno che lo possa spiegare. Il vangelo di Gesù pian piano, nel segreto, come un seme invisibile, sta ispirando in milioni di uomini e donne il desiderio di un mutamento evangelico, un mutamento verso il benessere di tutti, la serenità con tutti, l’amore per la terra, la pace insomma. Quando gli uomini e le donne si lasceranno ispirare dentro dal vangelo, si lasceranno uccidere piuttosto che andare in guerra, si lasceranno manganellare piuttosto che manganellare, resisteranno alle privazioni e impareranno a condividere le loro cose ed energie piuttosto che costringere gli altri alla privazione e alla miseria, è allora che il mutamento avverrà, e non ci saranno eserciti, governi, gerarchie, parlamenti, leggi, carceri capaci di fermare il desiderio di mutamento che conduce alla felicità dell’uomo.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 15/02/2012 00:28

    MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012
    6a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 1,19-27; Salmo 14,2-4b.5; Vangelo di Marco 8,22-26

    ANTIFONA E SALMO 14,2-4b.5
    Signore,chi abiterà sulla santa montagna?

    2 Colui che cammina senza colpa,
    pratica la giustizia
    e dice la verità che ha nel cuore,
    3 non sparge calunnie con la sua lingua.

    Non fa danno al suo prossimo
    e non lancia insulti al suo vicino.
    4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
    ma onora chi teme il Signore.

    5 Non presta il suo denaro a usura
    e non accetta doni contro l’innocente.
    Colui che agisce in questo modo
    resterà saldo per sempre.


    VANGELO DI MARCO 8,22-26

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli 22 giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?» 24 Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
    25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».


    CAPACITÀ


    Era forse una cecità particolare quella di quel cieco, visto che Gesù ha dovuto ripetere una seconda volta l’imposizione delle mani? Forse era una cecità più resistente di altre? O forse Gesù era stanco? Possibile che Gesù non sia riuscito in prima battuta a guarire quel cieco? Cosa sarà successo? Può il sole entrare in una stanza con i balconi chiusi? Quanta acqua può entrare in una caraffa già piena? Può un cesto di pochi centimetri raccogliere un quintale d’uva? Ecco cosa è successo. Il cieco desiderava guarire, ma non abbastanza e non completamente. L’energia di guarigione che Gesù ha sviluppato era certamente più che abbondante ed efficace per sanare la cecità del cieco, ma il cieco non era pronto, disponibile, non era capace di accogliere nella sua pienezza la grazia guaritrice del Signore, non era proporzionalmente capiente. La capacità spirituale del cieco di accogliere la potenza guaritrice di Gesù era nettamente inferiore a quanta ne serviva per vincere la sua cecità. Non c’è istante in cui la Vita e Dio non riversino su di noi i doni della loro forza, luce e grazia, ma è importante e fondamentale imparare a diventare capaci, nel senso di diventare capienti per poter accogliere tutto ciò che la Vita e Dio amano donarci. Il cieco era pronto a essere guarito negli occhi ma non era abbastanza pronto per essere guarito nello spirito e nel cuore. Sicuramente il cieco all’inizio del suo incontro con Gesù non aveva ancora compreso che la salvezza proposta da Gesù all’umanità è una salvezza che pervade tutto l’uomo in tutte le sue dimensioni e facoltà. La salvezza di Gesù è sempre una salvezza profonda, integrale, completa. Ecco perché Gesù ha dovuto ripetere il suo gesto di salvezza e di guarigione con il cieco, non per mancanza di capacità della sua potenza ma per mancanza di capacità di accoglienza del cieco.



    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 16/02/2012 04:05

    Giovedì 16 febbraio 2012
    6a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 2,1-9; Salmo 33,2-7; Vangelo di Marco 8,27-33

    Antifona e Salmo 33,2-7
    Il Signore ascolta il grido del povero.

    2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    3 Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino.

    4 Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato.

    6 Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce.


    Vangelo di Marco 8,27-33

    In quel tempo, 27 Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?» 28 Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
    29 Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?» Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
    31 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
    32 Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33 Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».


