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"SCORCI" - Riflessioni quotidiane di Davide Rondoni

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 15:11
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26/04/2013 10:19



Un uomo in fila


Lo rivede. È nella piccola folla che scende qualche giorno dopo l'incontro con Erode. Giovanni lo nota tra coloro che calano verso il fiume.
Cielo bianco compatto. Scendono muti verso l'argine. Il profeta ha già gridato. L'aria è stata frustata. Poi si è allargato il silenzio. Ora si sente solo il frusciare pigro delle acque, passi sui declivi d'erba. Scendono in fila verso il punto dove il profeta mormorando bagna la fronte di chi poi, rovesciandosi di spalle, si immerge. Gesù è un uomo in fila. I discepoli sono abituati a sentire Giovanni ruminare pezzi di Isaia. «Io faccio cessare ogni gemito. Per questo le mie reni tremano, mi hanno colto i dolori come di una partoriente; sono troppo sconvolto per udire, troppo sbigottito per vedere». Con la mano Giovanni raccoglie l'acqua nel palmo della mano. Disegnando un breve arco col braccio la versa sul capo chino di chi gli si presenta. Poi via, un altro. Giovanni non smette di mormorare, ha gli occhi accesi e ogni tanto tira su col naso, infastidito da polvere e insetti. «Smarrito è il mio cuore, la costernazione mi invade, il crepuscolo che ho desiderato…». A tratti i suoi gesti si fermano, sembra quasi sorpreso lui stesso dalle parole che pure ha ripetuto tante volte. Resta col gesto sospeso. Una lince che mira qualcosa lontano.


Davide Rondoni



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27/04/2013 10:09



Faccia a faccia



Giovanni mormora: «Così mi ha detto il Signore: “Va', metti una sentinella che annunzi quanto vede”. La vedetta ha gridato: “Signore, io sto sempre, tutto il giorno, tutta la notte…”». La fila si muove. I suoi non permettono a nessuno di sostare davanti al battezzatore. Alcuni vorrebbero abbracciarlo. Ma li tirano via. Giovanni continua i gesti ad arco, mormora. «O popolo mio, calpestato… Oracolo sull'Idumea. Mi gridano da Seir: “Sentinella, quanto resta della notte?”». La fila pigramente prosegue da ore. Giovanni è stanco, ma resta dritto nell'acqua, il sole lo colpisce. «La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte…”». Si trova faccia a faccia con Gesù. Il suo gesto di raccogliere l'acqua si arresta. La mano sparisce lentamente nel tuffo. Il braccio si distende lungo il corpo. Alcuni secondi interminabili. Uno che ha finito di combattere. La fila si ferma. Giovanni guarda Gesù fisso in volto. Non è cambiato, la barba più lunga, il viso intenso che ricorda di aver veduto in qualche occasione. Sulla fronte sembrano passare nubi. Movimenti di un pensiero inafferrabile. Gli occhi scuri, scheggianti come grido di uccello sul mare. Anche lui – come tutti al Giordano – sta pensando alla sua vita futura? A qualcosa di illeggibile che vede nel fondo di se stesso?


Davide Rondoni



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29/04/2013 10:43



Un volo traversa l'aria


Gesù guarda l'uomo di fronte. È magro, le labbra screpolate. Il sole gli sta bestia morente addosso. Giovanni china il capo, trattenendo il fiato: «Non io devo battezzare te». «Giovanni, fai quello che devi» dice piano Gesù. La mano esce dall'acqua. E per un attimo, dopo che l'altro gliene ha versato sulla testa e sta per immergersi, Gesù con gli occhi chiusi alza il volto al cielo bianco. Un volo traversa l'aria. Anche Giovanni chiude gli occhi e apre le braccia. Le spalanca come ricevesse la pioggia. Il cielo pulsa di luce abbacinante. Poi la fila prosegue. Un vecchio malato dai capelli ispidi e la mascella tremolante cerca di baciare le mani a Giovanni. Lui lo lascia fare, diversamente dal solito, non guarda nemmeno. Con gli occhi di mangusta sta seguendo Gesù che risale sull'argine.
Un giovane discepolo con le gambe nell'acqua vede che il suo maestro fissa l'uomo. Giovanni improvvisamente si mette a gridare, togliendo le mani alla bocca del vecchio: «Ecco l'agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo!». Qualcuno alza la testa, ma nessuno bada molto al grido del profeta. È solito lanciare strane immagini, inafferrabili come riflessi sul fiume. Ma il ragazzo ha uno scatto, passando accanto a un altro discepolo lo prende per un braccio, lo trascina: «Vieni, su, vieni, vieni».


