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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 19:39


Capitolo 26

Israel Hands



Il vento favoriva il nostro desiderio soffiando verso ponente, cosicché potevamo correre
dalla punta nord-est dell'isola alla bocca della baia del Nord molto più agevolmente.
Non avendo però la possibilità di ancorarci, e non osando arenare prima che la marea
fosse salita un bel po', avevamo del tempo d'avanzo. Il quartiermastro mi disse in quale
modo mettere il bastimento in panna; vi riuscii dopo molti tentativi, e in silenzio ci
sedemmo per fare un altro pasto.
"Capitano" disse infine con lo stesso inquietante sorriso "ecco qui il mio vecchio
camerata O'Brien. Io penso che tu vorrai bene gettarlo in mare. Io, in genere, non sono
troppo delicato, e non mi faccio nessuna colpa per averlo conciato così; ma, non lo
trovo decorativo, ti pare?" "Io non mi sento forte abbastanza" risposi "e non è una
faccenda che mi piaccia. Per me, può restare dov'è." "E' un bastimento che porta
disgrazia questa 'Hispaniola', Jim" continuò lui ammiccando. "Un mucchio di uomini
sono stati uccisi su questa 'Hispaniola': una fila di poveri marinai morti e seppelliti da
quando tu ed io ci imbarcammo a Bristol. Mai ho visto una così maledetta sorte, io,
mai. Questo O' Brien era pure dei nostri, e ora è morto, no? Ebbene, senti, io non sono
istruito, mentre tu sei un ragazzo capace di leggere e scrivere; per parlar chiaro, credi
tu che un uomo morto sia morto per davvero, o torni a vivere di nuovo?" "Voi potete
uccidere il corpo, signor Hands, ma non lo spirito, dovreste pur saperlo. O' Brien è
passato in un altro mondo, e forse in questo momento ci spia." "Ah" disse lui "questo è
spiacevole: vuol dire che ammazzare la gente non è che un perder tempo. Comunque
sia, gli spiriti non contano molto, a quanto ho visto.
Mi ci voglio misurare, io, con gli spiriti, Jim. E ora, che hai parlato liberamente, mi
useresti una vera cortesia se volessi scendere giù in cabina a prendermi una... ma sì,
una... corpo di Satanasso! non riesco a tirar fuori il nome; ah, ecco, una bottiglia di
vino, Jim; quest'acquavite è troppo forte per la mia testa." L'esitazione del
quartiermastro non mi parve naturale, e quanto al suo preferire il vino all'acquavite, non
gli credetti affatto.
L'intera storia non era che un pretesto. Egli voleva allontanarmi dal ponte, questo era
evidente: ma, a quale scopo, non riuscivo a immaginare. I suoi occhi evitavano di
incontrarsi coi miei: essi vagavano senza posa da un punto all'altro; e ora si volgevano
al cielo, ora con un rapido sguardo al cadavere di O' Brien. Egli non smetteva di
sorridere e di tirar fuori la lingua con un'aria così colpevole e imbarazzata che persino
un ragazzo avrebbe detto che stava macchinando qualche tradimento. Io peraltro non
esitai a rispondere, perché ero conscio della mia superiorità su di lui, e convinto che
con un essere così supinamente stupido, avrei potuto facilmente tener nascosti i miei
sospetti fino alla fine.
"Del vino?" dissi. "Perfettamente. Bianco o rosso?" "Bah! Ti confesso che per me è
quasi la stessa cosa. Purché sia forte e abbondante, che differenza c'è?" "Benissimo"
risposi. "Vi darò del Porto, signor Hands. Ma mi toccherà faticare, per trovarlo." Dopo di
che mi infilai nel portello con tutto il fracasso possibile; mi levai le scarpe, percorsi
piano piano il corridoio, e salito per la scala di prua, misi fuori la testa da quel
boccaporto. Io sapevo che lui non si sarebbe aspettato di vedermi là, tuttavia non
trascurai nessuna precauzione, ed effettivamente i miei peggiori sospetti risultarono
giustificati.
Egli si era alzato sulle mani e sulle ginocchia, e sebbene la gamba gli facesse un gran
male mentre si muoveva - lo sentii infatti soffocare un gemito - riuscì tuttavia a
attraversare abbastanza rapidamente il ponte. In mezzo minuto raggiunse gli ombrinali
di babordo, e tirato fuori da un rotolo di cordame un lungo coltello, o meglio un corto
pugnale macchiato di sangue fino all'impugnatura, lo esaminò un istante con una truce
smorfia, ne provò la punta sulla mano, poi, nascostolo in fretta sotto il camiciotto,
raggiunse precipitosamente il suo posto di prima contro il bastingaggio.
