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C'era una volta un paese... e c'è ancora!

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2005 14:05
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25/07/2005 00:35



[URL]valloria.it/index.html[=URL]valloria.it/index.html

C’è un paese, nell’entroterra di Imperia, diverso da tutti gli altri.
E’ un paese che ha saputo fare delle tradizioni, degli antichi sapori, dell’ospitalità, un punto di forza. Ma non ci si reca lì solo perché “a Valloria fai baldoria”: le due grandi sagre estive ormai sono riferimento per tutti i festaioli dei dintorni, è pacifico, ma Valloria, abbiamo detto, è un paese speciale. E’ il paese delle porte dipinte.
Da parecchi anni, ormai, artisti di fama internazionale vi si danno appuntamento per dipingere le porte del paese, e nel tempo le opere sono diventate un’ottantina. Ottanta splendide opere d’arte, accessibili a tutti… basta camminare per i carruggi del paese per goderne. La grezza materia prima, la porta di legno vecchio, appena sbozzata, o di ferro, o il portoncino di casa, diventano così veicolo di un sogno…



Scorci di Liguria, di Piergiovanni Scremin



La leggerezza dell’essere, di Rosario Curcio



Le mie caprette, di Barbadirame


L’attesa, di Sergio Albano




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25/07/2005 00:41

Bussana Vecchia: Villaggio internazionale degli artisti.
[URL]bussanavecchia.free.fr/[=URL]bussanavecchia.free.fr/


Nell’entroterra di Sanremo c’è un paesino piccino picciò, la cui storia sembra una di quelle fiabe d’altri tempi.
Questo paesino, che di nome fa Bussana, nasce verso il 1050, con la costruzione su una collina di un castello, ad opera di un membro dei Conti di Ventimiglia. Nel tredicesimo secolo, Bussana viene acquistata dalla Repubblica di Genova e da lì la popolazione comincia ad aumentare di molto, e così lungo i secoli. Il paese prospera, fino a che, il 23 febbraio 1887 alle ore 6:21 un violentissimo terremoto lo distrugge pressoché completamente. Per ottant’anni rimane disabitato, mentre gli abitanti superstiti ricostruiscono le loro case tre km più a valle, e chiamano il loro paese Bussana nuova, in contrapposizione a quella vecchia, che ormai pare destinata ad essere abitata solo da colonie di gatti.
Ma la nostra fiaba non sarebbe a lieto fine, se finisse qui. E difatti…
Sfidando il divieto d’accesso del comune di Sanremo, nel 1961 l’artista torinese Clizia, con pochi altri, decide di insediarsi nelle rovine, con l’intento di creare una comunità artistica internazionale. Attirati anche dalla possibilità di avere abitazioni gratuite, pur se fatiscenti e pericolanti, fra mille difficoltà, con pochi soldi e senza acqua, luce, gas e fognature, cominciano a salvare il poco salvabile, operando restauri e ristrutturazioni. Attingono dalle rovine per il materiale, cosicché il paese conserva una struttura omogenea, col sapore antico di un tempo. Pian piano la voce si sparge, e il numero degli artisti, provenienti da molti paesi, aumenta. Si aprono anche contenziosi: per parecchio tempo si discute se sgomberare o meno con la forza il nuovo e abusivo insediamento. Poi, verso la fine degli anni 60, il comune di Sanremo capitola e fornisce almeno gli allacciamenti principali. Ora Bussana Vecchia è fornita dei normali e moderni servizi che hanno tutti, compresi bar, ristorante e alberghetti. Conserva, però, intatto il fascino del tempo che fu, i vicoli ciottolati, i carruggi, gli antri oscuri, con l’aggiunta dell’arte che vi si respira nell’aria. Saranno almeno una trentina la botteghe di artisti di ogni tipo aperte in permanenza, e molti personaggi di spicco del mondo dell’arte e dello spettacolo vi passano ancora oggi lunghi periodi, specie d’estate.
E ad ogni passo ci si può imbattere nelle botteghe e nei locali di esposizione di artisti di ogni tipo…
Guardate un po’:

Le opere inquietanti di Denis HARVEY






O quelle di Daniel Harvey



I lavori di Daniela MERCANTE



E quelli di MARIE - EVE MERILLOU




O le coloratissime opere di Peter VAN WEL



Insomma… non stupisce che ogni anno migliaia di turisti si rechino a Bussana Vecchia, e molti acquistino i lavori di questi e dei molti altri artisti che vi lavorano.
Molte altre informazioni, e molti altri lavori, di questi, e di altri maestri, sono reperibili in questo sito:
bussanavecchia.free.fr/
Un’unica avvertenza: purtroppo la grafica è piuttosto pesante, ed anche abbastanza caotica… ci vuole un po’ di pazienza [SM=x832000]




