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KAROL WOJTYLA - TUTTE LE POESIE e Prefazione

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2011 11:33
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29/10/2008 21:57


6.

Quando creavi i miei poveri occhi
e recavi l’abisso sulla Tua palma aperta,
pensavi a quello sguardo eterno
affascinato dall’abisso

e dicevi:
Mi abbasserò, fratello
mi abbasserò, e non lascerò mai soli i tuoi occhi,
e mi nasconderò dapprima nella croce,
poi, come il pane, nel grano maturo.

Allora penso:
Ti abbassi così
perché nel cosmo non restino sole
le mie spalle lontane dalla croce
e i miei occhi pieni di nostalgia.


7.

Se l’amore tanto più è grande quanto più è semplice,
se il desiderio più semplice sta nella nostalgia
allora non è strano che Dio voglia
essere accolto dai semplici
da quelli che hanno candido il cuore
e per il loro amore non trovano parole.

Ed Egli stesso nell’offerta
c’incantò nella sua semplicità,
la povertà, la mangiatoia, il fieno.
La Madre, allora, sollevò il Bambino
e lo cullava tra le braccia
e nelle fasce Gli avvolgeva i piedi.
Miracolo – miracolo - miracolo!
quando proteggo Dio con la sua umanità,
da Lui protetto col Suo amore,
protetto col Suo martirio.


8.

In uno sguardo infantile
concentrato sull’Ostia soave
incontrai il Padre Divino
che con immenso amore mi guardava.

Davanti a quello sguardo,
dov’era il mondo intero
i miei occhi tremarono
come un fiore indifeso.

Diceva il Figlio: Ecco si sta attuando
il desiderio del nostro amore
perché gli occhi dell’uomo mi guardano
non alterati dal fulgore.

O fulgore! O creativo sguardo
da cui sorge una nuova Creazione
molto più esuberante,
sorgono mondi nuovi di nascosto.


9.

Oh, si sente quel momento del nulla
quel momento di prima della creazione –
non recederne mai,
come non si recede dall’ombra.

Tornare sempre a quel tempo
quando cullato solo dal Tuo Pensiero
ebbi in me più innocenza di un bambino,
e più profonda trasparenza.

Oggi, stordito dalla vita
dimentico la mia nullità,
vago tra raggi lontani
strappato ai raggi più semplici.

Ma basta uno sguardo nel profondo
che l’eternità scopre dal flusso –
un semplice sguardo
con cui dimoro nuovamente nel Tuo Pensiero –

Succede quando – nascosto nel fulgore,
concentro tutto me stesso,
e divento di nuovo il Tuo Pensiero,
amato dalla bianca arsura del Pane.


10.

Spesso di là mi fissa lungamente
inchiodando il mio volto con lo sguardo –
Sai tu, sai tu, fratello
come ci ama il nostro Padre?

Ma di quelle parole nessuno sa la profondità –
ma le cause più lontane nessuno conosce
e come quel supplizio fu sconfinato
la solitudine sull’albero della croce.

Tuttavia non il sangue, che fioriva sull’albero
come fiorisce ogni fatica nel pane di domani
- e l’allontanamento dal Padre,
l’essere rifiutato…

Per quelle parole: Perché mi hai abbandonato
Padre, Padre – e per la Madre in cordoglio
ho redento sulle tue labbra
due parole più semplici: Padre nostro.



_________Aurora Ageno___________
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