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Shelley, Percy Bysshe - Poesie e Biografia

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2008 08:39
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La barca sul Serchio


Nota:

Scritta a Pisa nell'estate del 1821. Pubblicata per la prima volta, ma solo parzialmente (versi 1-61 e 88-118), in Posthumous Poems, apparve nell'attuale versione in The Complete Poetical Works of P. B. Shelley (1870) a cura di William Michael Rossetti.
I personaggi di Lionello e Melchiorre corrispondono a Shelley e a Edward Williams.

"La nostra piccola barca ci era di grande utilità, ed era priva di ogni pericolo, quando ci muovevamo per i Bagni. Alcuni amici vivevano nel piccolo villaggio di Pugnano, e noi andavamo su e giù lungo il canale, in barca, per vederli. Nutrito dal Serchio, per quanto artificiale il canale era un corso d'acqua ricco e pittoresco, che si apriva fra rive verdeggianti, ombreggiato dagli alberi che tuffavano i loro rami nel mormorio delle acque" (dalla nota di Mary Shelley alle poesie del 1821).


_____________________________





La nostra barca dorme sulla corrente del Serchio
con le vele raccolte come pensieri in un sogno, e il timone
oscilla ozioso qua e là; il barcaiolo Domenico
ha già portato l'albero, i remi e le vele; ma ancora
la barca continua a dormire, come una bestia inconscia
della sua catena.


Le stelle si spegnevano
nel pallido azzurro dell'aria, e la luna sottile sfioriva
bianca là in alto; alla caverna e alla torre, al crepaccio
come all'albero, il gufo e il pipistrello
sonnolenti volavano. Il giorno aveva acceso
i boschi rugiadosi, le rocce in alto ed il fiume più in basso
e i fluttuanti vapori che s'addensano, e il sudario
di neve estiva degli Appennini, e aveva rivestito con la luce
d'oro impalpabile le nebbie
che nelle loro catene orientali s'aggruppano.


Il giorno
tutte le cose che sono già aveva svegliato, l'allodola e il tordo
e la libera rondine e la canzone della pastorella, la falce
del mietitore e la campana del mattino, e l'ape
di montagna: le lucciole s'erano spente
sulle spighe stillanti di rugiada, e le falene
luminose alle rive del fiume si stavano estinguendo
come le lampade che uno studente abbia dimenticato
di sistemare: anche lo scarabeo s'era dimenticato di soffiare
dentro il suo corno, e i grilli sul campo e sul colle tacevano:
come uno stormo di cornacchie al colpo di fucile di un fattore
i sogni e i terrori notturni fuggivano insieme
dalle menti che sono loro preda nel tempo che va dalla morte
della lampada al raggio del mattino.


Ed ogni casa allora si levava
per ubbidire al compito che a ognuno aveva dato
Colui che ci formò per i suoi fini, non già per i nostri.
A milioni e milioni sorgevano a imparare, e uno solo
ad insegnare quello che mai nessuno seppe, né poteva
essere mai saputo, e molti si destavano
la cui pena era tale che anche la paura
era per loro un desiderio; - Melchiorre e Lionello
non erano fra questi, poiché s'eran tratti in disparte
dalla ressa degli uomini e avevano scelto di vivere
in una casa sui verdi declivi di quella collina
la cui fronte interposta nasconde
Lucca all'occhio invidioso dei pisani, e la pianura
che si distende attorno ondeggiando là in basso
simile a un vasto lago verdeggiante fertile
con prati e ruscelli, con nude paludi, separa
dagli Appennini lontani - isole che si stendono
nell'aria sconfinata.


"Che cosa pensi che sogni la nostra
piccola barca che dorme nella sua verde baia?"
"Se i sogni del mattino sono veri
dovrei pensare che sogni la nostra pigrizia, e le miglia
della via d'acqua che avremmo già dovuto farle correre
a quest'ora del giorno."


