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BALLA COI LUPI - romanzo completo

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    00 15/11/2007 06:43
    (segue)

    La sua prima incombenza, il mattino seguente, fu di fare visita a Coscia-di-pietra. Si
    recò alla tenda del guerriero di buon mattino e venne immediatamente invitato a sedersi
    e a fare colazione con loro.
    Quando ebbero terminato di mangiare i due uomini uscirono a parlare, intanto che Coscia-
    di-pietra lavorava a dei rami di salice per preparare una nuova scorta di frecce. A
    eccezione dei suoi dialoghi con Mano Alzata, fu la conversazione più complessa che avesse
    avuto con chiunque.
    A Coscia-di-pietra fece una notevole impressione il fatto che questo Danza-con-i-lupi,
    che era fra loro da così poco tempo, stesse già parlando in comanci. E che parlasse
    bene.
    L'anziano guerriero intuì anche che Danza-con-i-lupi voleva qualcosa e quando la conversazione
    improvvisamente si spostò su Mano Alzata, capì che doveva trattarsi di quello.
    Danza-con-i-lupi cercò di dare alla sua voce il tono più casuale possibile, ma Coscia-di-pietra
    era una vecchia volpe e capì che la domanda era importante per il suo visitatore.
    << Mano Alzata è sposata? >>
    << Sì >>, rispose Coscia-di-pietra.
    La rivelazione colpì Danza-con-i-lupi come la peggiore delle notizie. Tacque.
    << Dov'è suo marito? >> chiese infine. << Non mi è capitato di vederlo >>
    << E' morto. >>
    Era una possibilità che non aveva mai considerato.
    << Quando è morto? >>
    Coscia-di-pietra sollevò lo sguardo dal lavoro che stava facendo.
    << Non sta bene parlare dei morti >>, disse. << Ma tu sei nuovo, quindi te lo dirò. Era
    all'incirca il tempo della luna dei ciliegi, in primavera. Il giorno in cui la trovasti e la
    riportasti al villaggio, lei stava manifestando il suo dolore per la morte del marito. >>
    Danza-con-i-lupi non fece altre domande, ma Coscia-di-pietra aggiunse spontaneamente
    qualche altro particolare. Accennò al rango piuttosto elevato del defunto marito all'interno
    della tribù e al fatto che non vi erano figli dal suo matrimonio con Mano Alzata.
    Danza-con-i-lupi aveva bisogno di assimilare ciò che aveva sentito. Ringraziò il suo
    informatore e si allontanò.

    Danza-con-i-lupi fece la sola cosa sulla quale potesse fare affidamento per schiarirsi la
    mente. Trovò Cisco in mezzo al branco dei pony e si avviò con lui fuori del villaggio.
    Sapeva che Mano Alzata lo stava aspettando nella tenda di Uccello Saltellante, ma
    quanto gli aveva detto Coscia-di-pietra continuava a vorticargli nella mente e non se la
    sentiva di vederla ora.
    Cavalcò lungo il fiume e dopo un miglio o due decise di spingersi fino a Fort Sedgewick.
    Non era stato al forte da circa due settimane e adesso sentiva l'impulso di andarci
    come se, in qualche strano modo, il luogo avrebbe potuto dirgli qualcosa.
    Anche a distanza vide che i temporali di fine estate avevano dato il colpo di grazia al
    riparo a tenda. Era stato quasi completamente strappato dai sostegni. Anche la tela
    era stracciata. Ciò che ne restava sventolava come la vela maestra a brandelli di una
    nave fantasma.
    Due Calzini aspettava vicino al promontorio. Gettò al vecchio lupo il pezzo di carne
    essiccata che si era portato per mangiucchiare qualcosa: non aveva fame.
    I topi fuggirono da tutte le parti quando sbirciò nel deposito dei rifornimenti ormai
    imputridito. Avevano distrutto l'unica cosa che vi avesse lasciato, un sacco di tela
    ruvida pieno di gallette ammuffite.
    Nella baracca di terra che era stata la sua abitazione si sdraiò per qualche minuto
    sul piccolo giaciglio e rimase a fissare le pareti che si stavano sgretolando.
    Tolse l'orologio da tasca di suo padre dal piolo con l'intenzione di portarlo con sé.
    Ma lo osservò per alcuni secondi e lo rimise dov'era prima.
    Suo padre era morto da sei anni. O sette? Sua madre era morta molto tempo
    prima di lui. Riusciva a ricordare i particolari della sua vita con loro, ma loro... loro
    sembrava che se ne fossero andati da cent'anni.
    Notò il diario appoggiato su uno degli sgabelli da campo e lo raccolse. Sfogliarne
    le pagine gli dava una strana sensazione. Anche loro sembravano vecchie e lontane
    nel tempo, come qualcosa che appartenesse a una vita passata.
    Ciò che aveva scritto talora lo faceva ridere ma, tutto sommato, era commosso. La
    sua vita era stata rifatta, e scritte lì dentro vi erano le annotazioni di questa testimonianza.
    Adesso, era soltanto una curiosità e non aveva alcuna attinenza con il suo futuro. Ma
    era interessante ritornare indietro a vedere quanta strada avesse percorso.
    Alla fine del diario vi erano alcune pagine in bianco e gli venne l'idea bizzarra che ci
    volesse una nota di chiusura, qualcosa di arguto e magari misterioso.
    Ma quando sollevò lo sguardo per pensare, contro il vuoto della parete di terra non vide
    altro che lei. Vide i polpacci ben torniti apparire da sotto l'orlo del suo abito di pelle
    di daino. Vide le lunghe, bellissime mani che si protendevano dalle maniche. Vide il
    morbido rigonfio dei seni sotto il corpetto. Vide gli zigomi alti, le folte sopracciglia
    espressive, e gli occhi immutabili e la massa di capelli arruffati color rosso ciliegia.
    Pensò ai suoi improvvisi accessi di collera e alla luce che le circondava il volto, là
    nella pergola. Pensò alla sua modestia, alla sua dignità e al suo dolore.
    E tutto ciò che vedeva, tutto ciò a cui pensava, lui l'adorava.
    Quando il suo sguardo si posò nuovamente sulla pagina in bianco del diario che teneva
    aperto in grembo, seppe che cosa scrivere: estate avanzata, 1863: amo Mano Alzata.
    Danza-con-i-lupi. Era felice di vederlo prendere vita con delle parole.
    Chiuse il diario e lo appoggiò con cura al centro del letto, pensando volubilmente che
    lasciava ai posteri di scervellarsi sull'enigma.
    Quando uscì all'esterno, fu sollevato di vedere che Due Calzini era scomparso. Sapendo
    che non lo avrebbe più rivisto, disse una preghiera per il suo vecchio nonno lupo,
    augurandogli una buona vita per tutti gli anni a venire.
    Poi saltò in groppa a Cisco, gridò un addio in comanci e partì al galoppo.
    Quando gettò uno sguardo all'indietro verso Fort Sedgewick, vide soltanto la vasta,
    ondulata distesa della prateria.



    (continua)

    _________Aurora Ageno___________
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    00 16/11/2007 06:53
    (segue)


    Mano Alzata aveva aspettato per circa un'ora, prima che una delle mogli di Uccello
    Saltellante chiedesse: << Dov'è Danza-con-i-lupi? >>
    L'attesa era stata molto difficile. Durante ciascuno di quei minuti la sua mente non aveva
    smesso di pensare a lui. Quando le venne posta la domanda, cercò di formulare la sua
    risposta con un tono che nascondesse ciò che provava.
    << Oh, sì... Danza-con-i-lupi. No, non so dove sia. >>
    Uscì quindi per chiedere alla gente lì intorno. Qualcuno lo aveva visto andarsene a
    cavallo dal villaggio di buon mattino verso sud, e lei dedusse che era diretto al forte
    dell'uomo bianco.
    Non voleva sapere perché se ne fosse andato, così si dedicò con impegno a finire
    le bisacce alle quali stava lavorando, cercando di estraniarsi da quanto la circondava
    in modo da concentrare la propria mente soltanto su di lui.
    Ma non bastava.
    Voleva essere sola con lui, anche se questo avveniva solo nei suoi pensieri, e dopo
    il pasto di metà giornata si avviò lungo il sentiero che portava al fiume.
    Solitamente, dopo il pasto, vi era sempre un momento di quiete, e fu lieta di vedere
    che presso l'argine del fiume non c'era nessuno. Si tolse i mocassini, camminò sopra
    un grosso tronco che si protendeva come un pontile e vi si sedette a cavalcioni,
    immergendo i piedi nelle fresche pozze d'acqua.
    L'aria era quasi immobile, c'era soltanto una brezza leggera ma sufficiente per attenuare
    la calura della giornata. Poggiò le mani sulle cosce, rilassò i muscoli delle spalle e
    guardò con gli occhi semichiusi l'acqua del fiume che scorreva lentamente.
    Se lui fosse venuto da lei ora. Se l'avesse guardata con quei suoi occhi pieni di forza
    e avesse riso in quel modo buffo, se le avesse detto: << Andiamo >>. Lei sarebbe
    andata subito; dove, non importava.
    Improvvisamente ricordò il loro primo incontro, in modo chiaro come se fosse stato
    il giorno prima. Lui che la riportava, semisvenuta e sanguinante, al villaggio. Ricordò
    il senso di sicurezza che aveva provato, il braccio di lui attorno a lei, la sua faccia premuta
    contro la stoffa dall'odore strano della sua giubba.
    Ora comprendeva che cosa significasse. Capì che ciò che sentiva ora era quello che aveva
    sentito allora. Allora, non si era trattato che di un seme, sepolto e nascosto, e non aveva
    capito quale fosse il suo significato. Ma il Grande Spirito lo sapeva. Il Grande Spirito
    aveva fatto crescere il seme. Il Grande Spirito, in tutto il suo grande mistero, aveva stimolato
    il seme a venire alla luce a ogni passo del suo cammino.
    Quella sensazione che provava, quella sensazione di sicurezza. Ora capiva che non si
    trattava della sicurezza che si prova di fronte a un nemico, o a un violento temporale,
    o a un pericolo. Non era per nulla una cosa fisica. Era una sicurezza che aveva sentito
    nel cuore. Era sempre stata là, fin dall'inizio.
    Di tutte le cose di questa vita, era accaduta la più straordinaria, pensò. Il Grande Spirito
    ci ha uniti.
    La sua mente turbinava per la meraviglia di come tutto fosse potuto avvenire, quando udì
    un leggero sciacquio a breve distanza da lei.
    Lui era accovacciato su un piccolo spiazzo sabbioso e si spruzzava l'acqua sul viso con
    gesti lenti, senza fretta. La guardò e, senza preoccuparsi dell'acqua che gli gocciolava
    lungo la faccia, le sorrise come un bambino.
    << Salve >>, disse. << Sono stato al forte. >>
    Lo disse come se fossero stati insieme da una vita intera. Lei rispose nello stesso modo.
    << Lo so. >>
    << Possiamo parlare un po'? >>
    << Sì >>, disse lei. << E' ciò che stavo aspettando di fare. >>
    Da lontano giunsero delle voci, nei pressi della sommità del sentiero.
    << Dove possiamo andare? >> chiese lui.
    << Conosco un posto. >>
    Mano Alzata si alzò dal tronco su cui era seduta e, con Danza-con-i-lupi a un passo o due
    dietro di lei, si diresse verso il vecchio sentiero laterale che aveva imboccato il giorno
    in cui Uccello Saltellante le aveva chiesto di ricordare la lingua dei bianchi.
    Camminarono in silenzio, circondati dal rumore attutito dei loro passi, dal fruscio dei rami
    dei salici e dal canto degli uccelli che nidificavano numerosi lungo le sponde del fiume.
    Dentro di sé, sentivano i loro cuori battere con violenza per il presentimento di ciò che
    stava per accadere e l'ansia di dove e quando questo si sarebbe verificato.
    La radura isolata e riparata dove lei aveva ricordato il passato si aprì infine davanti
    a loro. Sempre in silenzio, si sedettero a gambe incrociate davanti al grosso pioppo
    che fronteggiava il fiume.
    Non riuscirono a parlare. Sembrava che ogni altro rumore fosse cessato. Tutto era
    silenzioso.
    Mano Alzata chinò il capo e vide che la cucitura dei calzoni di lui aveva uno strappo
    all'altezza della coscia, dove teneva appoggiata una mano.
    << Sono strappati >>, mormorò lei, toccando leggermente con le dita la stoffa sdrucita.
    Dopo, non riuscì a ritrarre la mano. Le sue dita rimasero appoggiate, immobili.
    Come se fossero guidati da qualche forza esterna, dolcemente le loro teste si avvicinarono.
    Le loro dita si intrecciarono e il contatto li estasiò come se stessero facendo l'amore.
    Nessuno dei due avrebbe saputo dire come avvenne, ma un momento dopo si stavano
    baciando.
    Non fu un vero bacio, solo uno sfioramento e una leggera pressione delle labbra.
    Ma suggellò l'amore fra loro.
    Restarono vicini guancia a guancia, e mentre ognuno respirava l'odore dell'altro, scivolarono
    in un sogno. Nel sogno fecero l'amore e quando, dopo l'amore, rimasero sdraiati fianco
    a fianco sotto il grosso pioppo, Danza-con-i-lupi la guardò negli occhi e vide che erano
    pieni di lacrime.
    Attese a lungo, ma lei non parlava.
    << Dimmi >>, mormorò.
    << Sono felice >>, disse lei. << Sono felice che il Grande Spirito mi abbia fatto vivere così
    a lungo. >>
    << Anch'io provo la stessa sensazione >>, disse lui, mentre gli occhi gli si inumidivano.
    Lei si strinse forte a lui e cominciò a piangere. Danza-con-i-lupi la tenne stretta a sé;
    non aveva paura della gioia che le scorreva lungo le guance.