Davide Rondoni



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30/04/2013 10:31



I nomi e l'ora


Gesù si ferma. Ha il volto segnato da qualcosa di impetuoso che si fa gentile nel disegno delle sopracciglia, due lunghi archi sugli occhi grandi. La fronte regolare. Il naso ha la linea sottile, forte. La barba copre tutto il mento e l'ovale regolare del viso assume una forma più allungata. Gli occhi lo stesso colore scuro e venato di quelli del cugino. «Cosa cercate?» dice solo ai due che sono giunti vicini, trafelati con la timidezza sfrontata dei poveri o dei ragazzi. «Maestro, dove abiti?». Lui accenna un sorriso, rapido, semplice, come di uno che torna dal lavoro e trova due amici per andare a bere qualcosa. «Venite, vedrete». I due si incamminano con lui. Lo guardano in viso di sottecchi, non parlano. Ha solo chiesto i nomi. Poi avvolto da una nube di pensieri cammina alzando occhiate di rado. Dev'essere anche lui un uomo che conosce il deserto. Di là è tornato con un uragano nello sguardo che diventa ogni tanto luce viva di sorriso. Che ora è nei celesti cieli indiani, che ora nelle nuvole sulle immense piramidi? Che nube passa sulle fronti dei giovani iniziati di Atene, nelle pupille lunari della sibilla di Cuma? Che ora trascorre davanti agli occhi ciechi delle statue di Cesare? Qui non lontano da uno sperduto argine di fiume sono: le quattro di pomeriggio.


Davide Rondoni



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01/05/2013 11:08



Pieni di fermento


I passi sono rapidi sulla polvere, tra i sassi, gli sterpi. Giovanni deve tornare a Gerusalemme. I suoi doveri di studio da sacerdote lo chiamano. Chiede ad Andrea di tacere della sua presenza a casa di Gesù. La sua posizione è delicata, è in vista nella cerchia dei vicini al Tempio. Ne potrebbero nascere problemi per tutti. I due si guardano come da due promontori a picco sul mare. Cosa sta succedendo, si dicono senza dirlo. Si dividono. Giovanni, giovane figlio di Zebedeo, non torna in Galilea, lo aspettano a Gerusalemme. La sua carriera di sacerdote, il suo destino, i sacrifici fatti da suo padre per farlo studiare al Tempio, ora chissà. Il cielo bianco accompagna Andrea, lui non alza gli occhi dal sentiero che lo riporta velocemente verso casa, il lago di Genesaret. È là che abita, sulle rive di quel che chiamano pomposamente Mare di Tiberiade, da quando Erode ha costruito là una città ruffiana e ricca con il nome dell'Imperatore. Il lago deve il nome alla forma d'arpa. Come uno strumento abbandonato dal cielo. Lui e Giovanni hanno ascoltato per ore e interrogato quell'uomo. Ora sono pieni di fermento, come se stormi di pensieri si alzassero in ogni direzione. L'uno sa che l'altro sta rimuginando le stesse cose. Una specie di sgomento, con una punta di gioia irrefrenabile.


Davide Rondoni



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03/05/2013 13:20




Mentre la luce cambiava


La casa era niente di speciale. Ma ogni volta che afferrava il bicchiere, o porgeva un piatto o citava un salmo, sembrava farlo con… una cosa addosso, una forza, Andrea non sa come chiamarla, una specie di esattezza. E con una autorità mai vista. Il Battista non avrebbe gridato quelle cose. Erano suonate presagio grandioso. E oscuro. Ora il cuore non riesce a tacere: abbiamo trovato il Messia. Il Messia? Andrea strappa un rametto da terra. Come per spezzare la corsa dei pensieri, renderli più ordinati. La storia della sua gente è segnata dalla presenza degli Unti. Uomini pieni di pietà e saggezza, come Aronne, fratello di Mosè, il primo a ricevere l'unzione quando il grande condottiero si fermò sull'ultimo fiato, alla visione della terra promessa inseguita quarant'anni. E uomini di passione come il re Davide. Fu un Unto del Signore a guidare la battaglia dove furono scotennati gli adoratori dei Baal a Meghiddo. Ci sono saggi che digiunano nei deserti. Però solo lui, il dolce tremendo Giovanni, ha introdotto il gesto estremo: battezzarsi per la conversione. Chiede tutto. Giovanni è fuoco. Ma proprio lui ha indicato quest'uomo. Cosa voleva dire? Il Nazareno ha qualcosa di strano. Lo hanno guardato parlare per ore, mentre la luce cambiava fuori dalla finestra.


