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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 19:52


Capitolo 29

Di nuovo la macchia nera



Il consiglio dei pirati durava da qualche tempo, quando uno di loro rientrò nella casa; e,
ripetendo lo stesso saluto che aveva ai miei occhi un senso ironico, chiese per un
momento in prestito la torcia. Silver acconsentì e quello si ritirò lasciandoci al buio.
"La burrasca s'avvicina, Jim" disse Silver che frattanto aveva preso un tono
schiettamente amichevole e familiare.
Mi accostai alla feritoia più vicina, e guardai. Le braci del grande fuoco si erano
consumate e la fioca luce che ora mandavano spiegava il perché della richiesta della
torcia. Essi stavano radunati lungo il pendio, a metà strada dalla palizzata; uno
reggeva la torcia, un altro era in ginocchio in mezzo a loro, ed io vidi la lama di un
coltello aperto nel suo pugno balenare colorandosi ora al lume della luna ora a quello
della torcia, mentre gli altri, curvi, osservavano i suoi movimenti. Riuscii poi a scorgere
che oltre al coltello teneva in mano un libro, e ancora non avevo finito di stupirmi di
come un così strano oggetto fosse capitato in loro possesso, che l'inginocchiato si
rialzò e l'intera banda si incamminò verso la casa.
"Vengono" dissi; e ripresi il posto di prima, sembrandomi poco dignitoso farmi
sorprendere a spiare.
"Bene, lasciali venire, piccolo mio, lasciali venire;" fece Silver allegramente "io ho
ancora una palla nella mia sacca." La porta si aprì, e i cinque ammucchiati sulla soglia
spinsero avanti uno di loro. In altre circostanze sarebbe stato comico vedere costui
procedere adagio, un piede dopo l'altro, esitando e tendendo davanti a sé la sua mano
chiusa.
"Avanti, ragazzo, avanti" gridò Silver. "Non ti voglio mica mangiare. Dai qui, marinaio
d'acqua dolce. Conosco le regole, e mi guarderò bene dall'offendere una deputazione."
Rinfrancato da queste parole, il filibustiere si affrettò, e dopo aver passato qualcosa a
Silver da mano a mano, si ritirò più veloce ancora nel gruppo dei compagni. Il cuoco
dette un'occhiata a ciò che gli era stato consegnato.
"La macchia nera! Me l'aspettavo. O dove mai avete pescato questo pezzo di carta?
Oh! Oh! Guardate un po' qui! Non vi porterà fortuna: da una bibbia, l'avete strappato.
Ma chi è quell'idiota che strappa una bibbia?" "Ecco," proruppe Morgan "ecco! Che vi
dicevo io? Niente di buono ne verrà fuori, vi dicevo." "Ebbene, ormai è cosa fatta per
tutti" riprese Silver. "Prevedo che sarete tutti impiccati. Ma chi è quel rammollito che
possedeva una bibbia?" "E' Dick" disse una voce.
"Dick? Allora Dick può andare a pregare per l'anima sua. Ha visto i suoi giorni migliori,
credete a me." A questo punto l'uomo dagli occhi gialli interruppe.
"Piantala, John Silver, con queste chiacchiere. L'equipaggio ti ha decretato la macchia
nera con voto unanime, conforme dovuto; rivolta la carta conforme dovuto, e leggi ciò
che c'è scritto.
Poi, potrai parlare." "Grazie, Giorgio" replico il cuoco. "Tu sei sempre sveglio, in fatto
d'affari; e le regole le sai a memoria, come mi piace di constatare. Ebbene, a ogni
modo, cos'è questo? Ah! Destituito!
così, non è vero? Molto elegantemente scritto davvero; quasi giurerei che è stampato.
E' la tua scrittura, Giorgio? Eh, tu vai diventando un uomo di comando, in questo
equipaggio. Potresti essere capitano domani, che non mi stupirei affatto. Porgimi
ancora quella torcia per cortesia, vuoi? Questa pipa non tira." "Andiamo" scattò
Giorgio. "Finisci di prenderti gioco di quest'equipaggio. Lo sappiamo che sei un
buffone, ma ormai non rappresenti più nulla e puoi scendere dal barile e prendere
parte alla votazione." "Mi pareva d'averti sentito dire che conosci le regole" ribatté
Silver con fare sprezzante. "In ogni caso, se tu non le conosci, le conosco io, e rimarrò
qui, perché sono ancora il vostro capitano, badate, fino a che voi non abbiate
presentato i vostri reclami ed io non vi abbia risposto. Nel frattempo, la vostra macchia
nera non vale un biscotto. Dopo ciò, vedremo." "Oh" replicò Giorgio "non dubitare: noi
siamo tutti d'accordo.
