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LIPIKA - Biglietti dall'India - di Rabindranath Tagore

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 09:35
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Minu



1



Minu era cresciuta nell'India Occidentale. Durante la sua infanzia andava spesso a rubar frutta sugli alberi di gelso vicino al pozzo ed era molto amica del vecchio ortolano che sarchiava le erbacce nel campo di legumi.
Quando si sposò andò a vivere in Giounpur: ebbe un bambino che purtroppo morì subito. Il medico disse: « Forse la madre sopravviverà ». Così la portarono a Calcutta per cercare di salvarla.
Era giovane, Minu, e come un frutto non ancora maturo la sua verde vita era saldata con forza allo stelo della terra.
Tutto ciò che era tenero, verde, pieno di vita, l'affascinava. Nel recinto di casa sua aveva posseduto un lembo di terra coltivato a giardino. Minu amava quella terra come un figlio. Le liane che si arrampicavano sul muro di cinta erano in fiore quando lei dovette partire.
Tutti i cani affamati del quartiere, randagi o domestici, avevano sempre trovato cibo nella sua casa.
Quello che lei prediligeva era un cane dal naso tagliato di nome Mozzo. Minu aveva persino cominciato a infilare una collana di perline da appendergli al collo. Ma non poté terminarla, perché quando il padrone del cane le propose di portarselo via, suo marito rispose che un cane sarebbe stato un inutile fastidio nella città dove andavano.


2



Minu riposa a letto, nella stanza al primo piano della sua casa di Calcutta.
La donna che si cura di lei, nativa dell'India occidentale, è seduta e chiacchiera. Minu l'ascolta solo a tratti.
Una mattina verso l'alba, dopo una notte insonne si accorse che c'era un albero di champaka(*) tutto fiorito sotto la sua finestra, perché il delicato profumo saliva sino a lei, come per chiederle: « Come stai? ».
Quell'albero, che ama tanto il sole, quell'inconsapevole figlio della natura, sembrava ergersi smarrito, quasi non sapesse perché mai si trovava in quello stretto spazio tra una casa e l'altra.
Spossata, Minu si svegliava tardi in quei giorni, ma subito guardava verso quell'albero: non aveva mai visto una fioritura simile.
Disse alla donna: « Dissoda la terra intorno al suo tronco e dagli acqua ogni giorno, poiché è in piena fioritura ».
Dopo qualche giorno non vide più fiori e presto gliene fu chiaro il motivo. Quando la luce dell'alba sbocciava come il fiore di loto che si schiude, un sacerdote con un paniere in mano veniva a scuotere l'albero, come un messaggero di Borghi(**) che voglia impadronirsi del suo tributo.
Minu disse alla donna: « Vai a chiamare quel sacerdote ».
Quando giunse da lei, Minu lo salutò e gli chiese per chi cogliesse quei fiori.
« Per il Signore » rispose il sacerdote.
« Ma se il Signore ha inviato a me questi fiori, perché dovrebbe riprenderseli? »
« Il Signore li avrebbe inviati a te? » chiese il religioso irritato, e andò via.
Il giorno seguente, quando all'alba il sacerdote cominciò a scuotere nuovamente l'albero, Minu disse alla donna: « Non posso tollerare un simile spettacolo, sposta il mio letto dinanzi alla finestra della stanza accanto ».
Di fronte a quella finestra sorgeva il palazzo dei Rojchoudury(***). Minu chiamò suo marito e gli disse: « Guarda che bel bambino hanno! Perché non lo porti qui almeno una volta? »
Il marito rispose: « Come possono mandare il loro bambino in una casa di poveri? »
Minu replicò: « Che dici! Per i bambini esiste forse differenza tra ricchi e poveri? Il trono dei bambini sono le ginocchia di tutti! ».
Il marito andò al palazzo e al ritorno riferì: « Il portiere ha detto che non mi è neppure concesso di vedere il padrone! ».
Il giorno dopo, di pomeriggio, Minu chiamò la donna che le faceva compagnia e le disse: « Guarda, il bambino gioca da solo in giardino. Vai da lui e regalagli questo dolce! »
Di sera, quando il marito tornò, disse: « Si sono arrabbiati ».
« Perché, che ho fatto? » chiese Minu.
« Hanno detto che se la donna entrerà ancora nel loro giardino, chiameranno la polizia ».
Gli occhi di Minu si riempirono di lacrime e disse: « Ho visto: hanno strappato dalle sue mani il dolce che gli avevo donato e l'hanno persino picchiato. Qui non posso vivere. Portami via! ».








(*)L'albero di champaka è una magnolia particolarmente diffusa in India, dai grandi fiori giallastri molto profumati.
(**)I Borghi erano predatori nell'India medioevale, famosi per le loro scorrerie e la loro ferocia.
(***)Famiglia nobile del Bengala.








_________Aurora Ageno___________
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