    Fecero l'amore per tutto il pomeriggio, e quando non facevano l'amore, parlavano a
    lungo. Quando le ombre cominciarono infine a calare sulla radura, si drizzarono a
    sedere, consapevoli entrambi che la loro assenza sarebbe stata notata se si fossero
    fermati più a lungo.
    Stavano osservando i barbagli di luce sull'acqua quando lui disse: << Ho parlato con
    Coscia-di-pietra... So perché sei fuggita quel giorno... il giorno in cui ti ho chiesto se
    eri sposata >>.
    Lei allora si alzò in piedi e gli tese una mano. Lui la prese e lei lo aiutò a mettersi in piedi.
    << Sono stata bene con lui. Se ne è andato via da me perché tu stavi arrivando. E' ciò
    che credo ora. >>
    Lo condusse fuori della radura e si avviarono verso il villaggio, tenendosi abbracciati
    mentre camminavano. Quando udirono delle voci chiamare debolmente dall'accampamento,
    si fermarono ad ascoltare. Il sentiero principale era proprio davanti a loro.
    Con una stretta di mano i due amanti si ritrassero furtivamente in mezzo ai salici e, come
    se questo li avrebbe aiutati a superare la notte di separazione che stava per arrivare,
    si unirono nuovamente in un amplesso rapido come un affrettato bacio d'addio.
    A pochi passi dal sentiero che conduceva al villaggio, si fermarono nuovamente e mentre
    si abbracciavano, lei gli mormorò nell'orecchio: << Sono in lutto e la mia gente non
    approverebbe, se sapesse del nostro amore. Dobbiamo custodirlo attentamente fino
    a quando verrà il momento in cui tutti potranno vederlo >>.
    Lui fece un cenno di assenso con il capo. Si abbracciarono un'ultima volta e lei si
    incamminò furtivamente attraverso il sottobosco.
    Danza-con-i-lupi attese in mezzo ai salici per una decina di minuti, poi la seguì. Mentre
    risaliva a passi strascicati la collina in direzione del villaggio, fu lieto di trovarsi da solo.
    Andò direttamente alla sua tenda e sedette sul giaciglio, guardando al di là dell'apertura
    ciò che rimaneva della luce, sognando del loro pomeriggio davanti al pioppo.
    Quando fu buio si sdraiò sulle folte pelli e si rese conto di essere esausto. Mentre si
    girava nel giaciglio, si accorse che una mano aveva ancora l'odore di lei. Sperando
    che vi sarebbe rimasto per tutto il resto della notte, scivolò nel sonno.




    (continua)

    _________Aurora Ageno___________
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    (segue)


    26



    Per Danza-con-i-lupi e Mano Alzata i giorni che seguirono furono molto felici.
    Le bocche erano perennemente sorridenti, le loro guance erano colorite e
    dovunque andassero, sembrava che i loro piedi non toccassero terra.
    In compagnia degli altri erano molto riservati, attenti a non mostrare alcun segno
    esteriore di affetto. Erano talmente immedesimati nel loro sforzo di mantenere
    il segreto che le lezioni di lingua erano più metodiche e impersonali che mai.
    Se capitava loro di trovarsi da soli nella tenda, approfittavano dell'occasione
    per tenersi per mano, facendo l'amore con le loro dita.
    Ma non andavano oltre.
    Cercavano di incontrarsi segretamente almeno una volta al giorno, solitamente
    al fiume. Non potevano farne a meno, ma ci voleva del tempo per trovare l'isolamento
    completo e Mano Alzata, in special modo, si preoccupava che venissero scoperti.
    Il matrimonio fu nei loro pensieri sin dall'inizio. Era qualcosa che volevano entrambi.
    E quanto prima tanto meglio. Ma la sua vedovanza era un grosso ostacolo. Nel modo
    di vivere dei comanci non vi era un periodo di lutto stabilito e soltanto il padre della
    donna poteva liberarla da questo stato. Se non aveva padre, questa responsabilità
    sarebbe toccata al guerriero che provvedeva direttamente a lei. Nel caso di Mano
    Alzata, per essere liberata dal lutto poteva rivolgersi soltanto a Uccello Saltellante.
    Soltanto lui avrebbe deciso quando lei non sarebbe più stata una vedova. E la cosa
    poteva richiedere parecchio tempo.
    Danza-con-i-lupi cercò di rassicurarla, dicendole che le cose si sarebbero sistemate
    e che non doveva preoccuparsi. Ma lei si preoccupava comunque. In un accesso di
    scoraggiamento lei gli suggerì di fuggire insieme. Ma lui si limitò a ridere e l'idea
    non venne più riproposta.
    Corsero dei rischi. Due volte, nei quattro giorni successivi al loro primo incontro al
    fiume, lei lasciò la tenda di Uccello Saltellante nell'oscurità prima dell'alba e scivolò
    non vista nel tepee di Danza-con-i-lupi. Restarono sdraiati insieme fino alle prime
    luci del mattino, parlando sottovoce e tenendosi stretti l'uno all'altra, con i corpi nudi
    sotto la pelle di bisonte.
    Tutto sommato, si comportarono altrettanto bene di quanto ci si potrebbe aspettare
    da due persone che si siano completamente arrese all'amore. Erano dignitosi,
    prudenti e disciplinati.
    E non imbrogliarono praticamente nessuno.
    Chiunque, all'accampamento, fosse abbastanza vcchio da sapere che aspetto avessero
    le faccende d'amore, lo poteva riconoscere sui volti di Mano Alzata e di Danza-con-i-lupi.
    La maggior parte della gente non se la sentiva di condannarli, indipendentemente
    dalle circostanze. Quei pochi che avrebbero potuto ritenere offensiva la cosa,
    tennero a freno la lingua in mancanza di prove certe. Ma, soprattutto, l'attrazione che
    vi era fra loro due non rappresentava alcuna minaccia per la tribù in generale.
    Persino i componenti più anziani e conservatori ammettevano con se stessi che
    la potenziale unione aveva un senso.
    Dopotutto, entrambi erano dei bianchi.

    La quinta notte dopo quel pomeriggio al fiume, Mano Alzata doveva nuovamente incontrarsi
    con lui. Aveva atteso che tutti, nella tenda di Uccello Saltellante, si addormentassero.
    Molto tempo dopo che i primi suoni di un leggero russare avevano riempito il tepee, stava
    ancora aspettando, per essere sicura che nessuno si accorgesse di nulla.
    Si era appena resa conto che nell'aria vi era un forte odore di pioggia quando un improvviso
    clamore di voci eccitate ruppe il silenzio. Le voci erano abbastanza forti da svegliare chiunque
    e pochi secondi dopo tutti, nella tenda, stavano balzando fuori dai loro giacigli per precipitarsi
    all'esterno.
    Era successo qualcosa. L'intero villaggio era in piedi. Si affrettò lungo il sentiero principale
    con una folla di altre persone, tutte dirette verso il grande fuoco che sembrava essere il
    centro dell'attenzione. Nel caos, cercò invano Danza-con-i-lupi, ma non lo vide fino a quando
    non riuscì a spingersi avanti, nei pressi del fuoco.
    Mentre si infilavano fra la gente per avvicinarsi l'un l'altro, lei notò degli indiani che non
    appartenevano all'accampamento in piedi accanto al fuoco. Erano una mezza dozzina.
    Sul terreno vi erano altri uomini, alcuni di loro morti, altri orrendamente feriti. Erano kiowa,
    amici di lunga data e compagni di caccia dei comanci.
    I sei uomini che erano illesi erano fuori di sé dalla paura. Si agitavano nervosamente,
    parlando a gesti con Dieci Orsi e due o tre dei suoi consiglieri. La gente era ammutolita
    e in grande aspettativa, mentre osservava i kiowa raccontare la loro storia.
    Mano Alzata e Danza-con-i-lupi erano quasi riusciti a superare lo spazio che li divideva
    quando le donne cominciarono a gridare. Un momento dopo l'assembramento si sciolse
    di colpo, mentre le donne correvano precipitosamente verso le loro tende, scontrandosi
    fra di loro in preda al panico. Attorno a Dieci Orsi i guerrieri erano in fermento e dalla
    bocca di ognuno usciva una parola sola. Stava risonando in tutto l'accampamento nello
    stesso modo in cui il rombo del tuono aveva cominciato a diffondersi attraverso il cielo
    cupo sopra di loro.
    Era una parola che Danza-con-i-lupi conosceva bene, perché l'aveva udita menzionare
    molte volte, nelle storie e nei normali discorsi.
    << Pawnee. >>
    Con Mano Alzata al suo fianco, si spinse più vicino ai guerrieri che si affollavano intorno
    a Dieci Orsi. Mentre osservavano, lei gli parlò all'orecchio, dicendogli che cosa fosse
    successo ai kiowa.
    Avevano lasciato il loro accampamento, un piccolo gruppo, meno di venti uomini, in cerca
    di bisonti a circa dieci miglia a nord dell'accampamento comanci. Erano stati assaliti
    da un grosso gruppo di guerrieri pawnee sul sentiero di guerra, almeno ottanta uomini,
    forse di più. Erano stati attaccati nel riverbero del tramonto e nessuno di loro sarebbe
    sfuggito se non fosse stato per l'oscurità e per il fatto che conoscevano perfettamente
    il territorio.
    Avevano cercato di lasciare meno tracce possibili durante la ritirata, ma con un esercito
    così numeroso era solo una questione di tempo perché i pawnee localizzassero
    l'accampamento comanci. Era possibile che si stessero già avvicinando. I kiowa pensavano
    che non restassero al massimo che alcune ore per prepararsi. Che ci sarebbe stato un
    attacco, probabilmente all'alba, era un fatto scontato.
    Dieci Orsi cominciò a impartire degli ordini che né Mano Alzata né Danza-con-i-lupi
    riuscirono a udire. Tuttavia, era chiaro dalla sua espressione che il vecchio era preoccupato.
    Dieci dei più validi guerrieri erano lontani dall'accampamento con Uccello Saltellante e
    Vento-nei-capelli. Gli uomini che rimanevano sapevano combattere, ma con ottanta pawnee
    che stavano arrivando, sarebbero stati pericolosamente inferiori di numero.
    La riunione attorno al fuoco si concluse in uno strano genere di anarchia, con i guerrieri
    minori che se ne andavano in direzioni diverse dietro all'uomo che ritenevano li avrebbe
    saputi guidare meglio.
    Danza-con-i-lupi provò una strana sensazione di inquietudine. Tutto sembrava così
    disorganizzato. Sopra di loro, i tuoni ora erano più ravvicinati e la pioggia sembrava
    inevitabile. Avrebbe aiutato a coprire l'avvicinamento dei pawnee.
    Ma adesso si trattava del suo villaggio. Si precipitò a cercare Coscia-di-pietra con un solo
    pensiero in mente.
    << Verrò con voi >>, gli disse quando lo ebbe raggiunto.
    Coscia-di-pietra lo squadrò con aria severa.
    << Questo sarà un duro combattimento >>, disse. << I pawnee non vengono mai per i cavalli.
    Vengono per ammazzare. >>
    Danza-con-i-lupi fece un cenno di assenso con il capo.
    << Prendi le tue armi e vieni alla mia tenda >>, ordinò l'anziano guerriero.
    << Vado io a prenderle >>, si offrì Mano Alzata, e tirandosi su il vestito fino alle cosce si mise
    a correre, mentre Danza-con-i-lupi seguiva Coscia-di-pietra.
    Stava cercando di calcolare quante cartucce aveva per il fucile e per la rivoltella, quando si
    ricordò di qualcosa che lo fece fermare di botto.
    << Coscia-di-pietra >>, gridò. << Coscia-di-pietra. >>
    Il guerriero si girò verso di lui.
    << Ho dei fucili >>, sbottò Danza-con-i-lupi. << Nascosti nel terreno vicino al forte dell'uomo
    bianco ci sono molti fucili. >>
    Fecero immediatamente dietrofront e tornarono indietro verso il fuoco.
    Dieci Orsi stava ancora interrogando i cacciatori kiowa.
    Alla vista di Danza-con-i-lupi i poveracci, già sconvolti per il fatto di aver quasi perso la vita,
    si ritrassero inorriditi e ci volle qualche rapida spiegazione perché si calmassero.
    La faccia di Dieci Orsi mutò di colpo quando Coscia-di-pietra gli disse che c'erano dei
    fucili.
    << Quali fucili? >> chiese ansiosamente Dieci Orsi.
    << I fucili del soldato bianco >>, rispose Danza-con-i-lupi.
    Per Dieci Orsi si trattava di una decisione difficile. Anche se Danza-con-i-lupi incontrava
    la sua approvazione, c'era qualcosa nel suo vecchio sangue comanci che lo induceva a
    non fidarsi completamente dell'uomo bianco. I fucili erano nascosti nel terreno e ci sarebbe
    voluto del tempo per scavare e tirarli fuori. I pawnee ora potevano essere vicini e lui aveva
    bisogno di ogni uomo per difendere il villaggio. C'era da considerare il tempo che avrebbero
    impiegato per raggiungere il forte e ritornare. E la pioggia non avrebbe tardato molto ad arrivare.
    Ma si sarebbe trattato di un combattimento corpo a corpo e sapeva che i fucili avrebbero potuto
    avere un'enorme importanza. Molto probabilmente i pawnee non ne avevano molti. Mancavano
    ancora alcune ore all'alba e vi era tempo sufficiente per andare al forte e tornare.
    << I fucili sono chiusi in alcune casse di legno >>, disse Danza-con-i-lupi, interrompendo i
    suoi pensieri. << Saranno sufficienti pochi uomini e qualche portantina per riportarli qui. >>
    Il vecchio doveva correre il rischio. Disse a Coscia-di-pietra di prendere con sé Danza-con-
    i-lupi con altri due uomini e sei pony, quattro per cavalcare e due per trasportare i fucili.
    Disse loro di muoversi immediatamente.



