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perchè crediamo

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2008 15:38
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05/08/2008 19:36

le credenze
Perché Crediamo



Per poter comprendere perché l’uomo ha necessità di credere è fondamentale che si comprendano, le varie componenti che la costituiscono.
Credenza e conoscenza sono legate molto intimamente al desiderio, solo se riusciamo a comprendere questi due fattori possiamo dare una spiegazione alla complessità del caso.
Una delle cose che la maggior parte di noi è pronta ad accettare senza discutere è la questione delle credenze.
Quello che sto cercando di fare è scoprire perché accettiamo questa o quella credenza, se riusciamo a comprendere le motivazioni, le cause di tale accettazione, potremo essere capaci non solo di capirne il perché ma anche di liberarcene.
È facile vedere come le credenze politiche, religiose, nazionalistiche o di altro tipo dividano la gente, creando divisioni, conflitto, confusione, e antagonismo è un fatto ormai evidente, eppure non riusciamo ad abbandonarle.
C’è la fede cristiana, la fede buddista, ci sono le varie credenze settarie e ideologie politiche, tutte in competizione reciproca, ognuna che cerca di prevalere sulle altre.
Ma è davvero impossibile liberarci di tutte queste credenze in modo da vivere davvero interamente liberi da qualunque credenza, in modo di andare in contro alla vita come se fosse sempre in ogni momento nuovo? Dopotutto questa è la verità: avere la capacità di accostarsi ad ogni cosa come se fosse la prima volta, attimo per attimo, senza i condizionamenti del passato, in modo che non ci sia quell’effetto cumulativo che agisce come barriera fra se stessi e ciò che è.
Se si riflette, ci si accorge che una delle cause del desiderio di accettare una credenza è la paura. Se non avessimo alcun modello d’azione fondato su una credenza: (in Dio, o nel comunismo, o nel socialismo, o nell’imperialismo, o in qualche tipo di formula religiosa, di dogma che ci condiziona) non possiamo farne a meno di sentirci completamente smarriti.
E l’accettazione di una credenza non è, in definitiva, proprio questo cioè mettere a tacere quella paura? La paura di non esser nulla, di essere vuoti.sfuggire a quella paura la paura del vuoto, la paura di non arrivare, la paura della solitudine, la paura di non riuscire, di non ottenere, è certamente una delle ragioni per cui aderiamo con entusiasmo alle varie credenze.
Una credenza religiosa, o politica, ostacola ovviamente la comprensione di noi stessi.
E come guardarsi attraverso uno schermo. Se si rimuovono tutte quelle credenze, le tante credenze che ognuno di noi ha, rimarrebbe qualcosa da guardare dentro quello schermo? Certamente si: se non c’è più alcuna credenza con cui la mente si identifichi, allora la mente priva di identificazione, è capace di guardare a sé stessa così com’è, a quel punto, si ha un primo spiraglio di comprensione di sé.
Le credenze vincolano, le credenze isolano e lo possiamo constatare ovunque, nel mondo dell’economia, o della politica e anche nel così detto mondo dello spirito.
In molti credono che esiste un Dio, mentre altri credono che non esista alcun Dio, oppure c’è chi crede nel controllo totale dello Stato su ogni individuo, mentre c’è chi crede alla libera impresa, voi credete che esista un unico Salvatore -il quale potete raggiungere il vostro obbiettivo-, mentre io credo che non sia così.
In tal modo, voi con le vostre credenze e io con le mie cerchiamo l’autoaffermazione.
E tuttavia parliamo sia voi che io della stessa cosa cioè di amore e di pace. Il che non significa assolutamente niente, perché sta di fatto che una vera credenza implica l’esclusione dell’altro, voi parlate di fratellanza è anche io parlo della stessa fratellanza, d’amore di pace, ma, di fatto, siamo divisi, ci contrapponiamo l’uno con l’altro.
Un uomo che desidera la pace e vuole creare un mondo nuovo, un mondo felice non può certamente isolarsi attraverso una qualche credenza, un uomo di pace, un uomo che vuole comprendere realmente l’intero processo dell’esistenza umana, non può certo essere vincolato da una credenza.
Ecco perché è fondamentale liberarsi da tutte quelle pseuto verità come possono essere le varie credenze, le superstizioni e tutto ciò che ci condiziona o che ci vincola, rendendo la nostra mente non creativa ma ripetitiva. È anche vero che solo una mente creativa può giungere alla verità “se verità esiste” e non certo una mente aberrata, condizionata e ripetitiva.
Possiamo constatare che dove c’è un processo di desiderio c’è attivo un processo di isolamento attraverso una credenza, poiché è evidente che noi crediamo al fine di garantirci la sicurezza economica, spirituale e interiore.
Quello che voglio mettere in chiaro è che, fin quanto non comprendiamo il processo del desiderio sotto forma di credenza, inevitabilmente ci saranno antagonismo, conflitti e sofferenza, e l’uomo alzerà sempre la mano contro il suo simile.
Dunque se si è consapevoli che questo processo assume la forma di una credenza, la quale è l’espressione del bisogno di sicurezza interiore, allora il problema non è quello di credere o non credere ad una cosa o ad un’altra, ma di liberarsi di quel desiderio di sicurezza.
Naturalmente non esiste alcuna sicurezza interiore che, come ci piace credere, sia eterna. Ci piace credere che esiste un Dio che si prende cura dei nostri meschini interessi. È un modo di ragionare infantile e immaturo.
Pensiamo davvero che il grande Padre vegli su ognuno di noi. Ma questa è una semplice proiezione delle nostre personali inclinazioni. È evidente che non è vero. La verità non può che essere qualcosa di completamente differente.
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06/08/2008 10:11