Davide Rondoni



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04/05/2013 10:38



C'è da andare a vedere


Andrea quasi si mette a correre, e si ferma vicino suo fratello Simone. Il viso del pescatore non cambia espressione. È corrucciato, stanco. Il sole ha picchiato forte anche oggi e il lago sembra non voler sputare pesci. «Abbiamo trovato il Messia» gli dice Andrea che si ascolta pronunciare queste parole con una strana allegria. Quello lo fissa con un viluppo di cordami in mano. I suoi capelli folti e ancora scuri sono sudati e mossi dalla brezza. Gli occhi tondi, mobilissimi. Sa bene che suo fratello non è tipo da scherzare su certe cose. La sua fede è tesa come le corde della rete quando il lago si agita. Se lo erano detti più volte, mentre intorno al fuoco dove si arrostisce il pesce ragionavano dei tumulti nella regione e dei vari sobillatori. Sangue freddo, si erano detti. Non facciamoci incantare. La voglia di qualcosa di nuovo è forte, nessuno è immune. Ma i figli di Jona non hanno grilli per la testa. C'è da tirare avanti la società di pescatori. Non possono mettersi a seguir favole. L'uomo presso la barca è il meno giovane dei due. Se suo fratello Andrea dice così, pensa Simone mentre lo guarda e si avvolge una corda tra la mano e l'avambraccio, c'è da andare a vedere. Lascia il viluppo a un giovane aiutante. «Dillo agli altri, taglia corto, domani andiamo da lui».


Davide Rondoni



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06/05/2013 10:31



Sette giorni



La sposa sorride stanca, felice. I capelli che erano raccolti con cura ora lasciano una ciocca sulla fronte. Come tutti ha la faccia segnata da veglia e piacere. I sette giorni di festa per le nozze stanno terminando. Lei e i suoi familiari sono seduti a terra intorno al tappeto imbandito per la cena. Il padre di lei – un uomo paffuto che ha i suoi stessi occhi tondi un po' infantili – è soddisfatto. Lei ricorda l'arrivo come un sogno. Eppure sono pochi giorni. Il cibo, i canti, il vino hanno allentato le immagini. Si era recata fino alla casa del padre dello sposo e lì aveva aspettato il fidanzato con il viso e i capelli coperti. Le amiche le avevano adornato il vestito e ascoltato i lamenti rituali al momento di abbandonare la casa della sua famiglia. «Il mio cuore piange…». Aveva aspettato il termine delle trattative tra i due uomini nella stanza accanto. E al calare della prima sera, il momento decisivo: ricorda le mani del suo fidanzato sciogliere la cintura e finalmente alzarle il velo dal viso. Tremavano? Ora non lo ricorda. Benedetto vino speziato. L'ha acquistata per sempre. Il padre dello sposo, grinzoso e magro aveva mormorato le sette benedizioni di fecondità su di lei. Ricorda queste cose e guarda mollemente i suoi invitati, venuti anche da Nazareth e da Cafarnao.


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07/05/2013 10:29



Qual è la vera festa?


Poi la sposa vede un amico di suo marito che resta con il braccio a mezz'aria, il bicchiere in mano. «Non c'è più vino, e i nostri brindisi come li facciamo?». Quasi tutti i presenti, ebbri ed eccitati, lo ascoltano distrattamente e ridacchiano. Ma quello, un tipo che non le è mai andato a genio, continua: «Che festa è, senza vino proprio ora?». La ragazza vede sul volto del suo uomo un'ombra. Gli invitati abbassano il tono. Lo sposo lancia un'occhiata al padre che con ira rappresa come artiglio sul viso sparisce nelle stanze dei cuochi. Un altro amico dello sposo, un giovane dagli occhi gentili come una donna, capisce l'imbarazzo e allunga una coppa. «Ecco, qui ce n'è, beone! Brinda alla sposa e a numerosi figli maschi». Ma ormai qualcosa si è rotto nell'atmosfera. Maria tocca il braccio di Gesù, che osserva la scena con stelle lontanissime negli occhi. «Hanno finito il vino». E lui, che ha ancora i giorni di deserto addosso e le visioni del demonio che venne a fargli visita, per un attimo risponde brusco. Come se temesse di risentire la voce dell'essere di sabbia e vento che gli ha offerto potere, gloria. «Cosa vuoi da me, donna?». Maria abbassa gli occhi. Conosce e non conosce questo figlio diventato uomo. I suoi capelli più lunghi, il naso forte, la fronte che si corruga…