    (continua)

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    (segue)


    Quando raggiunse la sua tenda, vi trovò Cisco già imbrigliato e in attesa. Dentro era stato
    acceso un fuoco e Mano Alzata, accovacciata lì accanto, stava mescolando qualcosa
    in una piccola ciotola.
    Le sue armi, il fucile, la grossa rivoltella della marina, la faretra piena di frecce e il coltello
    con la lunga lama erano disposti in buon ordine sul pavimento.
    Si stava allacciando il cinturone della rivoltella quando lei gli si avvicinò con la ciotola.
    << Dammi la tua faccia >>, ordinò.
    Lui restò immobile, mentre lei rimestava con dito la sostanza rossa contenuta nella ciotola.
    << Dovresti essere tu a farlo, ma non c'è tempo e non sai come si deve fare. Lo farò
    io per te. >>
    Con movimenti rapidi e sicuri, tracciò una linea orizzontale sulla fronte e due verticali
    lungo ciascuna guancia. Picchiettando con il polpastrello disegnò l'impronta di una
    zampa di lupo sopra la riga di una guancia, poi fece un passo indietro per guardare
    il suo lavoro.
    Fece un cenno di approvazione con il capo, mentre Danza-con-i-lupi si metteva in spalla
    l'arco e la faretra.
    << Sai sparare? >> le chiese.
    << Sì >>, rispose lei.
    << Allora, prendi questo. >>
    Le porse il fucile.
    Non ci furono abbracci né parole di saluto.
    Lui uscì dalla tenda, balzò in groppa a Cisco e se ne andò.

    Cavalcarono tenendosi distanti dal fiume, cercando di seguire il più possibile una linea retta
    attraverso la distesa erbosa.
    Il cielo era terrificante. Sembrava che quattro temporali stessero convergendo tutti insieme.
    I lampi balenavano tutt'intorno come un fuoco d'artiglieria.
    Dovettero fermarsi quando una delle portantine si staccò dalle corde con cui veniva trainata
    e mentre veniva nuovamente legata al cavallo, Danza-con-i-lupi fu colto da un pensiero
    raggelante. E se non fosse riuscito a trovare i fucili? Non vedeva la costola di bisonte che
    aveva lasciato per segnare il posto da parecchio tempo. Anche se fosse stata ancora là
    dove lui l'aveva conficcata nel terreno, non sarebbe stato facile trovarla. Soffrì intimamente
    a questa prospettiva.
    Quando raggiunsero il forte, la pioggia aveva cominciato a cadere a grosse gocce. Li
    condusse fino a quello che riteneva essere il posto, ma non riuscì a vedere nulla nel buio.
    Disse loro che cosa dovevano cercare e i quattro si sparpagliarono per il terreno sui loro
    pony, scrutando nell'erba alla ricerca di un lungo, bianco osso. Ora aveva cominciato a
    piovere a dirotto ed erano passati dieci minuti senza trovare traccia dell'osso. Il vento
    soffiava con violenza e ogni pochi secondi il buio era rotto dai lampi. La luce improvvisa
    con cui illuminavano il terreno veniva annullata dall'effetto accecante che produceva sugli
    uomini che stavano cercando.
    Dopo una ventina di deprimenti minuti, il morale di Danza-con-i-lupi aveva toccato il fondo.
    Stavano perlustrando nuovamente lo stesso terreno e ancora non c'era nulla.
    Poi, al disopra del rumore del vento e dei tuoni, gli parve di sentire un suono secco sotto
    uno degli zoccoli di Cisco.
    Danza-con-i-lupi chiamò gli altri e saltò giù dal cavallo. Tutti e quattro si misero carponi in
    mezzo all'erba, tastando con le mani alla cieca intorno a loro.
    Coscia-di-pietra balzò improvvisamente in piedi. Stava agitando una lunga, bianca scheggia
    della costola.
    Danza-con-i-lupi rimase nel punto in cui era stata trovata e aspettò il prossimo lampo. Quando
    il cielo si illuminò nuovamente, guardò rapidamente verso Fort Sedgewick e, usandolo come
    punto di riferimento, cominciò ad avanzare un passo dopo l'altro verso nord.
    Dopo alcuni passi, sentì del terreno molle sotto gli stivali e gridò per chiamare gli altri. Gli
    uomini accorsero per aiutarlo a scavare. La terra cedette facilmente e pochi minuti dopo
    due lunghe casse piene di fucili vennero estratte dalla loro tomba fangosa.
    Avevano cavalcato soltanto per mezz'ora quando il temporale li investì con estrema violenza.
    L'acqua veniva giù a torrenti mista a raffiche di vento. Era impossibile vedere e i quattro
    uomini che scortavano le due portantine attraverso la prateria dovettero cercare a tentoni la
    strada del ritorno.
    Ma l'importanza della missione era il loro pensiero predominante. Non si fermarono mai e
    compirono il viaggio di ritorno in un lasso di tempo sbalorditivo.
    Quando furono in vista del villaggio, il temporale stava cessando. Alcune strisce di colore
    grigio avevano cominciato ad apparire nel cielo al disopra delle nubi temporalesche e
    attraverso quella debole luce del giorno videro che il villaggio era ancora indenne. Avevano
    appena cominciato a scendere lungo l'avvallamento che conduceva all'accampamento,
    quando uno spettacolare fuoco di fila di lampi scoppiò a monte del fiume. Per due o tre
    secondi i fulmini illuminarono il paesaggio con la chiarezza della luce del giorno.
    Danza-con-i-lupi la vide, e la videro anche gli altri.
    Una lunga fila di uomini a cavallo stava attraversando il fiume a non più di mezzo miglio
    dal villaggio.
    Vi furono altri lampi e in questi sprazzi di luce videro il nemico scomparire oltre il terrapieno
    della sponda del fiume. Il piano era evidente. Sarebbero venuti da nord, sfruttando il fitto
    fogliame lungo il fiume per avanzare fino a poca distanza dal villaggio. Poi, avrebbero
    attaccato.
    Entro una ventina di minuti i pawnee avrebbero raggiunto la posizione da cui sferrare
    l'attacco.


    (continua)

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    (segue)