Non metterei tutte le credenze sullo stesso piano.

Dici che abbiamo paura? Certamente. Fin dai primordi l'uomo ha avuto paura di ciò che attentava alla vita sua, dei suoi piccoli, del suo gruppo: fenomeni naturali (fulmini, grandine, siccità ecc.) e fisici come le malattie, incidenti e, non dimentichiamola, la morte.

(Sto tentando di esporre il mio pensiero, così... come posso)

L'uomo, quindi, ha da sempre riconosciuto di essere "piccolo", impotente di fronte a certi avvenimenti, a certe situazioni e ha pensato esservi Qualcuno più grande di lui, "una mano potente" dall'alto, che poteva dare cibo o carestia, riparo o nudità, salute o malattia, prosperità o indigenza, vita o morte. E questo Qualcuno ha cercato di propiziarsi, erigendo vari tipi di altari, di are, e offrendo sacrifici e olocausti. Ecco la nascita della religione, che credo voglia dire "legare a..." "relazionarsi con...".

Ma parlando di religioni facciamo attenzione a non confonderle con fedi. E, più propriamente, per me e per ogni cristiano, "la fede".

Nella religione c'è la religiosità naturale (che non scompare mai del tutto) che si rivela in noi col bisogno di propiziarci l'Ente Superiore (gli dèi) in difesa dai pericoli, dai disagi, dalle perdite, dalla morte. Sempre la paura. La paura del pericolo di qualsiasi natura sia e il "desiderio", sì, il desiderio certo. Il desiderio di "avere", avere appoggio, avere benessere, avere salute, avere denaro, avere sesso, avere successo, essere all'altezza, essere amati. Con "l'essere amati" si intendono tante cose... una lunghissima lista. Ma possiamo condensarla dicendo che parlare del bisogno di essere amati ci porta anche molto lontano.

Nella religiosità naturale impera la paura, e quindi ecco tutti i tentativi di placare e propiziarsi i vari dei, o potenze superiori, offrendo tributi agli idoli. E gli idoli sono numerosissimi. Di ogni cosa siamo portati a farci un idolo. Ma tutti sono a servizio dell'idolo più grande: io, me stesso. Abbiamo bisogno di "essere", ma essere che cosa? Essere amati ed amare. E amare è più importante di essere amati, è la via luminosa della vera vita.
Come tu dici si parla tanto d'amore perché? Perché lo desideriamo, lo riconosciamo d'importanza vitale, ma nello stesso tempo lo invalidiamo perché, in qualche modo, è sempre riferito al "me", non al "tu" gratuito. Ed è questo l'amore.

Anche quando per il desiderio di libertà, ci aggrappiamo alla sola ragione, alla cosiddetta cultura affrancatrice dell'uomo dalla schiavitù di essere sottoposti a Dio, come tu dici, siamo inesorabilmente prede della paura. Perché chi non ha sperimentato l'inadeguatezza della ragione sola, delle proprie risorse e capacità o qualità, e di quelle altrui e dell'intera società?
Per essere liberi si vuole respingere anche solo l'idea di Dio, sentendolo come limitazione alla nostra crescita, alla nostra libertà di uomini e donne adulti e consapevoli. Ed è un tragico inganno.

