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Salvatore Quasimodo - Biografia e raccolta Poesie

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2008 07:25
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21/12/2007 06:51

L'ANAPO



Alle sponde odo l'acqua colomba,
Anapo mio; nella memoria geme
al suo cordoglio
uno stormire altissimo.

Sale soavemente a riva,
dopo il gioco coi numi,
un corpo adolescente:

mutevole ha il volto,
su una tibia al moto della luce
rigonfia un grumo vegetale.

Chino ai profondi lieviti
ripartisce ogni fase,
ha in sé la morte in nuziale germe.

- Che hai tu fatto delle maree del sangue,
Signore? - Ciclo di ritorni
vano sulla sua carne,
la notte e il flutto delle stelle.

Ride umano sterile sostanza.

In fresco oblìo disceso
nel buio d'erbe giace:
l'amata è un'ombra e origlia
nella sua costola.

Mansueti animali,
le pupille d'aria,
bevono in sogno.






_________Aurora Ageno___________
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21/12/2007 06:52

AIRONE MORTO



Nella palude calda confitto al limo,
caro agli insetti, in me dolora
un airone morto.

Io mi divoro in luce e suono;
battuto in echi squallidi
da tempo a tempo geme un soffio
dimenticato.

Pietà, ch'io non sia
senza voci e figure
nella memoria un giorno.






_________Aurora Ageno___________
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21/12/2007 06:54

SUL COLLE DELLE << TERRE BIANCHE >>



Dal giorno, superstite
con gli alberi mi umilio.

Assai arida cosa;
a infermo verde amica,
a nubi gelide
rassegnate in piogge.

Il mare empie la notte,
e l'urlo preme maligno
in poca carne affondato.

Un'eco ci consoli della terra
al tardo strazio, amata;

o la quiete geometrica dell'Orsa.






_________Aurora Ageno___________
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21/12/2007 06:55

AL TUO LUME NAUFRAGO



Nasco al tuo lume naufrago,
sera d'acque limpide.

Di serene foglie
arde l'aria consolata.

Sradicato dai vivi,
cuore provvisorio,
sono limite vano.

Il tuo dono tremendo
di parole, Signore,
sconto assiduamente.

Destami dai morti:
ognuno ha preso la sua terra
e la sua donna.

Tu m'hai guardato dentro
nell'oscurità delle viscere:
nessuno ha la mia disperazione
nel suo cuore.

Sono un uomo solo,
un solo inferno.






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21/12/2007 06:56

INSONNIA
Necropoli di Pantàlica




Un soffio lieto d'alati
a verde lume discorde:
il mare nelle foglie.

Dissòno. E tutto che mi nasce a gioia
dilania il tempo; un'eco appena
ne serba in voce d'alberi.

Amore di me perduto,
memoria non umana:
sui morti splendono stimmate celesti,
gravi stellati scendono nei fiumi:

s'affioca un'ora di pioggia soave,
o muove un canto in questa notte eterna.

Da anni e anni, in cubicolo aperto
dormo della mia terra,
gli omeri d'alghe contro grige acque:

nell'aria immota tuonano meteore.






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26/12/2007 04:29

SOVENTE UNA RIVIERA



Sovente una riviera
raggia d'astri solenni,
bugni di zolfo sul mio capo
dondolano.

Tempo d'api: e il miele
è nella mia gola
fresca di suono ancora.
Un corvo, di meriggio gira
su arenarie bige.

Arie dilette: cui quiete di sole
insegna morte, e notte
parole di sabbia,

di patria perduta.





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26/12/2007 04:30

ISOLA DI ULISSE



Ferma è l'antica voce.
Odo risonanze effimere.
oblio di piena notte
nell'acqua stellata.

Dal fuoco celeste
nasce l'isola di Ulisse.
Fiumi lenti portano alberi e cieli
nel rombo di rive lunari.

Le api, amata, ci recano l'oro:
tempo delle mutazioni, segreto.






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26/12/2007 04:31

SALINA D'INVERNO



Dolcezza, mai dentro mi dormi,
e un giorno fingi di limpida luce
in cui le cose muovano
in limiti precisi:
a fuoco suoni l'albero nel cielo,
e il caro ridere di creature umane.

Salina: gelida. Già fu nel tempo
un segno espresso
il mutarsi dell'acqua
in forma incorruttibile.
Alla sua legge trovarsi in armonia.

Ecco, s'acerba disumano il transito
d'uccelli di palude nell'aria vuota
pianto di nuovi nati.

Tra muschi grami, a supplizio
splende la pietra livida:
deriva sull'acqua
una radice naufraga,
una foglia ancor verde
superflua alla terra.