    In ogni cassa vi erano ventiquattro fucili. Danza-con-i-lupi li distribuì personalmente
    agli uomini radunati attorno alla tenda di Dieci Orsi, mentre il vecchio impartiva le istruzioni
    dell'ultimo minuto.
    Anche se sapeva che l'assalto principale sarebbe venuto dal fiume, era probabile che
    i pawnee adottassero la tattica diversiva di mandare una parte dei loro uomini dalla
    prateria, dando così ai veri attaccanti la possibilità di sopraffare il villaggio alle spalle.
    Incaricò due autorevoli guerrieri e un pugno di altri uomini di respingere il previsto
    attacco dalla prateria. Poi, diede a Danza-con-i-lupi un colpetto sulla spalla e i guerrieri
    rimasero ad ascoltarlo mentre parlava.
    << Se tu fossi un soldato bianco >>, disse il vecchio con tono ironico, << e avessi tutti
    questi uomini con dei fucili, che cosa faresti? >>
    Danza-con-i-lupi pensò rapidamente.
    << Mi nasconderei nel villaggio... >>
    Dalle bocche dei guerrieri che erano a portata d'orecchi uscirono delle grida di derisione.
    Dieci Orsi li zittì con un gesto della mano e con un ammonimento.
    << Danza-con-i-lupi non ha ancora finito di rispondere >>, disse severamente.
    << Mi nasconderei nel villaggio, dietro le tende. Sorveglierei soltanto il terrapieno del fiume
    e non gli eventuali attaccanti dalla prateria. Lascerei che fosse il nemico a mostrarsi per primo.
    Lascerei pensare al nemico che stiamo combattendo sull'altro lato e che sarà facile per lui
    prendere l'accampamento. Poi farei saltar fuori questi uomini da dietro le tende perché
    si lancino sui nemici con i coltelli e le ascie di pietra. Respingerei i nemici dentro il fiume
    e ne ammazzerei un tal numero che non oseranno più ritornare da queste parti. >>
    Il vecchio aveva ascoltato attentamente. Guardò i guerrieri intorno a lui e parlò a voce alta.
    << Danza-con-i-lupi e io siamo dello stesso parere. Dobbiamo ucciderne in così gran numero
    che non oseranno più venire da queste parti. Prepariamoci ad affrontarli senza far rumore. >>
    Gli uomini si sparsero furtivamente per il villaggio con i loro nuovi fucili e si appostarono
    dietro le tende che fronteggiavano il fiume.
    Prima di prendere il suo posto accanto a loro, Danza-con-i-lupi sgattaiolò nella tenda di
    Uccello Saltellante. I bambini erano stati fatti nascondere sotto delle pelli di bisonte. Sedute
    in silenzio accanto a loro c'erano le donne. Le mogli di Uccello Saltellante tenevano in grembo
    delle mazze. Mano Alzata aveva il suo fucile. Non dissero nulla e nemmeno Danza-con-i-lupi
    parlò. Aveva soltanto voluto accertarsi che fossero pronte. Passò oltre la pergola e si fermò
    dietro la sua stessa tenda. Era una di quelle più vicino al fiume. Coscia-di-pietra era
    sull'altro lato. Si scambiarono un cenno di assenso e rivolsero entrambi la loro attenzione
    sul terreno aperto davanti a loro. Degradava per circa un centinaio di metri, prima di
    arrivare al terrapieno.
    La pioggia ora era meno forte, ma contribuiva comunque a nascondere la vista. Delle fitte
    nubi incombevano sopra di loro e nella semioscurità dell'alba era come se non vi fosse
    nessuna luce. Non riuscivano a vedere, ma sapevano che erano là.
    Danza-con-i-lupi guardò la fila di tepee alla sua destra e alla sua sinistra. Dietro ogni tenda
    erano assiepati guerrieri comanci, in attesa con i loro fucili. C'era anche Dieci Orsi.
    La luce adesso era più intensa. Le nubi temporalesche si stavano alzando e la pioggia se
    ne stava andando con loro. Il sole comparve all'improvviso tra le nuvole e un minuto dopo
    dal terreno si stava sollevando del vapore come una nebbia.
    Danza-con-i-lupi strizzò gli occhi per scrutare il terrapieno al di là della nebbia e vide delle
    sagome scure che si muovevano in mezzo ai salici come degli spiriti.
    Stava cominciando a provare qualcosa che non sentiva da molto tempo. Era quella cosa
    intangibile che faceva scurire i suoi occhi, che metteva in moto la macchina che non poteva
    essere fermata.
    Per quanto fossero numerosi, forti o potenti, gli uomini che avanzavano nella nebbia non
    erano nulla di cui aver paura. Erano il nemico ed erano sulla soglia della sua casa. Voleva
    combatterli. Non vedeva l'ora di combatterli.
    Dietro di lui risuonarono dei colpi di fucile. L'attacco diversivo aveva impegnato il piccolo
    gruppo di difensori sull'altro fronte.
    Mentre il rumore dello scontro andava aumentando, controllò la linea di posizione. Alcune
    teste calde cercarono di abbandonare il proprio posto per correre dove si stava svolgendo
    il combattimento, ma i guerrieri più anziani fecero un buon lavoro nel tenerli sotto controllo
    e nessuno si allontanò.
    Scrutò nuovamente la foschia che ricopriva il terrapieno. Stavano avanzando lentamente,
    alcuni a piedi, altri a cavallo. Risalivano gradualmente il pendio, dei nemici che si muovevano
    come ombre, il cranio rasato con una corta criniera nel mezzo, e che già pregustavano il
    massacro.
    Dietro agli uomini appiedati veniva la cavalleria pawnee. Danza-con-i-lupi la voleva davanti.
    Voleva che fossero gli uomini a cavallo a trovarsi sotto il fuoco dei fucili.
    Fateli venire avanti, li supplicò silenziosamente. Fateli venire avanti.
    Guardò gli uomini appostati intorno a lui, sperando che avrebbero aspettato ancora qualche
    secondo, e fu sorpreso di vedere che molti occhi erano fissati su di lui. Continuarono a
    fissarlo, come se aspettassero un segnale.
    Danza-con-i-lupi sollevò un braccio al disopra della testa.
    Un suono gutturale, vibrante, si levò dal pendio. Diventava sempre più forte, esplodendo
    nella quiete del piovoso mattino con la forza di un'onda di pressione. I pawnee avevano
    dato il segnale di attacco.
    Mentre si lanciavano alla carica, la cavalleria balzò in avanti, superando gli uomini a piedi.
    Danza-con-i-lupi lasciò cadere il braccio e saltò fuori da dietro la tenda con il fucile alzato.
    Gli altri comanci lo imitarono.
    Il fuoco dei loro fucili colpì gli uomini a cavallo a una distanza di venti metri, falciando la
    carica dei pawnee in modo altrettanto netto di un coltello affilato che incida un lembo di
    pelle. Gli uomini crollarono dai loro cavalli come dei giocattoli fatti cadere con una scrollata
    da uno scaffale, e quelli che non erano stati colpiti rimasero sbigottiti dalla forza d'urto
    di quaranta fucili.
    Mentre sparavano, i comanci contrattaccarono, riversandosi attraverso la cortina di fumo
    azzurrognolo per buttarsi sul nemico sbalordito.
    L'impeto della carica fu tale, che Danza-con-i-lupi letteralmente si catapultò contro il primo
    pawnee che gli si parò davanti. Mentre rotolavano sul terreno, conficcò la canna della pistola
    nella faccia dell'indiano e fece fuoco.
    Dopo, sparò a quegli altri pawnee che riusciva ad individuare in mezzo al parapiglia,
    uccidendone due in rapida successione.
    Qualcosa di grosso lo urtò da dietro la schiena, quasi buttandolo a terra. Era uno dei pony
    da guerra dei pawnee.
    Afferrò la briglia e gli saltò in groppa.
    I pawnee erano come delle galline assalite dai lupi e stavano già arretrando, cercando
    disperatamente di mettersi in salvo oltre il terrapieno. Danza-con-i-lupi individuò un
    guerriero alto che fuggiva e lo inseguì. Tirò il grilletto mirando alla nuca ma non vi fu alcuna
    detonazione. Con un rapido movimento delle dita capovolse la rivoltella e, tenendola per
    la canna, con il calcio colpì al cranio il guerriero in fuga. Il pawnee crollò a terra proprio
    davanti a lui e Danza-con-i-lupi sentì gli zoccoli del pony passare sopra il corpo mentre
    proseguivano la loro corsa.
    Non molto distante da lui un altro pawnee, con una striscia di stoffa di un colore rosso vivo
    che gli cingeva la testa, stava cercando di battersela. Anche lui correva verso il terrapieno.
    Danza-con-i-lupi piantò i talloni nei fianchi del pony e, quando furono all'altezza del fuggitivo,
    si buttò su di lui, afferrandolo con una presa di testa mentre scivolava giù dal dorso del pony.
    Lo slancio li fece barcollare per un tratto di terreno scoperto finché urtarono violentemente
    contro un grosso albero. Danza-con-i-lupi afferrò la testa dell'uomo fra le mani. Stava
    fracassandogli il cranio contro il tronco quando si accorse dagli occhi del guerriero che
    questo era già morto. Un ramo basso spezzato lo aveva infilzato come un pezzo di carne.
    Fece un passo indietro per sottrarsi a quella vista e il corpo del guerriero scivolò in avanti,
    con le braccia che penzolavano pietosamente sbattendo contro i fianchi di Danza-con-i-lupi
    come se volesse abbracciare il suo uccisore. Danza-con-i-lupi arretrò e il corpo si staccò
    dall'albero cadendo pesantemente a faccia in giù sul terreno.
    Nello stesso istante, si accorse che le grida erano cessate.
    Il combattimento era finito. Sentendosi improvvisamente debole, si avviò barcollando lungo
    il bordo del terrapieno, raggiunse il sentiero principale e scese giù al fiume, scansando
    i corpi dei pawnee disseminati per il terreno mentre camminava.
    Una dozzina di comanci a cavallo, con Coscia-di-pietra in testa fra questi, stavano inseguendo
    quanto rimaneva della forza di attacco dei pawnee sulla sponda opposta.
    Danza-con-i-lupi rimase ad osservare fino a quando gli uomini impegnati nella scaramuccia
    scomparvero alla vista. Poi si voltò e si avviò lentamente verso il pendio. Mentre risaliva,
    gli giunsero delle urla. Quando ebbe raggiunta la cima, la vista del campo di battaglia gli
    si parò davanti agli occhi.
    Sembrava un luogo per il picnic abbandonato in fretta e furia. I rifiuti erano sparsi dappertutto.
    Il terreno era costellato dei cadaveri dei pawnee e i guerrieri comanci si aggiravano eccitati
    intorno a loro.
    << Questo l'ho ucciso io >>, gridava qualcuno.
    << Questo respira ancora >>, urlava un altro, e subito chiunque si trovasse lì vicino accorreva
    per aiutarlo a finirlo.
    Le donne e i bambini erano usciti dalle tende e stavano accorrendo disordinatamente sul
    campo di battaglia. Alcuni cadaveri venivano mutilati.
    Danza-con-i-lupi restò impalato, troppo esausto per ridiscendere il pendio e troppo nauseato
    per fare un passo in avanti.
    Uno dei guerrieri lo vide e lanciò un grido.
    << Danza-con-i-lupi! >>
    Prima che se ne rendesse conto, i guerrieri comanci erano tutti intorno a lui. Come delle
    formiche che facciano rotolare un sassolino in salita, lo sospinsero verso il campo di
    battaglia, cantando il suo nome.
    Sbalordito, si lasciò trascinare, incapace di capire perché fossero così felici. Erano pieni
    di gioia per la morte e la distruzione che giacevano ai loro piedi e Danza-con-i-lupi non
    riusciva a capirlo.
    Ma mentre era lì fra loro e li sentiva gridare il suo nome, cominciò a comprendere. Non si
    era mai trovato in quel genere di combattimento, ma gradatamente cominciò a vedere
    la vittoria in un modo nuovo.
    Quegli uomini non erano stati uccisi in nome di qualche oscuro fine politico. Non si trattava
    di una battaglia per conquistare dei territori o delle ricchezze o per dare agli uomini la
    libertà. Quella battaglia non aveva alcuna presunzione.
    Era stata intrapresa per difendere le proprie case che si trovavano a pochi metri da lì.
    E per proteggere le mogli, i bambini e i propri cari rannicchiati all'interno. Era stata
    combattuta per conservare le scorte di cibo che avrebbero consentito loro di superare
    l'inverno, quelle riserve di cibo che ognuno di loro aveva dovuto faticare a mettere
    assieme.
    Per ogni membro della tribù, era una grande vittoria personale.
    Improvvisamente si sentì fiero di sentir gridare il suo nome e quando i suoi occhi misero
    di nuovo a fuoco le immagini, abbassò lo sguardo e riconobbe uno degli uomini che aveva
    ucciso.
    << L'ho ucciso io >>, urlò.
    Qualcuno gli gridò nell'orecchio.
    << Sì, ti ho visto quando gli hai sparato. >>
    Ben presto, Danza-con-i-lupi marciava con loro attraverso il campo di battaglia, gridando
    a voce alta il nome dei compagni comanci a mano a mano che li riconosceva.
    La luce del sole si diffuse per il villaggio e gli uomini che avevano combattuto iniziarono
    una spontanea danza della vittoria, esortandosi a vicenda con delle manate sulle spalle
    e delle grida di trionfo mentre saltellavano attraverso il campo cosparso dei cadaveri dei
    pawnee.

    Due dei nemici erano stati uccisi dal gruppo che difendeva il fronte del villaggio. Sul terreno
    dello scontro principale vi erano ventisette morti. Altri quattro vennero trovati in prossimità
    del terrapieno e il gruppo di inseguitori guidati da Coscia-di-pietra riuscì a ucciderne tre.
    Nessuno sapeva quanti pawnee fossero fuggiti dopo essere stati feriti.
    Sette comanci erano rimasti feriti, solo due gravemente, ma il vero miracolo consisteva
    nel numero dei morti. I comanci non avevano perso neanche un guerriero. Persino i
    vecchi non riuscivano a ricordare che si fosse mai verificata una vittoria così schiacciante.
    Per due giorni il villaggio festeggiò il suo trionfo. A tutti gli uomini vennero tributati onori
    a profusione, ma un guerriero spiccava fra tutti. Era Danza-con-i-lupi.
    Durante tutti i mesi che aveva passato nelle pianure, la visione primitiva che avevano
    avuto di lui era mutata molte volte. E ora il cerchio si era chiuso. Ora lo vedevano in un
    modo che era molto vicino alla loro idea originaria. Nessuno si fece avanti per proclamarlo
    un dio, ma nel modo di vivere di quella gente era la migliore alternativa subito dopo
    questo.
    A qualsiasi ora del giorno era possibile vedere dei giovani guerrieri che ciondolavano
    attorno alla sua tenda. Le ragazze da marito civettavano apertamente con lui. Il suo nome
    era in cima ai pensieri di tutti. Nessuna conversazione, qualunque fosse l'argomento, seguiva
    il proprio corso senza qualche accenno a Danza-con-i-lupi.
    Il massimo encomio venne da Dieci Orsi. Con un atto che non aveva precedenti, fece dono
    all'eroe di una delle sue pipe.
    A Danza-con-i-lupi piacevano tutte queste attenzioni, ma non faceva nulla per incoraggiarle.
    L'immediata e duratura notorietà sconvolgeva il normale andamento delle sue giornate.
    Sembrava che ci fosse sempre qualcuno fra i piedi. La cosa peggiore era che tutto questo
    gli lasciava poco tempo per stare con Mano Alzata.
    Fra tutta la gente dell'accampamento, Danza-con-i-lupi fu forse il più sollevato nel veder
    ritornare Uccello Saltellante e Vento-nei-capelli.
    Dopo aver seguito una pista per qualche settimana, non avevano ancora impegnato il nemico
    quando delle improvvise tormente di neve, non normali per la stagione, li avevano sorpresi
    sulle colline ai piedi di una catena montuosa.
    Interpretandolo come un segno di un inverno precoce e particolarmente avverso, Uccello
    Saltellante aveva annullato la spedizione e si erano affrettati a ritornare per fare i preparativi
    per il grande esodo verso sud.