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25/07/2005 00:46

Triora, il paese delle streghe



In provincia di Imperia troviamo un paesino piccino picciò (un altro, sì!) dalla storia poco comune…
In realtà questo articoletto starebbe forse meglio in altra sede, ma visto che continua una serie, lo lascerò in compagnia degli altri, e mi si perdonerà… spero [SM=x831998]

Triora, il paese delle streghe

Vi si giunge da Genova in autostrada, direzione Francia, si esce a Taggia, e si arriva a Triora dopo essersi inoltrati per una mezzora nella valle Argentina (che prende il nome dall’omonimo torrente). Invece Triora prende il nome da tria ora: tre bocche, quelle di Cerbero, che sta sullo stemma comunale.

E’ un paese di storia antichissima: se ne hanno testimonianze fin dal Neolitico medio (3800-3000 a.c.), ed aveva grande importanza strategica già al tempo dei Romani, che ne avevano fatto guardia d’accesso alla valle Triora. Un grande tempio pagano sorgeva dove oggi si trova la chiesa.
Nella prima metà del dodicesimo secolo Triora entrò nei territori dominati dai conti di Ventimiglia (sì, sempre loro!), per essere poi venduta nel tredicesimo a Genova. Fu il momento di maggior splendore. Territorio di vocazione agricola, venne definito “granaio della Repubblica”, ma alla fine del sedicesimo secolo, nel 1587, in occasione di una grave carestia, avvennero i fatti che finirono per consegnare alla storia Triora, marcandola con l’appellativo che non avrebbe più perso: il paese delle streghe.


Si ritiene che alla Cabotina, così viene chiamata una casa sinistra, si riuniscano le streghe per cospirare contro i bravi abitanti del paese… una ha fatto inaridire il latte delle mucche, un’altra ha avvelenato un uomo, una terza ha fatto inacidire il latte di una povera madre, hanno provocato tempeste che hanno distrutto le vigne, sono insomma un pericolo per la comunità!
Si convoca l’assemblea di tutti i cittadini, che incarica il Podestà di individuare le streghe e processarle, e si impegna a sostenere le spese. Arrivano vicari e inquisitori e ben presto i bravi abitanti, istigati da prediche ad hoc, cominciano a denunciare le loro concittadine…
Con soprusi, maltrattamenti e torture di ogni genere, le prime poverine non tardano a fare i nomi di altre donne, finché nel 1588 le sospettate sfiorano la cinquantina, poi addirittura le due centinaia, di tutte le età, molte anche di rango sociale elevato… Ciò è intollerabile, agli occhi del collegio degli Anziani: è inammissibile che vengano coinvolte le famiglie più in vista da esso rappresentate, e inoltre lo zelo degli inquisitori comincia a costare un po’ troppo alla comunità, che deve pagarne le spese! Così una protesta a Genova convince i religiosi a non istruire ulteriori processi, salvando le classi abbienti. Ovviamente, le poverine già inquisite vengono lasciate al loro triste destino. Arriva un commissario straordinario inviato da Genova, Giulio Scrivani, che ne invia un buon numero alle carceri di Genova, assieme ad un uomo accusato d’essere uno stregone. Ricomincia poi una caccia forsennata anche nelle zone limitrofe di Triora, e molte presunte fattucchiere ci lasciano la pelle subito, altre periranno di stenti nelle carceri genovesi… I buoni cittadini di Triora, che si aspettavano un bello spettacolo in piazza, rimangono molto delusi di vedersi portar via le loro streghe, così si pensa bene di organizzare per loro il rogo di quelle dei dintorni… ma il Padre inquisitore di Genova non ci sta: quella è materia sua! Così lo Scrivani, ormai allucinato e fuori controllo, viene scomunicato con l’accusa di avere interferito con materie ecclesiastiche, e poi assolto (motivi di convenienza politica) ed allontanato da Triora.
Delle carcerate non si sa più nulla di certo: i roghi non vengono innalzati, ma nessuno le rivedrà mai più. Siamo nel 1589 e alcune sono già morte di stenti in galera, di altre, si presume da vaghi indizi che potrebbero essere state trasferite in un paesino. Infatti i processi vengono revisionati, “con aver cura di conservare la vita dei sudditi”, che starebbe ad indicare che le condanne non vengono eseguite. Pochi anni dopo, a San Martino di Struppa, in provincia di Genova, compaiono nei registri parrocchiali nuovi cognomi: Bazora, Baggiura, Bazzurro, che potrebbero essere tutte corruzioni di “basora” o “bàgiua”, termini dialettali che stanno per strega.



