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Santa Messa del giorno - 4

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2012 05:54
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16/08/2012 10:59

XIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 73,20.19,22.23
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano.


Réspice, Dómine, in testaméntum tuum,

et ánimas páuperum tuórum ne derelínquas in finem.

Exsúrge, Dómine, et iúdica causam tuam,

et ne obliviscáris voces quæréntium te.


Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore...


Omnípotens sempitérne Deus, quem, docénte Spíritu Sancto, patérno nómine invocáre præsúmimus, pérfice in córdibus nostris spíritum adoptiónis filiórum, ut promíssam hereditátem íngredi mereámur. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Ez 12, 1-12
Di giorno, davanti ai loro occhi, emigrerai.

Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.
Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo. Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli. Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio, come fosse il bagaglio di un esule. Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati. Fa’ alla loro presenza un’apertura nel muro ed esci di lì. Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell’oscurità. Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti».
Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle.
Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, non ti ha chiesto la casa d’Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo? Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Questo messaggio è per il principe di Gerusalemme e per tutta la casa d’Israele che vi abita.
Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù. Il principe che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell’oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 77
Proclameremo le tue opere, Signore.

Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.

Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele.

Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità.

Canto al Vangelo Sal 118, 135
Alleluia, alleluia.
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Alleluia.

Vangelo Mt 18, 21 - 19,1
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.


Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera placátus assúme, quæ et miséricors offerénda tribuísti, et in nostræ salútis poténter éfficis transíre mystérium. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 147,12.14
Gerusalemme, loda il Signore,
egli ti sazia con fiore di frumento.


Lauda, Ierúsalem,

Dóminum, qui ádipe fruménti sátiat te.


Oppure: Gv 6,52
Dice il Signore: «Il pane che io darò
è la mia carne per la vita del mondo».



Jn 6,51

Panis, quem ego dédero,

caro mea est pro sæculi vita, dicit Dóminus


Dopo la Comunione
La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

Sacramentórum tuórum, Dómine, commúnio sumpta nos salvet, et in tuæ veritátis luce confírmet. Per Christum.


Giovedì 16 agosto
Mt 18,21-19,1

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette
.

L’odio non deve avere mai l’ultima parola. Deve esser possibile fare fronte all’odio -pregando ed espiando per esso – così che la sopportazione dell’odio può diventare un’ultima grazia.

La Grazia è lo Spirito di Dio che viene, l’amore divino che si riversa su di noi.

Se qualcuno fosse convinto che la sola Grazia divina possa redimere il peccatore, questi potrebbe condurre una vita peccaminosa e non santa. Ma il tocco puro della Grazia non basta, è necessario che sia afferrata. Solo così la fede diventa concreta, viva ed efficace. Quando lo è diventata, allora una perseveranza nello stato di natura e di peccato è impossibile.

Nella nostra vita dobbiamo far spazio al Salvatore eucaristico, affinché possa trasformare la nostra vita nella sua.

È questa una richiesta esagerata? Si ha sempre tempo per tante cose inutili: per leggere ogni sorta di notizie insignificanti in libri, riviste, giornali, per starsene seduti in ozio in qualche caffè, per fermarsi a chiacchierare per strada per dei quarti d’ora, per delle mezze ore; tutte “dissipazioni” nelle quali si sciupano il proprio tempo e le proprie energie in modo frammentario.

Davvero non sarebbe possibile salvarsi un’ora al mattino, un’ora nella quale non ci si disperda, bensì ci si raccolga, in cui non ci si logori, bensì s’incamerino delle energie di Grazia per avere di che sostenere l’intera giornata?

Nel rapporto quotidiano con il Salvatore si diviene così sempre più sensibili a ciò che lo compiace e a ciò che gli dispiace. Se in precedenza si era grosso modo soddisfatti di sé, ora tutto sarà diverso. Ci si scoprirà con molto da cambiare, e si cambierà ciò che si può. E ci si troverà con alcune cose che non sono così positive, e che tuttavia non si possono più cambiare.

Allora si diverrà pian piano molto piccoli, molto umili; si diverrà pazienti e indulgenti verso la pagliuzza negli occhi altrui, perché si riuscirà a vedere la trave nei propri; e infine si imparerà anche a sopportare se stessi nell’inesorabile luce della divina Presenza, e ad abbandonarsi alla misericordia divina, che può liberarci di tutto ciò che si prende gioco delle nostre energie. È un modo totalmente diverso di essere soddisfatti di sé: si passa dall’essere un buon cattolico che fa il suo dovere, che legge un buon giornale, che vota come si deve, e per il resto fa ciò che gli pare e piace, a una vita vissuta mano nella mano di Dio, e ricevuta dalla mano di Dio, con la semplicità del bambino e l’umiltà del pubblicano. Chi vi si è inoltrato una volta, non si volgerà più indietro.

Edith Stein, Natura, persona, mistica; Il Mistero del Natale.


_________Aurora Ageno___________
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