Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!



 
 
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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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30 dicembre - SESTO GIORNO DELL'OTTAVA DI NATALE


Lettura:

Dal trattato << La confutazione di tutte le eresie >> di sant'Ippolito, sacerdote

Il Verbo che s'è fatto carne ci rende simili a Dio



Noi crediamo al Verbo di Dio. Non ci appoggiamo su parole senza senso, né ci lasciamo trasportare da improvvise e disordinate emozioni o sedurre dal fascino di discorsi ben congegnati, ma invece prestiamo fede alle parole della potenza di Dio.
Queste cose Dio le ordinava al suo Verbo. Il Verbo le diceva in parole per distogliere con esse l'uomo dalla sua disobbedienza. Non lo dominava come fa un padrone con i suoi schiavi, ma lo invitava ad una decisione libera e responsabile.
Il Padre mandò sulla terra questa sua Parola nel tempo ultimo poiché non voleva più che parlasse per mezzo dei profeti, né che fosse annunziata, in forma oscura e solo intravvista attraverso vaghi riflessi, ma desiderava che apparisse visibilmente in persona. Così il mondo contemplandola avrebbe potuto avere la salvezza. Il mondo avendola sotto il suo sguardo non avrebbe più sentito il disagio e il timore come quando si trovava di fronte a un'immagine divina riflessa dai profeti, né avrebbe provato lo smarrimento come quando essa veniva resa presente e manifestata mediante le potenze angeliche. Ormai avrebbe constatato di trovarsi alla presenza medesima di Dio che parla.
Noi sappiamo che il Verbo ha preso un corpo mortale dalla Vergine, e ha trasformato l'uomo vecchio nella novità di una creazione nuova. Noi sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa sostanza. Se infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci avrebbe dato come legge di essere imitatori suoi quale maestro. Se egli come uomo è di natura diversa perché comanda a me nato nella debolezza la somiglianza con lui? E come può essere costui buono e giusto?
In verità per non esser giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa natura d'uomo, perché non ti perda d'animo nella sofferenza, ma riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui.
Quando tu avrai conosciuto il Dio vero, avrai insieme all'anima un corpo immortale e incorruttibile; otterrai il regno dei cieli, perché nella vita di questo mondo hai riconosciuto il re e il Signore del cielo. Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato dio. Infatti le sofferenze che hai dovuto sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo. Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una volta che fossi stato divinizzato e reso immortale.
Cristo, il Dio superiore a tutte le cose, colui che aveva stabilito di annullare il peccato degli uomini rifece nuovo l'uomo vecchio e lo chiamò sua propria immagine fin dall'inizio. Ecco come ha mostrato l'amore che aveva verso di te. Se tu ti farai docile ai suoi santi comandi, e diventerai buono come lui, che è buono, sarai simile a lui e da lui riceverai gloria. Dio non lesina i suoi beni, lui che per la sua gloria ha fatto di te un dio.



Responsorio: (Gv 1, 14; Bar 3, 38)

Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi: abbiamo contemplato la sua gloria, gloria dell'unico Figlio del Padre, pieno di verità e di grazia.
E' apparso sulla terra e ha vissuto tra gli uomini,
pieno di verità e di grazia.


Orazione:

O Dio, grande e misericordioso, la nuova nascita del tuo unico Figlio nella nostra carne mortale ci liberi dalla schiavitù antica, che ci tiene sotto il giogo del peccato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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31/12/2007 06:55

31 dicembre - SAN SILVESTRO I, PAPA


Il 31 dicembre, ultimo giorno dell'anno, si celebra la commemorazione di san Silvestro I, papa.

Ordinato vescovo della chiesa di Roma nell'anno 314, resse le sorti della Chiesa sotto l'imperatore Costantino, quando lo scisma dei Donatisti e l'eresia ariana provocavano grandissimi danni al popolo cristiano.
Morì nel 335 e fu sepolto nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria.


Lettura:

Dalla « Storia Ecclesiastica » di Eusebio di Cesarea, vescovo


La pace costantiniana



Di tutto siano rese grazie a Dio onnipotente e re dell'universo e così pure sia grandissima riconoscenza al salvatore e redentore delle nostre anime Gesù Cristo, per mezzo del quale preghiamo che ci sia conservata una pace sicura e stabile, immune per sempre da tutte le molestie e turbamenti sia delle cose esterne, sia dell'anima ... Ormai un giorno sereno e limpido, non più offuscato da nube alcuna, illuminava con lo splendore della luce celeste le chiese di Cristo diffuse su tutta la terra. Persino a coloro che erano estranei alla partecipazione della nostra religione era possibile, se non di godere della nostra medesima gioia, certamente di ricevere almeno una parte o quasi una emanazione di quei beni, che a noi erano procurati da Dio.
Soprattutto noi, che abbiamo posto ogni nostra speranza in Cristo, eravamo ripieni di una letizia incredibile e una specie di felicità divina brillava sul volto di tutti, al vedere che tutti i luoghi che la malvagità dei tiranni poco prima aveva buttato all'aria, rivivevano adesso come da una lunga devastazione apportatrice di morte; di nuovo i templi si elevavano da terra a immensa altezza ed erano abbelliti da uno splendore di gran lunga superiore a quello di prima che fossero distrutti.
Si offriva infatti al nostro sguardo uno spettacolo da tutti auspicato e desiderato, e cioè nelle singole città vi erano solennità di dedicazioni e consacrazioni di luoghi di culto da poco eretti; inoltre riunioni di vescovi, accorrere di pellegrini da regioni lontane e straniere, un vicendevole amore e benevolenza tra popoli e popoli, unione in una sola armoniosa compagine delle membra del Corpo di Cristo.
Così, secondo l'oracolo profetico con cui si prevedevano le cose a venire, con immagini misteriose l'osso si adattava all'osso, la giuntura alla giuntura (cfr. Ez 37, 7).
Unica era la forza dello Spirito divino che circolava per tutte le membra; una l'anima di tutti, il medesimo ardore di fede, uno il canto di tutti coloro che inneggiavano a Dio.
Perfettissime poi erano le cerimonie dei vescovi, ben curati i sacrifici dei sacerdoti, maestosi e in certo qual modo divini i riti della Chiesa, da una parte cantando i salmi ed ascoltando le rimanenti voci delle Scritture a noi divinamente affidate, dall'altra attendendo agli uffici divini e arcani. Venivano anche consegnati i mistici simboli della passione salvifica. Infine ogni età ed una moltitudine promiscua di ambo i sessi, attendendo di tutto cuore alle preghiere e ai ringraziamenti, veneravano con somma letizia di animo Dio autore di ogni bene.



Responsorio: (Col 3, 15; Gal 3, 28; Sal 149, 1)

La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un corpo solo; siate riconoscenti. Voi tutti in Cristo siete una cosa sola.
Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei fedeli:
voi tutti in Cristo siete una cosa sola.


Orazione:

Assisti, Signore, il tuo popolo che confida nell'intercessione del papa san Silvestro I, perché, nel cammino della vita, goda sempre della tua guida e giunga felicemente alla città dei santi. Per il nostro Signore, Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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01/01/2008 12:31

1 Gennaio - Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra

Oggi è Capodanno. E' la giornata d'inizio del nuovo anno.
E' la giornata posta sotto la benedizione e la protezione di
Maria Santissima, Regina della Pace.

Ti preghiamo, o Maria,
intercedi per la Pace
nel mondo e nelle nostre vite.
Tu, Madre di Dio e nostra Madre,
veglia su di noi ed aiutaci
sempre.
Benedetta sei tu, Maria,
che col tuo "sì" hai aperto
la porta della salvezza
a tutti noi.
Tienici sotto il tuo manto,
o Madre, e prega per noi.

Ave, o Maria
piena di grazia
il Signore è con te
benedetta sei tu fra le donne
e benedetto il frutto
del seno tuo: Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio
prega per noi, peccatori,
adesso e nell'ora
della nostra morte.
Amen.


Benedetta sempre sei tu, Maria. Soccorri i tuoi figli, che Gesù
sulla croce ti ha affidato.

Amen.





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02/01/2008 06:47

2 gennaio - SANTI BASILIO MAGNO E GREGORIO NAZIANZENO


Il 2 gennaio ricorre la memoria dei santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa.

Basilio nacque a Cesarèa di Cappacòcia nell'anno 330 da una famiglia cristiana. Di buona educazione letteraria e di egregie virtù, prese a condurre vita di eremita, ma nel 370 fu fatto vescovo della sua città. Lottò contro gli Ariani e scrisse eccellenti opere, specialmente le Regole monastiche che ancor oggi sono seguite da moltissimi monaci orientali. Aiutò molto i bisognosi. Morì il 1° gennaio del 379.
Gregorio, nato nello stesso anno 330 a Nazianzo, intraprese molti viaggi a scopo di istruzione e seguì poi nel deserto l'amico Basilio. Ma fu poi ordinato sacerdote e vescovo e nel 381 fu eletto vescovo di Costantinopoli. Ma a causa delle fazioni che dividevano la sua chiesa, si ritirò a Nazianzo dove morì il 25 gennaio del 389 o 390.
Per la sua eccellente dottrina ed eloquenza fu detto << teologo >>.


Lettura:

Dai << Discorsi >> di san Gregorio Nazianzeno, vescovo

Una sola anima in due corpi


Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d'imparare, e di nuovo insieme, come per un accordo, ma in realtà per disposizione divina.
Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi, ma inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza.
Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell'ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l'inizio della nostra amicizia; di qui l'incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.
Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l'amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l'uno per l'altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d'invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l'emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all'altro di esserlo.
Sembrava che avessimo un'unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l'uno era nell'altro e con l'altro.
L'occupazione e la brama unica per ambedue era la virtù, e vivere tesi alle future speranze e comportarci come se fossimo esuli da questo mondo, prima ancora d'essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all'amore della virtù. E non ci si addebiti a presunzione se dico che eravamo l'uno all'altro norma e regola per distinguere il bene dal male.
E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani.