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26/12/2007 04:32

SARDEGNA



Nell'ora mattutina a luna accesa,
appena affiori, geme
l'acqua celeste.

Ad altra foce
più dolente sostanza
soffiò di vita l'urlo dei gabbiani.

Mi trovo di stessa nascita;
e l'isolano antico
ecco, ricerca il solo occhio
sulla sua fronte, infulminato,
e il braccio prova
nel lancio delle rupi maestro.

Graniti sfatti dall'aria,
acque che il sonno grave
matura in sale.

La pietà m'ha perduto;
e qui ritrovo il segno
che allo squallido esilio
s'esprime amoroso;
nei nomi di memoria: Siliqua
dai conci di terra cruda,
negli ossami di pietra
in coni tronchi.

Deserto effimero: in cuore gioca
il volume dei colli in erba giovane;

e la fraterna aura conforta amore.






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26/12/2007 04:33

IN LUCE DI CIELI



Dagli stagni salgono nuvole beate;
finirà anche il fuoco dell'aria
nel fermo cuore.

Cara giovinezza; è tardi.
Ma posso amare tutto della terra
in luce di cieli in tenebra di vento;
e, su ogni parvenza, la donna
che mi venne non è gran tempo,
al cui riso mi specchio,
che amore chiamava, sua verde salute.

Così solo, numeri di perduto bene
mi narravo, e giorni,
e, splendenti in remote aure,
acque di selve ed erbe.

Nell'isola morta,
lasciato da ogni cuore
che udiva la mia voce,
posso restare murato.






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26/12/2007 04:34

LATOMìE



Sillabe d'ombre e foglie,
sull'erbe abbandonati
si amano i morti.

Odo. Cara la notte ai morti,
a me specchio di sepolcri,
di latomìe di cedri verdissime,

di cave di salgemma,
di fiumi cui il nome greco
è un verso a ridirlo, dolce.






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26/12/2007 04:35

DEL MIO ODORE DI UOMO



Negli alberi uccisi
ululano gli inferni.
Dorme l'estate nel vergine miele,
il ramarro nell'infanzia di mostro.

Del mio odore di uomo
grazia all'aria degli angeli,
all'acqua mio cuore celeste
nel fertile buio di cellula.






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26/12/2007 04:36

NEL GIUSTO TEMPO UMANO



Giace nel vento di profonda luce,
l'amata del tempo delle colombe.
Di me di acque di foglie,
sola fra i vivi, o diletta,
ragioni; e la nuda notte
la tua voce consola
di lucenti ardori e letizie.

Ci deluse bellezza, e il dileguare
d'ogni forma e memoria,
il labile moto svelato agli affetti
a specchio degli interni fulgori.

Ma dal profondo tuo sangue,
nel giusto tempo umano,
rinasceremo senza dolore.






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26/12/2007 04:38

CITTA' STRANIERA



Un'altra ora che cade:
aperta a stella una buccia di banana
vive sul fiume. Il rombo
d'un frantoio che macina pietrame
sulla cala, presso barconi inerti,
la sabbia gialla che trabocca;

e al flutto arido la pena
a cui mi fingo leggero
ogni giorno non mio

Morti scendono da alti carrozzoni
di sangue nella nebbia,
le lampade toccano il selciato.

Fra lunghi viali
nere foglie ammucchiate
in un presagio di vento






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26/12/2007 04:39

NEL SENSO DI MORTE



Ceruli alberi
dove più dolce suono migra
e nasce gusto alle piogge nuove.

Ad una fronda, docile
la luce oscilla
alle nozze con l'aria;

nel senso di morte,
eccomi, spaventato d'amore.






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26/12/2007 04:40

DEL PECCATORE DI MITI



Del peccatore di miti,
ricorda l'innocenza,
o Eterno; e i rapimenti,
e le stimmate funeste.

Ha il tuo segno di bene e di male,
e immagini ove si duole
la patria della terra.






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29/12/2007 05:49

OBOE SOMMERSO 1930 - 1932


OBOE SOMMERSO



Avara pena, tarda il tuo dono
in questa mia ora
di sospirati abbandoni.

Un òboe gelido risillaba
gioia di foglie perenni,
non mie, e smemora;

in me si fa sera:
l'acqua tramonta
sulle mie mani erbose.

Ali oscillano in fioco cielo,
labili: il cuore trasmigra
ed io son gerbido,

e i giorni una maceria.





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29/12/2007 05:50

L'EUCALYPTUS



Non una dolcezza mi matura,
e fu di pena deriva
ad ogni giorno
il tempo che rinnova
a fiato d'aspre resine.