"Non importa", disse
Lionello. "Fa' attenzione ai venti, che possono condurla
in quel folto di pioppi che emergono lontano. Non vedi?
Le bianche nuvole vanno allegramente, e le stelle
che stamattina perdemmo saranno più liete stasera
di illuminarci il ritorno. - Come sibila
la lunga chioma nera di Domenico! All'erta,
caro compagno! La brezza è favorevole: ascolta
come canta nell'aria."


"Sta sognando di noi e delle nostre lungaggini", disse
con impazienza Melchiorre, "se posso indovinare le emozioni
di una barca, e di come già avremmo dovuto
essere il diavolo sa dove da due ore almeno."
E in un toscano così transalpino da uccidere
un qualsiasi accademico cruscante,
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


E così mentre Lionello secondo i suoi modi intesseva
le sue pigre parole Melchiorre disse: "Sogna
che non ci siamo nemmeno levati dal letto;
noi le daremo un'anima e un cuore che batta
come quello d'una colomba inseguita
da un'altra colomba".
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


"D'accordo,
ma intanto butta fuori la zavorra,
e stiva i viveri a poppa nel loro ripostiglio."
"Ma questo barilotto, non sarebbe meglio
metterlo un po' più in basso?" "No, va bene così."
"Quelle bottiglie
di tè caldo - su, dammi un po' di paglia - non dovrebbero
essere sistemate meglio? come
a Eton dopo le sei quando d'estate
ci si imbottiva le tasche del soprabito,
e insieme alle bottiglie c'erano uova sode, panini e ravanelli,
e poi sdraiati sul fieno rubato in quei rifugi verdi
che i contadini chiamavano fossi e noi studenti pergole
si faceva le otto a banchettare."
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Con una
bottiglia in mano come se avesse l'animo interdetto, Lionello
era rimasto in piedi - quando Melchiorre lo riscosse brusco: -
"Siedi al timone - serra questa vela - pronti!"


E la catena dell'àncora è tratta, le vele spiegate,
il soffio vivo dell'aria che ci spinge è fresco
quando nutrito di rugiada e aurora
giunge ridendo il vento del mattino; - con le vele gonfie
la barca tiene testa alla fiera corrente del Serchio,
poi rallentando a tratti interrompe la corsa
e rimane sospesa sull'onda e fende con la prua
la tempesta del ...
che dalla sua sorgente di montagna giunge
fervida bassa levigata e forte, - rapida
com'è rapido il fuoco, e impetuosamente
sfocia nel mare spaurito; i suoi vortici
s'attorcono al sorriso del mattino, le ondate sfavillano
e battono e ribollono e torturano
la sua luce serena frantumandola
in colonne che fremono e risplendono.


Il Serchio
tortuoso sfociando in mezzo alle barriere
di marmo già spaccate a Ripafratta guida
nel terribile abisso le onde che muoiono
di quella morte che amano gli amanti, vivendo
in ciò che sempre cercavano; come se tale spasimo
non fosse ancora passato, vacillanti,
queste montagne d'acqua s'aggrappano, ma
nel suo pieno entusiasmo la chiara corrente si versa
sulla pianura e vagando da un sentiero limpido
di cristallino fluire invia l'onde superflue, che possano
gettare ai piedi dell'Arno un tributo di grano e di vino;
poi fra deserti selvaggi e malsani
di paludi intricate e di boschi dove il pino è stento
rapidamente si getta nell'oceano.






[Modificato da auroraageno 08/12/2007 09:55]

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A Jane: Il ricordo e Con una chitarra, a Jane (To Jane: The Recollection e With a Guitar, to Jane)



A Jane: Il ricordo e Con una chitarra, a Jane (To Jane: The Recollection e With a Guitar, to Jane), che si presumono scritte nel febbraio del 1822, sono dedicate a Jane Williams, e fanno parte di un gruppo di quattro, la prima in ordine di tempo essendo To Jane: The Invitation e l'ultima To Jane: "The Keen Stars were Twinkling".
Preceduta da The Invitation, The Recollection fu pubblicata per la prima volta in Posthumous Poems nel 1824, e i due testi, considerati una sola composizione, apparvero sotto il titolo The Pine Forest of the Cascine near Pisa, mentre furono dati separatamente, nella forma attuale, in Poetical Works, 1839.
With a Guitar, to Jane fu pubblicata per la prima volta da Thomas Medwin in "The Athenaeum" il 20 ottobre 1832.

