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perchè crediamo

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2008 15:38
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06/08/2008 15:22

Ciao Demiurgo, ti rispondo come se fosse un dialogo.

Per poter comprendere perché l’uomo ha necessità di credere è fondamentale che si comprendano, le varie componenti che la costituiscono.
Credenza e conoscenza sono legate molto intimamente al desiderio, solo se riusciamo a comprendere questi due fattori possiamo dare una spiegazione alla complessità del caso.
Una delle cose che la maggior parte di noi è pronta ad accettare senza discutere è la questione delle credenze.

Bhè insomma…è dall’inizio dei tempi che gli uomini ne discutono…

Quello che sto cercando di fare è scoprire perché accettiamo questa o quella credenza, se riusciamo a comprendere le motivazioni, le cause di tale accettazione, potremo essere capaci non solo di capirne il perché ma anche di liberarcene.
È facile vedere come le credenze politiche, religiose, nazionalistiche o di altro tipo dividano la gente, creando divisioni, conflitto, confusione, e antagonismo è un fatto ormai evidente, eppure non riusciamo ad abbandonarle.
C’è la fede cristiana, la fede buddista, ci sono le varie credenze settarie e ideologie politiche, tutte in competizione reciproca, ognuna che cerca di prevalere sulle altre.

Non sono le credenze a cercare di prevalere, lo fa l’uomo strumentalizzandole

Ma è davvero impossibile liberarci di tutte queste credenze in modo da vivere davvero interamente liberi da qualunque credenza, in modo di andare in contro alla vita come se fosse sempre in ogni momento nuovo? Dopotutto questa è la verità: avere la capacità di accostarsi ad ogni cosa come se fosse la prima volta, attimo per attimo, senza i condizionamenti del passato, in modo che non ci sia quell’effetto cumulativo che agisce come barriera fra se stessi e ciò che è.

E’ proprio studiando il passato e la storia e i relativi errori che dovremmo imparare, non negandoli e/o rinnegandoli.

Se si riflette, ci si accorge che una delle cause del desiderio di accettare una credenza è la paura. Se non avessimo alcun modello d’azione fondato su una credenza: (in Dio, o nel comunismo, o nel socialismo, o nell’imperialismo, o in qualche tipo di formula religiosa, di dogma che ci condiziona) non possiamo farne a meno di sentirci completamente smarriti.
E l’accettazione di una credenza non è, in definitiva, proprio questo cioè mettere a tacere quella paura? La paura di non esser nulla, di essere vuoti.sfuggire a quella paura la paura del vuoto, la paura di non arrivare, la paura della solitudine, la paura di non riuscire, di non ottenere, è certamente una delle ragioni per cui aderiamo con entusiasmo alle varie credenze.
Una credenza religiosa, o politica, ostacola ovviamente la comprensione di noi stessi.
E come guardarsi attraverso uno schermo. Se si rimuovono tutte quelle credenze, le tante credenze che ognuno di noi ha, rimarrebbe qualcosa da guardare dentro quello schermo? Certamente si: se non c’è più alcuna credenza con cui la mente si identifichi, allora la mente priva di identificazione, è capace di guardare a sé stessa così com’è, a quel punto, si ha un primo spiraglio di comprensione di sé.
Le credenze vincolano, le credenze isolano e lo possiamo constatare ovunque, nel mondo dell’economia, o della politica e anche nel così detto mondo dello spirito.