    Impertinenza


    Gesù sa che i suoi rapporti con il potere costituito delle gerarchie religiose e politiche sono ormai fragili, deteriorati, così tesi da essere compromessi. Gesù sa che per molti motivi lui è ormai odiato profondamente proprio da coloro che più di tutti dovrebbero avere la competenza, i mezzi e le conoscenze per accoglierlo con onore e rispetto. Chi meglio degli anziani del popolo, che hanno il delicato compito di guidare socialmente e politicamente la comunità, avrebbe potuto e dovuto comprendere Gesù per quel pizzico di sapienza e visione interiore guadagnato almeno per l’età? Chi meglio dei capi dei sacerdoti, responsabili del tempio, guide spirituali di tutto il mondo religioso del popolo, intermediari ufficiali tra Dio e il popolo, avrebbe potuto e dovuto comprendere e accogliere Gesù il Figlio di Dio, di quel Dio che dicevano di onorare tra le colonne del tempio? Chi meglio degli scribi, attenti teologi e approfonditi studiosi di Legge Sacra, detentori della Thorà, avrebbe potuto e dovuto comprendere e accogliere Gesù con amore e onore? Ma così non è stato, perché Gesù si è presentato al mondo in modo assolutamente impertinente, insolente, impudente per il palato della gerarchia politica e religiosa del suo tempo. Ma se, nel momento in cui viene a visitare la nostra terra e la nostra umanità, il Figlio di Dio incarnato è considerato dai poteri gerarchici un nemico impertinente, un bugiardo insolente, un antagonista impudente, da chi sono governati e guidati, ispirati questi poteri gerarchici per odiare Gesù in questo modo? Da Dio no di certo. Gesù sa che ormai i suoi rapporti con il potere costituito politico e religioso sono impraticabili e stanno diventando per lui pericolosi, e avvisa di questo i suoi discepoli; il potere vede in Gesù e nel suo messaggio un pericolo esplicito per la propria sopravvivenza.
    Più che una profezia Gesù pone davanti ai suoi discepoli una constatazione, una constatazione dolorosa quanto inaccettabile per la mente dei suoi discepoli per due motivi. Primo motivo: è inaccettabile che Gesù debba subire sofferenza e morte proprio da parte di coloro che avrebbero potuto e dovuto comprenderlo e accettarlo con maggior rispetto e onore. Secondo motivo: è inaccettabile che Gesù annunci qualcosa di assolutamente sconosciuto e impossibile per la mente umana come la sua risurrezione dalla morte. I discepoli sono in confusione e Pietro, a nome di tutti, prende in disparte Gesù e lo rimprovera per aver detto quelle cose così inaccettabili e improponibili, e, senza volerlo, lo accusa delle stesse accuse dei potenti, cioè di impertinenza, insolenza, impudenza. Anche Pietro in questo momento non è guidato certo da Dio ma da qualcun altro e Gesù glielo dice apertamente: Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Con queste dure parole Gesù non accusa Pietro ma lo aiuta a comprendere come, senza accorgersene e saperlo, si possa essere e diventare nemici di Dio e alleati di Satana, suoi servi e schiavi.
    Pensare secondo gli uomini, secondo i loro schemi di potere, opportunismo, avidità, interesse, prestigio è già essere alleati di Satana e nemici di Dio. Pensare secondo i metri di misura, i giudizi, le convenzioni, le convinzioni, gli interessi umani è già essere alleati di Satana, è già lavorare per lui come nemici di Dio. Pensare secondo Dio, fare la volontà di Dio significa lasciar andare per sempre e definitivamente i sistemi e gli algoritmi di pensiero umano fondati sull’opportunismo, sulla vanità, sul successo, sul prestigio, sull’assecondare le aspettative altrui, sulla reputazione e sul successo, per affrontare tutto quello che la vita ci chiede e ci dà. Pensare secondo Dio è seguire la novità e l’inedita efficacia delle procedure del vangelo anche e soprattutto quando verrebbe spontaneo appoggiarsi alle procedure comprovate e ripetitive della mente e dell’addestramento umani per affrontare la vita.



    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 17/02/2012 00:36

    Venerdì 17 febbraio 2012
    6a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 2,14-24.26; Salmo 111,1-6; Vangelo di Marco 8,34-9,1

    Antifona e Salmo 111,1-6
    La tua legge, Signore, è fonte di gioia.

    1 Beato l’uomo che teme il Signore
    e nei suoi precetti trova grande gioia.
    2 Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
    la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

    3 Prosperità e ricchezza nella sua casa,
    la sua giustizia rimane per sempre.
    4 Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
    misericordioso, pietoso e giusto.

    5 Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
    amministra i suoi beni con giustizia.
    6 Egli non vacillerà in eterno:
    eterno sarà il ricordo del giusto.


    Vangelo di Marco 8,34-9,1

    In quel tempo, 34 convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36 Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37 Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
    38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
    9,1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».


    Vergogna


    Fino a quando l’uomo si vergognerà di amare e non si vergognerà di odiare, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di donare e non si vergognerà di possedere, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di condividere le risorse della terra e non si vergognerà di essere avido, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di perdonare e non si vergognerà di vendicarsi, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di essere grato e non si vergognerà di essere ingrato, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di non essere al centro dell’attenzione e non si vergognerà del suo ego smisurato, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di amare Dio e di avere totale fiducia in lui e non si vergognerà della miseria e della ignoranza in cui vive l’umanità, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di Dio e non si vergognerà di credere indecentemente a tutto, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di Gesù e del suo vangelo e non si vergognerà di seguire ideologie, magie, mitologie, filosofie insipienti e perverse, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà della pace e non si vergognerà della guerra, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di avere comprensione e realistico buon senso e non si vergognerà di usare la fredda legge per colpire, giudicare, condannare chi compie errori, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà di collaborare insieme agli altri per il bene comune e non si vergognerà di torturare, massacrare, l’intelligenza resterà inutilizzata. Fino a quando l’uomo si vergognerà dell’uomo e della sua altissima dignità spirituale divina e non si vergognerà delle istituzioni e delle gerarchie che depredano e soggiogano la gente, l’intelligenza resterà inutilizzata. Per loro natura le istituzioni gerarchiche, le corporazioni economiche e politiche sono incalcolabilmente più corrotte, guaste e perverse dei singoli individui. Le istituzioni gerarchiche e le corporazioni economiche e politiche non sono esposte alla punizione, al vilipendio e alla vergogna perché non sono individui, persone rintracciabili, ma freddi elaborati meccanismi mentali strutturati senza vita, e per questo non possono provare rimorso, benevolenza, compassione, gratitudine e non sono esposte al disonore, avendo tuttavia il potere di trasformare un individuo in carne da macello, nel disonore e nella vergogna.
    Fino a quando l’uomo non comprenderà che tutto ciò che nella vita sceglierà, inizierà, compirà per ira, rabbia, sete di vendetta e avidità finirà sempre e con assoluta precisione in vergogna, l’intelligenza resterà inutilizzata. Quando questa generazione umana, che Gesù definisce adultera e peccatrice, inizierà a vergognarsi di non aver voluto usare per nulla l’intelligenza che Dio le ha donato, allora e solo allora potrà fare pace con Dio, aprire la sua intelligenza alla conoscenza e alla felicità.


