Triora, il paese delle streghe
In provincia di Imperia troviamo un paesino piccino picciò (un altro, sì!) dalla storia poco comune…
In realtà questo articoletto starebbe forse meglio in altra sede, ma visto che continua una serie, lo lascerò in compagnia degli altri, e mi si perdonerà… spero
Triora, il paese delle streghe
Vi si giunge da Genova in autostrada, direzione Francia, si esce a Taggia, e si arriva a Triora dopo essersi inoltrati per una mezzora nella valle Argentina (che prende il nome dall’omonimo torrente). Invece Triora prende il nome da tria ora: tre bocche, quelle di Cerbero, che sta sullo stemma comunale.
E’ un paese di storia antichissima: se ne hanno testimonianze fin dal Neolitico medio (3800-3000 a.c.), ed aveva grande importanza strategica già al tempo dei Romani, che ne avevano fatto guardia d’accesso alla valle Triora. Un grande tempio pagano sorgeva dove oggi si trova la chiesa.
Nella prima metà del dodicesimo secolo Triora entrò nei territori dominati dai conti di Ventimiglia (sì, sempre loro!), per essere poi venduta nel tredicesimo a Genova. Fu il momento di maggior splendore. Territorio di vocazione agricola, venne definito “granaio della Repubblica”, ma alla fine del sedicesimo secolo, nel 1587, in occasione di una grave carestia, avvennero i fatti che finirono per consegnare alla storia Triora, marcandola con l’appellativo che non avrebbe più perso: il paese delle streghe.
Si ritiene che alla Cabotina, così viene chiamata una casa sinistra, si riuniscano le streghe per cospirare contro i bravi abitanti del paese… una ha fatto inaridire il latte delle mucche, un’altra ha avvelenato un uomo, una terza ha fatto inacidire il latte di una povera madre, hanno provocato tempeste che hanno distrutto le vigne, sono insomma un pericolo per la comunità!
Si convoca l’assemblea di tutti i cittadini, che incarica il Podestà di individuare le streghe e processarle, e si impegna a sostenere le spese. Arrivano vicari e inquisitori e ben presto i bravi abitanti, istigati da prediche ad hoc, cominciano a denunciare le loro concittadine…
Con soprusi, maltrattamenti e torture di ogni genere, le prime poverine non tardano a fare i nomi di altre donne, finché nel 1588 le sospettate sfiorano la cinquantina, poi addirittura le due centinaia, di tutte le età, molte anche di rango sociale elevato… Ciò è intollerabile, agli occhi del collegio degli Anziani: è inammissibile che vengano coinvolte le famiglie più in vista da esso rappresentate, e inoltre lo zelo degli inquisitori comincia a costare un po’ troppo alla comunità, che deve pagarne le spese! Così una protesta a Genova convince i religiosi a non istruire ulteriori processi, salvando le classi abbienti. Ovviamente, le poverine già inquisite vengono lasciate al loro triste destino. Arriva un commissario straordinario inviato da Genova, Giulio Scrivani, che ne invia un buon numero alle carceri di Genova, assieme ad un uomo accusato d’essere uno stregone. Ricomincia poi una caccia forsennata anche nelle zone limitrofe di Triora, e molte presunte fattucchiere ci lasciano la pelle subito, altre periranno di stenti nelle carceri genovesi… I buoni cittadini di Triora, che si aspettavano un bello spettacolo in piazza, rimangono molto delusi di vedersi portar via le loro streghe, così si pensa bene di organizzare per loro il rogo di quelle dei dintorni… ma il Padre inquisitore di Genova non ci sta: quella è materia sua! Così lo Scrivani, ormai allucinato e fuori controllo, viene scomunicato con l’accusa di avere interferito con materie ecclesiastiche, e poi assolto (motivi di convenienza politica) ed allontanato da Triora.
Delle carcerate non si sa più nulla di certo: i roghi non vengono innalzati, ma nessuno le rivedrà mai più. Siamo nel 1589 e alcune sono già morte di stenti in galera, di altre, si presume da vaghi indizi che potrebbero essere state trasferite in un paesino. Infatti i processi vengono revisionati, “con aver cura di conservare la vita dei sudditi”, che starebbe ad indicare che le condanne non vengono eseguite. Pochi anni dopo, a San Martino di Struppa, in provincia di Genova, compaiono nei registri parrocchiali nuovi cognomi: Bazora, Baggiura, Bazzurro, che potrebbero essere tutte corruzioni di “basora” o “bàgiua”, termini dialettali che stanno per strega.
Oggi:
Con i suoi quasi 68 chilometri quadrati è il più esteso comune della provincia di Imperia, anche se la popolazione residente si colloca ormai al di sotto delle 450 unità.
Il paese conserva ancora pressoché intatto l’antico impianto medievale, con carruggi, portali, porticati, loggette di architettura rustica, ma non per questo privi di attrattive.
E’ un paese di montagna, come ce ne sono tanti. O lo sarebbe, se non vi si respirasse ancora quell’aura di mistero e di paura che lo permea tutto… Non è passato molto, da che operavano gli scacciabàgiue, incaricati di difendere dall’opera delle streghe, e non è escluso che nascostamente, qualcuno non ci sia ancora…
E’ ancora in piedi, seppure invasa dalla vegetazione e col tetto sfondato, fuori delle mura cittadine, la famigerata Cabotina, che fino a non molto tempo fa le mamme indicavano ai figli come un pericolo da cui tenersi ben lontani. Impensabile trovarsi fuori delle mura dopo il calar del sole!
Nel piazzale della chiesa, sono visibili i resti del colonnato dell’antico tempio pagano.
Dei cinque castelli originari, si conservano il torrione centrale ed altri ruderi di uno, il Fortino (locum iustitiae) in cui si eseguivano le pene capitali, e qualche resto di un terzo sotto la chiesa di San Dalmazzo.
Di una certa importanza, il museo regionale etnografico e della stregoneria, dove insieme ad immagini di vita contadina vengono conservati documenti originali del processo e ricostruzioni di alcune scene piuttosto inquietanti.
Recentemente (22-24 ottobre) si è tenuto a Triora il IV° Convegno Nazionale di Studi storico Antropologici La Via Occidentale - Antiche tradizioni e caccia alle streghe nel chiostro alpino.
La proloco ha anche indetto un concorso per racconti incentrati sulle streghe… regolamento reperibile qui
http://www.comune.triora.im.it/italia/PROLOCO/concorso_letterario_triora.htm
Per il resto, che dire: per percepire l’atmosfera di Triora le immagini non bastano… bisogna andarci!
E per gli amanti di altri brividi, in frazione Loreto c'è il famoso ponte: 112 metri d'altezza sul torrente Argentina, da cui gettarsi con l'elastico...