Avevo visto abbastanza. Israel poteva muoversi, era armato adesso; e la gran pena
che si era data per liberarsi della mia presenza diceva chiaro che ero io la vittima
designata. Che cosa avrebbe fatto poi? Si sarebbe sforzato per attraversare l'isola
trascinandosi dalla baia del Nord al campo della palude? O avrebbe sparato un colpo
di cannone con la speranza di far accorrere i compagni in suo aiuto? Qui,
naturalmente, ero al buio.
Sentivo però di potermi fidar di lui riguardo a un punto di comune interesse; ed era la
sorte della goletta. Tutti e due tenevamo a portarla ad arenare in salvo; in un luogo
riparato, di modo che, a tempo opportuno con poco rischio e disagio, la si potesse
condurre fuori di là: finché ciò non fosse avvenuto, la mia vita, pensavo, sarebbe stata
sicuramente risparmiata.
Mentre la mia mente girava intorno a queste cose, il mio fisico non era rimasto
inoperoso. Di furia ero ritornato nella cabina, mi ero rimesso le scarpe, avevo arraffato
a caso una bottiglia di vino; e, con questa in mano a giustificazione del ritardo, ero
riapparso in coperta.
Hands giaceva come l'avevo lasciato, ripiegato su di sé, e raggomitolato, le palpebre
abbassate come fosse troppo debole per sopportare la luce. Al mio sopraggiungere
dette peraltro una sbirciata in su, ruppe il collo della bottiglia con la disinvoltura d'uno
abituato a quel gesto, e tracannò un lungo sorso accompagnandovi il suo brindisi
favorito: "Alla nostra buona fortuna!". Rimase un momento quieto, e poi, tirato fuori un
rotolo di tabacco, mi pregò di tagliargli una cicca.
"Tagliami un pezzetto di questo," disse "non ho il coltello, io, e se anche lo avessi mi
mancherebbe la forza. Ah, Jim, Jim, riconosco che ho sbagliato manovra! Tagliami un
pezzetto, che sarà forse l'ultimo, ragazzo; perché io sto incamminandomi verso quella
lontana dimora, e non c'è dubbio!" "Sta bene, vi taglierò un po' di tabacco; ma se fossi
in voi e mi sentissi così male, io direi le mie orazioni da buon cristiano." "O perché?"
fece lui. "Su, dimmi un po' perché." "Perché?" gridai. "Non stavate poco fa
interrogandomi a proposito del morto? Voi avete mancato alla parola data, siete vissuto
in peccato menzogna e sangue; c'è qui un uomo che avete ucciso e vi giace ai piedi in
questo momento, e voi mi domandate perché! Per l'amor di Dio, mastro Hands, ma è
questo il perché!" Parlavo con un certo calore pensando al pugnale insanguinato che
egli teneva nascosto nella sua tasca e destinato al suo perfido disegno di sopprimermi.
Egli, dal canto suo, bevve un'altra lunga sorsata di vino, e con un tono di eccezionale
solennità riprese:
"Durante trent'anni ho corso i mari e ho visto il buono e il cattivo, e il meglio e il peggio,
il bel tempo e la burrasca, e le provviste esaurirsi, e i coltelli lavorare, e cos'altro non ho
visto? Ebbene, ora io ti dico che mai ho visto dalla bontà uscire il bene. Io sono per chi
picchia per primo; i morti non mordono:
questa è la mia opinione... amen, così sia. E ora ascoltami" aggiunse cambiando tono
a un tratto "basta con queste sciocchezze.
La marea è sufficientemente alta, adesso. Ti darò i miei ordini, capitano Hawkins, e
sarà cosa fatta." Ci rimanevano appena, tutto calcolato, un paio di miglia da fare; ma la
navigazione era delicata, l'imboccatura di questo ancoraggio nord era non solo stretta
e poco profonda, ma orientata da est a ovest, in modo che per entrare bisognava
governare la goletta con molta abilità. Io ero, credo, un buon subalterno e Hands era
certamente un ottimo pilota, poiché andammo intorno intorno piegando di qua e di là,
rasentando i banchi di sabbia con una precisione e accuratezza che facevano piacere
a vedere.
Subito dopo superata la bocca, la terra ci circondò da ogni parte.
