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LIPIKA - Biglietti dall'India - di Rabindranath Tagore

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 09:35
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Indistinto




Dalle finestre si può vedere, momento dopo momento, come si svolge la vita nelle case di fronte. Quella scena ora si vede, ora no. Un disegno e poi un vuoto...
Un giorno, messi da parte i libri, Banamali si mise a guardare nella casa di fronte e vide due nuovi personaggi su quel palcoscenico di vita domestica che si offriva ai suoi sguardi.
Erano una vedova di mezza età e una fanciulla di sedici, diciassette anni. La donna matura sedeva di fronte alla finestra, pettinando la giovane, che piangeva.
Alcuni giorni dopo l'anziana scomparve. A Banamali sembrò che nella luce del tramonto la ragazza fosse china a ripulire la cornice di una vecchia fotografia.
Dalla sua finestra seguiva lo svolgersi dei lavori domestici in quella casa. Ora, con il paniere davanti, la ragazza puliva i legumi; ora, dopo il bagno, asciugava al sole i capelli, strofinandoli a lungo con la mano sinistra; oppure stendeva delle stoffe al sole sulla ringhiera della veranda.
A mezzogiorno gli uomini tornavano al lavoro, e nelle case alcune donne dormivano, altre giocavano a carte. Sul tetto, nelle colombaie, il tubare dei piccioni si affievoliva.
A quell'ora la ragazza stava seduta con le gambe distese, nell'abbaino, a leggere. A volte poggiava dei fogli di carta sul libro e scriveva delle lettere; i capelli in disordine le cadevano sulla fronte e le dita sensibili sembravano parte della lettera.
Un giorno quella scena fu turbata. Mentre un corvo beccava sul cornicione il nocciolo di un mango mangiato a metà e la giovane scriveva interrompendosi ogni tanto per giocherellare con la penna, la donna anziana riapparve, avanzando di soppiatto alle sue spalle, come una nera nuvola che copre i raggi della luna nuova. Aveva massicci braccialetti e i suoi capelli erano divisi a metà, con la riga dipinta di rosso vermiglio.
La donna strappò letteralmente il foglio scritto a metà dal grembo della ragazza, come un falco che piombi sulla preda.
Da quel giorno la fanciulla non apparve più nell'abbaino e a volte, nel profondo della notte e all'alba, dalla casa provenivano suoni come di una sconvolgente tempesta.
La fanciulla si mostrava a volte alla finestra, mentre puliva legumi o preparava le foglie di betal(*), oppure mentre riempiva sotto il rubinetto una ciotola.
Passò così del tempo, sino a una sera di novembre; la lucerna brillava sul tetto, il fumo delle stalle saliva a spire, come un serpente che volesse soffocare il cielo.
Quando Banamali tornò a casa, aprì la finestra e vide la fanciulla immobile sul tetto a mani giunte, mentre dal tempio della famiglia Mallik(**), all'estremità del vicolo, saliva il suono della campana della sera.
Dopo qualche tempo la ragazza s'inchinò, salutò e disparve.
Quel giorno Banamali scrisse una lettera e scese subito a imbucarla, ma poi di notte, stando a letto, desiderò che la lettera scritta non arrivasse. La mattina dopo non riusciva a guardare verso quella casa, poi partì per Madhupur, senza dirlo a nessuno.
Ritornò all'inizio dell'anno scolastico, una sera. La casa di fronte era buia, con porte e finestre sprangate. Dov'erano la vecchia e la fanciulla?
Banamali esclamò: « E' andata bene! ». Quando entrò nella sua camera, vide un mucchio di lettere sulla tavola, che portavano tutte lo stesso indirizzo tracciato da una mano femminile. La calligrafia gli era sconosciuta, ma il timbro postale era quello del loro quartiere.
Ne prese una e si mise a sedere, senza aprire la busta: l'alzò solo contro la lampada e intravide, attraverso la carta, dei caratteri indistinti, nello stesso modo in cui dalla finestra aveva veduto, in maniera indistinta, il quadro della vita di quella casa.
Rimase a lungo incerto se aprire la lettera, poi la ripose con le altre in un cassetto, che chiuse a chiave.
Giurò a se stesso che non le avrebbe mai aperte.




(*)Betal: arbusto che produce delle foglie cuoriformi molto aromatiche che vengono masticate, giacché profumano l'alito e producono senso di sazietà, favorendo, come la coca, la salivazione.

(**)Nome di una famiglia nobile.










_________Aurora Ageno___________
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