In me un albero oscilla
da assonnata riva,
alata aria
amare fronde esala.

M'accori, dolente rinverdire,
odore dell'infanzia
che grama gioia accolse,
inferma già per un segreto amore
di narrarsi all'acque.

Isola mattutina:
riaffiora a mezza luce
la volpe d'oro
uccisa a una sorgiva.





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29/12/2007 05:51

ALLA MIA TERRA



Un sole rompe gonfio nel sonno
e urlano alberi;
avventurosa aurora
in cui disancorata navighi,
e le stagioni marine
dolci fermentano rive nasciture.

Io qui infermo mi desto,
d'altra terra amaro
e della pietà mutevole del canto
che amore mi germina
d'uomini e di morte.

Il mio male ha nuovo verde,
ma le mani sono d'aria
ai tuoi rami,
a donne che la tristezza
chiuse in abbandono
e mai le tocca il tempo,
che me discorza e imbigia.

In te mi getto: un fresco
di navate posa nel cuore;
passi nudi d'angeli
vi s'ascoltano, al buio.





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29/12/2007 05:52

NASCITA DEL CANTO



Sorgiva: luce riemersa;
foglie bruciano rosee.

Giaccio su fiumi colmi
dove son isole
specchi d'ombre e d'astri.

E mi travolge il tuo grembo celeste
che mai di gioia nutre
la mia vita diversa.

Io muoio per riaverti,
anche delusa,
adolescenza delle membra
inferme.






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29/12/2007 05:54

RIPOSO DELL'ERBA



Città d'isola
sommersa nel mio cuore,
ecco discendo nell'antica luce
delle maree, presso sepolcri
in riva d'acque
che una letizia scioglie
d'alberi sognanti.

Mi chiamo: si specchia
un suono in amorosa eco,
e il segreto n'è dolce, il trasalire
in ampie frane d'aria.

Una stanchezza s'abbandona
in me in precoci rinascite,
la consueta pena d'esser mio
in un'ora di là dal tempo.

E i tuoi morti sento
nei gelosi battiti
di vene vegetali
fatti men fondi:

un respirare assorto di narici.






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29/12/2007 05:55

PAROLA



Tu ridi che per sillabe mi scarno
e curvo cieli e colli, azzurra siepe
a me d'intorno, e stormir d'olmi
e voci d'acque trepide;
che giovinezza inganno
con nuvole e colori
che la luce sprofonda.

Ti so. In te tutta smarrita
alza bellezza i seni,
s'incava ai lombi e in soave moto
s'allarga per il pube timoroso,
e ridiscende in armonia di forme
ai piedi belli con dieci conchiglie.

Ma se ti prendo, ecco:
parola tu pure mi sei e tristezza.






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29/12/2007 05:56

DI FRESCA DONNA RIVERSA IN MEZZO AI FIORI



S'indovinava la stagione occulta
dall'ansia delle piogge notturne,
dal variar nei cieli delle nuvole,
ondose lievi culle;
ed ero morto.

Una città a mezz'aria sospesa
m'era ultimo esilio,
e mi chiamavano intorno
le soavi donne d'un tempo,
e la madre, fatta nuova dagli anni,
la dolce mano scegliendo dalle rose
con le più bianche mi cingeva il capo.

Fuori era notte
e gli astri seguivano precisi
ignoti cammini in curve d'oro
e le cose fatte fuggitive
mi traevano in angoli segreti
per dirmi di giardini spalancati
e del senso di vita;
ma a me doleva ultimo sorriso

di fresca donna riversa in mezzo ai fiori.






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29/12/2007 05:58

CURVA MINORE



Pèrdimi, Signore, ché non oda
gli anni sommersi taciti spogliarmi,
sì che cangi la pena in moto aperto:
curva minore
del vivere m'avanza.

E fammi vento che naviga felice,
o seme d'orzo o lebbra
che sé esprima in pieno divenire.

E sia facile amarti
in erba che accima alla luce,
in piaga che buca la carne.

Io tento una vita:
ognuno si scalza e vacilla
in ricerca.

Ancora mi lasci: son solo
nell'ombra che in sera si spande,
né valico s'apre al dolce
sfociare del sangue.






_________Aurora Ageno___________
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29/12/2007 05:59

UN SEPOLTO IN ME CANTA



M'esilio; si colma
ombra di mirti
e il sopito spazio m'adagia.

Né amore accosta
silvani accordi felici
nell'ora sola con me:
paradiso e palude
dormono in cuore ai morti.

E un sepolto in me canta
che la pietraia forza
come radice, e tenta segni
dell'opposto cammino.






_________Aurora Ageno___________
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