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08/05/2013 09:00



Andate al pozzo e riempitele


Il padre dello sposo sta gridando, trattenendosi a stento con il maestro di cerimonia. Gesù, senza interromperli, chiama due ragazzetti che sono a servizio e fa cenno di avvicinarsi con due otri usate per l'acqua delle abluzioni. Quelli lo seguono. Sono ragazzetti svegli. Gesù dice: «Andate al pozzo, riempitele di acqua e portatemele». Poi dice: «Servitele in tavola e lo stesso con tutte quelle che trovate». Quelli rapidi escono dalla tenda di capra. Il padre e il maestro di cerimonia, presi nel loro duetto di offese, non hanno fatto caso a quell'uomo. Poco dopo si odono venire delle esclamazioni. L'invitato che aveva irriso poco prima alla mancanza del vino, sta bevendo avidamente. Il vino gli cola sulla barba. E dice: «Grande vino! Evviva lo sposo!». Il maestro di cerimonia si fa porgere l'otre da uno dei ragazzetti e se ne versa. Resta un attimo in silenzio. Si sente osservato e non sa cosa dire. Poi verso lo sposo: «Che meraviglioso ospite! A differenza di tutti, mi ha chiesto di servire il vino migliore alla fine». Il padre lo guarda come dire: non mi freghi… Gesù coi suoi discepoli è già uscito dalla sala. La sposa si guarda intorno un po' confusa, incrocia lo sguardo di Maria che sulla porta le manda un sorriso enigmatico. E la ragazza pensa smarrita e felice: «È stato lui…».


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09/05/2013 10:08



Davanti agli occhi



A Pasqua si va a Gerusalemme. È normale. Niente da dire.
I fedeli osservanti ci vanno. E anche quelli meno osservanti. Quelli in cerca di affari, di combinazioni. O per rompere la noia. Simone non ha avuto bisogno di discuterne con suo fratello Andrea né con un altro dei pescatori che ha deciso di seguirli, un ragazzo di nome Giacomo, fratello del giovane sacerdote Giovanni, figli di Zebedeo. I due sono chiamati "figli del tuono" perché hanno temperamento acceso. Quando ci sono si nota. Gesù ha detto loro: «Andiamo» e non ci sono state discussioni. I buoni ebrei lo fanno.
Gesù cammina silenzioso, i suoi lo seguono, lo circondano. Non veste come un sacerdote, né come i rabbì. Lo potresti confondere con uno di loro, un pescatore, un commerciante. Ma ormai le voci lo rincorrono da quando ha cominciato a prendere parola nelle sinagoghe e a imporre le mani a malati. A Nazareth si è alzato e ha commentato il passo di Isaia dove si parla dell'Unto del Signore che porta il lieto annuncio dal cuore di pietra dei secoli. Ha detto: davanti ai vostri occhi… Quella gente piena di parole ruminanti in testa si è sdegnata. Hanno alzato la voce, lo hanno portato fuori. Lui sembrava assente. Lo volevano uccidere. Ma non hanno avuto il coraggio, gli hanno dato del pazzo biascicando tra i denti.


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10/05/2013 12:10



Lei aveva capito



«Deve stare attento» pensa Simone «sta facendo venire il nervoso ai Sacerdoti». La voce si è sparsa nelle Sinagoghe, c'è diffidenza. Però quando parla, ha autorità. E la gente lo ascolta, viene da lui, «la gente se ne frega dei Sacerdoti» pensa ancora Simone e guarda la strada che sta prendendo una luce d'argento. Gli torna in mente quando Gesù è entrato per la prima volta nella sua casa, a Cafarnao. Camminavano eccitati, era successo qualcosa di strano nella Sinagoga. Un indemoniato lo aveva quasi assalito. Attimi di panico. Simone era intervenuto a fare scudo. Nel luogo santo erano risuonate bestemmia e vituperio. Poi Gesù aveva placato l'uomo.
Quando lo strano maestro ha abbassato la testa per entrare in casa, la moglie di Simone lo ha guardato in silenzio. Una donna che non parla molto è una benedizione del Signore. Ma ha sguardi che trafiggono come una maledizione. Aveva capito: il marito avrebbe seguito quel maestro. Piegava la testa come un animale. Non avrebbe mai immaginato che lasciasse le sue barche. Le sue mani sul legno del bordo dello scafo erano tra le prime cose di lui che gli erano piaciute. Mani forti. No, non immaginava che i suoi soci nella pesca, come Giacomo e altri, si sarebbero uniti. La donna aveva guardato il Nazareno con gli occhi nerissimi e indagatori.


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11/05/2013 10:57



Una carezza alla fronte


I capelli le uscivano dal velo, erano neri, luminosi e un po' mossi. Lasciate le caraffe con l'acqua e la frutta, si era ritirata nell'ombra di un'altra stanza. Gesù si mise a rinfrescarsi e a mangiare con gli uomini. L'incontro con l'indemoniato lo aveva reso pensoso. Poi aveva chiesto a Simone: «Chi è la donna che soffre di là con tua moglie?». E Simone: «Sua madre». Poi passando una mano sul tavolo come se la passasse sul legno della chiglia: «Molto malata…». «Portami da lei». Nella stanza l'odore era pesante e si udiva solo il lamento sommesso. La moglie di Simone aveva abbassato la fronte, un gesto asciutto. Si vergognava di quel posto, di quell'odore, della infame malora del corpo di donna di sua madre, si vergognava di non sapere cosa fare con lei che stava tornando bambina. E d'essere donne che invecchiano, che a un certo punto perdono le forze, perdono la bellezza, tutto. Gesù l'aveva guardata e nella penombra in quella pupilla del Nazareno lei vide qualcosa che non conosceva. Una dolcezza, una forza? Un'ala notturna? Se lo sarebbe chiesto per tutti i suoi giorni. Gesù diede una carezza sulla fronte all'anziana gemente. Subito quella smise di lamentarsi, e dato un sospiro più forte, parve addormentarsi, quieta. La moglie si portò di colpo le mani sulla bocca.


