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LE PIU' BELLE POESIE D'AMORE D'OGNI TEMPO E PAESE

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2010 20:27
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30/12/2010 20:27



GUILLAUME APOLLINAIRE


Dei tuoi occhi nel lago profondo
Il mio povero cuore s'annega,
E lo sciolgono
In quell'acqua d'amore e di follia
Il tuo ricordo e la malinconia.




ARTHUR RIMBAUD


1.

Sull'onda calma e cupa dove dormono i cieli
Ofelia immacolata placidamente va,
Va come un grande giglio, sopita in lunghi veli.
Nei boschi si diffonde dei corni l'ansietà.

Più di mill'anni Ofelia dentro la sua tristezza
Passa, fantasma bianco, sull'acqua eterna e nera,
Più di mill'anni sono che la sua dolce ebrezza
Mormora la sua storia al soffio della sera.

Le bacia i seni il vento e in corolle dispiega,
Cullati dalle acque, languidamente i veli.
Un salice piangente sopra di lei si piega.
Sull'ampia fronte assorta si chinano gli steli.

E le ninfee s'adunano, gualcite, a sospirare.
Da un ontano che a volte distoglie dal riposo
Fugge un brivido d'ali da un nido al suo passare.
Dagli astri d'oro scende un canto misterioso.


2.

Pallida Ofelia, bella come neve, violento
Un fiume t'ha strappata alla tua verde età!
E' che dalle montagne della Norvegia un vento
Cadendo t'ha parlato dell'aspra libertà!

E' che nel soffio ignoto che t'ha sconvolto il manto
Dei capelli, il tuo spirito stranieri accenti udì;
E il tuo cuore la voce della Natura al canto
Delle notti e nel pianto degli alberi scoprì.

E' che al rombo del mare, un rantolo possente,
Il seno troppo umano e acerbo si turbò;
E un mattino d'aprile un povero demente,
Bel cavaliere pallido, a te si inginocchiò!

Povera folle, al sogno - la libertà, l'amore,
E il cielo! - ti sciogliesti come la neve tu.
A quel miraggio spense la voce lo stupore.
- Sgomentò l'infinito la tua pupilla blù.


3.

Ed il Poeta canta che, a notte, sotto cieli
Di stelle, cerchi i fiori che avevi colti già,
E che sull'acqua ha visto, sopita in lunghi veli,
Ofelia immacolata che come un giglio va.




JUAN RAMON JIMENEZ


E' ancora qui, com'era
allora, viva, la stessa
limpida e d'oro,
come se lei fosse Lei,
anzi ancora più Lei
perchè somiglia al suo ricordo immenso!

Primavera, perché
l'aiuti nella fuga?
Perché lasci che fugga
un'altra volta da me,
fra le tue valli in fiore,
più bella ancora nella mia memoria?




JOHANN WOLFGANG GOETHE


Compiango voi, infelici stelle, voi
che siete belle e di luce splendenti
ed il nocchiero sgomento guidate
sernza compenso dagli dei o dagli uomini,
perché voi non amate, né mai
conosceste l'amore! Senza requie
le ore eterne portano le vostre
schiere attraverso l'infinito cielo.
Che viaggio avete compiuto da quando
fra le sue braccia restavo e di voi
e della mezzanotte mi scordavo!




VICENTE ALEIXANDRE


In questa sera piove e la tua immagine
limpida piove. E nel ricordo s'apre
il giorno. E tu entri. Ma non sento.
La memoria mi dà solo l'immagine,
Solo il tuo bacio
solo la pioggia cade nel ricordo.
E piove la tua voce, e piove il bacio
triste, il bacio profondo,
bacio che nella pioggia si è bagnato.
Umido è il labbro.
Umido di ricordo piange il bacio
dai grigi cieli teneri.
Piove il tuo amore bagnando
la mia memoria, e cade e cade. Il bacio
profondo cade. E anche grigia cade
la pioggia.




CATULLO


O infelice Catullo, rinuncia alla follia.
Rassegnati e convinciti che ciò che è stato è stato.
Vi fu un tempo che il sole per te rifulse limpido
quando eri prono al capriccio della fanciulla che amavi
come nessuna donna sarà amata così.
E lei come cedeva felice alle pazzie
a quei giochi d'amore che tu sempre inventavi.
Oh davvero quei giorni raggiavano per te.
Ora lei non ti vuole; e tu sii forte, rinunzia.
Non inseguirla se fugge, non tormentarti più,
ma torna alla ragione e ostinato resisti.
Addio fanciulla, ormai Catullo più non cede,
non ti cercherà più, né implorerà un tuo sguardo,
ma tu ne soffrirai di non essere amata.
Povera te, che vita è quella che ti resta?
Chi avrai ancora intorno? Chi più ti vedrà bella?
E chi amerai? A chi si dirà che appartieni?
A chi darai i tuoi baci e morderai le labbra?
Ma tu Catullo, inflessibile, non cedere, resisti.




EMILY DICKINSON


Per un istante d'estasi
Che prezzo d'angoscia paghiamo
Nella stessa misura fremente
Di quell'istante d'estasi.

Per un'ora che fu la più cara
Quali aspri compensi per anni,
Che amari spiccioli contesi
E che scrigni colmi di lacrime.