Primo, ci hai messo in un bell'imbroglio con questa crociera: non sarai così sfacciato da
volerlo negare. Secondo, hai lasciato uscire il nemico da questa trappola per che
cosa? per nulla.
Perché tenevano ad andarsene loro? Io non lo so, ma è chiaro che ci tenevano. Terzo,
non ci hai permesso di saltare loro addosso, mentre si ritiravano. Oh, noi ti leggiamo
dentro, John Silver: tu vuoi barare al gioco: è lì dove tu zoppichi. E finalmente, quarto,
c'è questo ragazzo qui." "E' tutto?" domandò Silver senza scomporsi.
"E mi pare che basti" suggellò Giorgio. "Noi saremo impiccati e seccheremo al sole a
causa della tua maledetta incapacità." "Ebbene, ora sentite: io risponderò su questi
quattro punti: l'uno dopo l'altro, risponderò su tutti. Vi ho messo in un imbroglio con
questa crociera, vi ho messo? Oh, vediamo un po': voi tutti sapete che cosa io volevo,
e voi tutti sapete che se ciò fosse stato fatto noi saremmo questa notte come eravamo
prima, a bordo dell'"Hispaniola", tutti quanti vivi e in gamba, e pieni di buona torta di
prugne, e col tesoro in fondo alla stiva, corpo d'una saetta! Ebbene, chi mi ha
attraversato? Chi mi ha forzato la mano a me, legittimo capitano? Chi mi destinò la
macchia nera il giorno stesso che sbarcammo, e aprì questo ballo? Ah, un grazioso
ballo, ed io ci sono dentro con voi; un ballo che mi sembra una cornamusa all'estremità
d'una corda sulla Riva delle Forche presso la città di Londra, mi sembra. Ma, e chi ha
fatto questo? Ebbene, Anderson è stato, e Hands, e tu, Giorgio Merry! E tu, l'ultimo a
bordo di quella manica d'intriganti, hai la diabolica tracotanza di presentarti come
capitano al mio posto, tu che ci hai colati a picco tutti quanti! Per Satanasso! Questo
supera qualunque più sbalorditiva storia." Silver fece una pausa, ed io mi accorsi dal
volto di Giorgio e dei suoi camerati che quelle parole non erano state dette invano.
"Questo per il numero uno" proclamò l'accusato asciugandosi il sudore della fronte,
poiché aveva parlato con tale veemenza che ne tremava la casa. "Ebbene, vi do la mia
parola che mi fa nausea di dover discorrere con voi. Non avete né buon senso né
memoria, voi, e Dio sa dove avevano la testa le vostre madri quando vi mandarono sul
mare. Sul mare, voi, gentiluomini di fortuna! Sarti, dovevate essere: ecco il vostro
mestiere!" "Tira via, John" disse Morgan. "Rispondi sugli altri punti." "Ah, sì, gli altri.
Formano un bel mazzetto, no? Voi dite dunque che questa crociera è andata male. Ah,
per Iddio, se poteste capire fino a che punto è andata male, vedreste! Siamo così vicini
alla forca che il mio collo già si irrigidisce solo a pensarci.
Voi li avete visti gli impiccati, incatenati, con gli uccelli che gli svolazzano intorno, e gli
uomini di mare che li segnano a dito mentre discendono per la spiaggia con la marea.
Oh, chi è quello là? dice uno. Quello? Ma quello è John Silver. Io l'ho conosciuto bene,
dice un altro. E sentite le catene che tintinnano mentre passate e arrivate all'altra boa.
Ed ecco a che punto all'incirca ci troviamo noi tutti figli delle nostre madri, grazie a lui, a
Hands, ad Anderson e altri disastrosi imbecilli che sono tra voi.
E se volete che vi risponda riguardo al quarto punto: o questo ragazzo, possa io
crepare, non è forse un ostaggio? E noi vogliamo privarci d'un ostaggio? Ah, no,
signori miei: potrebbe essere la nostra ultima àncora che io non me ne meraviglierei.
Ammazzare questo ragazzo? Io no, camerati! E il numero tre? Ah sì, c'è della roba da
dire sul numero tre. Forse che non conta niente per voi il fatto di avere un vero dottore
d'università che viene a visitarvi ogni giorno, te, John, con la tua testa rotta, o te,
Giorgio Merry, che solo sei ore fa avevi addosso i brividi della febbre e che ancora in
questo momento hai gli occhi color della buccia di limone? E magari voi non pensate
che può arrivare una nave di conserva, eh? Eppure verrà, e non si farà aspettare
molto, e vedremo allora chi sarà contento di possedere un ostaggio al momento buono.