La fede.

La fede è il contrario della religiosità. Nella religiosità è l'uomo che si sforza di arrivare a Dio. Nella fede è Dio che va all'uomo.

Nella religiosità c'è paura. Nella fede c'è fiducia, abbandono, incontro con l'Amore! E noi, che siamo creature anche se facciamo di tutto per scordarlo, sperimentiamo la dolcissima gioia di essere amati dal nostro Creatore, consapevoli di essere stati voluti, ognuno di noi, da Lui, non frutto di un caso o, peggio, di un incidente. E a Lui siamo destinati. Nella fede è vinta la paura della morte, perché apparteniamo a Dio e nel suo Amore, che viviamo in noi, sappiamo che non saremo abbandonati alla morte, ma, per Gesù Cristo, risorgeremo.
Certo, c'è il "timore" di Dio, che non significa "paura", però, ma "rispetto", perché Lui è Dio, non noi (come invece vorremmo crederci).

Io ho incontrato la fede, ho incontrato l'amore salvifico di Dio che è venuto incontro a te, a me, a ognuno di noi in Gesù Cristo.

Se vorrai andare a leggere il post "La vita che ti curva... Guardando in me stessa", che si trova qui, in Orizzonti dello Spirito, potrai sapere, se vorrai, come mai io parli così e su che cosa si basi la mia fede.

Non so se sono stata abbastanza chiara, certo non del tutto esaustiva... molto ci sarebbe sempre da dire ancora.
Spero di non avere, almeno, annoiato [SM=x832000]

Un caro saluto

aurora


_________Aurora Ageno___________
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06/08/2008 15:22

Ciao Demiurgo, ti rispondo come se fosse un dialogo.

Per poter comprendere perché l’uomo ha necessità di credere è fondamentale che si comprendano, le varie componenti che la costituiscono.
Credenza e conoscenza sono legate molto intimamente al desiderio, solo se riusciamo a comprendere questi due fattori possiamo dare una spiegazione alla complessità del caso.
Una delle cose che la maggior parte di noi è pronta ad accettare senza discutere è la questione delle credenze.

Bhè insomma…è dall’inizio dei tempi che gli uomini ne discutono…

Quello che sto cercando di fare è scoprire perché accettiamo questa o quella credenza, se riusciamo a comprendere le motivazioni, le cause di tale accettazione, potremo essere capaci non solo di capirne il perché ma anche di liberarcene.
È facile vedere come le credenze politiche, religiose, nazionalistiche o di altro tipo dividano la gente, creando divisioni, conflitto, confusione, e antagonismo è un fatto ormai evidente, eppure non riusciamo ad abbandonarle.
C’è la fede cristiana, la fede buddista, ci sono le varie credenze settarie e ideologie politiche, tutte in competizione reciproca, ognuna che cerca di prevalere sulle altre.

Non sono le credenze a cercare di prevalere, lo fa l’uomo strumentalizzandole

Ma è davvero impossibile liberarci di tutte queste credenze in modo da vivere davvero interamente liberi da qualunque credenza, in modo di andare in contro alla vita come se fosse sempre in ogni momento nuovo? Dopotutto questa è la verità: avere la capacità di accostarsi ad ogni cosa come se fosse la prima volta, attimo per attimo, senza i condizionamenti del passato, in modo che non ci sia quell’effetto cumulativo che agisce come barriera fra se stessi e ciò che è.

E’ proprio studiando il passato e la storia e i relativi errori che dovremmo imparare, non negandoli e/o rinnegandoli.