CIRIL ZLOBEC


Con fede nell'amore, come in Dio
crede un cristiano, io sempre e intensamente
ti penso, e a te le angustie della mente
e del cuore confido, e con il mio

desiderio, prostrato, t'imploro
e marchio sul tuo corpo con i baci
quello che mi appartiene, e sono braci
in cui tu ardi, e non mi stanco in loro,

né mai si affievolisce quell'ebrezza
del ricordo che sopra i luoghi santi
va del tuo corpo che mi dà tormento

con quelle alture della sua bellezza
e gli abissi, i supremi dei suoi incanti.
E ancora il cuore cede al turbamento.




ANNA ACHMATOVA


Che importa se la voce
si è fatta fioca. L'anima
ha più vigore: son casti i pensieri.
In questo cielo solcato dal vento
io, senza amore, rifiorisco libera.

S'è diradata l'ombra dell'insonnia,
più non languisco sulla grigia cenere,
e non è più una ferita mortale
dell'orologio della torre il battito.

Il passato non preme la sua mano
sul mio cuore. Rinasco nel perdono
assorta a un raggio che già primavera
sopra l'edera madida accende.




EMILY DICKINSON


Sono arrivata al punto di sentire
Il suo nome - o tremenda vittoria! -
Senza che il cuore s'arresti
E un rombo salga agli orecchi.

Sono arrivata al punto di passare
Sul pavimento, in quell'angolo
Dove noi ci voltammo le spalle
Coi nostri nervi a pezzi.

Sono arrivata al punto di frugare
Dentro la scatola delle sue lettere
Senza che il fiato mi tolgano
Trafiggendomi come chiodi.




JEROSLAV SEIFERT


Cos'è rimasto dei momenti belli?
Il brillare degli occhi,
di profumo una goccia,
un sospiro sul bàvero,
il respiro sul vetro,
di lacrime una briciola
e un'unghia di tristezza.

E poi, credetemi, quasi più nulla.
Fumo di sigarette
e sorrisi fuggevoli,
e un pugno di parole
che volano in un angolo
come rifiuti lievi
che il vento porta via.

E ancora non vorrei dimenticare
quei tre fiocchi di neve.

Solo questo, ed è tutto.




ALEKSANDR BLOK


Solo per pochi istanti ci si incontra
Noi fra le case in questi gialli giorni.
Tu con gli occhi di fiamma mi frastorni
E in un vicolo cieco ti nascondi.

E tu mi invadi non inutilmente
Col muto fuoco degli occhi, e t'agogno
Di nascosto, ma non inutilmente
E cedo a te, silenziosa menzogna!

Forse l'inverno ci potrà gettare
Con le sue notti in un ballo infernale
Ed alla fine mi potrà annientare
Il tuo sguardo tagliente, tuo pugnale.




LORINC SZABO'


Sono così felice, ardentemente,
d'amarti anche così, col mio dolore,
e vivo solo per tenerti in me
e non debbo evocarti per sentire
che sei qui: tu con gli occhi sognanti
e angosciati a osservare
questo destino che mi conduce
e mentre vecchi paesi s'accendono
e gli anni, penso che anche tu t'accendi,
tu che la trovi al fondo del tuo cuore
la mia tenerezza dolente.

Ora è il dolore la felicità,
ed è questo ad unirci; e più ancora
(e mai tanto così completamente!)
quando un sorriso un po' ironico passa
sulla dolcezza del tuo viso, e a me,
forse per pungermi, dici
(ma piena di fiducia e comprensiva):
"Mi ameresti così
se fossi ancora viva?"




PEDRO SALINAS


Se tu mi chiamassi,
oh se tu mi chiamassi!
Io tutto lascerei,
tutto butterei via:
i cataloghi, i premi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
tutti i giorni e le notti,
i vecchi telegrmmi
e un amore.
Tu, che non sei l'amore,
se mi chiamassi!
E ancora ancora attendo la tua voce:
dai telescopi,
o da una stella,
attraverso gli specchi, dai tunnel,
dagli anni bisestili
potrà venire. Ma non so da dove.
Perché se tu mi chiami
- se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi! -
sarà per un miracolo
che non conosco e non potrò vedere.
E mai da queste labbra che ti bacio,
mai
dalla voce che dice: "Non andartene".




JOHANN WOLFGANG GOETHE


Spesso ci hai visti in sogno
andare insieme all'altare,
tu come sposa ed io come tuo sposo.
E spesso, appena desto, alla tua bocca
rubai, in quell'ora che nessuno vigila,
quanti più baci ti potei rubare.
Ma la felicità che ci prendeva
e quella voluttà di tante ore,
con il piacere fuggì come il tempo.
Cosa mi resta di tanto godere?
Quei baci ardenti come i sogni fuggono
e fugge, come un bacio, tanta gioia.




COUNTEE CULLEN


Vieni, piantiamo noi il nostro amore come
un seme i contadini, e tu lo annaffierai
con le lacrime ed io gli strapperò le erbacce
con le mani fin quando non mi sanguineranno.
E questo nostro amore seppellito potrà
cadere sopra un fertile terreno e generare,
con i fiori e coi frutti, un albero: e gli amanti
pallidi qui venuti per caso li potranno
raccogliere e mangiare, e nelle loro vene
uno struggente ardore dolce si spanderà
ed una sconosciuta melodia batterà
ai loro polsi e allora quelle timide labbra
si uniranno ed ancora tante volte vivranno
quella felicità. E gli altri che verranno
da lontano a vedere, pellegrini, quest'albero
per il quale noi fummo crocifissi, giammai
- poiché sono felici - sapranno che si è alzato,
l'albero dell'amore, sopra un cuore spezzato.










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