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13/05/2013 06:29



Da dove costoro?



A Gerusalemme non sono mancati momenti di tensione. Sono rientrati a Cafarnao. Andrea è andato a prendere un po' di pane da Samek il Siro. Il mercante lo ha salutato come sempre, pieno di ossequi con la bocca senza denti e le due braccia alzate con le monete tra le tre dita della mano sinistra. Due le ha lasciate in battaglia, racconta, ma nessuno ci crede. Falso come una scimmia. Però prima che Andrea ritiri il sacco ha preso da sotto il banco un pane speziato, di quelli più pregiati. Con la mano svelta e rugosa lo ha infilato rapido. «Questo è per il Nazareno, digli: da parte di Samek, che ha un figlio perso nei brutti sogni». Andrea è immerso in questi pensieri. Per poco non cade inciampando in qualcosa che striscia a terra. Una donna, coperta di stracci e con le gambe morte. Magrissime, escono da sotto la parte lurida e sfilacciata del vestito come due bastoni arrossati. Lei si volta da terra in su, lo fissa con gli occhi feriti dal sole. Pupilla bianca, cieca. «Dov'è il Nazareno?», chiede brusca. Figure sbucano dagli angoli. Persone curve, donne gonfie. Uomini con le orbite vuote e la fronte alta tirata via al cielo. Labbra rotte, monconi di persone. Simon Pietro è sulla porta fermo come un albero. Andrea arrivando guarda il fratello, uno scambio muto: «da dove tutti questi?».


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14/05/2013 10:20



Il volo del paralitico


Un uomo e una donna con la faccia allungata e giallastra, corrosi da malattie o da vizi, forse due fratelli, ridono. «Cosa è, quel disgraziato è arrivato volando?». Ma i due lassù non ascoltano, cani che scavano la loro buca. Qualcuno ha tirato un vecchio sandalo. Rompono, schiantano, raspano. Poi i due si alzano in piedi e sollevano in verticale la lettiga dove sta l'uomo rattrappito, muto. Ha gli occhi spalancati, una specie di entusiasmo folle. Sbatte la testa a destra e a sinistra, tra orgasmo matto e paura. I due si fanno passare una corda sul collo e lungo le spalle, con le estremità fissate alle stanghe della barella. La fanno scendere piano nell'apertura.
Pietro maledicendoli tra i denti si butta di nuovo nella folla e raggiunge la porta di casa. Andrea lo segue, a fatica. Nel parapiglia in tanti sono riusciti a entrare nella stanza dove stava parlando Gesù. E proprio lì sopra è stata praticata l'apertura. Quando rientrano Pietro e Andrea, la barella con l'uomo pende a mezz'aria come un albero assurdo cresciuto tra le mura. I due da sopra si danno istruzioni a vicenda solo con lo sguardo, in silenzio, isolati dal clamore che si sta espandendo storpiando voci, bocche, risate.
Il paralitico ora piange singhiozzando, convulso per l'emozione o la paura, non si capisce.


Davide Rondoni



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15/05/2013 10:11



Gli occhi sul suo viso


Ha i capelli in disordine, radi. Il viso scarnito. Un filo di bava gli impasta di lato la bocca e la barba incolta. Le mani, rattratte, sbucano da una brutta coperta che lo contiene, serrata dalle corde. La posizione del corpo in quello strano involucro è di sbieco, le corde lo trattengono a stento anche se è lieve. Pare che da un momento all'altro possa sgusciare dalla imbracatura. Balbetta tra le lacrime: «Ge-e-sù…», legato stretto intorno al torace smagrito. Sta lì sospeso come un morto, un vivo. Pietro e Andrea afferrano la barella: «lasciate!». Un giovane ben vestito dice al compagno: «Quanti peccati nella sua casa…ridotto così…». La lettiga viene posata con l'uomo che ora biascica. Nella stanza c'è caos, i due stanno scendendo in silenzio dalla stessa apertura dal soffitto. Non dicono nulla. Si somigliano, hanno il viso arso dal sole dei pastori. Corpi tozzi gesti rapidi, odore aspro di sudore. Forse padre e figlio, quello a terra forse è l'altro fratello. Non sembrano toccati dal putiferio che hanno scatenato. Concentrati. Come se avessero una bestia da legare. Si preoccupano di girare la barella: che gli occhi dell'uomo incontrino il viso di Gesù. Poi si mettono in piedi come se avessero fatto una cosa come un'altra, pulito un pozzo o fatto partorire una mula.


