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Il Santo del giorno

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2013 07:06
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10/03/2012 10:02


10 Marzo

B. Giovanni delle Celle

Una feconda solitudine, a cura di Antonio Maria Sicari



Che un uomo possa degradarsi ed essere degradato, per poi convertirsi e raggiungere le altezze della santità è uno dei prodigi della fede cristiana. Ed è un miracolo tanto più grande, quando più la vicenda tocca un uomo già costituito in dignità sacra.

È ciò che accadde a Giovanni da Carignano (1310- ca1394), Abate del monastero vallombrosiano di Santa Trinità, a Firenze. Era un uomo geniale, buon letterato e ottimo conoscitore di Dante e Petrarca, ma turbolento e sanguigno. S’era lasciato invischiare in un rapporto sbagliato con una nobildonna. Deposto dall’ufficio, era stato condannato a un anno di prigionia nella torre del monastero. Compiuta la penitenza, i monaci avrebbero voluto reintegrarlo nell’ufficio, ma fu lui stesso a esigere di restare per tutta la vita nelle “Celle”, un romitorio vicino al monastero, ma completamente isolato.

E “Giovanni delle Celle” divenne il suo nome. Vi restò per quarant’anni, senza mai uscirne, dedito alla preghiera, allo studio e alla penitenza, ma pienamente partecipe della vita del suo tempo, per mezzo di una ricca corrispondenza con le più autorevoli personalità.

Di particolare importanza fu il suo rapporto epistolare con Santa Caterina da Siena che gli chiese aiuto per convincere il Papa ad abbandonare Avignone e tornare a Roma. A un frate che la criticava, Giovanni delle Celle scrisse: «Caterina si rallegra della tua villania, per amore di Gesù che per lei ha sopportato tante ingiurie, ma piange per la tua cecità e la tua cattiveria e prega Dio che ti illumini e ti perdoni». Dicono i critici che il suo stile epistolare è notevole “per il vigore della lingua, la limpidità del giudizio e la forte religiosità”.

Alla sua morte i monaci del monastero lo venerarono subito come un santo.




_________Aurora Ageno___________
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