Responsorio: (Dn 2, 21-22; 1 Cor 12, 11)

Dio concede la sapienza ai saggi, agli intelligenti il sapere; rivela cose profonde e occulte: da lui viene la luce.
Tutto questo è frutto dell'unico Spirito, che distribuisce a ciascuno i suoi doni come vuole:
da lui viene la luce.


Orazione:

O Dio, che hai illuminato la tua Chiesa con l'insegnamento e l'esempio dei santi Basilio e Gregorio Nazianzeno, donaci uno spirito umile e ardente, per conoscere la tua verità e attuarla con un coraggioso programma di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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03/01/2008 06:35

3 gennaio


Lettura:

Dai << Trattati su Giovanni >> di sant'Agostino, vescovo

I due precetti dell'amore


E' venuto il Signore, maestro di carità, pieno egli stesso di carità, a ricapitolare la parola
sulla terra (cfr. Rm 9, 28), come di lui fu predetto, e ha mostrato che la Legge e i
Profeti si fondano sui due precetti dell'amore. Ricordiamo, insieme, fratelli, quali sono
questi due precetti. Essi devono esservi ben noti e non solo venirvi in mente quando ve
li richiamiamo: non si devono mai cancellare dai vostri cuori. Sempre, in ogni istante
abbiate presente che bisogna amare Dio e il prossimo: Dio con tutto il cuore, con tutta
l'anima, con tutta la mente; e il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22, 37. 39). Questo
dovete sempre pensare, meditare e ricordare, praticare e atturare. L'amore di Dio è il
primo come comandamento, ma l'amore del prossimo è primo come attuazione
pratica. Colui che ti dà il comando dell'amore in questi due precetti, non ti insegna
prima l'amore del prossimo, poi quello di Dio, ma viceversa.
Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di
vederlo; amando il prossimo purifichi l'occhio per poter vedere Dio, come chiaramente
afferma Giovanni: Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi?
(cfr. 1 Gv 4, 20). Se sentendoti esortare ad amare Dio, tu mi dicessi: Mostrami colui
che devo amare, io non potrei che risponderti con Giovanni: Nessuno mai vide Dio (cfr.
Gv 1, 18). Ma perché tu non ti creda escluso totalmente dalla possibilità di vedere Dio,
lo stesso Giovanni dice: << Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio >> (1 Gv 4,
16). Tu dunque ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest'amore,
vedrai, per quanto ti è possibile, Dio.
Comincia quindi ad amare il prossimo. Spezza il tuo pane con chi ha fame, introduci in
casa i miseri senza tetto, vesti chi vedi ignudo, e non disprezzare quelli della tua stirpe
(cfr. Is 58, 7). Facendo questo che cosa otterrai? << Allora la tua luce sorgerà come
l'aurora >> (Is 58, 8). La tua luce è il tuo Dio, egli è per te la luce mattutina perché verrà
dopo la notte di questo mondo: egli non sorge né tramonta, risplende sempre.
Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il
cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta
l'anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo
l'abbiamo sempre con noi. Aiuta, dunque il p'rossimo con il quale cammini, per poter
giungere a colui con il quale desideri rimanere.



Responsorio:

Dio ci ha amato per primo, e ha mandato il suo Figlio come vittima per i nostri peccati.
Se così Dio ha amato noi, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi:
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.


Orazione:

O Dio, tu hai voluto che l'umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine
Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri; fa' che liberati dal
contagio dell'antico male possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata
da Cristo tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.



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4 gennaio


Lettura:

Dai << 500 Capitoli >> di san Massimo il Confessore

Mistero sempre nuovo


Il Verbo di Dio fu generato secondo la carne una volta per tutte. Ora, per la sua benignità verso l'uomo, desidera ardentemente di nascere secondo lo spirito in coloro che lo vogliono e diviene bambino che cresce con il crescere delle loro virtù. Si manifesta in quella misura di cui sa che è capace chi lo riceve. Non restringe la visuale immensa della sua grandezza per invidia e gelosia, ma saggia, quasi misurandola, la capacità di coloro che desiderano vederlo. Così il Verbo di Dio, pur manifestandosi nella misura di coloro che ne sono partecipi, rimane tuttavia sempre imperscrutabile a tutti, data l'elevatezza del mistero. Per questa ragione l'Apostolo di Dio, considerando con sapienza la portata del mistero, dice: << Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! >> (Eb 13, 8), intendendo dire in tal modo che il mistero è sempre nuovo e non invecchia mai per la comprensione di nessuna mente umana.
Cristo Dio nasce e si fa uomo, prendendo un corpo dotato di un'anima intelligente, lui, che aveva concesso alle cose di uscire dal nulla. Dall'oriente una stella che brilla in pieno giorno guida i Magi verso il luogo dove il Verbo ha preso carne, per dimostrare misticamente che il Verbo contenuto nella legge e nei profeti supera ogni conoscenza dei sensi e conduce le genti alla suprema luce della conoscenza.
Infatti la parola della legge e dei profeti, a guisa di stella, rettamente intesa, conduce a riconoscere il Verbo incarnato coloro che in virtù della grazia sono stati chiamati secondo il beneplacito divino.
Dio si fa perfetto uomo, non cambiando nulla di quanto è proprio della natura umana, tolto, si intende il peccato, che del resto non le appartiene. Si fa uomo per provocare il dragone infernale avido e impaziente di divorare la sua preda cioè l'umanità del Cristo. Cristo in effetti, gli dà in pasto la sua carne. Quella carne doveva però tramutarsi per il diavolo in veleno. La carne abbatteva totalmente il mostro con la potenza della divinità che in essa si celava. Per la natura umana, invece, sarebbe stata il rimedio, perché l'avrebbe riportata alla grazia originale con la forza della divinità in essa presente.
Come infatti il dragone, avendo istillato il suo veleno nell'albero della scienza, aveva rovinato il genere umano, facendoglielo gustare, così il medesimo, presumendo divorare la carne del Signore, fu rovinato e spodestato per la potenza della divinità che era in essa.
Ma il grande mistero dell'incarnazione divina rimane per sempre un mistero. In effetti come può il Verbo, che con la sua persona è essenzialmente nella carne, essere al tempo stesso come persona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stesso Verbo, totalmente Dio per natura, diventare totalmente uomo per natura? E questo senza abdicare per niente né alla natura divina, per cui è Dio, né alla nostra, per cui è divenuto uomo?
Soltanto la fede arriva a questi misteri, essa che è la sostanza e la base di quelle cose che superano ogni comprensione della mente umana.



Responsorio: (Gv 1, 14. 1)

Il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a noi: abbiamo contemplato la sua gloria, gloria dell'unico Figlio del Padre, pieno di verità e di grazia.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio:
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria dell'unico Figlio del Padre, pieno di verità e di grazia.


Orazione:

Dio onnipotente, il Salvatore che tu hai mandato, luce nuova all'orizzonte del mondo, sorga ancora e rinnovi tutta la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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05/01/2008 06:48

5 gennaio


Lettura:

Dai << Discorsi >> di sant'Agostino, vescovo

Saremo saziati dalla visione del Verbo


Chi potrà mai conoscere tutti i tesori di sapienza e di scienza che Cristo racchiude in sé, nascosti nella povertà della sua carne? Per noi, da ricco che era, egli si è fatto povero, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2 Cor 8, 9). Assumendo la mortalità dell'uomo e subendo nella sua persona la morte, egli si mostrò a noi nella povertà della condizione umana: non perdette però le sue ricchezze quasi gli fossero state tolte, ma ne promise la rivelazione nel futuro. Quale immensa ricchezza serba a chi lo teme e dona pienamente a quelli che sperano in lui!
Le nostre conoscenze sono ora imperfette e incomplete, finché non venga il perfetto e il completo. Ma proprio per renderci capaci di questo egli, che è uguale al Padre nella forma di Dio e simile a noi nella forma di servo, ci trasforma a somiglianza di Dio. Divenuto figlio dell'uomo, lui unico figlio di Dio, rende figli di Dio molti figli degli uomini. Dopo aver nutrito noi servi attraverso la forma visibile di servo, ci rende liberi, atti a contemplare la forma di Dio.
Infatti << noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è >> (1 Gv 3, 2). Ma cosa sono quei tesori di sapienza e di scienza, che cosa quelle ricchezze divine, se non la grande realtà capace di colmarci pienamente? Che cosa è quell'abbondanza di dolcezza se non ciò che è capace di saziarci?
Dunque: << Mostraci il Padre e ci basta >> (Gv 14, 8). E in un salmo una voce che ci interpreta o parla per noi, dice rivolgendosi a lui: Sarò saziato all'apparire della tua gloria (cfr. Sal 16, 15). Egli e il Padre sono una cosa sola e chi vede lui vede anche il Padre. << Il Signore degli eserciti è il re della gloria >> (Sal 23, 10). Facendoci volgere a lui, ci mostrerà il suo volto e saremo salvi; allora saremo saziati e ci basterà.
Ma fino a quando questo non avvenga e non ci sia mostrato quello che ci appagherà, fino a quando non berremo a quella fonte di vita che ci farà sazi, mentre noi camminiamo nella fede, pellegrini lontani da lui, e abbiamo fame e sete di giustizia e aneliamo con indicibile desiderio alla bellezza di Cristo che si svelerà nella forma di Dio, celebriamo con devozione il Natale di Cristo nato nella forma di servo.
Se non possiamo ancora contemplarlo perché è stato generato dal Padre prima dell'aurora, festeggiamolo perché nella notte è nato dalla Vergine. Se non lo comprendiamo ancora, perché il suo nome rimane davanti al sole (cfr. Sal 71, 17), riconosciamo il suo tabernacolo posto nel sole. Se ancora non vediamo l'Unigenito che rimane nel Padre, ricordiamo lo sposo che esce dalla stanza nuziale (cfr. Sal 18, 6). Se ancora non siamo preparati al banchetto del nostro Padre, riconosciamo il presepe del nostro Signore Gesù Cristo.