Se si riflette, ci si accorge che una delle cause del desiderio di accettare una credenza è la paura. Se non avessimo alcun modello d’azione fondato su una credenza: (in Dio, o nel comunismo, o nel socialismo, o nell’imperialismo, o in qualche tipo di formula religiosa, di dogma che ci condiziona) non possiamo farne a meno di sentirci completamente smarriti.
E l’accettazione di una credenza non è, in definitiva, proprio questo cioè mettere a tacere quella paura? La paura di non esser nulla, di essere vuoti.sfuggire a quella paura la paura del vuoto, la paura di non arrivare, la paura della solitudine, la paura di non riuscire, di non ottenere, è certamente una delle ragioni per cui aderiamo con entusiasmo alle varie credenze.
Una credenza religiosa, o politica, ostacola ovviamente la comprensione di noi stessi.
E come guardarsi attraverso uno schermo. Se si rimuovono tutte quelle credenze, le tante credenze che ognuno di noi ha, rimarrebbe qualcosa da guardare dentro quello schermo? Certamente si: se non c’è più alcuna credenza con cui la mente si identifichi, allora la mente priva di identificazione, è capace di guardare a sé stessa così com’è, a quel punto, si ha un primo spiraglio di comprensione di sé.
Le credenze vincolano, le credenze isolano e lo possiamo constatare ovunque, nel mondo dell’economia, o della politica e anche nel così detto mondo dello spirito.

Terrei separate le paure dell’uomo e la necessità del vivere in comunità e, di conseguenza, avere delle “regole”. Credere in qualcosa o avere fede non lo ridurrei semplicemente all’esorcizzazione della paura. Credere e avere fede è (o dovrebbe essere) un modo di vivere, aldilà dell’affermazione dell’io personale e sociale. Ogni credo può essere discutibile, ma dipende sempre da che parte stai quando lo giudichi. La comprensione di noi stessi è frutto del nostro vissuto non delle credenze che abbiamo incontrato lungo la nostra strada. Può succedere, lungo il cammino, di sentirci più vicini ad una “filosofia” piuttosto di un’altra, ma questo vuol dire che abbiamo trovato altri che la pensano come noi, non che siamo succubi di una credenza.
L’uomo è un animale sociale, da sempre vive in comunità. All’interno delle varie comunità sono stabilite delle regole (scritte o meno). Possiamo non approvare alcune di loro, ma se non ci fossero sarebbe anarchia. Il singolo non può migliorare il mondo e l’umanità, tutti insieme si. Dici bene, pace e amore. Io aggiungo il rispetto. Queste le cose importanti.
E tu mi dirai: la cosa difficile è appunto unire tutte le forze. Vero. E forse questa è un’utopia come lo è pensare di convertire tutta l’umanità ad un “non credo”. E anche se fosse….non faremmo che predicarne uno nuovo.



In molti credono che esiste un Dio, mentre altri credono che non esista alcun Dio, oppure c’è chi crede nel controllo totale dello Stato su ogni individuo,
credono che esiste un Dio, mentre altri credono che non esista alcun Dio, oppure c’è chi crede nel controllo totale dello Stato su ogni individuo, mentre c’è chi crede alla libera impresa, voi credete che esista un unico Salvatore -il quale potete raggiungere il vostro obbiettivo-, mentre io credo che non sia così.
In tal modo, voi con le vostre credenze e io con le mie cerchiamo l’autoaffermazione.
E tuttavia parliamo sia voi che io della stessa cosa cioè di amore e di pace. Il che non significa assolutamente niente, perché sta di fatto che una vera credenza implica l’esclusione dell’altro, voi parlate di fratellanza è anche io parlo della stessa fratellanza, d’amore di pace, ma, di fatto, siamo divisi, ci contrapponiamo l’uno con l’altro.
Un uomo che desidera la pace e vuole creare un mondo nuovo, un mondo felice non può certamente isolarsi attraverso una qualche credenza, un uomo di pace, un uomo che vuole comprendere realmente l’intero processo dell’esistenza umana, non può certo essere vincolato da una credenza.
Ecco perché è fondamentale liberarsi da tutte quelle pseuto verità come possono essere le varie credenze, le superstizioni e tutto ciò che ci condiziona o che ci vincola, rendendo la nostra mente non creativa ma ripetitiva. È anche vero che solo una mente creativa può giungere alla verità “se verità esiste” e non certo una mente aberrata, condizionata e ripetitiva.
Possiamo constatare che dove c’è un processo di desiderio c’è attivo un processo di isolamento attraverso una credenza, poiché è evidente che noi crediamo al fine di garantirci la sicurezza economica, spirituale e interiore.
Quello che voglio mettere in chiaro è che, fin quanto non comprendiamo il processo del desiderio sotto forma di credenza, inevitabilmente ci saranno antagonismo, conflitti e sofferenza, e l’uomo alzerà sempre la mano contro il suo simile.
Dunque se si è consapevoli che questo processo assume la forma di una credenza, la quale è l’espressione del bisogno di sicurezza interiore, allora il problema non è quello di credere o non credere ad una cosa o ad un’altra, ma di liberarsi di quel desiderio di sicurezza.
Naturalmente non esiste alcuna sicurezza interiore che, come ci piace credere, sia eterna. Ci piace credere che esiste un Dio che si prende cura dei nostri meschini interessi. È un modo di ragionare infantile e immaturo.
Pensiamo davvero che il grande Padre vegli su ognuno di noi. Ma questa è una semplice proiezione delle nostre personali inclinazioni. È evidente che non è vero. La verità non può che essere qualcosa di completamente differente.