E quanto al numero due, perché sono sceso a patti, ebbene, in ginocchio, strisciando,
siete venuti da me a supplicarmi che lo facessi, in ginocchio siete venuti, tanto eravate
abbattuti, e sareste morti di fame se non l'avessi fatto:
ma tutto ciò è un'inezia: guardate, qui, l'importante è questo!" E gettò in terra qualcosa
che io tosto riconobbi per quella stessa carta ingiallita, con le tre croci rosse che avevo
rinvenuta, avvolta nella tela cerata, in fondo al baule del capitano. Perché il dottore
l'avesse data, non riuscivo a immaginarlo.
Ma se era inesplicabile per me, l'apparizione della carta sembrò una cosa addirittura
incredibile agli ammutinati. Come gatti sopra un sorcio vi saltarono sopra. Essa passò
di mano in mano; a vicenda se la strappavano. A sentire le bestemmie, le
esclamazioni, i puerili scoppi di risa con cui essi accompagnavano il loro esame,
avreste detto non solo che palpavano l'oro, ma che già si trovavano in mare con l'oro
nella stiva e, per di più, in sicurezza.
"Sì" disse uno "è proprio quella di Flint. J. F., con sotto una sbarra e le due mezze
chiavi; così ha sempre firmato." "Splendido" disse Giorgio. "Ma come faremo a portar
via il tesoro senza la nave?" Silver si drizzò di colpo, e appoggiandosi con una mano al
muro gridò:
"Prendi nota, Giorgio. Ancora un'impertinenza, e t'invito a misurarti con me. Come
faremo! E che ne so io? Piuttosto tu, me lo dovresti dire: tu e gli altri che avete perduto
la mia goletta coi vostri maneggi, che il diavolo v'incenerisca. Ma tu no, tu non lo sai,
che non hai più cervello d'un pollo. Ma puoi parlare corretto, e ci parlerai, Giorgio
Merry, stanne pur certo." "La carta è già qualche cosa" fece il vecchio Morgan.
"Qualche cosa! Lo credo bene" riprese il cuoco. "Voi perdete la nave, io trovo il tesoro.
Chi vale meglio? E ora, io mi ritiro, corpo d'una bomba! Eleggete chi vi aggrada a
vostro capitano; io ne ho fin sopra i capelli." "Silver!" esclamarono in coro. "Porco-
Arrostito per sempre! Viva Porco-Arrostito! Porco-Arrostito nostro capitano!" "E questa
è la nuova musica, no?" gongolò il cuoco. "Giorgio, amico mio, io credo che ti conviene
aspettare un altro turno, e buon per te che io non sono vendicativo. No, non è mai stato
il mio sistema. E ora, camerati, questa macchia nera? Non vale più gran che, non è
vero? Dick ha contrariato la sua buona sorte e guastato la bibbia, e questo è tutto."
"Ma gioverà sempre ancora baciare il libro, no?" mormorò Dick, naturalmente
preoccupato per la maledizione che s'era tirata addosso.
"Una bibbia con un pezzo di meno?" rispose Silver beffardo. "No.
Quella non vale più d'un libro di canzoni." "E' così?" esclamò Dick quasi gioioso. "Allora
credo che mi conviene conservarla ancora." "Prendi, Jim, ecco una curiosità per te"
disse Silver porgendomi la carta.
Era un disco grande all'incirca come uno scudo. Un lato, che rispondeva all'ultima
facciata del libro, era bianco; l'altro recava alcuni versetti dell'Apocalisse: queste
parole, fra le altre, che mi colpirono profondamente:
"Fuori sono i malvagi e gli assassini". Il lato stampato era stato annerito con carbone di
legna che già cominciava a sfumar via macchiandomi le dita; sul lato bianco era stato
scritto con lo stesso mezzo la parola: "Destituito". Ho sotto gli occhi, mentre stendo il
mio racconto, codesta curiosità: nessuna traccia di scritto rimane all'infuori di un
semplice graffio come quello che vi avrebbe lasciato un colpo di unghia.
Così finì la notte avventurosa. Poi, dopo aver bevuto tutti, ci si coricò per dormire, e
Silver restrinse la sua vendetta apparente al solo fatto di mettere Giorgio Merry di
sentinella, minacciandolo di morte se non avesse fatto buona guardia.
Passò del tempo prima che potessi chiudere gli occhi, e Dio sa se avevo materia su cui
riflettere: l'uomo da me ucciso nel pomeriggio; la mia posizione estremamente
rischiosa, e soprattutto la formidabile partita nella quale vedevo Silver impegnato, che
con una mano teneva insieme gli ammutinati, e con l'altra si sforzava, adoperando ogni
possibile ed impossibile mezzo, di ottenere la sua pace e salvare la sua miserabile
esistenza. Egli stesso dormiva tranquillo e ronfava sonoramente: ma il mio cuore si
addolorava per lui, pure perverso com'era, pensando agli oscuri pericoli che
l'accerchiavano, ed alla vergognosa forca che lo aspettava.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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