    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
  • OFFLINE
    auroraageno
    Post: 18.763
    Post: 11.136
    Registrato il: 02/08/2007
    Amministratore
    Utente Gold
    00 18/02/2012 09:13

    Sabato 18 febbraio 2012
    6a settimana del Tempo Ordinario

    Parola del giorno
    Lettera di Giacomo 3,1-10; Salmo 11,2-5.7-8; Vangelo di Marco 9,2-13

    Antifona e Salmo 11,2-5.7-8
    Tu, o Signore, ci proteggerai per sempre.
    Oppure: Poni sulle mie labbra, o Dio, la tua benedizione.

    2 Salvami, Signore! Non c’è più un uomo giusto;
    sono scomparsi i fedeli tra i figli dell’uomo.
    3 Si dicono menzogne l’uno all’altro,
    labbra adulatrici parlano con cuore doppio.

    4 Recida il Signore le labbra adulatrici,
    la lingua che vanta imprese grandiose,
    5 quanti dicono: «Con la nostra lingua siamo forti,
    le nostre labbra sono con noi:
    chi sarà il nostro padrone?»

    7 Le parole del Signore sono parole pure,
    argento separato dalle scorie nel crogiuolo,
    raffinato sette volte.
    8 Tu, o Signore, le manterrai,
    ci proteggerai da questa gente, per sempre.


    Vangelo di Marco 9,2-13

    In quel tempo, 2 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
    7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
    9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
    11 E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?» 12 Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13 Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».


    Alleanza


    Quando, nel Gan Eden, l’uomo ha voluto decidere autonomamente ciò che è vitale e ciò che è mortale, ha perso la forza della conoscenza e ha perso parte delle sue capacità intellettuali e sapienziali, ha rinnegato l’armonia e la bellezza di tutto ciò che esiste, segno perenne della potenza e dell’amore di Dio, e ha iniziato a esercitare sulla natura il proprio dominio sconsiderato, a causa della propria avidità e vanità. Nell’istante in cui l’uomo ha voluto fare di sé un dio, rifiutando Dio per mettersi al posto di Dio, in quello stesso preciso istante l’uomo ha siglato un’alleanza terribile, la sua alleanza con Lucifero, che a sua volta aveva già rinnegato l’amore di Dio. Su ogni pianeta dell’universo in cui, come sulla terra, si sono compiute la rivolta contro Dio e l’alleanza con Lucifero, l’armonia del creato e delle leggi naturali ha subito le enormi conseguenze di queste ferite e di questa separazione. Lontano da Dio per l’uomo è iniziato il tempo della regressione, dell’involuzione, rischiando più volte l’estinzione, se Dio stesso non fosse intervenuto a scongiurarla.
    Quando Gesù ha visitato la nostra terra e la nostra storia, lo ha fatto per aiutarci a risvegliare in noi la memoria dello spirito di cui siamo fatti, la memoria dell’amore di Dio da cui deriviamo, la memoria della bellezza da cui tutto deriva e da cui noi tutti deriviamo come creature di Dio. Il giorno in cui Gesù prende per mano Pietro, Giacomo e Giovanni, e li accompagna sul monte per la trasfigurazione, è il giorno in cui Gesù mostra e ricorda all’umanità che cosa ha perduto rifiutando Dio per allearsi con Lucifero. Nello splendore della trasfigurazione Gesù non solo mostra una fessura della propria dimensione celeste, ma vuole anche rivelare e ricordare all’umanità la magnificenza, la grazia, la potenza, la luce, l’armonia, la pace che i progenitori dell’umanità hanno rifiutato e rinnegato per sete di dominio, avidità e vanità. Nella trasfigurazione Gesù rivela all’umanità intera che ora in Lui, nella nuova ed eterna alleanza con Lui, i figli di Dio possono scegliere di riacquistare un nuovo rapporto di amore con Dio e con tutto il creato.



    People in Praise


    _________Aurora Ageno___________
8