L’ho detto prima, questa è utopia, ci saranno sempre delle differenze solo per il fatto che esistono molte e svariate razze che sono condizionate dal territorio, dalla loro personale storia e cultura. Il punto non è annullare tutto, il punto sarebbe: accettare il prossimo con e nelle sue diversità e riuscire a conviverci pacificamente.

Amarganta


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06/08/2008 18:39

capisco il tuo dire ma è proprio per questo che non funsiona
anche gesù ha fatto la stessa cosa e solo un terzo ci ha creduto.
E poi il modo di vivere dell'essere umano non dovrebbe essere un modello di varie filosofie fedi ecc., ma ciò che suggerisce la propria
intecrità morale, e non si ha necessità nè eccessiva cultura nè tanto meno di una spiccate intelligenza.
stando al tuo dire, l'umanita ci appare debole e piena di incertezze
senza mettere in risalto quel dono che dio ci ha dato:cioè essere al di sopra di ogni cosa.


sono felice che mi hai aggiornato su alcuni punti che avevo poco valutato.al più presto ti riferirò qualcosa su alcuni processi mentali che inducono il genere umano ad aggrapparsi alla fede o religini in genere per capirci meglio


grazie mille (dem)
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06/08/2008 19:06

x aurora
cara aurora la tua riflessione si riferisce ai tempi primordiali
quando l'uomo aveva una scarsa conoscenza dei fenomeni oggi conosciuti
quello che io voglio divugare non è una filosofia contro le religioni
o per contrastrare le fedi, ma una semplice presa di coscienza nel
rispetto degli sforzi che la scienza ha fatto fino ad oggi per progredirci per poter essere come Dio ci vuole cioè al di sopra di tutto il creato, il problema e che per la maggior parte di noi umani
l'ignoranza o la non conoscenza ci rende ciechi senza tenere conto delle coercizazioni che subiamo da ogni tipologia filosofica nascondendoci ogni verità "se di verità si tratta"
mi piacerebbe che nel rispetto di ciò che credi ti distaccheresti un attimo per osservare meglio questo argomento.


grazie sei stata gentile a rispondermi
e scusami per eventuali errori di espressione.

(dem)
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07/08/2008 09:04


"capisco il tuo dire ma è proprio per questo che non funsiona
anche gesù ha fatto la stessa cosa e solo un terzo ci ha creduto.
E poi il modo di vivere dell'essere umano non dovrebbe essere un modello di varie filosofie fedi ecc., ma ciò che suggerisce la propria
intecrità morale, e non si ha necessità nè eccessiva cultura nè tanto meno di una spiccate intelligenza."

L'integrità morale non è mica innata nell'uomo, ci si arriva con la consapevolezza e dopo un percorso di secoli. Non la vendono al chilo [SM=x831998]

"stando al tuo dire, l'umanita ci appare debole e piena di incertezze
senza mettere in risalto quel dono che dio ci ha dato:cioè essere al di sopra di ogni cosa."

Dici di non credere in nessun Dio e poi mi dici che Dio ci ha messo al di sopra di ogni cosa. Io invece dico che Dio ci ha reso parte di ogni cosa, quello che pochi hanno capito è che noi potremmo essere in grado di prenderci cura di ogni cosa invece la tendenza è quella di distruggere e prendere gratuitamente solo per soddisfare i nostri bisogni.

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07/08/2008 09:43


Cercherò di rispondere come posso, Dem, pur senza dover "distaccarmi" dalla fede.