Le rive della baia del Nord erano altrettanto boscose quanto quelle dell'ancoraggio sud;
ma lo specchio d'acqua si distendeva più lungo e più stretto, e somigliava di più
all'estuario di un fiume, come in realtà era. Dritta davanti a noi, all'estremità sud, si
scorgeva la carcassa d'un bastimento naufragato in completo sfacelo. Era stato un
grande trealberi, ma tante intemperie e stagioni vi erano passate sopra, che lungo i
fianchi gli pendevano come delle reti di alghe gocciolanti, e in coperta erbe terrestri
avevano messo radici, e ora si ornavano di una ricca fioritura. Malinconico spettacolo,
in verità, ma che denotava la tranquillità del rifugio.
"E ora," disse Hands "guarda: c'è un bel posticino là per arenarvi. Un fondo di sabbia
fina e liscia, senza una ruga; alberi tutt'intorno e fiori che sbocciano come un giardino
su quella vecchia nave." "Ma una volta arrenati" domandai "come faremo a rimetterci a
galla?" "Ebbene," rispose lui "ascolta. Con la bassa marea, tu porti un cavo a terra, da
quell'altra parte; lo fai girare intorno al tronco di uno di quei grossi pini; riporti il cavo a
bordo, lo leghi all'àrgano, e aspetti l'alta marea. Venuta l'alta marea, tutto l'equipaggio
sul cavo ad alare, e il bastimento esce via facile come un olio. E ora, ragazzo mio,
attenzione. Siamo vicini al posto, e abbiamo troppo abbrivo. Un po' più a tribordo, così,
diritto, a tribordo, a babordo un po', diritto, diritto!" Così egli lanciava i suoi comandi che
io eseguivo senza fiatare, finché tutt'a un tratto gridò: "E ora, mio caro, forza!" Ed io
con tutta la mia forza passai la barra al vento, e l'"Hispaniola" virò rapidamente e corse
con alta la verga di prua verso la piatta riva boscosa.
L'eccitazione di queste ultime manovre aveva molto allentato la vigilanza da me fino ad
allora esercitata con sufficiente attenzione sul quartiermastro. Completamente assorto
nell'attesa che la nave toccasse, avevo del tutto dimenticato il pericolo che incombeva,
e stavo curvo sul bastingaggio di tribordo a osservare la schiuma che si allargava
davanti al tagliamare; quando mi guardai attorno, Hands era lì vicino a me e che col
pugnale nella sua destra.
Credo che tutti e due gettammo un forte grido quando i nostri occhi si incontrarono: ma
mentre il mio era il grido del terrore bianco, il suo era un ruggito di rabbia pari a quello
del toro che assale. Egli mi si lanciò contro, ed io con un balzo mi spostai di lato, verso
prua. In quell'atto mollai la barra del timone che si abbatté violentemente a babordo; e
fu indubbiamente questo che mi salvò la vita, giacché la barra colpì Hands in pieno
petto e lo lasciò per un momento intontito.
Prima che potesse riaversi io ero al sicuro fuori dall'angolo dove mi aveva stretto, con
davanti, libera tutta la coperta. Proprio di fronte all'albero di maestra mi fermai, tirai
fuori dalla tasca una pistola, mirai con sangue freddo, anche se si era già voltato e mi
si gettasse di nuovo contro, e tirai il grilletto. Il cane si abbassò, ma non seguì né
lampo né detonazione: l'umidità marina aveva guastato la polvere. Maledissi la mia
trascuratezza. Come mai non avevo da tanto tempo cambiato l'esca e la polvere delle
mie uniche armi? Non sarei stato come adesso un nudo agnello che fugge dinanzi al
beccaio.
Sorprendente era la sveltezza con cui, ferito com'era, egli si muoveva, coi suoi capelli
grigi spioventi sugli occhi, rosso in viso come il rosso d'una bandiera, ubriaco di
precipitazione e di furore. Io non ebbi tempo né, in realtà, molta voglia di provare l'altra
pistola, persuaso che sarebbe stato inutile. Una cosa vidi chiaramente: cioè che non
dovevo limitarmi a indietreggiare, altrimenti ben presto egli mi avrebbe spinto e stretto
contro la prua, così come un attimo prima quasi mi aveva stretto contro la poppa. Una
volta così catturato, nove o dieci pollici del pugnale sporco di sangue sarebbero stati
l'ultima mia esperienza da questa parte dell'eternità. Appoggiai il palmo delle mani
sull'albero di maestra, che era di notevole grossezza, e aspettai con tutti i miei nervi
tesi.
