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LIPIKA - Biglietti dall'India - di Rabindranath Tagore

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 09:35
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12/01/2008 06:01



La vecchia casa



1



La casa di cui parlo appartiene a persone che un tempo erano ricche e sono poi cadute in rovina. Ogni giorno la sua miseria si accresce di nuovi particolari. L'intonaco si stacca dalle pareti, i passeri saltellano sul vecchio pavimento e sbattono le ali nella polvere; le colombe si raggruppano nella cappella come nembi di nuvole in un cielo temporalesco.
Nessuno ha fatto caso al battente della porta verso nord, che si è spezzato precipitando; nessuno si cura dell'altra imposta che, come una vedova colpita dal dolore, è continuamente percorsa dal vento.
E' una casa con tre cortili, ma solo cinque stanze sono abitate, mentre le altre restano chiuse.
E' simile a un vecchio per il quale il ricordo del passato rappresenta ormai tutta la vita, e il momento presente non conta.
Con l'intonaco scrostato che mette a nudo i mattoni, la casa sta vicino alla strada come un pazzo che, immobile e coperto di stracci, non si cura né di se stesso né degli altri.


2



Una mattina presto udii un pianto di donna provenire da quella casa. Seppi poi che l'ultimo figlio di quella famiglia, un ragazzo che viveva facendo l'attore in una compagnia di dilettanti, era morto all'età di diciotto anni.
Le donne piansero per qualche giorno, poi la famiglia scomparve.
Da allora tutte le stanze rimasero chiuse, solo quell'unica imposta verso nord non fu chiusa né si ruppe: percossa dal vento batteva sempre come un cuore impaurito.


3



Poi un giorno, di pomeriggio, udii delle grida di bambini nella casa. Osservando di sfuggita nella veranda vidi che una veste femminile dal bordo rosso pendeva ad asciugare.
Dopo tanto tempo degli inquilini sono venuti dunque ad abitare almeno una parte della casa, ma sembra che sia una famiglia povera con molti figli. La moglie indolente s'annoia e bastona i piccoli, che piangono rotolandosi sul pavimento. Una serva di mezza età lavora sempre e litiga con la padrona minacciando di abbandonarla, ma poi rimane.


4



Su questo lato della casa vengono fatte piccole riparazioni ogni giorno.
Le fessure dei vetri sono state chiuse con la carta e hanno messo dei sostegni di bambù dove la ringhiera della veranda si era spezzata. La finestra cadente della camera da letto è stata rinforzata con dei mattoni e hanno imbiancato le pareti, senza riuscire tuttavia a far scomparire del tutto le macchie.
In un vaso sulla terrazza c'è una pianta malaticcia di croton, che sembri si vergogni d'essere nata e vicino a lei s'innalza un arbusto di aswatha (*), spuntato dal pavimento rosso, che sembra irridere la pianticella.
Grande è ora la povertà, come grande fu un tempo la ricchezza. I piccoli espedienti di una mano femminile cercano di coprire la decadenza, che si rivela comunque.
Nessuno però si è mai curato di quella stanza abbandonata nell'ala nord della casa. Flagellata dal vento la sua unica imposta si muove come un infelice che si percuota il petto per il dolore.





(*)L'arbusto di aswatha è il fico indico, che cresce spontaneamente ovunque, dando frutti dolcissimi.







_________Aurora Ageno___________
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