Responsorio:

La vita si è fatta visibile, e noi l'abbiamo veduta; vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre.
Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto, e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo,
che era presso il Padre.


Orazione:

O Dio, che nella nascita del tuo unico Figlio hai dato mirabile principio alla nostra redenzione, rafforza la fede del tuo popolo, perché sotto la guida del Cristo giunga alla mèta della gloria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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6 gennaio - Epifania del Signore


Lettura:


Dal libro del profeta Isaia (42, 1-8)


Il Servo mite del Signore


Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto in cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.
Proclamerà il diritto con fermezza;
non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra;
e per la sua dottrina saranno in attesa le isole.
Così dice il Signore Dio
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l'alito a quanti camminano su di essa:
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.
Io sono il Signore: questo è il mio nome;
non cederò la mia gloria ad altri,
né il mio onore agli idoli.



Responsorio: (Mt 12, 18. 21)

Ecco il mio servo che ho scelto, il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: nel suo nome spereranno le nazioni.
Porrò il mio spirito sopra di lui, e ai popoli annunzierà la giustizia:
nel suo nome spereranno le nazioni.



Lettura breve: Isaia 61, 1-2a


Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a proclamare l'anno di misericordia del Signore.



Responsorio breve:

Il Signore manifestò la sua salvezza, alleluia, alleluia.
Il Signore manifestò la sua salvezza, alleluia, alleluia.
Alle nazioni rivelò la sua giustizia. Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Il Signore manifestò la sua salvezza, alleluia, alleluia.


Orazione:

Illumina, Signore, questa tua famiglia con lo splendore della tua gloria e infiamma sempre più i nostri cuori, perché riconosciamo il Salvatore ed entriamo in vera comunione con lui. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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7 gennaio - SAN RAIMONDO DE PENAFORT, SACERDOTE


Il 7 gennaio ricorre la memoria di san Raimondo de Penafort, sacerdote.

Nacque vicino a Barcellona circa l'anno 1175. Divenne dapprima canonico di quella chiesa e fu accettato, in seguito, tra i Frati Predicatori. Per ordine del papa Gregorio IX pubblicò la raccolta delle Decretali. Eletto maestro generale del suo Ordine, lo governò con ottime leggi. Tra i suoi scritti si distingue la Summa casuum, per l'amministrazione esatta e fruttuosa del sacramento della penitenza. Morì nell'anno 1275.


Dalle << Lettere >> di san Raimondo de Penafort, sacerdote


Il Dio dell'amore e della pace
doni la pace ai vostri cuori


Se il predicatore della verità, senza mentire, ha detto veramente che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo soffrono persecuzione, nessuno, io penso, viene escluso da questa regola generale se non colui che trascura o non sa vivere << con sobrietà, con giustizia e pietà in questo mondo >> (Tt 2, 12).
Ma sia lungi da voi l'appartenere al numero di coloro che hanno case quiete, tranquille e sicure, mentre la verga del Signore non è su di loro: trascorrono la vita nella prosperità e in un attimo scenderanno all'inferno.
Al contrario, la vostra purezza e pietà meritano ed esigono - perché siete accetti e graditi a Dio - di essere affinate con colpi ripetuti fino alla sincerità più completa. Se la spada talvolta si raddoppia e si triplica su di voi, bisogna stimare anche tutto questo come gioia e segno di amore.
La spada a doppio taglio è formata dalle battaglie all'esterno e dai timori all'interno; questi ultimi sono raddoppiati o triplicati quando lo spirito astuto rende inquiete le fibre più intime del cuore con l'inganno e con le seduzioni. Questi tipi di combattimento finora li avete conosciuti abbastanza, altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungere una così ammirevole pace e tranquillità interiore.
Si raddoppia e si triplica esteriormente la spada quando, senza motivo, nasce una persecuzione da parte di uomini di Chiesa nell'ambito spirituale, dove le ferite più gravi sono quelle che vengono dagli amici.
E' questa la croce di Cristo beata e desiderabile, che il forte Andrea accolse con animo gioioso, nella quale solamente il Vaso di elezione dice che dobbiamo gloriarci.
Guardate pertanto all'autore e conservatore della fede, a Gesù che patì nella più grande innocenza e anche da parte dei suoi e fu computato fra i malfattori; e bevendo il calice così glorioso del Signore Gesù, rendete grazie a Dio che ci dona ogni bene.
Il Dio stesso dell'amore e della pace doni la pace ai vostri cuori e affretti il vostro cammino, per nascondervi lontano dagli intrighi degli uomini al riparo del suo volto, fino a quando non vi avrà introdotti e trapiantati in quella pienezza, dove risiederete per sempre nella bellezza della pace, nelle tende della fiducia, nel riposo dell'abbondanza.



Responsorio:

Con lo splendore della dottrina illuminò chi giaceva nelle tenebre, con l'ardore della sua carità riscattò gli schiavi dalla miseria e dalle catene.
Ricondusse chi era perduto dalla via del male, liberò i poveri dai prepotenti,
riscattò gli schiavi dalla miseria e dalle catene.



Orazione:

O Dio, che in san Raimondo sacerdote, pieno di bontà verso i peccatori e verso i prigionieri, hai dato alla tua Chiesa un modello di vita evangelica, fa' che per sua intercessione siamo liberati dalla schiavitù del peccato per servirti con libertà di figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Lettura



Dai << Discorsi sul Cantico dei Cantici >> di san Bernardo, abate


Dove ha abbondato il delitto,
ha abbondato ancor più la grazia


Dove trovano sicurezza e riposo i deboli se non nelle ferite del Salvatore? Io vi abito tanto più sicuro, quanto più egli è potente nel salvarmi. Il mondo freme, il corpo preme, il diavolo mi tende insidie, ma io non cado perché sono fondato su salda roccia. Ho commesso un grave peccato; la coscienza si turberà, ma non ne sarà scossa perché mi ricorderò delle ferite del Signore. Infatti << è stato trafitto per i nostri delitti >> (Is 53, 5). Che cosa vi è di tanto mortale che non possa essere disciolto dalla morte di Cristo? Se adunque mi verrà alla memoria un rimedio tanto potente ed efficace, non posso più essere turbato da nessuna malattia per quanto maligna.
E perciò è evidente che ha sbagliato colui che disse: << Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono >> (Gn 4, 13). Il fatto è che non era membro di Cristo, né gli importava nulla dei meriti di Cristo. Così non se li attribuiva come propri e non diceva suo quello che era realmente suo come doveva fare, essendo il membro tutta cosa del capo.
Io invece, quanto mi manca, me lo approprio con fiducia dal cuore del Signore, Perché è pieno di misericordia, né mancano le vie attraverso le quali emana le grazie.
Hanno trapassato le sue mani e i suoi piedi, e squarciato il petto con la lancia; e attraverso queste ferite io posso << succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia >> (Dt 32, 13), cioè gustare e sperimentare quanto è buono il Signore. (cfr Sal 33, 9).
Egli nutriva pensieri di pace ed io non lo sapevo. Infatti chi conobbe il pensiero del Signore? O chi fu il suo consigliere? (cfr. Rom 11, 34). Ora il chiodo che è penetrato, è diventato per me una chiave che apre, onde io possa gustare la dolcezza del Signore. Cosa vedo attraverso la ferita? Il chiodo ha una sua voce, la ferita grida che Dio è davvero presente in Cristo e riconcilia a sé il mondo. La spada ha trapassato la sua anima e il suo cuore si è fatto vicino (cfr. Sal 114, 18; 54, 22), per cui sa ormai essere compassionevole di fronte alle mie debolezze.
Attraverso le ferite del corpo si manifesta l'arcana carità del suo cuore, si fa palese il grande mistero dell'amore, si mostrano le viscere di misericordia del nostro Dio, per cui ci visiterà un sole che sorge dall'alto (cfr. Lc 1, 78).
E perché le viscere non dovrebbero rivelarsi attraverso le ferite? Infatti in qual altro modo se non attraverso le tue ferite sarebbe brillato più chiaramente che tu, o Signore, sei soave e mite e di infinita misericordia? Nessuno infatti dimostra maggior amore che quando dà la sua vita per chi è condannato a morte.
Mio merito perciò è la misericordia di Dio. Non sono certamente povero di meriti finché lui sarà ricco di misericordia. Che se le misericordie del Signore sono molte, io pure abbonderò nei meriti.
Ma che dire se la coscienza mi rimorde per i molti peccati? << Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia >> (Rm 5, 20). E se la misericordia di Dio è eterna, io pure canterò per l'eternità le misericordie del Signore (cfr. Sal 88, 2). E che ne è della mia giustizia? O Signore, mi rammenterò soltanto della tua giustizia (cfr. Sal 10, 16). Infatti essa è anche mia, perché tu sei diventato per me giustizia da parte di Dio.




Responsorio: (Cfr. Is 53, 5; 1 Pt 2, 24)

Cristo è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci salva si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe siamo stati guariti.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, morti per il peccato, vivessimo per la giustizia:
per le sue piaghe siamo stati guariti.


Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Due Letture


Prima lettura:

Dal libro del Siracide (43, 13-33)


La lode di Dio nella creazione


Con un comando Dio invia la neve,
fa guizzare i fulmini del suo giudizio.
Così si aprono i depositi
e le nubi volano via come uccelli.
Con potenza condensa le nubi,
che si polverizzano in chicchi di grandine.
Al suo apparire sussultano i monti;
il rumore del suo tuono fa tremare la terra.
Secondo il suo volere soffia lo scirocco,
così anche l'uragano del nord e il turbine di vento.
Fa scendere la neve come uccelli che si posano,
come cavallette che si posano è la sua discesa;
l'occhio ammira la bellezza del suo candore
e il cuore stupisce nel vederla fioccare.
Riversa sulla terra la brina come il sale,
che gelandosi forma come tante punte di spine.
Soffia la gelida tramontana,
sull'acqua si condensa il ghiaccio;
esso si posa sull'intera massa d'acqua
che si riveste come di corazza.
Inaridisce i monti e brucia il deserto;
divora l'erba come un fuoco.
Il rimedio di tutto, un annuvolamento improvviso,
l'arrivo della rugiada ristora dal caldo.
Dio con la sua parola ha domato l'abisso
e vi ha piantato isole.
I naviganti parlano dei pericoli del mare,
a sentirli con i nostri orecchi restiamo stupiti;
là ci sono anche cose singolari e stupende,
esseri viventi di ogni specie e mostri marini.
Per lui il messaggero cammina facilmente,
tutto procede secondo la sua parola.
Potremmo dir molte cose e mai finiremmo;
ma per concludere: << Egli è tutto! >>.
Come potremmo avere la forza per lodarlo?
Egli, il Grande, al di sopra di tutte le sue opere.
Il Signore è terribile e molto grande,
e meravigliosa è la sua potenza.
Nel glorificare il Signore esaltatelo
quanto potete, perché ancora più alto sarà.
Nell'innalzarlo moltiplicate la vostra forza,
non stancatevi, perché mai finirete.
Chi lo ha contemplato e lo descriverà?
Chi può magnificarlo come egli è?
Ci sono molte cose nascoste più grandi di queste;
noi contempliamo solo poche delle sue opere.
Il Signore infatti ha creato ogni cosa,
ha dato la sapienza ai pii.



Responsorio: (Cfr. Sir 43, 23. 27)

Per lodare il Signore, innumerevoli parole non basterebbero. Lodiamolo e
glorifichiamolo dicendo: O Dio, tu sei tutto.
Dove prenderemo la forza per glorificarlo? E' l'Onnipotente, al di sopra di tutte le sue
opere;
Lodiamolo e glorifichiamolo dicendo: O Dio, tu sei tutto.



Seconda lettura:

Dal << Discorso contro i pagani >> di sant'Atanasio, vescovo


Tutte le cose per mezzo del Verbo
formano un'armonia divina


Non esiste alcuna creatura, e nulla accade che non sia stato fatto e che non abbia
consistenza nel Verbo e per mezzo del Verbo, come insegna san Giovanni: In
principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato
fatto per mezzo di lui, e nulla è stato fatto senza di lui (cfr. Gv 1, 1).
Come infatti il musicista, con la cetra bene intonata, per mezzo di suoni gravi e
acuti, abilmente combinati, crea un'armonia, così la Sapienza di Dio, tenendo nelle
sue mani il mondo intero come una cetra, unì le cose dell'etere con quelle della terra
e le cose celesti con quelle dell'etere, armonizzò le singole parti con il tutto, e creò
con un cenno della sua volontà un solo mondo e un solo ordine del mondo, una vera
meraviglia di bellezza. Lo stesso Verbo di Dio, che rimane immobile presso il Padre,
muove tutte le cose rispettando la loro propria natura, e il beneplacito del Padre.
Ogni realtà, secondo la propria essenza, ha vita e consistenza in lui, e tutte le cose
per mezzo del Verbo costituiscono una divina armonia.
Perché poi una cosa tanto sublime possa essere in qualche modo capita, prendiamo
l'immagine di un immenso coro. In un coro composto di molti uomini, bambini,
donne, vecchi e adolescenti, sotto la direzione di un solo maestro, ciascuno canta
secondo la propria costituzione e capacità, l'uomo come uomo, il bambino come
bambino, il vecchio come vecchio, l'adolescente come adolescente, tuttavia
costituiscono insieme una sola armonia. Altro esempio. La nostra anima muove nello
stesso tempo i sensi secondo le peculiarità di ciascuno di essi, così che, alla presenza
di qualche cosa, sono mossi tutti simultaneamente, per cui l'occhio vede, l'orecchio
ascolta, la mano tocca, il naso odora, la lingua gusta e spesso anche le altre
membra del corpo operano, per esempio i piedi camminano. Se consideriamo il
mondo in modo intelligente constateremo che nel mondo avviene la stessa cosa.
A un solo cenno della volontà del Verbo di Dio, tutte le cose furono così bene
organizzate, che ciascuna opera ciò che le è proprio per natura e tutte insieme si
muovono in un ordine perfetto.



Responsorio: (Cfr. Tb 12, 6. 18)

Benedite il Signore, proclamate ai viventi la sua lode: a voi ha dimostrato la sua
misericordia.
Benedite il suo nome, cantate inni e annunziate le sue meravbiglie:
a voi ha dimostrato la sua misericordia.


Orazione:

Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in
preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha
veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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Due Letture


Prima Lettura:

Dal libro del Siracide (44, 1-2. 16 -- 45, 5)


Elogio dei Padri: da Enoch a Mosè


Facciamo l'elogio degli uomini illustri,
dei nostri antenati secondo le loro generazioni.
Il Signore ha profuso in essi la gloria,
la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli.
Enoch piacque al Signore e fu rapito,
esempio istruttivo per tutte le generazioni.
Noè fu trovato perfetto e giusto,
al tempo dell'ira fu riconciliazione;
per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra,
quando avvenne il diluvio.
Alleanze eterne furono stabilite con lui,
perché non fosse distrutto ogni vivente con il diluvio.
Abramo fu grande antenato di molti popoli,
nessuno ci fu simile a lui nella gloria.
Egli custodì la legge dell'Altissimo,
con lui entrò in alleanza.
Stabilì questa alleanza nella propria carne
e nella prova fu trovato fedele.
Per questo Dio gli promise con giuramento
di benedire i popoli nella sua discendenza,
di moltiplicarlo come la polvere della terra,
di innalzare la sua discendenza come gli astri
e di dar loro un'eredità
da uno all'altro mare,
dal fiume fino all'estremità della terra.
Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa
a causa di Abramo suo padre.
Dio fece posare sul capo di Giacobbe
la benedizione di tutti gli uomini e l'alleanza;
lo confermò nelle sue benedizioni,
a lui diede il paese in eredità
e lo divise in varie parti,
assegnandole alle dodici tribù.
Da lui fece sorgere un uomo di pietà,
che riscosse una stima universale
e fu amato da Dio e dagli uomini:
Mosè, il cui ricordo è benedizione.
Lo rese glorioso come i santi
e lo rese grande a timore dei nemici.
Per la sua parola fece cessare i prodigi
e lo glorificò davanti ai re;
gli diede autorità sul suo popolo
e gli mostrò una parte della sua gloria.
Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine;
lo scelse fra tutti i viventi.
Gli fece udire la sua voce;
lo introdusse nella nube oscura
e gli diede a faccia a faccia i comandamenti,
legge di vita e di intelligenza,
perché spiegasse a Giacobbe la sua alleanza,
i suoi decreti a Israele.



Responsorio: (Cfr. Dt 7, 9; 6, 3; 6, 5)

Riconoscetelo: Dio è forte e fedele; mantiene l'alleanza e la sua benevolenza a coloro che lo amano. Ascolta, mio popolo, osserva i comandi del Signore.
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Ascolta, mio popolo, osserva i comandi del Signore.



Seconda Lettura:

Dalla << Lettera ai Corinzi >> di san Clemente I, papa


Fin da principio Dio ha giustificato tutti
per mezzo della fede


Meditiamo attentamente il mistero della benedizione che Dio dà agli uomini e vediamo quali sono le vie che conducono ad essa. Ripercorriamo gli avvenimenti fin dall'inizio.
Per qual motivo il nostro patriarca Abramo fu benedetto? Non forse perché operò la giustizia e la verità mediante la fede? Isacco, pieno di fiducia si lasciò condurre di buon grado al sacrificio, conoscendo il futuro. Giacobbe in umiltà, a motivo del fratello, abbandonò la sua terra e si recò da Làbano cui prestò servizio, e gli furono dati i dodici scettri di Israele.
Ora se qualcuno, con animo sincero, passa in rassegna a uno a uno i doni che Dio ha concesso, ne riconoscerà la magnificenza. Da Giacobbe infatti ebbero origine tutti i sacerdoti e i leviti che servono all'altare di Dio, da lui viene il Signore Gesù secondo la carne, da lui i re, i principi e i condottieri della tribù di Giuda. E neppure le altre sue tribù si trovano in minore onore, per il fatto che il Signore promette: << La tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo >> (Gn 15, 5; 22, 17; 26, 4).
Tutti costoro dunque si sono acquistati gloria e grandezza non da se stessi o per le loro opere o per la giustizia con cui hanno agito, ma piuttosto per la volontà di Dio. Anche noi perciò, chiamati nel Cristo Gesù, in grazia della sua volontà, siamo giustificati non per il nostro merito, né per la nostra sapienza o intelligenza o pietà o altra opera che possiamo aver compiuto sia pure con santità di intenzione, ma per mezzo della fede, con la quale Dio onnipotente ha giustificato tutti fin da principio. A lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Che cosa faremo allora, o fratelli? Cesseremo dalle buone opere e abbandoneremo la carità? Il Signore mai permetta che ci succeda tale sventura, ma affrettiamoci a compiere ogni opera buona. Anzi siano proprio le opere sante fonte della nostra gioia. Imitiamo in ciò il Creatore e Signore di tutte le cose che gioisce di quanto compie.
Egli ha reso stabili i cieli con la sua sovrana potenza e li ha ordinati con la incomprensibile sapienza; separò pure la terra dall'acqua che la circonda e la consolidò sul sicuro fondamento della sua volontà. Chiamò all'esistenza, con un suo comando, gli animali che si muovono sulla terra; così pure, avendo prima predisposto il mare, vi rinchiuse con la sua potenza gli animali che in esso vivono.
Al di sopra di tutto plasmò con le sue mani sante e purissime quell'essere superiore ed eccelso che è l'uomo, quale espressione della sua immagine.
Così dice infatti Dio: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e Dio fece l'uomo, maschio e femmina li creò (cfr. Gn 1, 26-27).
Compiuta la creazione, la trovò bella, la benedisse e comandò agli esseri viventi: << Siate fecondi e moltiplicatevi >> (Gn 1, 28).
Teniamo presente come tutti i giusti si adornarono di buone opere, e come lo stesso Signore se ne ornò per parte sua e ne gioì. Davanti a un tal modello, aderiamo con prontezza alla sua volontà e con ogni energia compiamo le opere della giustizia.




Responsorio: (Cfr. Dn 9, 4; Rm 8, 28)

Il Signore Dio è forte e fedele: mantiene l'alleanza e la sua benevolenza verso coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti.
Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio,
e osservano i suoi comandamenti.



Orazione:

Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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13/01/2008 04:38

Introduzione:


Nei Salmi che in questa Domenica propongo alla lettura e alla riflessione, quali nostra Pioggia di Vita, v'è la situazione di tutti noi nella nostra esistenza: allorché incontriamo il dolore, il limite, e il fallimento delle nostre aspirazioni, ci si presenta la "croce", e noi vorremmo scappare davanti ad essa. Ci sono due vie: entrare nella croce e scegliere il Bene, o fuggirla e scegliere il Male.
Molti e molte voci tentano di persuaderci che il rimedio è nelle risorse strettamente umane, che non c'è posto per Gesù Cristo, ma egli è la risposta di Dio a tutto e lui siamo avviati ad incontrare: ogni giorno, qui sulla terra, nei fatti della vita e un domani, nel nostro ultimo giorno, quando la Verità, il Bene, sfolgorerà sulle nostre azioni e la fede, o non fede, avuta in lui. La scelta dell'amore e della croce di Gesù, o la scelta del rifiuto dell'amore.
Abbiamo quindi "bisogno" di chiedere l'aiuto del Signore e confidare nel suo sostegno. (Aurora A.)



_____________________________________________________________________


Inno all'Ufficio delle Letture


Splende nel giorno ottavo
l'era nuova del mondo,
consacrata da Cristo,
primizia dei risorti.

O Gesù, re di gloria,
unisci i tuoi fedeli
al trionfo pasquale
sul male e sulla morte.

Fa' che un giorno veniamo
incontro a te, Signore,
sulle nubi del cielo
nel regno dei beati.

Trasformàti a tua immagine,
noi vedremo il tuo volto;
e sarà gioia piena
nei secoli dei secoli. Amen.



1a Antifona:

L'albero della vita si è manifestato
nella croce del Signore.



Salmo 1 (Le due vie dell'uomo)

Beati coloro che, sperando nella croce, scesero nell'acqua del battesimo (da un autore del II secolo)


Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;

ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.

Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.

Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde:
perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.

Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


1a Antifona:

L'albero della vita si è manifestato
nella croce del Signore.



2a Antifona:

Parola di Dio al suo Cristo:
Io ti ho costituito re su tutti i popoli.



Salmo 2 (Il Messia, Re vittorioso)

I capi di questa città si radunarono insieme, contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato Messia (At 4, 27)


Perché le genti congiurano,
perché invano cospirano i popoli?

Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:

« Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami ».

Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.

Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
« Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte ».

Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: « Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai ».

E ora, sovrani, siate saggi,
istruitevi, giudici della terra;
servite Dio con timore
e con tremore esultate;

che non si sdegni
e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


2a Antifona:

Parola di Dio al suo Cristo:
Io ti ho costituito re su tutti i popoli.



3a Antifona:

Tu sei la mia difesa, Signore,
tu sei la mia gloria.


Salmo 3 (Il Signore mi sostiene)

Cristo si è addormentato nella morte e si è risvegliato nella risurrezione, perché Dio lo sosteneva (sant'Ireneo).


Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.
Molti di me vanno dicendo:
« Neppure Dio lo salva! ».

Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.

Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.

Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.
Sorgi, Signore, salvami, Dio mio!

Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.
Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


3a Antifona:

Tu sei la mia difesa, Signore,
tu sei la mia gloria.





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14/01/2008 03:03

- Supplica fiduciosa nell'afflizione -


Salmo 30

Padre nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23, 46)


In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.

Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;

non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.

Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.

Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.

Se odo la calunnia di molti,
il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

Ma io confido in te, Signore;
dico: « Tu sei il mio Dio,
nelle tue mani sono i miei giorni ».

Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.

Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini:
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.

Io dicevo nel mio sgomento:
« Sono escluso dalla tua presenza ».
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.

Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.




Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen.



Avviami nella tua verità e istruiscimi:
mio Dio, sei tu la mia salvezza.





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15/01/2008 07:05

Salmo 36 - Il destino dell'empio e del giusto


Beati i miti perché erediteranno la terra (Mt 5, 5)



Non adirarti contro gli empi,
non invidiare i malfattori.
Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

Confida nel Signore e fa' il bene,
abita la terra e vivi con fede.
Cerca la gioia nel Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

Sta' in silenzio davanti al Signore
e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.

Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.

La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.

L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.

Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.

Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.

Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.

I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.

L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.

Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.

La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;

il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.




Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.



Insegnami sapienza e conoscenza:
ho fiducia nelle tue parole.






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Ufficio delle Letture


Inno


Cristo, sapienza eterna,
donaci di gustare
la tua dolce amicizia.

Angelo del consiglio,
guida e proteggi il popolo,
che spera nel tuo nome.

Sii tu la nostra forza,
la roccia che ci salva
dagli assalti del male.

A te la gloria e il regno,
la potenza e l'onore,
nei secoli dei secoli. Amen.


1 Antifona:

Nell'intimo soffriamo,
aspettando la redenzione del nostro corpo.



Salmo 38 - Preghiera nella malattia

I (2-7)

La creazione è stata sottomessa alla caducità... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloria dei figli di Dio... ma anche noi gemiamo aspettando la redenzione del nostro corpo (cfr. Rm 8, 20-23)


Ho detto: « Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi ».

Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene,
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
Ardeva il cuore nel mio petto,
al ripensarci è divampato il fuoco;

allora ho parlato:
« Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni e saprò quanto è breve la mia vita ».

Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni,
la mia esistenza davanti a te è un nulla.

Solo un soffio è ogni uomo che vive,
come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


1 Antifona:

Nell'intimo soffriamo,
aspettando la redenzione del nostro corpo.


2 Antifona:

Ascolta la mia preghiera, Signore,
non essere sordo al mio pianto.


II (8-14)

Ora, che attendo, Signore?
In te la mia speranza.
Liberami da tutte le mie colpe,
non rendermi scherno dello stolto.

Sto in silenzio, non apro bocca,
perché sei tu che agisci.
Allontana da me i tuoi colpi:
sono distrutto sotto il peso della tua mano.

Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo,
corrodi come tarlo i suoi tesori.
Ogni uomo non è che un soffio.

Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,

non essere sordo alle mie lacrime,
perché io sono un forestiero,
uno straniero come tutti i miei padri.

Distogli il tuo sguardo, che io respiri,
prima che me ne vada e più non sia.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


2 Antifona:

Ascolta la mia preghiera, Signore,
non essere sordo al mio pianto.


3 Antifona:

Fiorente come un olivo,
chi si abbandona in Dio.


Salmo 51 - Contro un calunniatore

Chi si vanta si vanti nel Signore (1 Cor 1, 31)


Perché ti vanti del male,
o prepotente nella tua malizia?

Ordisci insidie ogni giorno;
la tua lingua è come lama affilata,
artefice di inganni.

Tu preferisci il male al bene,
la menzogna al parlare sincero.
Ami ogni parola di rovina, o lingua di impostura.

Perciò Dio ti demolirà per sempre,
ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda
e ti sradicherà dalla terra dei viventi.

Vedendo, i giusti saran presi da timore
e di lui rideranno:

« Ecco l'uomo che non ha posto in Dio la sua difesa,
ma confidava nella sua grande ricchezza
e si faceva forte dei suoi crimini ».

Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio.
Mi abbandono alla fedeltà di Dio
ora e per sempre.

Voglio renderti grazie in eterno
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono,
davanti ai tuoi fedeli.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


3 Antifona:

Fiorente come un olivo,
chi si abbandona in Dio.


L'anima mia spera nel Signore,
e aspetto sulla sua parola.






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17/01/2008 07:04

17 gennaio - SANT'ANTONIO, ABATE


Il 17 gennaio ricorre la memoria di sant'Antonio, abete.