Vedendo che io mi preparavo a spostarmi, si fermò anche lui, e passarono alcuni
istanti in finte da parte sua e corrispondenti mosse da parte mia. In questo modo io
avevo spesso giocato a casa, tra le rocce della baia della Montagna nera, ma non
certo, lo si può credere, con un simile batticuore. Tuttavia, come sto dìcendo, era un
gioco da ragazzi, ed io mi sentivo capace di vincere la partita, contro un marinaio
anziano e ferito a una coscia. In verità ero talmente imbaldanzito che mi permisi alcune
furtive riflessioni sulla probabile fine della contesa. Ma, mentre ero certo di poterla
tirare molto in lungo, non vedevo alcuna speranza di un definitivo scampo.
Le cose stavano a questo punto, quando all'improvviso l'"Hispaniola" urtò contro il
fondo, vacillò, sfregò un istante con la chiglia la sabbia, e poi, come sotto un potente
ceffone, sbandò sulla sinistra, in modo tale che il ponte fece un angolo di
quarantacinque gradi e dai fori degli ombrinali scaturì una mezza tonnellata d'acqua
che si allargò come uno stagno fra il mezzo del ponte e il bastingaggio.
Tutti e due noi andammo a gambe levate e quasi insieme ruzzolammo negli ombrinali,
mentre il morto dal berretto rosso, con le sue braccia sempre stese in croce, venne
rigido a sbattere dietro a noi. Eravamo così vicini, che la mia testa urtò sul piede del
quartiermastro e i miei denti ne scricchiolarono. Malgrado il colpo e tutto, fui io il primo
a rialzarmi, tanto più che Hands era rimasto ostacolato dal corpo dell'ucciso.
L'improvviso sbandamento della nave aveva reso il ponte inadatto alla corsa:
dovevo escogitare qualche altro mezzo di evasione, e questo all'istante, poiché il mio
avversario mi era quasi alle costole.
Rapido come il lampo saltai sulle sartie di mezzana, divorai le griselle una dopo l'altra,
e non ripresi fiato se non quando mi trovai installato sulla verga di gabbia.
La mia prontezza mi aveva salvato: il pugnale aveva colpito neanche un mezzo piede
al disotto di me, mentre io scappavo su, e Israel Hands rimase lì a bocca aperta, la
faccia tesa verso di me, proprio come fosse la statua della sorpresa e della delusione.
Poiché l'attimo era mio, non indugiai a cambiare l'innesco alla mia pistola, e appena
una fu in ordine, mi affrettai, per maggior sicurezza, a vuotare l'altra e ricaricarla da
capo.
La mia nuova occupazione sconvolse Hands: egli cominciò a capire che la sorte gli
girava le spalle; e dopo una evidente esitazione si alzò pesantemente fra le sartie e col
pugnale tra i denti incominciò con penosa lentezza a salire. Gli ci volle molto tempo e
lamenti a tirarsi dietro la sua gamba ferita; ma prima che egli avesse coperto poco più
di un terzo della distanza che ci separava, io avevo tranquillamente finito i miei
preparativi.
Allora con una pistola in ogni mano mi rivolsi a lui.
"Un passo di più, mastro Hands, e vi brucio le cervella. I morti non mordono, lo sapete
bene" aggiunsi con una risatina.
Di colpo si fermò. Io lessi nelle contrazioni del suo volto gli sforzi che egli faceva per
riflettere; e il processo era così lento e laborioso che, forte della mia recuperata
sicurezza, scoppiai in una risata. Finalmente, dopo aver inghiottito una o due volte la
saliva, parlò con ancora sulla faccia i segni della stessa estrema perplessità. Dovette,
per parlare, togliersi il pugnale dalla bocca, ma non fece altro.
"Jim," disse "vedo che siamo a un brutto punto, tu ed io, e ci conviene concludere la
pace. Io ti avrei preso se non fosse stato per quello sbandamento, ma non ho fortuna,
io, e vedo che mi tocca ammainare; cosa dura, capisci, per un mastro marinaio come
me, di fronte a uno sbarbatello tuo pari, Jim." Io bevevo le sue parole sorridendoci
sopra, tronfio come un gallo in cima a un muro, quando in un battibaleno la sua mano
destra sormontò le sue spalle. Qualche cosa ronzò come una freccia attraverso l'aria;
io sentii un urto e poi un lancinante dolore e mi trovai conficcato all'albero per una
spalla. Nel bruciore dello spasimo e nella scossa della sorpresa, non posso dire
completamente di mia volontà ma sono comunque certo che non mirai, tutt'e due le
mie pistole scattarono, e tutt'e due mi caddero di mano. Esse non caddero sole: con un
grido soffocato il quartiermastro lasciò andare le sartie, e piombò in mare a capofitto.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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