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Il Santo del giorno

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2013 07:06
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Sabato 23 Giugno 2012


S. Giuseppe Cafasso

Condannati, ma chiamati alla santità
, a cura di Antonio Maria Sicari




Sono passati poco più di duecento anni dalla sua nascita. Giuseppe Cafasso fu un prete di eccezionale.
Don Bosco, che gli fu amico, lo considerava «un modello di vita sacerdotale».
Di salute malferma, si dedicò all’insegnamento e alla formazione dei giovani seminaristi e alla carità sociale. Insegnava ai seminaristi la teologia morale, di cui aveva una rara competenza e li preparava a saper capire le anime. Chiedeva loro soprattutto di imparare a sapersi donare interamente: “un prete – amava dire – è venduto al Signore”. Null’altro può e deve interessargli che lavorare per Lui e per le anime che gli sono affidate.
Ma don Cafasso (oltre a essere rettore del Convitto Ecclesiastico, dove si formavano i neo-sacerdoti) esercitava anche un’altra e più alta missione nell’ambiente più difficile: quello delle carceri e delle celle dei condannati a morte (allora molto numerosi). Li accompagnava nelle ultime terribili ore (passando con loro tutta intera l’ultima notte), cercando non solo di riconciliarli con Dio, ma di introdurli in Paradiso.
Diceva che questa era la sua missione: aiutarli ad affrontare la morte già pronti per il Paradiso, senza bisogno di dover passare per il Purgatorio. Li chiamava “i suoi santi impiccati”. Ed era straordinario il rispetto con cui li trattava e la dignità che riconosceva loro. Poi esaudiva anche la loro ultima richiesta: di solito, quella di prendersi cura delle loro famiglie.
Lo chiamavano «il prete della forca», ma il titolo non era dispregiativo, esprimeva anzi un affetto immenso per quell’umile prete che accettava sempre di condividere situazioni e ore terribili.
Morì nel 1860 e, dei carcerati, è stato proclamato patrono.




_________Aurora Ageno___________
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