Insigne padre del monachesimo, nacque circa l'anno 250, Dopo la morte dei genitori distribuì i suoi averi ai poveri, si ritirò nel deserto e lì cominciò la sua vita di penitente. Ebbe molti discepoli e molto lavorò per la Chiesa, sostenendo i martiri nella persecuzione di Diocleziano e aiutando sant'Atanasio nella lotta contro gli Ariani. Morì nell'anno 356.


Lettura:

Dalla << Vita di sant'Antonio >> scritta da sant'Atanasio, vescovo.


La vocazione di sant'Antonio


Dopo la morte dei genitori, lasciato solo con la sorella ancor molto piccola, Antonio, all'età di diciotto o vent'anni, si prese cura della casa e della sorella. Non erano ancora trascorsi sei mesi dalla morte dei genitori, quando un giorno, mentre si recava, com'era sua abitudine, alla celebrazione eucaristica, andava riflettendo sulla ragione che aveva indotto gli apostoli a seguire il Salvatore, dopo aver abbandonato ogni cosa. Richiamava alla mente quegli uomini, di cui si parla negli Atti degli Apostoli, che, venduti i loro beni, ne portarono il ricavato ai piedi degli apostoli, perché venissero distribuiti ai poveri. Pensava inoltre quali e quanti erano i beni che essi speravano di conseguire in cielo.
Meditando su queste cose entrò in chiesa, proprio mentre si leggeva il vangelo e sentì che il Signore aveva detto a quel ricco: << Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli >> (Mt 19, 21).
Allora Antonio, come se il racconto della vita dei santi gli fosse stato presentato dalla Provvidenza e quelle parole fossero state lette proprio per lui, uscì subito dalla chiesa, diede in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla sua famiglia - possedeva infatti trecento campi molto fertili e ameni - perché non fossero motivo di affanno per sé e per la sorella. Vendette anche tutti i beni mobili e distribuì ai poveri la forte somma di denaro ricavata, riservandone solo una piccola parte per la sorella.
Partecipando un'altra volta all'assemblea liturgica, sentì le parole che il Signore dice nel vangelo: << Non vi angustiate per il domani >> (Mt 6, 34). Non potendo resistere più a lungo, uscì di nuovo e donò anche ciò che gli era rimasto. Affidò la sorella alle vergini consacrate a Dio e poi egli stesso si dedicò nei pressi della sua casa alla vita ascetica, e cominciò a condurre con fortezza una vita aspra, senza nulla concedere a se stesso.
Egli lavorava con le proprie mani: infatti aveva sentito proclamare: << Chi non vuol lavorare, neppure mangi >> (2 Ts 3, 10). Con una parte del denaro guadagnato comperava il pane per sé, mentre il resto lo donava ai poveri.
Trascorreva molto tempo in preghiera, poiché aveva imparato che bisognava ritirarsi e pregare continuamente (cfr. 1 Ts 5, 17). Era così attento alla lettura, che non gli sfuggiva nulla di quanto era scritto, ma conservava nell'animo ogni cosa al punto che la memoria finì per sostituire i libri. Tutti gli abitanti del paese e gli uomini giusti, della cui bontà si valeva, scorgendo un tale uomo lo chiamavano amico di Dio e alcuni lo amavano come un figlio, altri come un fratello.



Responsorio:

Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri; vieni e seguimi, e avrai un tesoro nel cielo.
Dice il Signore: Chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo,
vieni e seguimi, e avrai un tesoro nel cielo.


Orazione:

O Dio, che hai ispirato a sant'Antonio abate di ritirarsi nel deserto, per servirti in un modello sublime di vita cristiana, concedi anche a noi per sua intercessione di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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18/01/2008 06:37

Lettura


Dai « Capitoli sulla perfezione spirituale » di Diàdoco di Fotice, vescovo

Si deve amare solo Dio


Chi ama se stesso non può amare Dio; chi invece non ama se stesso a motivo delle più importanti ricchezze dell'amore di Dio, costui ama Dio. Da questo deriva che egli non cerca mai la sua gloria, ma la gloria di Dio. Chi infatti ama se stesso cerca la propria gloria, mentre chi ama Dio cerca la gloria del suo creatore.
E' proprio dell'anima che sperimenta e ama Dio cercare sempre la sua gloria in tutto ciò che fa, dilettarsi della sottomissione alla sua volontà, perché la gloria appartiene a Dio a motivo della sua maestà, mentre all'uomo conviene la sottomissione per il conseguimento della familiarità con Dio. Quando anche noi facciamo in questo modo, siamo felici della gloria del Signore e, sull'esempio di Giovanni Battista, cominciamo a dire: « Egli deve crescere e io invece diminuire » (Gv 3, 30).
Ho conosciuto una persona che soffriva, perché non riusciva ad amare Dio come voleva. E tuttavia l'amava essendo la sua anima infuocata dall'amore di Dio. Così Dio era in essa glorificato, benché essa fosse un nulla. Chi è tale non si loda con le parole, ma si riconosce per quello che è. Anzi per il grande desiderio di umiltà non pensa alla sua dignità, sentendosi al servizio di Dio, come la legge prescrive ai sacerdoti. Per la preoccupazione di amare Dio si dimentica della sua dignità, e tiene la propria gloria nascosta nella profonda carità che ha per Dio, e non pensa più a se stesso, arrivando, per la sua grande umiltà, a ritenersi servo inutile. Facciamo anche noi così, evitando gli onori o la gloria a motivo delle immense ricchezze dell'amore di Dio, che veramente ci ama.
Chi ama Dio nel profondo del suo cuore, questi è da lui conosciuto. Quanto più si è in grado di ricevere l'amore di Dio, tanto più lo si ama. Chi ha avuto la fortuna di raggiungere una simile perfezione desidera ardentemente l'illuminazione divina sino a sentirsene compenetrato, resta dimentico di sé e viene tutto trasformato nella carità.
Allora, pur vivendo nel mondo, non pensa più alle cose del mondo; e mentre si trova ancora nel corpo, ha la sua anima continuamente rivolta a Dio. Poiché il suo cuore è bruciato dal fuoco della carità, egli è talmente unito a Dio da ignorare completamente l'amor proprio e da poter dire, con l'Apostolo: « Se siamo stati fuori di senno era per Dio; se siamo assennati, è per voi » (2 Cor 5, 13).




Responsorio: (Gv 3, 16; 1 Gv 4, 10)

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Questo è l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui ha amato noi,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.



Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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19/01/2008 06:54

Lettura


Dal trattato « Contro le eresie » di sant'Ireneo, vescovo


L'offerta pura della Chiesa


L'offerta della Chiesa che il Signore comandò di presentare in tutto il mondo, è ritenuto da Dio un sacrificio puro ed è a lui accetta. Non che egli abbia bisogno del sacrificio da parte nostra, ma piuttosto avviene che l'offerente, se il suo dono viene accolto, riceve lui stesso gloria in ciò che offre. Infatti con il dono si manifesta verso il re sia l'onore che l'amore. Volendo il Signore che noi l'offrissimo in semplicità e purità di cuore, ci ha ammonito dicendo: « Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello, e poi torna ad offrire il tuo dono » (Mt 5, 23). E' cosa doverosa offrire a Dio le primizie delle cose create come dice anche Mose: « Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote » (Es 23, 15), cosicché l'uomo, esprimendo la sua riconoscenza per mezzo delle cose donategli gratuitamente da Dio, riceverà l'onore che da lui proviene.
Di offerte ne furono sempre presentate a Dio, anticamente presso gli Ebrei, ora nella Chiesa. Dio gradisce queste ultime, ma non respinse le prime. Da ciò non si può concludere che siano identiche. Di uguale c'è solo l'apparenza. In effetti le prime venivano fatte da servi, le seconde da figli. Unico e identico è il Signore, ma l'offerta dei servi ha un suo carattere proprio, ed un altro invece l'offerta dei figli, perché la libertà sia resa palese anche per mezzo delle offerte.
Presso Dio infatti niente è senza valore, né senza significato. E perciò quelli consacravano a Dio solo le decime dei loro prodotti, mentre quanti hanno ricevuto la libertà di figli consacrano a Dio tutto quanto loro appartiene: donano in letizia e libertà ciò che è di maggior valore, sicuri di essere ripagati con i beni superiori. Fanno proprio come quella povera vedova del vangelo la quale mette nel tesoro del tempio tutto quello di cui vive. E' necessario che noi facciamo l'offerta a Dio e ci dimostriamo in tutto riconoscenti al Creatore, nella sincerità del linguaggio e nella fede senza ipocrisia, nella speranza salda, nell'amore ardente, offrendo le primizie di quelle cose create che gli appartengono. Soltanto la Chiesa offre a Dio creatore questa offerta pura, presentandogli in rendimento di grazie, quanto proviene dall'azione creatrice divina. Infatti gli offriamo cose che sono sue, proclamando in modo conveniente la comunione e l'unità e confessando la risurrezione della carne e dello spirito. Come il pane terreno dopo aver ricevuto l'invocazione di Dio non è più pane comune, ma Eucaristia e comprende due realtà: quella terrena e quella celeste, così anche i nostri corpi, ricevendo l'Eucaristia, non sono più corruttibili, ma posseggono la speranza della risurrezione.



Responsorio: (Cfr. Eb 10, 1. 14; Ef 5, 2)

La legge è ombra e non realtà dei beni futuri: non può condurre a Dio, malgrado i molti sacrifici. Con un'unica offerta, Cristo ha reso perfetti per sempre quelli che santifica.
Egli ci ha amato e ha dato sé stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Con un'unica offerta, Cristo ha reso perfetti per sempre quelli che santifica.





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20/01/2008 05:44

20 gennaio - SAN FABIANO e SAN SEBASTIANO


SAN FABIANO, PAPA E MARTIRE

Eletto vescovo della chiesa di Roma nell'anno 236, fu coronato con il martirio nel 250, all'inizio della persecuzione di Decio, come attesta san Cipriano, e fu sepolto nel cimitero di Callisto.