    (continua)


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    (segue)

    27



    Se il gruppo di Uccello Saltellante nutriva qualche apprensione riguardo al fatto che
    ritornassero a mani vuote, queste vennero spazzate via dall'incredibile notizia della
    disfatta inflitta ai pawnee.
    Un effetto collaterale immediato del loro ritorno fu che questo smorzò il fervore della
    notorietà di cui Danza-con-i-lupi era stato circondato. Continuò a essere tenuto in grande
    considerazione e rispetto, ma a causa dell'alto rango e del loro tradizionale prestigio,
    gran parte dell'attenzione venne dirottata su Uccello Saltellante e Vento-nei-capelli e
    venne più o meno ristabilita la vecchia routine.
    Anche se non lo manifestò pubblicamente, Uccello Saltellante rimase sbalordito dei
    progressi di Danza-con-i-lupi. Il suo coraggio e la sua abilità nel respingere l'attacco
    dei pawnee non potevano essere ignorati, ma erano i suoi progressi come comanci,
    soprattutto la sua padronanza del linguaggio, a meravigliare lo stregone.
    Aveva cercato di imparare qualcosa della razza bianca ed era difficile, persino per un
    uomo della sua esperienza, accettare il fatto che questo solitario soldato bianco, che
    fino ad alcuni mesi prima non aveva mai visto un indiano, adesso fosse un comanci.
    Ancora più difficile da credere era che avesse guidato dei guerrieri comanci.
    Ma le prove erano lì davanti agli occhi di tutti: nei giovani guerrieri che lo ricercavano
    e nel modo in cui la gente ne parlava.
    Uccello Saltellante non riusciva a capire perché tutto questo fosse successo. Alla fine,
    arrivò alla conclusione che non si trattasse che di un'altra manifestazione del mistero
    che circondava il Grande Spirito.
    Fu una fortuna che fosse riuscito ad accettare questi rapidi sviluppi, perché questo
    contribuì ad aprire la strada a un'altra sorpresa. Sua moglie gliene parlò quando
    andarono a dormire, la prima notte del suo ritorno.
    << Ne sei sicura? >> le chiese, decisamente sconcertato. << Mi risulta difficile crederlo. >>
    << Quando li vedrai insieme, te ne renderai conto tu stesso >>, mormorò lei in tono
    confidenziale. << Chiunque lo può notare. >>
    << Credi che sia una buona cosa? >>
    Sua moglie rispose alla domanda con una risatina.
    << E non è sempre una buona cosa? >> lo stuzzicò lei, stringendosi un po' più vicino a lui.

    Il mattino dopo, come prima cosa, Uccello Saltellante si presentò all'entrata della tenda
    di Danza-con-i-lupi, con una faccia talmente rannuvolata che questo ne fu preso alla
    sprovvista.
    Si scambiarono dei saluti e si misero a sedere.
    Danza-con-i-lupi aveva appena cominciato a riempire la sua nuova pipa quando Uccello
    Saltellante, con un'insolita manifestazione di scortesia, lo interruppe.
    << Parli molto bene >>, disse.
    Danza-con-i-lupi smise di armeggiare con il fornello della pipa.
    << Grazie >>, rispose. << Mi piace parlare il comanci. >>
    << Allora, dimmi... che cos'è questa faccenda fra te e Mano Alzata? >>
    Danza-con-i-lupi per poco non lasciò cadere la pipa. Balbettò qualche suono incomprensibile,
    prima di riuscire infine a tirar fuori qualcosa di coerente.
    << Che cosa vuoi dire? >>
    Il volto di Uccello Saltellante avvampò irosamente mentre ripeteva la sua domanda.
    << C'è qualcosa fra te e lei? >>
    A Danza-con-i-lupi quel tono non piacque. Formulò la sua risposta come una sfida.
    << Io l'amo. >>
    << Vuoi sposarla? >>
    << Sì. >>
    Uccello Saltellante rifletté. Sarebbe stato contrario a un amore fine a se stesso, ma se
    questo rientrava nella prospettiva del matrimonio, non vi trovava niente da ridire.
    Si alzò in piedi.
    << Aspetta qui nella tenda >>, disse con tono fermo. Prima che Danza-con-i-lupi potesse
    replicare, se ne andò.

    Uccello Saltellante si recò nella tenda di Vento-nei-capelli e a quella di Coscia-di-pietra,
    fermandosi presso ognuna non più di cinque minuti.
    Mentre si incamminava verso la propria tenda, si trovò a scuotere nuovamente la testa.
    In qualche modo, se l'era aspettato. Ma lo rendeva comunque perplesso.
    Ah, il grande mistero, sospirò fra sé. Cerco sempre di vederlo arrivare, ma non ci riesco
    mai.
    Mano Alzata era seduta nella tenda, quando lui entrò.
    << Mano Alzata >>, sbottò lui, richiamando la sua attenzione. << Tu non sei più una vedova. >>
    Subito dopo infilò l'uscita della tenda e si incamminò in direzione del branco dei cavalli per
    prendere il suo pony preferito. Aveva bisogno di fare una lunga, solitaria cavalcata.

    Danza-con-i-lupi non era rimasto ad aspettare per molto tempo, quando Vento-nei-capelli
    e Coscia-di-pietra apparvero all'entrata della sua tenda. Li vide infilare la testa e sbirciare
    all'interno.
    << Che cosa stai facendo qui dentro? >> chiese Vento-nei-capelli.
    << Uccello Saltellante mi ha detto di aspettare. >>
    << Potresti trovarti ad aspettare per un po' >>, sogghignò lui. << Uccello Saltellante se ne
    è andato con il suo pony verso la prateria pochi minuti fa. Sembrava non avesse nessuna
    fretta. >>
    Danza-con-i-lupi non sapeva che cosa dire o fare. Notò un sorriso furbo sul volto di Coscia-
    di-pietra.
    << Possiamo entrare? >> chiese maliziosamente il robusto guerriero.
    << Certamente... vi prego, sedetevi. >>
    I due visitatori si accoccolarono di fronte a Danza-con-i-lupi. Avevano un'aria compiaciuta
    come degli scolaretti.
    << Sto aspettando Uccello Saltellante >>, disse lui laconicamente. << Che cosa volete? >>
    Vento-nei-capelli si chinò leggermente in avanti. Stava ancora sorridendo con aria sorniona.
    << Si dice che tu voglia sposarti. >>
    Il volto di Danza-con-i-lupi cominciò a cambiare colore. Nello spazio di pochi secondi passò
    da una sfumatura leggermente rosata al rosso più intenso.
    I suoi ospiti scoppiarono entrambi in una sonora risata.
    << Con chi? >> balbettò lui con voce rauca.
    I due guerrieri si scambiarono un'occhiata dubbiosa.
    << Con Mano Alzata >>, disse Vento-nei capelli. << E' ciò che abbiamo sentito dire. Non è di lei
    che si tratta? >>
    << Lei è in lutto >>, disse lui con tono lamentoso. << Lei è una... >>
    << Non più >>, lo interruppe Coscia-di-pietra. << Uccello Saltellante l'ha liberata oggi dal suo
    lutto. >>
    Danza-con-i-lupi inghiottì per schiarirsi la voce.
    << Davvero? >>
    I due uomini annuirono, questa volta con aria seria, e Danza-con-i-lupi si rese conto che ora
    gli si prospettava un'iniziativa legittima per arrivare al matrimonio. Il suo matrimonio.
    << Che cosa devo fare? >>
    I suoi visitatori diedero una rapida occhiata alla tenda semivuota con un'espressione tetra.
    Terminarono la loro breve ispezione scuotendo tristemente la testa.
    << Sei piuttosto povero, amico mio >>, disse Vento-nei-capelli. << Non so se potrai sposarti.
    Devi dare qualcosa in cambio della sposa e non vedo gran che qui dentro. >>
    Anche Danza-con-i-lupi si guardò intorno e a ogni secondo che passava la sua espressione
    diventava più triste.
    << No, non possiedo molto >>, ammise.
    Vi fu un momento di silenzio.
    << Potete aiutarmi? >> chiese.
    I due uomini fecero la loro brava messinscena. Coscia-di-pietra storse la bocca in maniera vaga
    e non impegnativa. Vento-nei-capelli chinò la testa e si grattò un sopracciglio.
    Dopo quello che per Danza-con-i-lupi fu un lungo, angoscioso silenzio, Coscia-di-pietra tirò
    un profondo sospiro e lo guardò dritto negli occhi.
    << Forse è possibile >>, disse.




    (continua)

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    (segue)


    Vento-nei-capelli e Coscia-di-pietra passarono una buona giornata. Scherzarono
    parecchio a proposito di Danza-con-i-lupi, soprattutto delle espressioni buffe che
    gli avevano visto in faccia, mentre camminavano per il villaggio prendendo accordi
    per i cavalli.
    Di norma le cerimonie nuziali erano delle occasioni tranquille, ma la particolarità
    della sposa e dello sposo, che si univano in matrimonio a così breve distanza di tempo
    dalla grande vittoria contro i pawnee, rendeva tutti traboccanti di simpatia e di aspettativa
    per l'evento.
    Erano tutti ansiosi di partecipare alla novità di fare una colletta per Danza-con-i-lupi.
    In effetti, l'intero villaggio voleva prendervi parte.
    Coloro che possedevano molti cavalli furono lieti di dare un contributo. Persino le famiglie
    più povere vollero dare degli animali ai quali non potevano permettersi di rinunciare.
    Fu un compito arduo respingere questi loro doni, ma lo fecero.
    Seguendo un piano preordinato, al crepuscolo cominciò ad arrivare gente con dei cavalli
    da tutto l'accampamento e quando spuntò la stella della sera, più di venti ottimi pony
    erano raggruppati davanti alla tenda di Danza-con-i-lupi.
    Con Coscia-di-pietra e Vento-nei-capelli che agivano da istitutori, il futuro sposo condusse
    la fila di pony fino alla tenda di Uccello Saltellante e li lasciò legati per le briglie all'esterno.
    La generosità della gente lo lusingava profondamente, ma voleva dare qualcosa di suo
    a cui tenesse in modo particolare. Slacciò il cinturone con la grossa rivoltella della marina
    e lo depositò all'entrata della tenda.
    Poi tornò alla propria tenda, congedò i suoi istitutori e trascorse una notte di attesa,
    dormendo solo per dei brevi momenti.
    All'alba uscì di soppiatto per dare un'occhiata alla tenda di Uccello Saltellante. Vento-nei-
    capelli aveva detto che se la proposta fosse stata accettata, i cavalli sarebbero spariti.
    Altrimenti, si sarebbero trovati ancora là, fuori della tenda.
    I cavalli non c'erano più.
    Impiegò l'ora successiva a rendersi presentabile. Si rasò con cura, lucidò gli stivali, pulì
    il pettorale e si passò della brillantina sui capelli.
    Aveva appena terminato questi preparativi, quando sentì la voce di Uccello Saltellante
    chiamare dall'esterno.
    << Danza-con-i-lupi. >>
    Desiderando di non essere così solo, lo sposo si chinò per oltrepassare la soglia della
    sua casa e uscì all'esterno.
    Uccello Saltellante era fuori che attendeva, splendidamente abbigliato con tutti i suoi ornamenti.
    Alle sue spalle, a pochi passi da lui, c'era Mano Alzata. L'intero villaggio si era riunito
    dietro di loro e stava osservando con solennità.
    Danza-con-i-lupi scambiò dei saluti formali con lo stregone e rimase ad ascoltare con
    attenzione mentre Uccello Saltellante si lanciava in un discorso su quelli che erano i
    doveri di un marito comanci.
    Non riusciva a staccare gli occhi dalla piccola figura della sua sposa. Mano Alzata era
    immobile, il capo leggermente chinato. Indossava lo stesso abito di pelle di daino con
    i denti di alce sul corpetto. Ai piedi aveva nuovamente gli speciali mocassini con i
    campanelli e al collo portava la collana di ossa.
    Mentre Uccello Saltellante parlava, alzò una volta lo sguardo, e quando lui vide lo splendido
    viso di lei nella sua interezza, si sentì rassicurato. Non si sarebbe mai stancato di guardarla.
    Sembrava che Uccello Saltellante non finisse mai di parlare, ma alla fine concluse il suo
    soliloquio.
    << Hai udito ciò che ho detto? >> domandò lo stregone.
    << Sì. >>
    << Bene >>, borbottò Uccello Saltellante. Si girò verso Mano Alzata e le disse di venire avanti.
    Lei si avvicinò, sempre a capo chino e Uccello Saltellante le prese una mano. La porse a
    Danza-con-i-lupi e gli disse di portare Mano Alzata nella sua tenda.
    Il matrimonio ebbe luogo nel momento in cui ne oltrepassarono la soglia. Allora gli abitanti
    del villaggio si dispersero silenziosamente e ritornarono alle proprie tende.
    Per tutto il pomeriggio la gente dell'accampamento di Dieci Orsi venne a piccoli gruppi a
    depositare dei doni davanti alla tenda degli sposi novelli, soffermandosi soltanto il tempo
    necessario per lasciare i regali. Quando arrivò il tramonto, fuori della tenda era disposta
    una notevole esposizione di doni.
    Era come un Natale dell'uomo bianco.
    Per il momento, quello splendido gesto collettivo passò inosservato alla nuova coppia.
    Il giorno delle loro nozze non videro né la gente né i loro doni. Il giorno delle loro nozze
    restarono a casa. E la pelle che fungeva da chiusura all'entrata della tenda rimase
    abbassata.