Oggi:
Con i suoi quasi 68 chilometri quadrati è il più esteso comune della provincia di Imperia, anche se la popolazione residente si colloca ormai al di sotto delle 450 unità.
Il paese conserva ancora pressoché intatto l’antico impianto medievale, con carruggi, portali, porticati, loggette di architettura rustica, ma non per questo privi di attrattive.
E’ un paese di montagna, come ce ne sono tanti. O lo sarebbe, se non vi si respirasse ancora quell’aura di mistero e di paura che lo permea tutto… Non è passato molto, da che operavano gli scacciabàgiue, incaricati di difendere dall’opera delle streghe, e non è escluso che nascostamente, qualcuno non ci sia ancora…
E’ ancora in piedi, seppure invasa dalla vegetazione e col tetto sfondato, fuori delle mura cittadine, la famigerata Cabotina, che fino a non molto tempo fa le mamme indicavano ai figli come un pericolo da cui tenersi ben lontani. Impensabile trovarsi fuori delle mura dopo il calar del sole!
Nel piazzale della chiesa, sono visibili i resti del colonnato dell’antico tempio pagano.
Dei cinque castelli originari, si conservano il torrione centrale ed altri ruderi di uno, il Fortino (locum iustitiae) in cui si eseguivano le pene capitali, e qualche resto di un terzo sotto la chiesa di San Dalmazzo.
Di una certa importanza, il museo regionale etnografico e della stregoneria, dove insieme ad immagini di vita contadina vengono conservati documenti originali del processo e ricostruzioni di alcune scene piuttosto inquietanti.

Recentemente (22-24 ottobre) si è tenuto a Triora il IV° Convegno Nazionale di Studi storico Antropologici La Via Occidentale - Antiche tradizioni e caccia alle streghe nel chiostro alpino.

La proloco ha anche indetto un concorso per racconti incentrati sulle streghe… regolamento reperibile qui
http://www.comune.triora.im.it/italia/PROLOCO/concorso_letterario_triora.htm
Per il resto, che dire: per percepire l’atmosfera di Triora le immagini non bastano… bisogna andarci!

E per gli amanti di altri brividi, in frazione Loreto c'è il famoso ponte: 112 metri d'altezza sul torrente Argentina, da cui gettarsi con l'elastico...




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25/07/2005 00:49

Apricale: moderni murales per antiche mura



Mi si dirà: un altro paesino particolare? Ebbene sì!
Nell’entroterra di Ventimiglia (provincia di Imperia) sorge da molti, molti secoli, Apricale. Da sempre in posizione privilegiata (il suo nome deriva da apricus, soleggiato), i primi insediamenti conosciuti risalgono all’età del bronzo. Il borgo attuale si sviluppò dal IX secolo in poi in dipendenza di un castello dei conti di Ventimiglia (sì, lo so, che ci posso fare? sempre loro!) che alla fine del XIII secolo passò ai Doria. Vi risparmio Le successive narrazioni di guerre, assedi, distruzioni che fanno parte della storia di un po’ tutti i borghi antichi.




Quello che piace del paese, oggi, è soprattutto l’intatto fascino medievale, nutrito dalla conservazione dell’antico impianto urbanistico che si sviluppa intorno a piazza Vittorio Emanuele e al castello, detto della Lucertola. La rocca ospita durante l’anno mostre prestigiose e, d’estate, rappresentazioni notturne all’aperto del Teatro della Tosse su scenografie di Lele Luzzati. L’intero paese è disseminato di antiche case di pietra, porte medievali, vicoli irregolari, passaggi coperti e bui, ravvivati da fiori e piante, insomma, un piccolo gioiello di antiquariato, forse non paragonabile a certi borghi toscani o umbri, ma che fa comunque la sua bella figura. Anche perché, negli ultimi decenni, è stato impreziosito da una cinquantina di murales di argomento prevalentemente agreste, che lo rendono unico e alla cui scoperta è ancora più piacevole camminare per le ripide scalinate del paese.