"... sono fra le cose migliori ispirate a Shelley dal vagheggiamento della donna. Entrambe... (The Invitation e The Recollection)... sono il frutto di un sogno d'evasione dalla realtà della vita, sogno che si compie nel ricordo trasfigurato di una immagine di donna dentro il quadro di una natura in cui tutte le forme appaiono composte in una perfetta armonia" (E. Chinol, cit.)




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A Jane: il ricordo



I

Ora di molti giorni l'ultimo, e tutti
erano luminosi e belli come te,
il più amabile e l'ultimo è morto, -
e tu Memoria sorgi, e scrivi le sue lodi!
Vieni al lavoro usato e incidi l'epitaffio
della gloria scomparsa, perché ora
la Terra ha mutato il suo volto,
sulla fronte del Cielo c'è una ruga.


II

Noi giungemmo vagando alla pineta
che orla la schiuma del mare,
e la brezza più lieve era al suo nido,
e la tempesta nella sua dimora.
Le onde mormoranti erano ancora
addormentate, e le nubi fuggite in un gioco,
e sul seno profondo del mare
si posava il sorriso dei cieli;
era come se l'ora fosse un'ora
inviata dai cieli oltre il sole,
dai cieli che spargono attorno una luce
di Paradiso.


III

Sostammo fra i pini che svettano
come giganti in quella solitudine,
che le bufere torturano in forme
rudi come di serpi aggrovigliate,
e gli aliti azzurri che spirano
dal cielo placano in dolci armonie
e colori soavi come il cielo;
ora le vette degli alberi dormivano
come le onde verdi sopra il mare,
immobili e serene
come le selve dell'oceano dormono
nei silenziosi abissi.


IV

Che calma là attorno! - il silenzio
era tenuto prigioniero a una tale catena
che il picchio affaccendato col suo verso
rendeva ancora più fonda la quiete inviolabile;
né i nostri respiri di pace
con lievi moti turbavano
quella serenità che ci cresceva attorno.
Pareva che dal seggio più remoto
della bianca montana solitudine
fino al tenero fiore ai nostri piedi
fosse stato tracciato un cerchio magico, -
e che uno spirito avesse diffuso
una vita fremente e silenziosa, -
ed era per costringere
a momentanea pace la continua lotta
della nostra natura mortale; e tuttavia
io sentivo che il centro di quel cerchio magico
era una bella forma, che colmava
con il suo amore l'atmosfera priva
di una qualsiasi vita.


V

Sostammo accanto agli stagni che giacciono
sotto le fronde della foresta - ed ognuno
sembrava un minuscolo cielo affondato
in un mondo che s'apre più sotto;
un firmamento di luce purpurea disteso
sopra la terra buia, e assai più sconfinato
delle profondità della notte, più puro
della luce del giorno -
in cui le vaghe foreste crescevano
come nell'aria alta, ancora più perfette
per forma e per colore d'ogni altra
che con i rami si allargasse attorno.
Là si stendeva la radura, ed i prati vicini,
e per l'oscuro bosco verdeggiante
il sole bianco brillava come l'alba
fuori da qualche nube maculata.
Dolci visioni che qua nel nostro mondo
raramente si scorgono erano rispecchiate
dall'amore dell'acqua per il verde
di quella bella foresta. E ogni cosa
era soffusa di splendore elisio,
da un'aria dove nulla respirava, e nel profondo
da una più tenera luce meridiana.
Come l'amore della donna amata, la scena
aveva dato al seno delle acque oscure
ogni sua foglia e lineamento, espressi
con molto più di quanto faccia il vero;
finché un vento invidioso non vi scivolò
come un pensiero del tutto inopportuno
che dall'occhio fedele della mente
cancella un'immagine cara. Sebbene
tu sia sempre bella e gentile, sebbene
sempre verde rimanga la foresta,
nell'animo di Shelley la pace si mostra
molto meno di quanto non si scorga
una simile calma sulle acque.