    (continua)

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    (segue)

    28




    Due giorni dopo il matrimonio, venne riunito il consiglio della tribù. Le forti piogge cadute
    di recente ed arrivate a stagione inoltrata avevano rinnovato l'erba della prateria e i membri
    del consiglio avevano deciso di rimandare l'esodo invernale per favorire il branco dei pony.
    Se fossero restati un po' più a lungo, i cavalli avrebbero potuto metter su qualche chilo in più,
    il che avrebbe potuto dimostrarsi di estrema importanza nel superare l'inverno. La tribù
    sarebbe rimasta altre due settimane all'accampamento estivo.
    Nessuno era più contento di Mano Alzata e di Danza-con-i-lupi di questo sviluppo della
    situazione. Stavano vivendo, incuranti di tutto, i primi giorni del loro matrimonio e non
    volevano che nulla venisse a turbarne il ritmo. Era già difficile lasciare il giaciglio. Smontare
    tutto e marciare per centinaia di miglia con una lunga e rumorosa colonna era, al momento,
    impensabile.
    Avevano deciso di far sì che Mano Alzata restasse incinta e la gente che passava di lì
    raramente vedeva sollevata la pelle che chiudeva l'entrata.
    Quelle volte in cui Danza-con-i-lupi emergeva dalla tenda, veniva inesorabilmente preso in
    giro dai suoi pari. Vento-nei-capelli era particolarmente spietato nel punzecchiarlo. Se
    Danza-con-i-lupi passava da lui per una fumatina di pipa, veniva invariabilmente accolto
    con qualche formula di saluto con la quale si informava sullo stato di salute della sua
    mascolinità, oppure con un'affettata manifestazione di viva sorpresa nel vederlo fuori dal
    letto. Vento-nei-capelli cercò persino di affibbiargli il nome di Ape Ostinata, un'allusione
    alla sua incessante impollinazione di un solo fiore, ma, fortunatamente per il marito novello,
    il nomignolo non gli rimase appiccicato.
    Danza-con-i-lupi non badava minimamente agli scherzi e alle allusioni. Avere la donna che
    voleva lo faceva sentire invincibile e niente poteva costituire un'offesa.
    E anche il tempo che trascorreva al di fuori della tenda lo faceva sentire appagato. Andava
    a caccia ogni giorno, quasi sempre con Vento-nei-capelli e Coscia-di pietra. I tre erano
    diventati grandi amici ed era raro vedere uno di loro lasciare l'accampamento senza gli
    altri.
    Gli incontri con Uccello Saltellante continuarono. Adesso la conversazione era scorrevole
    e gli argomenti non avevano limiti. Il desiderio di imparare di Danza-con-i-lupi superava
    di gran lunga quello di Uccello Saltellante e lo stregone dissertò ampiamente su tutto,
    dalla storia della tribù alle erbe medicamentose. Fu fortemente stimolato dal vivo interesse
    che il suo discepolo dimostrava nei confronti delle pratiche spiritiche e fu lieto di assecondare
    il suo desiderio di sapere.
    La religione comanci era semplice, in quanto basata sull'ambiente naturale degli animali
    e degli elementi che li circondavano. Le pratiche religiose, però, erano complesse. Erano
    piene di rituali e di tabù e questo argomento li tenne parecchio occupati.
    La sua nuova vita era più ricca che mai e questo traspariva dal modo in cui Danza-con-i-lupi
    si comportava. Senza atteggiamenti teatrali stava perdendo la sua ingenuità, ma senza
    rinunciare al suo fascino. Stava diventando più virile senza abbandonare la sua vivacità
    e si stava inserendo agevolmente nel suo ruolo come il dente di un ingranaggio senza
    perdere l'impronta della sua personalità.
    Uccello Saltellante, sempre intonato all'anima delle cose, era enormemente fiero del suo
    protetto e una sera, al termine di una passeggiata dopo aver cenato, appoggiò una mano
    sulla spalla di Danza-con-i-lupi e disse: << Vi sono molte piste in questa vita, ma pochi
    sono gli uomini che sono capaci di percorrere quella che conta maggiormente... persino
    degli uomini comanci. E' la pista di un vero essere umano. Io credo che tu stia su questa pista.
    E' una buona cosa per me vederlo. Fa bene al mio cuore >>.
    Danza-con-i-lupi si impresse queste parole nella memoria mentre le udiva e le serbò come
    un tesoro. Ma non lo disse a nessuno, nemmeno a Mano Alzata. Le conservò come un suo
    amuleto privato.



    (continua)

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    (segue)



    Mancavano soltanto pochi giorni al grande esodo quando, un mattino, Uccello Saltellante
    si recò alla tenda di Danza-con-i-lupi e disse che voleva fare una cavalcata fino a un luogo
    particolare. Avrebbero impiegato tutto il giorno e forse parte della notte, ma se Danza-con-
    i-lupi voleva andare con lui, sarebbe stato il benvenuto.
    Si addentrarono nella prateria, cavalcando per diverse ore verso sud-est. L'enormità dello
    spazio che avevano attraversato li faceva sentire insignificanti e nessuno dei due parlò
    molto.
    Verso mezzogiorno si diressero decisamente a sud e dopo circa un'ora si fermarono con
    i loro pony sulla cima di un lungo pendio che degradava per più di un miglio fino a raggiungere
    il fiume.
    In lontananza a Est e a Ovest, potevano distinguere il colore e la forma dell'acqua. Ma davanti
    a loro il fiume era scomparso.
    Era nascosto da un'enorme foresta.
    Danza-con-i-lupi batté gli occhi ripetutamente, come se cercasse di far sparire un miraggio.
    Da quella distanza era difficile valutare esattamente le proporzioni, ma capì che gli alberi
    erano alti. Alcuni di loro dovevano raggiungere i venti metri.
    La foresta si estendeva lungo il fiume per un buon miglio e la sua imponenza creava un
    deciso contrasto con il territorio piatto e sgombro su tutti i lati. Era come la creazione
    fantastica di qualche misterioso spirito.
    << Ma questo posto è davvero reale? >> disse lui in tono semiserio.
    Uccello Saltellante sorrise.
    << Forse no. Per noi è un luogo sacro... persino per alcuni dei nostri nemici. Si dice che sia
    da qui che la nuova selvaggina abbia origine. Gli alberi offrono rifugio a ogni animale che
    il Grande Spirito ha creato. Si dice che siano stati originati qui quando è iniziata la vita
    e che ritornino continuamente sul luogo della loro nascita. E' molto tempo che non vengo
    qui. Faremo bere i cavalli e daremo un'occhiata. >>
    A mano a mano che si avvicinavano, lo spettro dei boschi assumeva maggior forza e quando
    si inoltrarono nella foresta, Danza-con-i-lupi si sentì piccolo. Pensò al giardino dell'Eden.
    Ma mentre gli alberi si infittivano attorno a loro, entrambi percepirono che vi era qualcosa
    di strano.
    Non si udiva alcun suono.
    << C'è molto silenzio >>, osservò Danza-con-i-lupi.
    Uccello Saltellante non rispose. Stava ascoltando e scrutando con la stessa circospezione
    di un gatto.
    A mano a mano che si addentravano maggiormente, il silenzio diventò opprimente e Danza-
    con-i-lupi si rese conto con un brivido che non vi era che una cosa soltanto che potesse creare
    questo vuoto assoluto di suoni. Ne stava sentendo l'odore. Poteva sentirne il sapore sulla
    punta della lingua.
    La morte era nell'aria.
    Uccello Saltellante improvvisamente si fermò. Il sentiero si era allargato e, guardando al disopra
    della spalla del suo mentore, Danza-con-i-lupi rimase sbalordito di fronte alla bellezza di ciò
    che vide.
    Davanti a loro vi era un terreno aperto. Gli alberi erano abbastanza distanziati fra loro da
    lasciare lo spazio necessario per ospitare tutte le tende e la gente dell'accampamento di
    Dieci Orsi. Il sole creava larghi spiazzi luminosi e caldi sul terreno della foresta.
    Si figurò un fantastico luogo immaginario, popolato da una razza sacra che conduceva una
    vita serena in armonia con tutte le cose viventi.
    Non vi era nulla che la mano dell'uomo potesse costruire per uguagliare la portata e la
    bellezza di quella cattedrale all'aperto.
    La mano dell'uomo, però, poteva distruggerla. E la prova era già lì. Il luogo era stato orrendamente
    profanato.
    Degli alberi di ogni dimensione erano stati abbattuti; alcuni giacevano gli uni sopra gli altri,
    come degli stuzzicadenti rovesciati sopra una tovaglia. I rami non erano stati recisi e Danza-
    con-i-lupi non riuscì a immaginare per quale motivo gli alberi fossero stati tagliati.
    Ripresero ad avanzare e in quel mentre Danza-con-i-lupi percepì uno strano ronzio.
    Dapprima, pensando che vi fosse uno sciame di api o di vespe, scrutò i rami al disopra di
    lui, cercando di individuarne il nido.
    Ma a mano a mano che procedevano verso il centro della cattedrale, si accorse che il rumore
    non proveniva dall'alto. Saliva dal basso. E a provocarlo era il battito d'ali di migliaia di mosche
    che banchettavano.
    Dovunque volgesse lo sguardo, vedeva sul terreno delle carogne o dei pezzi smembrati di
    animali. Si trattava di animali di piccole dimensioni: tassi, moffette, scoiattoli. Per la maggior
    parte erano intatti. Alcuni erano privi della coda. Stavano marcendo nello stesso punto in cui
    qualcuno li aveva uccisi a colpi di fucile, per nessun'altra ragione apparente se non quella
    di fare del tiro al bersaglio.
    Ma l'obiettivo principale del genocidio erano i cervi che giacevano sparsi tutt'intorno a lui.
    Alcune carcasse erano intere ed erano stati asportati solo i tagli di carne migliori. La maggior
    parte erano mutilate.
    Gli occhi opachi e spenti lo fissavano dalle splendide teste tranciate rozzamente alla base
    del collo. Alcune carcasse giacevano isolate sul terreno, altre erano state ammassate a
    casaccio in mucchi di una mezza dozzina di animali.
    In un punto del terreno le teste mozzate erano state disposte muso contro muso, come se
    stessero facendo della conversazione. Doveva essere sembrata una cosa spiritosa.
    Le zampe erano ancora più grottesche. Erano state anch'esse tranciate dai corpi che una
    volta avevano retto. Lente a decomporsi, apparivano splendide e brillanti, come se fossero
    ancora in buone condizioni.
    Ma era triste: gli zoccoli delicati e le zampe aggraziate ricoperte di morbido pelo... che non
    conducevano da nessuna parte. Gli arti erano accatastati come delle pila di legna da ardere
    e, se si fosse preoccupato di contarli, il loro numero avrebbe superato il centinaio.
    I due uomini erano stanchi per la lunga cavalcata, ma nessuno di loro accennò a scendere
    da cavallo. Continuarono ad avanzare.
    In un punto infossato dell'ampia radura scoprirono quattro decrepite baracche l'una di fianco
    all'altra, quattro piaghe disgustose che imputridivano sul terreno della foresta.
    Gli uomini che avevano abbattuto tutti quegli alberi evidentemente avevano visto esaurirsi la
    loro ambizione di costruttori. Ma anche se si fossero applicati, il risultato probabilmente
    sarebbe stato lo stesso. L'insediamento che avevano cercato di mettere in piedi era squallido
    persino nella sua concezione iniziale.
    Non era certamente un posto adatto per viverci.
    Attorno alle orrende catapecchie erano sparse numerose bottiglie di whisky, lasciate cadere là
    dove erano state scolate. C'erano una moltitudine di altre cose inutili: una tazza rotta, una
    cinghia riparata per metà, il calcio frantumato di un fucile; tutti lasciati dove erano stati fatti
    cadere.
    Sul terreno fra due delle baracche scoprirono alcuni tacchini selvatici, legati insieme per le zampe
    ma per il resto intatti.
    Dietro le baracche trovarono un grosso pozzo, pieno fino all'orlo di cervi macellati privi di pelle,
    zampe e teste.
    Il ronzio delle mosche era così forte che Danza-con-i-lupi dovette gridare per farsi sentire.
    << Restiamo ad aspettare questa gente? >>
    Uccello Saltellante non voleva gridare. Affiancò il suo pony a quello di Danza-con-i-lupi.
    << Se ne sono andati da una settimana, forse più. Faremo bere i cavalli e torneremo indietro.