Durante la precedente esposizione del mio pensiero ho trascurato molte cose, certo. Una di queste è quella di dire che, parlando della religiosità naturale (presente in qualche misura anche oggi, pur con la fede) con il tempo la conoscenza dell'uomo ha fatto passi da gigante ed egli non ha più avuto bisogno di spiegarsi i fenomeni naturali come manifestazioni di divinità varie. La scienza e la conoscenza hanno avuto grande incidenza nel pensiero umano ed è stato un bene, di per sé: sono convinta che Dio stesso favorisca le nostre scoperte in ogni campo, proprio perché ci ha creati dotati di intelligenza in grado di svilupparsi e di apprendere. Egli è felice del nostro progredire. Egli "vuole" la nostra piena realizzazione di esseri umani, ma tenendo conto di qualcosa molto importante.
Ho detto sopra che noi siamo portati a farci un idolo di qualsiasi cosa, e tutti questi idoli sono, in fondo, a servizio del grande idolo che siamo noi stessi. Ciascuno di noi serve degli idoli (cioè si inchina e offre tributi a varie cose: es. il denaro, la salute, la famiglia, gli affetti, il lavoro, il successo, l'automobile, la carriera, l'apparire, la sessualità, ecc., ed anche sono idoli ai quali offriamo tributi la cultura, la scienza, la tecnica, l'arte, la ragione stessa, l'intelligenza.) Tutto ciò che anche di buono ci si presenta noi ne facciamo un valore tanto importante da sacrificargli il vero valore primario: il nostro essere uomini, dotati di intelligente coscienza; e liberi, liberi dal dominio degli idoli su di noi il cui servizio ci fa commettere ogni sorta di ingiustizie e magari di nefandezze, liberi dall'idolone enorme che è il "me", io stesso, per ognuno di noi e al quale, come dicevo poco fa, tutto è orientato.
Voglio dire: noi cerchiamo la felicità, cerchiamo di "essere", cerchiamo la realizzazione di noi stessi come individui, come "persone" e cerchiamo attraverso vie cui diamo il valore di "assoluto", mentre "Assoluto" è solamente Dio.
Sto tentando di dire che avevamo un'armonia originaria insita in noi, avevamo, nel disegno di Dio per noi, un equilibrio che abbiamo perduto, il giusto rapporto fra noi, con le creature, con i doni di cui siamo stati dotati, e quindi con tutte le possibilità che ci sono offerte nella vita (trasformandole in idoli cui chiedere "vita" al nostro esistere). Ci siamo staccati da Dio, abbiamo detto "io sono, e sono senza di Lui" e per essere "liberi" siamo diventati schiavi.
Poiché solo Dio è Dio, solo Dio è l'Assoluto, noi, mettendo al suo posto noi stessi (e tutto ciò pensiamo ci sia utile allo scopo, anche la ragione, la cultura, la scienza ecc.) allora, come in origine, sempre, ogni giorno, ogni momento, noi siamo in realtà soli e nudi, così ci scopriamo alla fin fine, e, per rispondere alla tua domanda, non siamo in grado di essere sopra al creato, "signori", perché senza il rapporto con Dio (negato nella pratica anche se non nell'idea) noi strumentalizziamo le cose, le creature, le scoperte (senza nulla togliere al grande valore del contributo dato dalla scienza) cercando di "essere", e, staccati dalla vera Luce, ci affidiamo alla luce della nostra ragione che, da sola, non ci porta sempre al bene, tutt'altro; basta pensare alla bomba atomica e agli esperimenti che vanno a toccare la sacralità della vita.

Nel rapporto d'amore con Dio, ridatoci da Gesù Cristo con la sua incarnazione, morte e risurrezione, i doni che ci sono stati dati e che ogni giorno possono aumentare, svilupparsi, noi siamo illuminati e guidati dal suo Spirito ed ecco che tutto trova armonia, il giusto rapporto.
L'uomo è stato messo da Dio "signore" sul creato, ma questo significa avere l'umiltà e l'amore di governare, accudire, servire; tutto il contrario di strumentalizzare.

E così sono possibili la pace, la coesistenza pacifica e proficua nell'aiuto vicendevole, lo studio, la scoperta, il lavoro, il divulgare la conoscenza, gli affetti, la sessualità, il denaro, la diversità altrui, il sacrificio, le rinunce, anche la precarietà del vivere...