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09/01/2008 08:39

Con una chitarra, a Jane



Ariele a Miranda: - Prendi, ti prego,
questa schiava della musica
per amore dell'uomo che ti è schiavo,
ed insegnale
tutta quell'armonia con la quale tu sola
e tu soltanto sai fare risplendere
lo spirito rapito, così che di nuovo
la gioia smentisca se stessa
e troppo intensa si tramuti in pena;
poiché con il permesso e col comando
di Ferdinando tuo principe il povero Ariele
manda a te questo pegno silenzioso,
un segno di valore assai maggiore
di quanto possa esprimersi a parole;
Ariele il tuo spirito guida che sempre
di vita in vita avrà come unico fine
la tua felicità, e solo in questo modo troverà la sua.
Dalla caverna incantata di Prospero, come
raccontano versi possenti, fino al trono di Napoli egli
ti illuminò il cammino sul mare senza traccia
aleggiando davanti alla tua prua
come una viva meteora.
E quando muori la luna silenziosa
nel suo deliquio interlunare non è mai più triste
nella sua cella che Ariele abbandonato.
Ma quando torni sulla terra a vivere
come una invisibile stella del nascere,
fino dalla tua nascita Ariele ti guida
sul mare della vita. Sono molti
i mutamenti avvenuti da quando
tu e Ferdinando iniziaste ad amarvi,
e Ariele sempre ha seguito i tuoi passi
ed ha servito la tua volontà.
Ora con un destino più umile e felice
nulla di tutto questo è ricordato, ed ora
ahimè il povero spirito è racchiuso
prigioniero in un corpo come in una tomba
per qualche colpa commessa: -
e per i suoi servigi e il suo dolore
solamente da te osa implorare
oggi un sorriso, domani una canzone.
L'artista che a quest'idolo diede una forma
per riecheggiare pensieri armoniosi
abbatté un albero, mentre sul declivio
i boschi erano nel sonno dell'inverno, cullati
in quel riposo divino sui monti
dell'Appennino spazzati dal vento, ed alcuni sognavano
dell'Autunno trascorso, ed alcuni
dei bocci dell'Aprile e delle piogge,
e altri ancora dei canti che s'odono
fra le pergole a Luglio, e sognavano tutti l'amore.
Così quell'albero - e possa
anche la nostra morte essere uguale! -
morì nel sonno e non provò dolore
per vivere di nuovo in più felice forma,
e fu da lui che sotto la più bella
di tutte le stelle del cielo l'artista
creò questa amata Chitarra, e le insegnò a rispondere
a chiunque abilmente la sappia interrogare
in un linguaggio cortese come il tuo:
a mormorare con toni innamorati
dolci segreti di foreste e valli
e venti estivi in recessi silvani; poiché
aveva infatti imparato tutte le armonie
delle pianure e dei cieli, dei boschi e dei monti,
e delle fonti dalle molte voci; e gli echi
più limpidi dei colli e le note più lievi
dei ruscelli precipiti, e le melodie
degli uccelli e dell'api,
il mormorare dei mari nell'estate
e il crepitio della pioggia, e l'alito soave
della rugiada e l'arie della sera; ed aveva
imparato anche il suono misterioso
appena udito che spinto nel cielo diurno
quando fluttua nel giorno senza limiti
lungo il suo corso accende il nostro mondo. -
Sono queste le cose che conosce,
ma non le narra a quelli che non sanno
interrogare lo Spirito che l'abita.
Lei parla solo secondo l'intelletto
di chi le rassomiglia;
e non c'è nulla che possa essere udito,
se già non è stato provato nell'anima,
da quelli che vorrebbero tradisse
questi segreti di un antico giorno:
ma per quanto le sue dolci risposte
possano lusingare le mani anche più abili,
i suoi accenti più alti e benedetti
sono soltanto per l'amata Jane.





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