    Durante la prima ora del viaggio di ritorno nessuno dei due uomini proferì una parola. Uccello
    Saltellante guardava addolorato davanti a sé mentre Danza-con-i-lupi teneva lo sguardo
    fisso sul terreno, provando vergogna per la razza bianca a cui apparteneva e pensando
    intensamente al sogno che aveva fatto nell'antico canyon.
    Non ne aveva parlato con nessuno, ma ora sentiva che doveva farlo. Ora, dopotutto, non aveva
    molto l'apparenza di un sogno. Poteva essersi trattato di una visione.
    Quando si fermarono per far riposare i cavalli, disse a Uccello Saltellante del sogno che ricordava
    ancora nitidamente, senza tralasciare alcun particolare.
    Lo stregone restò ad ascoltare il lungo racconto di Danza-con-i-lupi senza interrompere. Quando
    fu terminato, fissò malinconicamente il terreno ai suoi piedi.
    << Tutti noi eravamo morti? >>
    << Chiunque fosse presente >>, disse Danza-con-i-lupi, << ma non ho visto tutti. Non ho visto te. >>
    << Dieci Orsi dovrebbe venire a sapere del sogno. >>
    Rimontarono a cavallo e galopparono veloci attraverso la prateria, raggiungendo l'accampamento
    poco dopo il tramonto.





    (continua)

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    00 20/11/2007 09:33
    (segue)



    I due uomini riferirono della profanazione della foresta sacra, un atto che poteva essere
    l'opera di un grosso gruppo di cacciatori bianchi. Gli animali uccisi nella foresta erano
    indubbiamente un elemento secondario. I cacciatori probabilmente cercavano i bisonti
    e li avrebbero decimati su una scala molto più vasta di quanto non avessero fatto laggiù.
    Dieci Orsi ascoltò, assentendo con il capo più volte, ma non fece domande.
    Allora, Danza-con-i-lupi raccontò un'altra volta il suo macabro sogno.
    Il vecchio continuò a tacere, con un'espressione più che mai imperscrutabile. Quando
    Danza-con-i-lupi terminò di parlare, non fece alcun commento. Raccolse invece la sua
    pipa e disse: << Fumiamoci sopra >>.
    Danza-con-i-lupi sapeva che Dieci Orsi stava riflettendo a fondo, ma a mano a mano che
    la pipa veniva passata e ripassata, diventò impaziente, ansioso di liberarsi di qualcosa
    che aveva dentro.
    Alla fine, disse: << Vorrei dire ancora qualcosa >>.
    Il vecchio fece un cenno di assenso con il capo.
    << Quando Uccello Saltellante ed io abbiamo iniziato a incontrarci e a parlare fra di noi >>,
    esordì Danza-con-i-lupi, << mi venne fatta una domanda alla quale non seppi rispondere:
    Uccello Saltellante mi chiedeva: 'Quanti uomini bianchi stanno arrivando?' e io rispondevo:
    'Non lo so': Questo è vero. Non so quanti di loro verranno. Ma posso dirvi questo: credo
    che ve ne saranno molti.
    << Gli uomini bianchi sono numerosi, più di quanto chiunque di noi riuscirebbe mai a contare.
    Se vogliono combatterci, lo faranno con migliaia di soldati dalle facce coperte di peli. I
    soldati avranno delle grosse armi da guerra che possono sparare dentro a un accampamento
    come il nostro e distruggerlo completamente.
    << Questo mi fa paura. Ho persino paura del mio sogno perché so che potrebbe avverarsi.
    Non sono in grado di dirvi che cosa bisogna fare. Ma vengo dalla razza dei bianchi e li
    conosco. Li conosco come non li conoscevo prima. Ho paura per tutti i comanci. >>
    Dieci Orsi aveva fatto dei cenni di assenso per tutto il tempo, ma Danza-con-i-lupi non avrebbe
    saputo dire come la stesse prendendo il vecchio.
    Traballando, il vecchio capo si alzò in piedi e mosse alcuni passi per la tenda, fermandosi
    accanto al suo giaciglio. Allungò la mano, staccò dalla parete un fagotto dalle dimensioni
    di un melone e ritornò sui propri passi accanto al fuoco.
    Si mise a sedere con un grugnito.
    << Credo che tu abbia ragione >>, disse a Danza-con-i-lupi. << E' difficile sapere che cosa
    fare. Sono un vecchio con molti inverni sulle spalle e sono anche incerto su che cosa fare
    quando si tratta degli uomini bianchi e dei loro soldati dalle facce coperte di peli. Ma lascia
    che ti mostri qualcosa. >>
    Le sue dita contorte afferrarono la stringa di cuoio che teneva legato il fagotto e in un attimo
    lo aprì. Abbassò i lembi del sacco, mostrando a poco a poco un pezzo di metallo arrugginito,
    grande press'a poco come la testa di un uomo.
    Uccello Saltellante non aveva mai visto l'oggetto prima di allora e non aveva alcuna idea di
    che cosa potesse essere.
    Nemmeno Danza-con-i-lupi lo aveva mai visto. Ma sapeva di che cosa si trattava. Aveva
    visto un disegno di qualcosa di simile in un testo di storia militare. Era l'elmetto di un
    conquistador spagnolo.
    << Queste persone furono le prime ad arrivare nella nostra terra. Vennero con i cavalli...
    allora, noi non avevamo cavalli... e ci spararono addosso con dei grossi fucili tonanti che
    non avevamo mai visto. Cercavano il metallo che luccica e noi avevamo paura di loro.
    Questo fu al tempo del nonno di mio nonno.
    << Alla fine, li scacciammo. >>
    Il vecchio aspirò a lungo e con decisione dalla sua pipa, tirandone qualche boccata.
    << Poi, cominciarono ad arrivare i messicani. Abbiamo dovuto combatterli e ci siamo
    riusciti. Hanno molta paura di noi e non si spingono fino a qui.
    << Ai miei tempi cominciarono ad arrivare gli uomini bianchi. I texani. Si sono comportati
    come tutte le altre genti che vogliono qualcosa dalla nostra terra. Prendono senza chiedere.
    Si infuriano quando ci vedono qui nella terra che ci appartiene e quando non facciamo come
    vogliono loro, cercano di ucciderci. Uccidono le donne e i bambini come se fossero dei
    guerrieri.
    << Quando ero giovane ho combattuto i texani. Ne abbiamo uccisi in gran numero e abbiamo
    rapito alcune donne e qualche bambino. Uno di questi bambini è la moglie di Danza-con-
    i-lupi.
    << Dopo un po' di tempo parlammo di pace. Ci incontrammo con i texani e facemmo dei
    trattati con loro. Questi trattati venivano sempre rotti. Non appena gli uomini bianchi volevano
    qualcos'altro da noi, le parole sulla carta non esistevano più. E' sempre stato così.
    << Mi stancai di tutto questo e molti anni fa portai la gente della nostra tribù in questo luogo,
    molto lontano dai bianchi. Da molto tempo viviamo qui in pace.
    << Ma questo è l'ultimo lembo della nostra terra. Non abbiamo nessun altro posto in cui
    andare. Quando penso che adesso gli uomini bianchi stanno venendo nella nostra terra,
    è come ho detto. E' difficile sapere che cosa fare.
    << Sono sempre stato un uomo che ama la pace, felice di essere nella mia terra e senza
    volere nulla dagli uomini bianchi. Assolutamente nulla. Ma penso che tu abbia ragione.
    Penso che continueranno ad arrivare.
    << Quando penso a questo, guardo questo fagotto, sapendo che cosa c'è dentro, e sono
    certo che combatteremo per conservare la nostra terra e tutto ciò che essa contiene. La
    nostra terra è tutto ciò che abbiamo. E' tutto ciò che vogliamo.
    << Combatteremo per conservarla.
    << Ma non credo che dovremo combattere quest'inverno e, dopo tutto ciò che mi hai detto,
    penso che sia arrivato il momento di andare.
    << Domani mattina smonteremo il villaggio e ci metteremo in cammino verso l'accampamento
    invernale. >>






    (continua)

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    (segue)



    29




    Quella sera, mentre si stava addormentando, Danza-con-i-lupi si rese conto che qualcosa,
    in fondo alla mente, aveva cominciato a tormentarlo. Quando si svegliò, la mattina dopo,
    la sensazione era ancora là e sebbene sapesse che aveva a che fare con la presenza di
    cacciatori bianchi a mezza giornata di cavallo dall'accampamento, con il suo sogno e con
    quanto aveva detto Dieci Orsi, non riusciva a capire con chiarezza di che cosa si trattasse.
    Un'ora dopo l'alba, mentre l'accampamento veniva smantellato, cominciò a pensare a
    quanto si sentisse sollevato all'idea di andarsene. L'accampamento invernale sarebbe
    stato un luogo ancora più remoto di quello. Mano Alzata pensava di essere incinta e lui
    desiderava ardentemente la protezione che un accampamento isolato e distante avrebbe
    rappresentato per la sua nuova famiglia.
    Là nessuno avrebbe potuto raggiungerli. Sarebbero stati anonimi. Lui stesso avrebbe
    cessato di esistere, tranne che agli occhi della gente che lo aveva adottato.
    Poi, la cosa lo colpì, e così duramente da fargli battere il cuore come se fosse
    improvvisamente impazzito.
    Lui esisteva.
    E stupidamente ne aveva lasciato la prova dietro di sé. L'intero resoconto del tenente
    John J. Dunbar era messo per iscritto perché chiunque potesse leggerlo. Si trovava
    sul giaciglio della baracca di terriccio, chiuso fra le pagine del suo diario.
    Dato che non aveva molto da fare, Mano Alzata era andata ad aiutare qualcuna delle
    altre famiglie. Ci sarebbe voluto un po' di tempo per trovarla in mezzo alla confusione
    del trasferimento e lui non voleva perdere tempo in spiegazioni. Ogni minuto dell'esistenza
    del diario adesso era una minaccia.
    Si mise a correre verso il branco dei pony, incapace di pensare ad altro se non a recuperare
    quella testimonianza rivelatrice.
    Lui e Cisco stavano entrando nell'accampamento, quando s'imbatté in Uccello Saltellante.
    Lo stregone si oppose a quanto Danza-con-i-lupi gli disse. Volevano essere già in cammino
    per mezzogiorno e non avrebbero potuto aspettare, se il lungo tragitto per raggiungere il
    forte dell'uomo bianco e ritornare avesse richiesto più tempo del previsto.
    Ma Danza-con-i-lupi fu irremovibile e Uccello Saltellante, con riluttanza, gli disse di andare.
    Se avesse tardato, la loro pista sarebbe stata abbastanza facile perché lui la potesse seguire
    ma lo stregone lo esortò a fare in fretta. Non gli piaceva questo genere di sorprese dell'ultimo
    minuto.


