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LIPIKA - Biglietti dall'India - di Rabindranath Tagore

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 09:35
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24/01/2008 06:13



Il desiderio della seconda Regina



La seconda regina stava forse per morire. Ansimava e soffriva.
Fu chiamato il medico, che mescolò una medicina a del miele e le consigliò di prenderla. La regina gettò via tutto.
Il re, informato dell'accaduto, lasciò immediatamente i suoi consiglieri e raggiunse, sedendole vicino, l'ammalata e le chiese: « Cos'hai? Che cosa desideri? »
Con voce dolente lei rispose « Che tutti vadano via. Voglio solo la mia ancella».
E quando giunse l'ancella, la regina le afferrò una mano e così le parlò: « Siedi, amica mia: ho una cosa da raccontarti...
Tre dei sette palazzi della reggia appartenevano alla prima regina, poi ne ebbe due, poi uno soltanto, e alla fine riuscii a scacciarla dalla reggia e da allora non pensai più a lei.
Giunse la Doljàtrà (festa che si celebra durante il primo plenilunio di primavera. E' chiamata anche la sagra del colore). Mi presentai alla soglia del tempio in una portantina ornata con piume di pavone. C'era una gran folla e ovunque suonavano flauti e tamburi.
Vicino alla strada, sul traghetto del fiume vidi una capanna ombreggiata da un albero di champaka. Sulla siepe erano sbocciati fiori di aparàjithà (palma nana, che forma delle siepi molto decorative), dinanzi alla porta erano tracciati simboli divini.
Chiesi alla mia damigella di chi fosse quella capanna e da lei seppi che apparteneva alla prima regina.
Tornata a palazzo rimasi seduta senza accendere la lampada, nel buio silenzioso della notte.
Al re, che mi chiedeva cosa desiderassi, risposi che non avrei più abitato nella reggia. Promise allora di costruirmi un palazzo con le mura di avorio, con il pavimento di polvere di conchiglia, bianco come la spuma del latte, e le stanze ornate di ghirlande di loti intrecciate di madreperla.
Io risposi che volevo vivere in una capanna, nel parco. La capanna fu costruita.
Appena terminata si disfece come un fiore selvatico. Andai ad abitarvi, ma mi vergognavo.
Venne poi la festa del bagno. Mi recai al fiume con le mie centosette schiave. Immersero la mia portantina nell'acqua e ci bagnammo.
Al ritorno, attraverso la cortina semichiusa della portantina, intravidi una donna con braccialetti di conchiglia, vestita di un abito dall'orlo rosso. Sembrava un fiore offerto a un dio, aveva fatto il bagno e portava a casa una brocca piena d'acqua. La luce del mattino risplendeva sui suoi capelli bagnati e sulla brocca umida.
Domandai alla schiava chi fosse quella donna e in quale tempio facesse le sue devozioni. La schiava sorridendo mi rispose che era strano che non la riconoscessi, dato che quella donna era la prima regina.
Tornata a casa volli restare ancora una volta in solitudine e in silenzio e quando venne il re per chiedermi che cosa ancora volessi, gli risposi che desideravo poter fare il bagno ogni mattina al fiume e di portare a casa una brocca d'acqua passando per la strada alberata di bakul.
Il re fece disporre delle guardie lungo tutta la strada e la gente fu fatta allontanare.
Misi braccialetti di conchiglia, indossai un abito orlato di rosso. Dopo il bagno tornai a casa con la brocca piena d'acqua. Giunta alla porta, infransi piena di rabbia la brocca, non essendo riuscita a realizzare quello che mi ero proposta, ottenendo solo vergogna.
Venne la festa della Ràsjàtrà (festa in onore del dio Krisna). Nella notte di luna piena i fedeli s'accamparono nei giardini e per tutta la notte cantarono e danzarono in onore di Krisna.
La mattina seguente salii sull'elefante. Tornando a casa, da dietro il drappo della portantina intravidi un ragazzo che camminava per un sentiero della foresta.
Tra i capelli aveva una ghirlanda di fiori selvatici, in mano un cesto pieno di fiori di sàluk (pianta delle mimosacee dai bei fiori gialli), di frutta di bosco e di erbe di campo.
Chiesi alla mia schiava chi fosse la donna fortunata che aveva generato quel giovane che con la sua bellezza illuminava la strada.
La schiava rispose che era il figlio della prima regina e che portava fiori, frutta ed erbe a sua madre.
Ritornata a casa, nuovamente sedetti in silenzio, e al re che venne a chiedermi cosa ancora desiderassi, risposi che avevo voglia di mangiare ogni giorno fiori di sàluk, frutta del bosco ed erbe di campo raccolte da mio figlio.
Il re disse di non preoccuparmi, mi sedetti sul letto d'oro e vidi mio figlio giungere con un cesto. Sudava abbondantemente ed era molto in collera.
Lasciai stare la cesta e provai una profonda vergogna.
Poi non so che cosa sia accaduto. Siedo sempre qui, sola, in silenzio.
Il re viene a trovarmi ogni giorno e mi chiede che cosa desidero. Ma io, la regina favorita, non posso esprimere a lui i miei desideri, avendone io stessa vergogna.
Per questo ti ho mandato a chiamare. Confido il mio estremo desiderio al tuo orecchio: Vorrei provare il dolore della prima regina ».
L'ancella le pose una mano sul volto e chiese: « Dimmene il motivo ».
La regina rispose: « La prima regina possiede un flauto di bambù e lo suona sempre; io ho un flauto d'oro, l'ho sempre posseduto, custodendolo gelosamente, ma non ho mai potuto suonarlo ».









_________Aurora Ageno___________
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