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16/05/2013 10:58



Pensieri e sguardi muti


Gesù si alza e allora quasi tutti tacciono. Nella stanza c'è un odore acre, pesante, di fiati, malattie. Giacomo, finito a sedere accanto a Gesù, ha visto nei suoi occhi rompersi una mira d'aquila mentre si alzava.
Il Nazareno si china sull'uomo che ha gli occhi grandi e la bocca che si storce,il corpo slacciato dalle corde ora è bianco, quasi nudo. Un agnello spellato. Trema. Gesù dice forte: «Ascoltami, i tuoi peccati ti sono rimessi!». Il silenzio si fa teso. «Stai bestemmiando!». Il pensiero è fulmine in uno degli scribi che fino a quel momento si era mordicchiato le labbra. «Solo Dio può rimettere i peccati…». E si rivolge ai suoi compagni. Scuri in volto pensano qualcosa di simile, rapido e freddo. Lo scriba tiene gli occhi stretti su Gesù.
I due che avevano portato il malato lo fissano come cani muti. Il Nazareno, dopo aver dato una carezza sulla fronte all'uomo a terra, dice a voce più alta: «Perché pensate nel vostro cuore che io stia bestemmiando? È più facile dire a quest'uomo: ti sono rimessi i peccati? O dire: alzati, prendi la tua barella e cammina?». Giacomo, Andrea e Simone detto Pietro sono immobili. Guardano il Nazareno che stende il braccio. E quasi gridando: «Ora, perché sappiate che io, figlio di uomo, ho il potere sulla terra di rimettere di peccati, ti dico: alzati, prendi il tuo letto, cammina!».
Per un lungo attimo non succede nulla. Si sente il verso delle cicale fuori. Un bambino che corre dietro a un cane.


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17/05/2013 09:10



Una meraviglia folle


Il malato lasciato sul pavimento con la lettiga tremando alza dapprima debolmente il braccio, svela la nudità bianca da sotto la coperta schifosa. Lo distende lento, scarno, verso la mano di Gesù. Si afferrano. Tutti sospendono il fiato. Poi quando l'uomo ancora con gli occhi sbarrati e balbettando non si sa cosa, solleva il busto e si mette a sedere, i due che l'hanno calato si buttano quasi su di lui, lo aiutano ad alzarsi. La luce sembra pulsare nella stanza sopra le teste. Forse la stanchezza, il caldo dei corpi pressati.
Gesù gli lascia la mano. Nello sguardo si ritira l'uragano. Rientra nella sua camera, mentre alle sue spalle si scatena il putiferio. L'uomo è quasi in piedi, trema sulle gambe ma si appoggia al più giovane dei due che lo hanno calato. Muove la bocca come per dire, ma non riesce a spiaccicare parola, ha gli occhi spalancati con una meraviglia folle. Lacrime scendono sulle guance scavate. Pietro con Giacomo tengono lontano la gente che vuole entrare nella stanza dove Gesù si è ritirato. Le voci si accavallano, c'è chi grida. Gli scribi sono sgattaiolati in fretta, dissolti tra la folla.
Andrea è rimasto fermo a sedere, mentre tutti si alzano e sembrano in preda all'entusiasmo, alla frenesia.
Guarda davanti a sé, in un punto impreciso, lontano.


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18/05/2013 10:55



Il tempo è venuto


«Sembrava divorato da qualcosa…» dice Andrea. «Ha fatto persino una frusta di corda per quei mercanti. E…». Il Battista socchiude gli occhi di bosco e di buia giada. Sul volto scarno il sorriso accennato non scompare. Sembra quasi che immagini la scena. Bisbiglia: «Come Geremia…». Il battito di un drappo di stoffa grezza rompe il silenzio. Intorno, lungo le sponde del Giordano, ci son le tende di chi viene a battezzarsi. «Molti lo prendono per pazzo!» interviene uno dei discepoli, seduto dietro ad Andrea. Il Battista non ha alcuna reazione. Dopo pochi secondi dice lentamente: «Gli avete chiesto chi è?». Si sentono dei belati, colpi di ala e voci in lontananza. «Sì, maestro. Ci ha detto di salutarti di cuore e di dirti quello che vediamo: gli storpi camminano, i ciechi vedono». Occhi socchiusi del Battista. Li apre, fuoco luminoso. «State con lui, state con lui. Il mio tempo è venuto. Nubi nere si addensano. Lui vi battezzerà non più con acqua ma con lo Spirito di Dio. E io, io non sono degno di sciogliere nemmeno i legacci dei suoi sandali». Poi muovendo un sasso nella sabbia dice: «È lui che deve crescere e io diminuire». Si è alzato in piedi. Non lascia tempo di replicare. I discepoli lo guardano commossi. Li abbraccia uno a uno. Esce, e la luce del sole lo sbrana al loro sguardo.