Dalle « Lettere » di san Cipriano, vescovo e martire, e della chiesa di Roma sul martirio di san Fabiano, papa.


Fabiano è per noi un esempio di fede e di virtù



Quando fu informato della morte di papa Fabiano, san Cipriano scrisse ai presbiteri e ai diaconi di Roma questa lettera:

« Era ancora incerta da noi la notizia della morte di quel santo mio fratello nell'episcopato, e le informazioni oscillavano dubbie, quando ricevetti da voi la lettera, mandatami per mezzo del suddiacono Cremenzio, dalla quale venivo pienamente informato della sua gloriosa morte. Allora esultai perché all'integrità del suo governo era seguita una nobile fine.
A questo riguardo, mi rallegro moltissimo anche con voi, perché onorate la sua memoria con una testimonianza così solenne e splendida, facendo conoscere anche a noi la memoria gloriosa che voi avete del vostro vescovo e offrendo anche a noi un esempio di fede e di fortezza.
Infatti, quanto è dannosa per i sudditi la caduta di chi è il capo, altrettanto invece è utile e salutare un vescovo che si offre ai fratelli come esempio di fermezza di fede ».

Sembra che prima ancora di ricevere questa lettera, la chiesa di Roma offrisse alla chiesa di Cartagine la seguente testimonianza della sua fedeltà nella persecuzione:

« La chiesa resiste forte nella fede. è vero che alcuni, o perché impressionati dalla risonanza che avrebbero potuto suscitare a causa della loro alta posizione sociale, o per via della fragilità umana, hanno ceduto, tuttavia, per quanto ormai separati da noi, non li abbiamo abbandonati nella loro defezione, ma li abbiamo aiutati e ancora siamo loro vicini perché si riabilitino mediante la penitenza e ricevano il perdono di colui che lo può concedere.
Se, infatti, noi li lasciassimo in balia di se stessi, la loro caduta diventerebbe irreparabile.
Cercate di fare anche voi altrettanto, fratelli carissimi, porgendo la mano a coloro che sono caduti perché si rialzino. Così se dovessero ancora subire l'arresto, si sentiranno forti per confessare questa volta la fede e rimediare all'errore precedente.
Permetteteci di ricordarvi anche qual è la linea da seguire su un altro problema.
Coloro che cedettero nella prova, se infermi, e purché pentiti e desiderosi della comunione con la chiesa, devono essere soccorsi. Le vedove e altri impossibilitati a presentarsi spontaneamente, come pure quanti si trovano in carcere o lontani dalle loro case devono trovare chi provveda loro. Nemmeno i catecumeni colpiti dalla malattia devono rimanere delusi nelle loro attese di aiuto.
Vi salutano i fratelli che sono in carcere, i presbiteri e tutta la chiesa, la quale con la massima sollecitudine vigila su tutti coloro che invocano il nome del Signore. Ma anche noi domandiamo il contraccambio del vostro ricordo ».




Responsorio: (Cfr. Fil 1, 23; 3, 8; 1, 21; 2, 17)

Desidero essere sciolto dal corpo e stare con Cristo: tutto per me è spazzatura, pur di guadagnare Cristo. Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Se il mio sangue deve essere versato sull'altare e sull'offerta della vostra fede, ne godo con tutti voi.
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno.



Orazione:

O Dio, gloria dei tuoi sacerdoti, concedi a noi tuoi fedeli, per intercessione del papa e martire Fabiano, di crescere come comunità di fede e di carità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.


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Lo stesso giorno: 20 gennaio

SAN SEBASTIANO, MARTIRE


Morì martire a Roma all'inizio della persecuzione di Diocleziano. Il suo sepolcro si trova sulla via Appia « ad Catacumbas ». Fu sempre venerato dai fedeli fin dalla più remota antichità.


Dal « Commento sul salmo 118 » di sant'Ambrogio, vescovo


La fedele testimonianza di Cristo


« E' necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio » (At 14, 22). Se molte sono le persecuzioni, molti sono anche i riconoscimenti, e dove ci sono molte corone, è segno che vi sono state altrettante lotte. Ti giova che ci siano molti persecutori perché, fra molte persecuzioni, troverai più facilmente la corona.
Prendiamo l'esempio del martire Sebastiano, del quale oggi ricorre il giorno natalizio per la vita eterna.
Egli nacque a Milano, dove il persecutore forse non era ancora venuto o se n'era allontanato, o era piuttosto moderato. Sebastiano si accorse che qui il combattimento non ci sarebbe stato affatto o sarebbe stato fiacco.
Partì quindi per Roma, dove infuriavano aspre persecuzioni contro la nostra fede. Ivi subì il martirio, cioè ebbe la sua corona. Così meritò il domicilio dell'immortalità eterna là dove era giunto come ospite. Se non fosse esistito che un solo persecutore, egli non avrebbe ricevuto la corona del martirio.
Però badiamo bene che non sono persecutori soltanto quelli che si vedono, ma anche quelli che non si vedono, e sono molto più numerosi.
Come infatti un solo re persecutore mandava a molti suoi dipendenti ordini di persecuzione e così vi erano molti persecutori nelle singole città o province, così anche il diavolo invia molti suoi ministri per suscitare persecuzioni non soltanto al di fuori, ma anche al di dentro delle anime dei singoli.
Di queste persecuzioni è stato detto: « Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati » (2 Tm 3, 12). Tutti, ha detto, senza eccezione. Infatti chi può essere eccettuato quando il Signore stesso ha sopportato i tormenti delle persecuzioni?
Quanti oggi sono in segreto martiri di Cristo e rendono testimonianza al Signore Gesù! Questo martirio e questa testimonianza fedele di Cristo furono sperimentati dall'Apostolo che disse: « Questo infatti è il nostro vanto e la testimonianza della nostra coscienza » (2 Cor 1, 12).



Responsorio:

Per il suo Dio, Sebastiano ha lottato fino alla morte, ha superato la prova: era fondato sulla roccia che è Cristo.
Ha sacrificato la vita per amore del suo Dio, nella speranza del regno:
era fondato sulla roccia che è Cristo.



Orazione:

Donaci, Signore, il tuo spirito di fortezza, perché, ammaestrati dal glorioso esempio del tuo martire Sebastiano, impariamo a obbedire a te piuttosto che agli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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21/01/2008 06:59

21 gennaio - SANT'AGNESE, VERGINE E MARTIRE


Sant'Agnese morì martire a Roma nella seconda metà del III secolo o più probabilmente all'inizio del IV secolo. Papa Damaso compose versi per il suo sepolcro e molti Padri, dopo sant'Ambrogio, la celebrarono con lodi.


Dal Trattato « Sulle vergini » di sant'Ambrogio, vescovo


Non ancora capace di soffrire
e già matura per la vittoria



E' il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l'integrità. E' il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. E' il giorno natalizio di sant'Agnese!
Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un'età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all'inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue coetanee, tremano anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all'altare degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette il collo e le mani in ceppi di ferro, anche se nessuna catena poteva serrare membra così sottili.
Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe sì rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l'avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse testimone della verità colei che per l'età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall'Autore della natura.
A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: « E' un'offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio ». Stette ferma, pregò, chinò la testa.
Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio.




Responsorio:

Celebriamo sant'Agnese, ricordiamo la sua passione: nella sua giovinezza, sconfisse la morte e guadagnò la vita.
Il suo unico amore fu colui che dà la vita;
nella sua giovinezza, sconfisse la morte e guadagnò la vita.



Ant. al Benedictus:

Ti ho tanto cercato,
e ora contemplo il tuo volto;
tanto sperato, e ora sei mio;
in terra ti ho amato senza misura,
ora sono tua per sempre.




Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere la potenza del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant'Agnese vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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22/01/2008 07:34

22 gennaio - SAN VINCENZO, DIACONO E MARTIRE


Vincenzo, diacono della chiesa di Saragozza, durante la persecuzione di Diocleziano morì martire a Valenza in Spagna, dopo aver subito atroci tormenti. Il suo culto si propagò subito nella Chiesa.


Vincenzo trionfò in colui che sconfisse il mondo



« A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui » (Fil 1, 29).
Il diacono Vincenzo aveva ricevuto questi due favori e li custodiva. Se non li avesse ricevuti, che cosa avrebbe avuto? Aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire.
Nessuno presuma di se stesso quando parla. Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza.
Ricordate Cristo Signore quando nel vangelo ammonisce i suoi discepoli. Ricordate il re dei martiri che provvede le sue schiere di armi spirituali, fa intravedere la guerra, reca aiuto, promette il premio. Lui che aveva detto ai suoi discepoli: « Voi avrete tribolazione nel mondo » (Gv 16, 33), subito dopo, per consolarli, perché si erano spaventati, soggiunse: « Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo! » (Gv 16, 33).
Perché dunque ci meravigliamo, o carissimi, se Vincenzo ha trionfato in colui che ha sconfitto il mondo? Disse Gesù: « Voi avrete tribolazione nel mondo ». State certi, però, che se calpesta, non schiaccia, se assalta non riesce vincitore. Il mondo porta avanti una duplice battaglia contro i soldati di Cristo: lusinga per ingannare, spaventa per spezzare.
Non ci trattenga il nostro piacere, non ci spaventi la crudeltà degli altri, e così trionferemo sul mondo.
Cristo si fa incontro a noi ai due ingressi e del piacere e della crudeltà e così il cristiano non viene vinto. Se in questo martirio si considera la forza umana nella sofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si riconosce la potenza divina, non desta più meraviglia.
Quanta era la raffinatezza con la quale si infieriva sul corpo del martire, altrettanta era la tranquillità che traspariva dalla sua voce. Quanta era l'asprezza con la quale si incrudeliva sulle sue membra e altrettanta era la sicurezza che si esprimeva nelle sue parole. Si sarebbe pensato che, mentre Vincenzo subiva la sua passione, uno sperimentasse la tortura e un altro diverso parlasse.
E avveniva veramente così, fratelli. Avveniva proprio così: un altro parlava. Infatti Cristo nel vangelo ha promesso anche questo ai suoi testimoni, preparandoli alla battaglia. Questa è stata la sua raccomandazione: « Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi » (Mt 10, 19-20).
Il corpo dunque veniva torturato e lo Spirito parlava, e alle parole dello Spirito non solo l'empietà veniva confutata, ma anche la debolezza veniva fortificata.