Terrei separate le paure dell’uomo e la necessità del vivere in comunità e, di conseguenza, avere delle “regole”. Credere in qualcosa o avere fede non lo ridurrei semplicemente all’esorcizzazione della paura. Credere e avere fede è (o dovrebbe essere) un modo di vivere, aldilà dell’affermazione dell’io personale e sociale. Ogni credo può essere discutibile, ma dipende sempre da che parte stai quando lo giudichi. La comprensione di noi stessi è frutto del nostro vissuto non delle credenze che abbiamo incontrato lungo la nostra strada. Può succedere, lungo il cammino, di sentirci più vicini ad una “filosofia” piuttosto di un’altra, ma questo vuol dire che abbiamo trovato altri che la pensano come noi, non che siamo succubi di una credenza.
L’uomo è un animale sociale, da sempre vive in comunità. All’interno delle varie comunità sono stabilite delle regole (scritte o meno). Possiamo non approvare alcune di loro, ma se non ci fossero sarebbe anarchia. Il singolo non può migliorare il mondo e l’umanità, tutti insieme si. Dici bene, pace e amore. Io aggiungo il rispetto. Queste le cose importanti.
E tu mi dirai: la cosa difficile è appunto unire tutte le forze. Vero. E forse questa è un’utopia come lo è pensare di convertire tutta l’umanità ad un “non credo”. E anche se fosse….non faremmo che predicarne uno nuovo.



In molti credono che esiste un Dio, mentre altri credono che non esista alcun Dio, oppure c’è chi crede nel controllo totale dello Stato su ogni individuo,
credono che esiste un Dio, mentre altri credono che non esista alcun Dio, oppure c’è chi crede nel controllo totale dello Stato su ogni individuo, mentre c’è chi crede alla libera impresa, voi credete che esista un unico Salvatore -il quale potete raggiungere il vostro obbiettivo-, mentre io credo che non sia così.
In tal modo, voi con le vostre credenze e io con le mie cerchiamo l’autoaffermazione.
E tuttavia parliamo sia voi che io della stessa cosa cioè di amore e di pace. Il che non significa assolutamente niente, perché sta di fatto che una vera credenza implica l’esclusione dell’altro, voi parlate di fratellanza è anche io parlo della stessa fratellanza, d’amore di pace, ma, di fatto, siamo divisi, ci contrapponiamo l’uno con l’altro.
Un uomo che desidera la pace e vuole creare un mondo nuovo, un mondo felice non può certamente isolarsi attraverso una qualche credenza, un uomo di pace, un uomo che vuole comprendere realmente l’intero processo dell’esistenza umana, non può certo essere vincolato da una credenza.
Ecco perché è fondamentale liberarsi da tutte quelle pseuto verità come possono essere le varie credenze, le superstizioni e tutto ciò che ci condiziona o che ci vincola, rendendo la nostra mente non creativa ma ripetitiva. È anche vero che solo una mente creativa può giungere alla verità “se verità esiste” e non certo una mente aberrata, condizionata e ripetitiva.
Possiamo constatare che dove c’è un processo di desiderio c’è attivo un processo di isolamento attraverso una credenza, poiché è evidente che noi crediamo al fine di garantirci la sicurezza economica, spirituale e interiore.
Quello che voglio mettere in chiaro è che, fin quanto non comprendiamo il processo del desiderio sotto forma di credenza, inevitabilmente ci saranno antagonismo, conflitti e sofferenza, e l’uomo alzerà sempre la mano contro il suo simile.
Dunque se si è consapevoli che questo processo assume la forma di una credenza, la quale è l’espressione del bisogno di sicurezza interiore, allora il problema non è quello di credere o non credere ad una cosa o ad un’altra, ma di liberarsi di quel desiderio di sicurezza.
Naturalmente non esiste alcuna sicurezza interiore che, come ci piace credere, sia eterna. Ci piace credere che esiste un Dio che si prende cura dei nostri meschini interessi. È un modo di ragionare infantile e immaturo.
Pensiamo davvero che il grande Padre vegli su ognuno di noi. Ma questa è una semplice proiezione delle nostre personali inclinazioni. È evidente che non è vero. La verità non può che essere qualcosa di completamente differente.

L’ho detto prima, questa è utopia, ci saranno sempre delle differenze solo per il fatto che esistono molte e svariate razze che sono condizionate dal territorio, dalla loro personale storia e cultura. Il punto non è annullare tutto, il punto sarebbe: accettare il prossimo con e nelle sue diversità e riuscire a conviverci pacificamente.

Amarganta


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