Ecco... io non credo di poter dire altro. Spero che ciò che ho scritto possa essere di aiuto. Così non fosse, Dem e tutti, vogliate scusarmi...

Un carissimo saluto [SM=x832000]

aurora




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07/08/2008 19:52

cara amarganda io non voglio dire che non credo in Dio
anzi il mio è un appello al'umanità un invito a riflettere nei propri
comportamenti.
stando alla realta oggettiva le cose non vanno proprio come la maggior parte dell'umanità predica io ho provato per un attimo
a staccarmi da tutta quella ipocrisia ed affacciarmi da quella finestra che ci mostra la realtà e ho visto quello che hai letto prima
ho accostato quel pensiero ad una realta assiomatica ed è uscito fuori
tutto quel veleno.
la mia è soltanto una provocazione per indurci a riflettere ti prego
di non credere che io possa essere un ateo.
ad ogni modo sto scoprendo che anche se è una minoranza ci sono belle persone pronti a combattere l'ignoranza.

questo vale anche per aurora.

un affettuso saluto e ancora grazie

(dem)
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08/08/2008 13:50



Ho solo rilevato una contraddizione nelle tue parole, non
voleva essere un'accusa al tuo credo o al tuo non (credo).

Ogni discussione costruttiva è bene accetta.

Amarganta [SM=x832000]


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20/08/2008 21:30

risposta amarganta e aurora
Nel cercare di essere meno contraddittorio, voglio mettere in chiaro, che il mio (credo o non credo) è un elaborato di dati acquisiti da ricerche e studi (psicologici) che grandi scienziati hanno fatto e messo a disposizione di tutta l’umanità.
Ora quello che voglio dire e che non è un problema di costruttivo o no, ma un modo diverso di vedere le cose, come una delle tante sfaccettature di un diamante, che cambia la sua lucentezza ad ogni minima variazione del punto di come si guarda.
Del resto anche questa è ricerca, anche questa è evoluzione, e come dicevo senza nulla togliere alla tua grande cultura, alla tua spiccata intelligenza, “di cui sono fiero di comunicare” il mio è semplicemente un punto di vista diverso in più che conosco, rispetto a chi non vuole o non riesce a guardare oltre quelle barriere fatte da pregiudizi e credi di ogni genere, non che di vari disturbi mentali provocati proprio
dall’eccessivo credere, (vedi le varie forme di schizofrenie).
Tutto questo come vedi non centra con quello che volevo esprimere, e che non è mai stata intenzione mia cambiare le regole del mondo, so benissimo che si tratta di utopie, ma questo non significa che non si può sbirciare dietro quelle barricate, facendone oggetto di studio e magari si usano come nuove tecniche per liberare molte persone da certi disturbi mentali.



Certo di essere stato compreso resto nella attesa.
Di un vostro contributo per completare la mia infinita ricerca.
(dem)



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22/08/2008 15:38


Mah, caro Dem... Da parte mia devo dire che non sento grande entusiasmo per ciò che proponi, perché personalmente non conosco più di tanto il prodotto del pensiero di tanti studiosi cui ti riferisci, se non ho capito male e ti confesso che non ne sento la necessità.
Vedi... è già così tanta la mancanza di orientamento, la mancanza di una fede "adulta", non rimasta alle prime nozioni di catechismo ricevute nell'infanzia e già dimenticate. E' così imponente la massiccia realtà del numero di coloro che si attaccano ai percorsi del pensiero della scienza o della filosofia, della psicanalisi, chiedendovi le risposte alla loro ricerca d'infinito, di senso della vita.... che non mi pare sia il caso di aggiungere altro materiale che può aumentare il disagio in tante persone, non alleviarlo.

Capisco che tu vorresti ottenere o cercar di ottenere il risultato opposto, ciò ti fa onore. Ma, ripeto, non mi sembra né il caso di farlo, né questo forum il luogo adatto per farlo. Dove sono gli esperti qui fra noi? Chi potrebbe dirci se qualcosa è nocivo invece che salutare di quello che ci proporresti di leggere?
Francamente non mi sento di assumermi questa responsabilità. E' un campo troppo delicato, merita grande rispetto e competenza.

Io ti ho risposto. Quando potrà penso che anche Amarganta ti darà la sua risposta. Non so quale sarà. Non rimane che attendere.

Nel frattempo ti saluto tanto cordialmente

aurora



_________Aurora Ageno___________
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