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LIPIKA - Biglietti dall'India - di Rabindranath Tagore

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 09:35
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Il messaggio della nuvola




1



Che cosa aveva detto il flauto nel primo giorno di matrimonio?
Aveva detto: << Quella che era lontana, ora è al mio fianco >>. E poi: << Sono riuscito a trattenere colei che sfugge anche quando la si possiede; ho trovato colei che, anche se conquistata, non si è mai certi di possedere >>.
Perché da allora il flauto non suona più ogni giorno? Forse perché ho perduto una parte della visione? Un tempo pensavo che mi fosse solo vicina e non mi rendevo conto che era anche lontana.
Ho visto solo una metà dell'amore, l'unione con un'altra persona; ma non mi sono accorto dell'altra, la separazione: per questo non conosco la terribile esperienza del totale distacco, il volo della vicinanza la nasconde.
Nel grande spazio che divide due anime tutto è silenzio, le parole non trovano posto.
Questo profondo vuoto si può colmare soltanto con la musica del flauto, che risuona solo nello spazio infinito.
Quello spazio tra noi è pieno di buio, popolato dalla stoltezza, dall'inquietudine e dalla viltà della vita quotidiana.


2



A volte, quando soffia il vento nelle notti di luna, mi sveglio e mi siedo sul letto; il cuore pulsa dolorosamente ricordando che ho perduto colei che era al mio fianco.
Come potrà colmarsi questo distacco tra la mia e la sua esistenza infinita?
Chi è colei con cui parlo ancora, la sera, quando ritorno dal mio lavoro? E' solo una tra le infinite anime nel mondo, l'ho conosciuta, e... non c'è altro? Ma dov'è mai quella vita che mi apparteneva, che era solo mia?
In quale oceano di passione potrò nuovamente trovarla? In quale attimo di ozio, in quale tramonto fermo e profumato di gelsomini potrò parlare ancora una volta con lei?


3



Quando sono apparse a oriente le prime nuvole della stagione del monsone, stendendo un manto d'ombra, mi ricordai del poeta di Uggiaini(*) e provai il desiderio di inviare un messaggio al mio amore. Potesse il mio messaggio volare, superando la distanza e il legame della vita in comune.
Per far questo dovrebbe retrocedere fino al primo giorno della nostra unione, quando il flauto aveva suonato la sua dolorosa melodia, dovrebbe mescolarsi al pianto, al profumo di tutte le stagioni di pioggia e delle primavere passate, dovrebbe conoscere i sospiri del bosco di ketaki (**) e l'offerta dei boccioli di sàl(***).
Questo messaggio sulla stagione delle piogge - che parla anche nel mormorio degli alberi di cocco sulla riva dello stagno solitario - possa la mia canzone portarlo fino alle orecchie della mia amata, dai lunghi capelli raccolti, sempre affaccendata nel suo lavoro domestico, con il lembo della veste fermato alla cintura.





(*)Il poeta di Uggiaini è Kalidasa, il grande autore di "çakuntalà".
(**)Ketaki: mandorlo d'India, dalla meravigliosa fioritura bianco-rosata.
(***)Sàl: pianta che può raggiungere grandi dimensioni e che solitamente è usata per rimboschimenti. I suoi fiori hanno boccioli di colore rosso scuro.




4



Il cielo infinito e lontano si china sulla distesa verdeggiante della terra e le sussurra piano: << Io sono tuo >>.
La terra risponde: << Com'è possibile? Tu sei infinito e io sono così piccola al tuo cospetto >>.
<< Ma io ho voluto imporre dei limiti a me stesso valendomi delle nuvole >>.
<< Quante luci brillano sulla tua tavola, mentre io sono priva di luce. >>
<< Oggi ho voluto perdere la luna, il sole, le stelle, oggi tu soltanto esisti per me. >>
<< Il mio cuore è colmo di lacrime e trema a ogni soffio di vento, tu invece sei immobile. >>
<< Oggi posso piangere anch'io: non lo vedi? Divento grigio e convulsamente spargo lacrime, come il tuo tenero cuore. >>
Così dicendo, il cielo colmò la sua eterna distanza dalla terra con il canto della pioggia.



5



Possa, il monsone che è ormai giunto, discendere sulla nostra separazione come la melodia tra il cielo e la terra. Possa ogni cosa sconosciuta nell'esistenza della mia amata vibrare come una corda di arpa. Possa lei appoggiare sui capelli l'orlo del suo abito azzurro come il lembo di una foresta lontana e i deboli suoni della stagione delle piogge possano risuonare nei suoi occhi scuri.
Fortunata la ghirlanda di bakul(*), annodata alle sue trecce!
Quando la notte parla con la voce della cicala nel boschetto di bambù, quando la fiamma della lampada ondeggia e poi si spegne nella tempesta, possa lei abbandonare la sua dimensione e venire nella profonda notte del mio cuore solitario, lungo il sentiero della foresta profumata dall'erba umida.




(*)Bakul: cespuglio simile all'alloro, è usato per ghirlande e le sue foglie sono particolarmente aromatiche.





_________Aurora Ageno___________
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