Molte più foto, e informazioni su avvenimenti, storia ecc. ecc. li troverete qui: http://www.apricale.org/it/



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25/07/2005 01:01

Il Principato di Seborga
Notizie e immagini: http://seborga.net/indexIT.html




Mai sentito nominare? E’ facile che sia così, infatti. E’ un posticino piccolissimo (14 km quadrati) dell’entroterra di Sanremo, un altro dei paesini “particolari” di cui è disseminato il ponente ligure, ed anche questo, come altri di cui si è già parlato in passato, oltre a essere molto gradevole alla vista, ha la sua peculiarità. Di essere un principato, appunto. Un principato vero, con pretese di indipendenza fondate su documenti. E una storia mica da poco…

Seborga (già Castrum Sepulcri intorno al 400 d.c., poi Sepulcri Burgum, Sepulcarum e Seporca, per arrivare quindi alla dizione attuale) era un feudo di? Forza, indovinate, non è difficile per chi abbia letto le puntate precedenti… Ma sì, sempre loro! I Conti di Ventimiglia, naturalmente, che recenti studi vorrebbero addirittura originari del luogo. Nel 954 (senza 1000 davanti) viene donato (o venduto) ai monaci di Lerino (isole di fronte a Cannes) e nel 1079 Papa Gregorio VII investe il primo Principe-Monaco facendo di Seborga un principato del Sacro Romano Impero. Secondo gli storici britannici è la prima monarchia costituzionale: gli Abati vengono eletti principi pro-tempore e governano per diritto, non per discendenza.



Si apre poi una parentesi per così dire “misteristica”: un po’ misteriosa e un po’ mistica.
Siamo al 1118 e il Principe-Monaco di allora, tale Edouard, nomina i primi nove Cavalieri di San Bernardo. L’unico Stato sovrano Cistercense che sia mai esistito: il Principato di Seborga. Nove anni dopo i nove Templari ritornano da Gerusalemme, e proprio a Seborga San Bernardo di Chiaravalle nomina il primo Grande Capo dei Cavalieri di San Bernardo, Hugues de Paynes. Sì, stiamo parlando proprio della nascita dei Templari, quelli del Codice Da Vinci, per intenderci. Quelli del Pendolo di Foucault, quelli del Graal, insomma, loro. E quindici furono Principi pro tempore del piccolo stato.



Per altri 600 anni Seborga continuerà ad essere uno stato cistercense. Intanto il re di Francia autorizza i monaci a battere moneta. Nel gennaio1729 il Principato sarebbe venduto a Vittorio Amedeo II di Savoia. Il punto cruciale sarebbe che tale transazione non risulterebbe essere mai stata né pagata, né registrata. Parrebbe mai avvenuta, in sostanza. E ancora 23 anni dopo il genovese Panfilo Vinzoni disegna una piantina da cui si evince chiaramente l’esistenza del Principato, stretto tra la Repubblica di Genova a sud, e il Regno di Savoia, a nord.

Una piccola digressione: per me che abito nelle vicinanze di questi luoghi, fa un certo effetto vedere cartine vecchie di centinaia di anni, coi nomi dei paesi nelle cui strade cammino adesso, appena appena diversi: Bordigera, per Bordighera, Ospitaletto, per Ospedaletti, Dolcaque, per Dolceacqua, e così via. Si tende a volte a dimenticare che le nostre radici sono radici vere, e si estendono indietro nel tempo per molto, molto tempo. Vedere le mura vecchie a volte non basta, bisogna vedere i nomi che cambiano nei secoli e nei millenni, per capire l’evoluzione dei territori… Fine della digressione.

Successivamente, il Principato di Seborga non viene più nominato nei vari trattati internazionali, nemmeno come facente parte del territorio di altri stati: in estrema sintesi viene semplicemente dimenticato. Dal che si evince che non è stato annesso alla Repubblica italiana, e che quindi ha conservato la sua indipendenza. Questo, almeno, sostengono i seborghini. E potrebbero anche avere ragione, per questi ed altri motivi, troppo lunghi a spiegarsi qui, per cui rimando gli interessati a questo esauriente link
http://www.masterweb.it/seborga/ital-4.htm

L’attuale principe eletto, Giorgio I, al secolo Giorgio Carbone, è in carica da una quarantina d’anni. Nel 1995 è stata votata la Costituzione del principato, che ha suoi propri ministri e ha ricominciato a battere moneta da una decina d’anni, appellandosi al diritto mai abrogato concesso centinaia d’anni prima. Il Luigino, la moneta a corso legale del piccolo stato, è accettato in tutta Seborga e vale 6 dollari americani. esiste addirittura una banca: la Cassa dei Cavalieri di San Bernardo.

Insomma, probabilmente non riuscirà a nulla, ma da decenni SAS Giorgio I si sta battendo perché venga riconosciuto il diritto all’indipendenza del suo piccolo stato. Storici e studiosi di diritto internazionale sono con lui, ma si sa, che questo non vuol dire. Eppure, sarebbe
bello che questo piccolo David riuscisse nella sua impresa.








Modificato da paranoimia 25/07/2005 1.13
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27/10/2005 14:05

Mi è giunta voce che proprio a Triora, in occasione del prossimo 31 ottobre, si farà una gran festa a tema "streghesco".
Chi dovesse passare nei dintorni è avvisato!


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