Davide Rondoni



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20/05/2013 10:47



Un incerto sorriso


Qui ora è tutto buio. Giovanni il Battista prega a labbra quasi ferme. La prigione dove lo hanno gettato a Macheronte è senz'aria. Ci sono i respiri morti di tanti condannati. Gente che ha lasciato qui sputi, pozze di vomito, escrementi. Mentre lo portavano nella sua cella, ha visto nelle altre mucchi d'ombra addossati alle pareti. Il viso di uno si è sollevato come un ratto bianco sulla spalla mentre era accasciato, ha ringhiato una bestemmia.
Ora il profeta mormora con le labbra secche.
Il Tetrarca ieri è sceso a vederlo. Giovanni ha visto la sua faccia appoggiarsi alle grate mentre un soldato alzava una fiaccola. Gli era sembrato un grande frutto morto, gonfio. Aveva lasciato cadere un ghigno: «Giovanni… Giovanni… Dicevi tante cose giuste per il tuo popolo… Hai voluto esagerare… Un po' di riposo qui ti farà bene…». Ed era svanito nel volgersi della fiamma e nel risuonare di passi in quei cunicoli. Dopo il viso di Erode ne appare tra le sbarre un altro. È di un uomo anziano, una cicatrice gli traversa l'occhio sinistro. Si sofferma un istante. È Cuza, il vecchio amministratore. Sua moglie Giovanna gli ha parlato spesso del profeta del Giordano e di Gesù. Lo guarda. E senza che il Tetrarca possa sentire bisbiglia: «Giovanni, mia moglie prega per te». Sorride, incerto. Poi svanisce.



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21/05/2013 08:26



Il ballo e il delirio


I fianchi di Salomè, oro nel buio. «I tuoi seni sono due cerbiatti…».
Erode ricorda a lampi le parole del Cantico. La veste trasparente ornata di piccole medaglie dorate trema come una fiamma sorridente davanti agli occhi annebbiati dei commensali. Sono una ventina, piegati sul fianco sui tappeti. Erode al centro guarda la ragazzina figlia della moglie. Sa muoversi, eh, sa muoversi. «I tuoi denti bianchi come pecore appena tosate che escono dal fiume… Le labbra nastro di porpora…». La luce dai pesanti candelabri spezza in mille ombre i suoi gesti. Gli ospiti del Tetrarca vengono da Cipro e dall'Egitto. Importanti soci negli affari delle miniere, degli unguenti e delle sete. Si mescola il fumo delle loro pipe agli incensi. La ragazzetta balla, occhi chiusi. Sa che lo deve fare. E sa come farlo. La madre inflessibile: «Vai, balla». Lei l'ha guardata con il viso indurito per l'emozione e la superbia. Non vuole fare brutta figura. «Le labbra nastro di porpora…». Nel buio Giovanni ha le labbra crepate, sta boccheggiando per la sete. Le preghiere gli stanno sfuggendo di mente. Da ieri non gli danno acqua. Ormai due giorni interi. Gli sembra di sentire il rumore delle acque del Giordano. Il suo petto magro è traversato da colpi di tosse. Il fruscio delle onde aumenta nel suo delirio.


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22/05/2013 09:55



Quell'istante


«Ragazza!» la chiama con voce impastata, appena si spegne l'applauso lento e greve dei suoi ospiti. Salomé freme al centro della stanza, cerbiatto nero. L'oro dei monili trema sui fianchi snelli per il suo respiro eccitato.
Tiene gli occhi sul Tetrarca. Sa di vincere. Lui cerca le parole.
«In premio alla tua danza di grande bellezza, potrai chiedere quello che vuoi». Poi dopo un attimo tenuto in sospeso per fare effetto sui suoi ospiti e su di lei, prosegue «Fosse pure la metà del regno».
Pronuncia queste parole fissando le pupille nerissime di lei, ardenti sotto la fronte dove tremano i riccioli scuri.
I commensali alzano grida e bicchieri. E ridono. Sanno bene cosa significa quella promessa. Lei fissa un istante lo sguardo liquido e luminoso di Erode. Si stanno intendendo. Ma lei vuole vincere fino in fondo. Fa un segno, gentile quasi un inchino, chiede di attendere un istante. E svanisce nella stanza di là dove la madre è con le ospiti, le consorti dei commensali e altre della corte. Erode si irrigidisce. Il suo sorriso ebbro si spegne. Nulla è più temibile che l'alleanza di due donne contro un uomo. Ma quando Salomè torna, ha ripreso la maschera del sovrano bonario.
«Dunque, mia giovane danzante?».


