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Il Dio delle piccole cose

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2011 17:44
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12/06/2011 17:44



Il Dio delle piccole cose


Santa Maria è la donna delle periferie. Nasce in Palestina, piccola regione periferica dell'immenso impero romano. Viene dalla Galilea, terra di frontiera, quasi Libano, quasi Siria, quasi pagana.

Donna del villaggio di Nazaret, paese mai nominato nella Bibbia: un pugno di case senza storia, senza ricordi, senza futuro.
E' donna in una società dove le donne hanno pochissimi diritti; una piccola donna, quasi una bambina, in un tempo in cui i giovani sono sottomessi agli anziani; forse illetterata, in una religione che ha il proprio centro nelle Scritture. Una ragazza che si trova incinta prima di andare a vivere con il marito, mettendo a rischio così non solo il matrimonio ma la sua stessa vita.

Per entrare nel mondo Dio ha scelto la via della periferia. Entra nel mondo dal punto più umile, dal basso, affinché nessuno si senta escluso dal suo abbraccio.

Santa Maria viene dalla periferia delle periferie, a dirci che tutti possiamo riconoscerci in lei, perché nessuno ha meno di lei.
L'angelo l'ha chiamata "piena di grazia" non perché ha detto "sì" a Dio, ma perché Dio ha detto "sì" a lei, per primo. La bella notizia è questa, vangelo universale!

Anche a te Dio ha detto il suo "sì", e non l'ha mai revocato. E allora fioriranno coraggio e meraviglia.


La storia di Maria non è un racconto a lieto fine, come la fiaba di Cenerentola che diventa regina. Maria rimane per tutta la vita nella sua povertà sociale, nel suo ruolo marginale. Resta povera e canta perché lei è regina nel cuore. Maria diventa musica. La visita di Dio non porta la fine della povertà, non dispensa fortuna, non è un'assicurazione contro le disgrazie, viene invece come "fonte amorosa di gioia e di canto" (Turoldo). La gioia interiore, che presenta le due caratteristiche di aver sempre a che fare con il dono e di non esser mai solitaria, è direttamente proporzionale alla nostra capacità di meravigliarci e di benedire, di stupirci e di ringraziare: "Magnificat, ha fatto in me cose meravigliose, ha fatto dei miei giorni un tempo di stupore! Dio ha guardato alla povertà della sua serva", a ciò che Heidegger chiama "lo splendore del dimesso", la bellezza splendida di ciò che è umile, lo sfarzo misterioso di ciò che è semplice e nascosto, all'Adamo semplice, sorgivo, originario, che esce nudo e bellissimo dalle mani di Dio, sogno non contaminato ancora. Dio ama la povertà verginale e intatta del creato: "Garofano selvatico / non è fatica per te / essere figlio del Signore" (B. Fignon).


In Maria non è la bellezza di Venere a sedurre, né quella di Iside o delle dee madri di cui sono piene le religioni antiche. Ciò che seduce in lei non è la bellezza cosmetica di una dama di corte, ma il volto semplice di una ragazza di campagna.
Volto "puro" nel senso etimologico, perché vuoto di tutto ciò che non è autentico; volto vergine in quanto volto sorgivo, iniziale, nudo, privo di sovrastrutture.In lei Dio può entrare perché trova un vuoto.
"Di fronte al sole il meglio che l'aria possa fare è di essere trasparente. Di fronte allo Spirito il meglio che l'anima possa fare è di essere povera" (S. Weil). Quando sono debole è allora che sono forte, forte non della mia ma della forza di Dio.

Il canto di Maria è l'inno dei "poveri del Signore", di quei fedeli ebrei, gli anawim, che si affidavano totalmente a Dio, al suo Spirito che muove ogni cosa. I poveri non hanno storia, né azioni memorabili, né archivi, e anche Maria sfugge per poco, solo per quel suo figlio, all'anonimato della storia. Ma Dio fa storia non con i potenti e le loro azioni spettacolari, ma con piccole cose, dentro lo spazio sacro della vita: un ventre che lievita, una ragazza che dice sì, un grembo sterile che è fiorito e in cui, nell'abbraccio delle madri, danza di gioia un bimbo di sei mesi.*


* = (si riferisce all'incontro di Maria con la cugina Elisabetta, incinta di sei mesi. - ndr)


di padre Ermes Ronchi

- Il Messaggero di sant'Antonio -




_________Aurora Ageno___________
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