Responsorio: (Cfr. Gb 23, 10. 11; Fil 3, 8. 10)

Come l'oro nel crogiuolo il Signore mi ha provato. I miei passi hanno seguito le sue orme, ho camminato nella sua via e non ho deviato.
Tutto ho stimato una perdita, pur di conoscere Cristo e partecipare alle sue sofferenze;
ho camminato nella sua via e non ho deviato.


Orazione:

O Dio, fonte di ogni bene, comunica anche a noi la forza del tuo Spirito che animò il diacono e martire Vincenzo, e lo rese invincibile in mezzo ai tormenti, perché anche la nostra fragile umanità sia sostenuta dalla potenza del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Dalla « Lettera ai Corinzi » di san Clemente I, papa


Chi può spiegare il mistero della carità divina?


Colui che possiede la carità in Cristo, mette in pratica i comandamenti di Cristo. Chi è capace di svelare l'infinito amore di Dio? Chi può esprimere la magnificenza della sua bellezza? L'altezza a cui conduce la carità, non si può dire a parole.
La carità ci congiunge intimamente a Dio, « la carità copre una moltitudine di peccati » (1 Pt 4, 8), la carità tutto sopporta, tutto prende in santa pace. Nulla di volgare nella carità, nulla di superbo. La carità non suscita scismi, la carità opera tutto nella concordia. Nella carità tutti gli eletti di Dio sono perfetti, mentre senza la carità niente è gradito a Dio.
Con la carità Dio ci ha attirati a sé. Per la carità che ebbe verso di noi, il Signore nostro Gesù Cristo, secondo il divino volere, ha versato per noi il suo sangue e ha dato la sua carne per la nostra carne, la sua vita per la nostra vita.
Vedete, o carissimi, quanto è grande e meravigliosa la carità e come non si possa esprimere adeguatamente la sua perfezione. Chi è meritevole di trovarsi in essa, se non coloro che Dio ha voluto rendere degni? Preghiamo dunque e chiediamo dalla sua misericordia di essere trovati nella carità, liberi da ogni spirito di parte, irreprensibili.
Tutte le generazioni di Adamo fino al presente sono passate; coloro invece che per grazia di Dio sono trovati perfetti nella carità, restano, ottengono la dimora riservata ai buoni e saranno manifestati al sopraggiungere del regno di Cristo. Sta scritto infatti: Entrate nelle vostre stanze per un momento anche brevissimo fino a che non sia passata la mia ira e il mio furore. Allora mi ricorderò del giorno favorevole e vi farò sorgere dai vostri sepolcri (cfr. Is 26, 20; Ez 37, 12).
Beati noi, o carissimi, se praticheremo i comandamenti del Signore nella concordia della carità, perché per mezzo della carità ci siano rimessi i nostri peccati. E' scritto infatti: Beati coloro ai quali sono state rimesse le colpe e perdonata ogni iniquità. Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male e sulla cui bocca non c'è inganno (cfr. Sal 31,1). Questa proclamazione di beatitudine riguarda coloro che Dio ha eletto per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.



Responsorio: (1 Gv 4, 16.7)

Noi abbiamo creduto all'amore che Dio ha per noi. Chi sta nell'amore dimora in Dio, e Dio in lui.
Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio.
Chi sta nell'amore dimora in Dio, e Dio in lui.


Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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24/01/2008 06:05

24 gennaio - SAN FRANCESCO DI SALES - VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA


San Francesco di Sales nacque nella Savoia nel 1567. Ordinato sacerdote lavorò molto per la restaurazione del cattolicesimo nella sua patria. Eletto vescovo di Ginevra si dimostrò vero pastore verso il clero e verso i fedeli, istruendoli nella fede con gli scritti e le opere e offrendo esempio a tutti. Morì a Lione il 28 dicembre 1622, ma venne sepolto ad Annecy il 24 gennaio 1623.


Dalla « Introduzione alla vita devota » di san Francesco di Sales, vescovo.


La devozione è possibile in ogni vocazione e professione


Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna « secondo la propria specie » (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.
La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.
Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso, e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.
L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.
Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili.
E' un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. E' vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.



Responsorio:

Siate benevoli gli uni verso gli altri e pieni di misericordia. Perdonatevi come Dio ha perdonato a voi in Cristo; fatevi imitatori di Dio, come figli carissimi.
Prendete su di voi il mio giogo, e imparate da me, che sono mite e umile di cuore;
fatevi imitatori di Dio, come figli carissimi.



Orazione:

O Dio, tu hai voluto che il santo vescovo Francesco di Sales, si facesse tutto a tutti nella carità apostolica: concedi anche a noi di testimoniare sempre, nel servizio dei fratelli, la dolcezza del tuo amore di Padre. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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25/01/2008 07:32

25 gennaio - CONVERSIONE DI SAN PAOLO, APOSTOLO


Il 25 gennaio ricorre la Festa della Conversione di san Paolo, apostolo.

Prima Lettura

Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo


Rivelò a me il suo Figlio perché lo annunziassi


Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni, degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo io attesto davanti a Dio che non mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: « Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio a causa mia.



Responsorio: (Cfr. Gal. 1, 11-12; 2 Cor 11, 10. 7)

Il vangelo che annunzio non è modellato sull'uomo: non l'ho ricevuto da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
La verità di Cristo è in me, poiché vi ho annunziato il vangelo di Dio:
non l'ho ricevuto da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.


Seconda Lettura:

Dalle « Omelìe » di san Giovanni Crisostomo, vescovo


Paolo sopportò ogni cosa per amore di Cristo


Che cosa sia l'uomo e quanta la nobiltà della nostra natura, di quanta forza sia capace questo essere pensante, lo mostra in un modo del tutto particolare Paolo. Ogni giorno saliva più in alto, ogni giorno sorgeva più ardente e combatteva con sempre maggior coraggio contro le difficoltà che incontrava. Alludendo a questo diceva: Dimentico il passato e sono proteso verso il futuro (cfr. Fil 3, 13). Vedendo che la morte era ormai imminente, invitava tutti alla comunione di quella sua gioia dicendo: « Gioite e rallegratevi con me » (Fil 2, 18). Esulta ugualmente anche di fronte ai pericoli incombenti, alle offese e a qualsiasi ingiuria e, scrivendo ai Corinzi, dice: Sono contento delle mie infermità, degli affronti e delle persecuzioni (cfr. 2 Cor 12, 10). Aggiunge che queste sono le armi della giustizia e mostra come proprio di qui gli venga il maggior frutto, e sia vittorioso dei nemici. Battuto ovunque con verghe, colpito da ingiurie e insulti, si comporta come se celebrasse trionfi gloriosi o elevasse in alto trofei. Si vanta e ringrazia Dio, dicendo: Siano rese grazie a Dio che trionfa sempre in noi (cfr. 2 Cor 2, 14). Per questo, animato dal suo zelo di apostolo, gradiva di più l'altrui freddezza e le ingiurie che l'onore, di cui invece noi siamo così avidi. Preferiva la morte alla vita, la povertà alla ricchezza e desiderava assai di più la fatica che non il riposo. Una cosa detestava e rigettava: l'offesa a Dio, al quale per parte sua voleva piacere in ogni cosa.
Godere dell'amore di Cristo era il culmine delle sue aspirazioni e, godendo di questo suo tesoro, si sentiva più felice di tutti. Senza di esso al contrario nulla per lui significava l'amicizia dei potenti e dei principi. Preferiva essere l'ultimo di tutti, anzi un condannato però con l'amore di Cristo, piuttosto che trovarsi fra i più grandi e i più potenti del mondo, ma privo di quel tesoro.
Il più grande ed unico tormento per lui sarebbe stato perdere questo amore. Ciò sarebbe stato per lui la geenna, l'unica sola pena, il più grande e il più insopportabile dei supplizi.
Il godere dell'amore di Cristo era per lui tutto: vita, mondo, condizione angelica, presente, futuro, e ogni altro bene. All'infuori di questo, niente reputava bello, niente gioioso. Ecco perché guardava alle cose sensibili come ad erba avvizzita. Gli stessi tiranni e le rivoluzioni di popoli perdevano ogni mordente. Pensava infine che la morte, la sofferenza e mille supplizi diventassero come giochi da bambini quando si trattava di sopportarli per Cristo.



Responsorio: (Cfr. 1 Tm 1, 13-14; 1 Cor 15, 9)

Dio mi ha usato misericordia, perché agivo senza saperlo. La grazia ha sovrabbondato,
insieme alla fede e alla carità, che è in Cristo Gesù.
Non merito di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.
La grazia ha sovrabbondato, insieme alla fede e alla carità, che è in Cristo Gesù.


Orazione:

O Dio, che hai illuminato tutte le genti con la parola dell'apostolo Paolo, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione, di camminare sempre verso di te e di essere testimoni della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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