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24/05/2013 09:19



Il silenzio e il sibilo



Erode sa che affogando nei capelli e nell'ipsilon dolce del suo ventre si prenderà gioco dei secoli che gli si stanno avventando addosso con i loro fiati morti. Per questo ha deciso con quelle risoluzioni rapide che gli uomini prendono quando sono preda della passione di stupire Salomé e i presenti. Sono decisioni confuse ma non per questo meno dure. La passione, si sa, oscura la mente ed è da compatire chi ne è preda. Ma è una oscurità che copre l'orizzonte, non annulla i procedimenti della volontà. Le scelte in tali momenti sono decisioni vere e proprie, al termine di argomentazioni interiori sottili e tortuose. Quando il vassoio con la testa del profeta dagli occhi mezzo aperti, i capelli impiastrati entra nella sala, si fa silenzio.
Il servo porta la cesta a Salomé che è seduta ai piedi di Erode. La lascia davanti alle gambe. E subito lei le ritira abbracciandosele.
Il tetrarca, le sfiora i capelli. Poi duro: «Portala a far vedere a tua madre». Ma quella che appare di nuovo solo come una ragazzina smarrita si volta e fa «no, no» con il capo. Allora Erode le stringe i capelli nel pugno e sibila al suo orecchio fine e ingioiellato: «Non ti piace il mio regalo? Mi è costato parecchio, ora devi essere gentile con me. Dillo a quella cagna di là. O farete la stessa fine. Va'».

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25/05/2013 10:50



Così come sono



«L'avete visto anche l'altro giorno, no? Con quel soldato romano, il centurione. Dio dei cieli, un invasore, che chissà da quale regione arriva a premere il calcagno sul nostro popolo… E lui cosa fa? Lo ascolta, addirittura vuole andare a casa sua, e poi gli guarisce il servo, l'amante o cosa era quel giovinetto ammalato». «Aveva aiutato la costruzione della Sinagoga, non era poi così malvagio. E forse non è bene la guarigione?», dice pigramente Andrea. Giacomo passa da bere al ragazzo che continua ad agitarsi nella stanzetta. Fuori calano le tenebre. Gesù è sparito da un'ora, cerca luoghi isolati per raccogliersi e sfuggire alla folla che lo preme. Ammalati di ogni genere che lo toccano, gridano il suo nome.
Ieri Pietro gli ha preso un braccio, vedeva il suo capo pendere di stanchezza in mezzo all'assedio della folla. «Maestro, devi mangiare...». E il Nazareno lo aveva guardato come un bambino sperduto. «Sì, bene la guarigione, bene! Certo!» prosegue sarcastico il ragazzo. «Ma poteva risparmiarsi di dire che in quel soldato ha visto più fede di tutti in Israele. Più fede di tutti! Come si fa a dire una cosa del genere di uno sporco soldato bastardo romano! Gli scribi e i farisei presenti sono diventati di pietra…».
«Sono diventati come sono, delle statue» dice Pietro tra i denti.


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27/05/2013 10:40



Quelli che poi scompaiono


«Sono provocazioni che allontanano» insiste il ragazzo. Andrea fa un gesto come a cacciare mosche. Si alza, esce. Giacomo guarda il ragazzo che sta ancora in piedi. «Ma hai sentito cosa ha detto quel centurione?» gli chiede. «Avrà fatto qualche salamelecco…». Giacomo lo interrompe: «Ha detto: non sono degno che tu venga nella mia casa». Il discepolo ha il viso duro. «E poi ha detto: ma se tu, Gesù, dici anche solo una parola, il ragazzo guarirà». Il giovane tace. Giacomo lo fissa. Due puledri che fremono. «A lui interessa la fede delle persone, non cosa pensano i farisei». Il ragazzo per un poco sostiene lo sguardo di Giacomo, poi si volta violentemente. Sono tanti così. La giovinezza quando è in cerca di qualcosa che non sa diventa bellissima. Per un po' ascoltano, seguono, poi scompaiono. Alcuni sono finiti tra i rivoltosi. Erode è implacabile. Si vedono prigionieri marciare, occhi bassi, picchiati come bestie. La gente mormora che la banda del Nazareno ha il sopravvento su quella del Battista. I discepoli hanno spesso il cuore che trema. Cosa sta iniziando davvero... Fuori la sera accende fuochi in cielo e nelle case. Dopo la visita a Gerusalemme e gli scontri con Farisei e Sadducei c'è tensione nel gruppo. Qualcuno se ne è andato, altri lo faranno. Gesù è pensoso in queste ore.


Davide Rondoni



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