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I pilastri della terra – Ken Follet

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2005 01:10
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14/08/2005 01:10



Nella mia versione, edito da Arnoldo Mondadori Editore Spa, Milano, collana I Miti


Puntualizziamo subito: trattasi di letteratura d’evasione. Ben confezionata, per molti versi soddisfacente, ma pur sempre d’evasione.

La vicenda, ambientata nell’Inghilterra del dodicesimo secolo, ruota intorno alla costruzione di una cattedrale. Ma, come spesso accade, ciò è solo un pretesto per presentare un ampio affresco della vita dell’epoca, presentata attraverso le vicende più o meno credibili di alcune famiglie, nobili e plebee, che si intersecano e interagiscono.

Se andiamo a cercare il motore della vicenda, tutto pare partire dal gran rifiuto che una nobile ragazzina fa di sposare un ragazzetto nobile suo pari. Col proseguire delle centinaia di pagine (10 centinaia, per l’esattezza, e scritte in piccolo) non possiamo che essere solidali con lei, anche se le conseguenze del suo gesto riecheggiano per tutta la narrazione. La costruzione della futura casa della nobile coppia viene interrotta, Tom il costruttore resta senza lavoro e comincia un nuovo peregrinare con tutta la sua famiglia… fino ad approdare attraverso varie tragedie alla costruzione di una cattedrale, suo sogno di tutta una vita.

Ci sono vari personaggi positivi e vari negativi, sia tra i nobili, che fra i plebei e i religiosi, perché ampia parte del racconto parla delle vicende di un monastero. Ma è inutile approfondire più di tanto la trama: se il libro interessa, lo si leggerà con maggior letizia, e se non interessa, poche parole in più o in meno non faranno differenza.

Ciò che mi è piaciuto, in questo libro, come in molti altri, è la cura con cui vengono presentati molti personaggi: hanno una storia che spesso parte dall’infanzia, motivazioni che li fanno muovere così come si muovono, anche se per la verità a volte suonano un po’ artificiose… A meno che non appaiano tali agli occhi di un’abitante del ventunesimo secolo che non riesce a ragionare come una del dodicesimo, posto che qualcuno lo possa. Succedono moltissime cose, nel corso di queste mille pagine, che del resto coprono circa mezzo secolo di un periodo tumultuoso, però… c’è sempre un però.

Il libro è molto bello, la storia avvincente, e “tira” fino in fondo, non c’è mai un momento di noia, nemmeno quando l’argomento sono i sistemi di costruzione delle cattedrali. Però, non so… forse quello che per molti, se non quasi tutti, è un pregio, per me diventa un difetto: la fluidità della scrittura. Tutto è così “liscio”, così “semplice”, diamine, mi è difficile spiegarlo, forse non so bene nemmeno io cosa voglio dire, solo che non mi soddisfa del tutto, ecco. Forse c’è troppa narrazione e troppo poco approfondimento storico, benché in effetti ci venga spiegato quello che succede. Certo, non avrebbe avuto l’enorme successo di cui invece ha goduto se fosse stato diverso, e non bisogna dimenticare che si tratta di un romanzo, e non di un saggio.
Però… lascia un poco di rimpianto, in fondo alla bocca, anche se si sa, che la para è incontentabile [SM=x832017]
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