    Il piccolo cavallo dal manto bruno fulvo era felice di correre attraverso la prateria. Negli ultimi
    giorni l'aria si era fatta pungente e quel mattino si era alzato un leggero vento. A Cisco piaceva
    sentire il vento che gli soffiava sul muso e percorsero agevolmente le miglia che li separavano
    dal forte.
    Davanti a loro si profilò l'ultima, familiare altura e Danza-con-i-lupi si appiattì sul dorso del suo
    cavallo perché corresse a briglia sciolta per l'ultimo miglio.
    Superarono l'altura e si precipitarono giù per il pendio verso il vecchio avamposto.
    Danza-con-i-lupi vide ogni cosa come se un lampo prodigioso gli fosse esploso davanti agli
    occhi. Fort Sedgewick brulicava di soldati.
    Percorsero un altro centinaio di metri prima che lui riuscisse a fermare Cisco. Il cavallo si
    impennò freneticamente su se stesso, e Danza-con-i-lupi ebbe difficoltà a calmarlo. Anche
    lui stava lottando con se stesso cercando di capire la visione irreale di un accampamento
    dell'esercito pieno di attività.
    Attorno al vecchio deposito e alla baracca di terriccio era stata piantata una fila di tende di
    tela. Due cannoni Hotchkiss, montati su degli affusti, erano piazzati nelle vicinanze dei suoi
    vecchi alloggiamenti. Il recinto in rovina era stipato di cavalli. E l'intero posto pullulava di
    uomini in uniforme. Si muovevano per il forte, parlavano e lavoravano.
    A una cinquantina di metri di fronte a lui c'era un carro e sul fondo di questo, gli occhi fissi
    su di lui e la faccia sbigottita, c'erano quattro soldati semplici.
    I lineamenti dei loro volti non erano abbastanza nitidi perché potesse notare che erano dei
    ragazzi.
    I giovanissimi soldati non avevano mai visto un indiano selvaggio, ma durante le poche
    settimane di addestramento dopo che erano stati arruolati, era stato loro ripetutamente
    ricordato che presto avrebbero combattuto un nemico astuto, ingannevole e assetato
    di sangue. Ciò che ora stavano fissando era la visione del nemico.
    Furono presi dal panico.
    Danza-con-i-lupi li vide alzare i fucili proprio mentre Cisco si impennava. Non vi era niente
    che potesse fare. Presero male la mira e la salva lo mancò. Cadde a terra illeso.
    Ma una delle pallottole colpì Cisco in pieno petto, trapassandogli il cuore. Morì prima ancora
    di cadere al suolo.
    Indifferente ai soldati schiamazzanti che correvano verso di lui, Danza-con-i-lupi si strascinò
    a carponi verso il suo cavallo. Prese fra le mani la testa di Cisco e gli sollevò il muso. Ma non
    vi era segno di vita.
    L'indignazione lo sommerse. Una frase prese forma nella sua mente. Guardate che cosa
    avete fatto. Si girò verso il rumore dei passi che stavano accorrendo, pronto a gridarla.
    Proprio mentre stava voltando la faccia, il calcio di un fucile lo colpì con violenza. Tutto
    diventò buio.




    (continua)


    [Modificato da auroraageno 21/11/2007 15:44]

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    (segue)



    Sentiva odore di terra. La sua faccia era premuta contro il terreno. Udiva il suono di
    voci soffocate e alcune parole gli giunsero distintamente alle orecchie.
    << Sergente Murphy... sta rinvenendo. >>
    Danza-con-i-lupi girò la faccia sull'altro lato e fece una smorfia di dolore quando lo
    zigomo fratturato toccò la superficie dura del terreno.
    Si toccò la faccia ferita con un dito e si ritrasse nuovamente, mentre una fitta di dolore
    gli si diffondeva per tutto il lato della testa.
    Cercò di aprire entrambi gli occhi, ma vi riuscì soltanto con uno. L'altro era chiuso dal
    gonfiore. Quando riuscì a mettere a fuoco l'occhio aperto, si rese conto di dove si
    trovasse. Era nel vecchio deposito dei rifornimenti.
    Qualcuno gli diede un calcio in un fianco.
    << Ehi, tu, tirati su. >>
    La punta di uno stivale lo fece rotolare sulla schiena e Danza-con-i-lupi si sottrasse
    rapidamente a quel contatto. La parete posteriore della baracca lo bloccò.
    Rimase seduto a fissare con l'unico occhio aperto, dapprima la faccia del barbuto
    sergente che lo sovrastava, poi le facce incuriosite dei soldati bianchi raggruppati
    attorno alla porta.
    Dietro di loro, qualcuno gridò improvvisamente: << Toglietevi di lì e fate passare il
    maggiore Hatch >>, e le facce si ritrassero dal vano della porta.
    Nel deposito entrarono due ufficiali, un giovane tenente rasato di fresco e un uomo
    parecchio più anziano con delle basette grigie e un'uniforme che gli si adattava
    malamente. Aveva gli occhi piccoli e le insegne dorate sulle spalline mostravano la
    foglia d'acero del grado di maggiore.
    Entrambi gli ufficiali lo guardarono con un'espressione di ripugnanza.
    << Di chi si tratta, sergente? >> chiese il maggiore con un tono formale e circospetto.
    << Non lo sappiamo ancora, signore. >>
    << Parla inglese? >>
    << Non sappiamo neanche questo, signore... Ehi, tu, parli inglese? >>
    Danza-con-i-lupi batté la palpebra dell'occhio sano.
    << Parlare? >> chiese nuovamente il sergente, portandosi le dita alle labbra. << Parlare? >>
    Diede un leggero calcio a uno degli stivali neri del prigioniero e Danza-con-i-lupi si
    rizzò a sedere più diritto. Non era una mossa minacciosa ma mentre si raddrizzava,
    vide i due ufficiali scattare all'indietro. Avevano paura di lui.
    << Parlare? >> chiese ancora una volta il sergente.
    << Parlo inglese >>, disse stancamente Danza-con-i-lupi. << Parlare mi provoca dolore...
    uno dei vostri ragazzi mi ha rotto uno zigomo. >>
    I soldati furono sbalorditi nel sentirlo parlare così perfettamente e restarono a fissarlo
    ammutoliti.
    Danza-con-i-lupi aveva l'aspetto di un bianco e anche quello di un indiano. Era stato
    difficile distinguere quale delle due cose fosse veramente. Adesso, perlomeno, sapevano
    che era un bianco.
    Durante quei brevi attimi di silenzio altri soldati si erano di nuovo ammassati attorno
    all'entrata della baracca e Danza-con-i-lupi parlò rivolto a loro.
    << Uno di quegli stupidi idioti ha ucciso il mio cavallo. >>
    Il maggiore ignorò la sua osservazione.
    << Chi sei? >>
    << Sono il tenente John J. Dunbar, esercito degli Stati Uniti. >>
    << Perché sei vestito come un indiano? >>
    Anche se lo avesse voluto, Danza-con-i-lupi non avrebbe saputo formulare una risposta
    alla domanda. Ma non voleva farlo.
    << Sono stato assegnato a questo avamposto >>, disse. << Sono venuto qui da Fort Hays
    in aprile, ma non vi ho trovato nessuno. >>
    Il maggiore e il tenente si consultarono brevemente, bisbigliandosi qualche parola all'orecchio.
    << Sotto il giaciglio, nell'altra baracca, c'è un foglio di carta ripiegato in cui sono riportati
    i miei ordini. Sul letto c'è il mio diario. Vi dirò tutto ciò che vi serve. >>
    Per Danza-con-i-lupi era finita. Lasciò cadere il lato della faccia che non era dolorante
    sul palmo di una mano. Gli si stava spezzando il cuore. La tribù non lo avrebbe sicuramente
    aspettato. E quando fosse riuscito a togliersi da quel pasticcio, se mai vi fosse riuscito,
    sarebbe stato troppo tardi per trovarli. Cisco era là fuori, morto. Aveva voglia di piangere.
    Ma non osò. Abbassò soltanto la testa.
    Qualcuno uscì dalla stanza, ma lui non alzò gli occhi per vedere di chi si trattasse. Passarono
    alcuni secondi, poi sentì il sergente mormorare rudemente: << Sei diventato un indiano,
    vero? >>
    Danza-con-i-lupi alzò la testa. Il sergente era chino su di lui e lo guardava di traverso.
    << Vero? >>
    Danza-con-i-lupi non rispose. Lasciò di nuovo cadere la testa sul palmo della mano, rfiutandosi
    di sollevare ancora lo sguardo finché non riapparvero il tenente e il maggiore.
    Questa volta, fu il tenente a parlare.
    << Come ti chiami? >>
    << Dunbar... D-u-n-b-a-r... John, J. >>
    << Sono questi i tuoi ordini? >>
    Aveva in mano un foglio di carta ingiallito. Danza-con-i-lupi dovette socchiudere l'occhio sano
    per riuscire a distinguerlo.
    << Sì >>
    << Il nome scritto sul foglio è Rumbar >>, disse seccamente il tenente. << La data è stata
    apposta a penna, ma il resto è scritto con l'inchiostro. La firma dell'ufficiale che lo ha rilasciato
    è sbavata. Non è leggibile. Che cos'hai da dire al riguardo? >>
    Danza-con-i-lupi avvertì il sospetto nella voce del tenente. Cominciò a farsi strada in lui la
    convinzione che quella gente non gli credeva.
    << Quelli sono gli ordini che mi sono stati dati a Fort Hays >>, disse con voce piatta.
    Il tenente fece una smorfia. Non sembrava soddisfatto.
    << Leggete il diario >>, disse Danza-con-i-lupi.
    << Non c'è nessun diario >>, rispose il giovane ufficiale.
    Danza-con-i-lupi lo guardò attentamente, sicuro che stesse mentendo.
    Ma il tenente stava dicendo la verità.
    Un componente del gruppo di avanguardia che per primo aveva raggiunto Fort Sedgewick
    aveva trovato il diario. Si trattava di un soldato semplice analfabeta di nome Sheets e
    si era infilato il diario nella giubba, pensando che avrebbe potuto farne buon uso come
    carta igienica. Sheets adesso sentiva parlare di un certo diario che era sparito e che l'uomo
    bianco selvaggio affermava che questo diario gli apparteneva. Forse, avrebbe dovuto
    restituirlo. Gli avrebbero probabilmente dato una ricompensa. Ma, ripensandoci, temette
    invece che avrebbe potuto ricevere una lavata di capo. O peggio. Aveva fatto più di un
    turno di guardia come punizione per dei piccoli furti. Così il diario restò nascosto sotto
    la sua uniforme.
    << Vogliamo che tu ci dia delle spiegazioni per quanto riguarda il tuo aspetto >>, continuò
    il tenente. Adesso, sembrava un interrogatorio. << Se sei chi dici di essere, perché non
    sei in uniforme? >>
    Danza-con-i-lupi si spostò contro la parete del deposito.
    << Che cosa ci sta facendo qui l'esercito? >>
    Il maggiore e il tenente bisbigliarono nuovamente fra di loro. E di nuovo fu il tenente a parlare.
    << Abbiamo il compito di recuperare i beni che sono stati trafugati, nonché di liberare i
    prigionieri bianchi catturati nel corso di scorrerie. >>
    << Non vi sono state scorrerie e non vi sono dei prigionieri bianchi >>, mentì Danza-con-
    i-lupi.
    << Lo accerteremo direttamente >>, ribatté il tenente.
    Gli ufficiali ripresero nuovamente a mormorare fra di loro e questa volta la conversazione
    andò avanti per un po', prima che il tenente si schiarisse la voce.
    << Ti daremo un'occasione per provare la tua lealtà verso il tuo paese. Se ci guiderai
    fino agli accampamenti e ci farai da interprete, ne verrà tenuto conto per quanto riguarda
    il giudizio sulla tua condotta. >>
    << Quale condotta? >>
    << Il tuo tradimento. >>
    Danza-con-i-lupi sorrise.
    << Pensate che io sia un traditore? >>
    La voce del tenente si alzò irosamente di tono.
    << Sei disposto a collaborare o no? >>
    << Non c'è niente per voi, là fuori. E' tutto ciò che ho da dire. >>
    << Allora non ci resta altra scelta che quella di metterti agli arresti. Puoi restare qui seduto
    a riflettere sulla tua situazione. Se deciderai di collaborare, dillo al sergente Murphy e ne
    parleremo. >>
    Dopodiché il maggiore e il tenente uscirono dal deposito. Il sergente Wilcox assegnò due
    uomini perché montassero la guardia alla porta e Danza-con-i-lupi fu lasciato solo.




    (continua)


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    (segue)



    Uccello Saltellante cercò di prendere tempo più che poté, ma nel primo pomeriggio
    l'accampamento di Dieci Orsi aveva iniziato la lunga marcia, dirigendosi a sud-ovest
    attraverso le pianure.
    Mano Alzata insistette per aspettare il marito e fu presa da un attacco di isterismo
    quando la obbligarono ad andare. Le mogli di Uccello Saltellante dovettero ricorrere
    alle maniere forti prima che, alla fine, si calmasse.
    Ma Mano Alzata non era sola, tra i comanci, a essere preoccupata. Tutti lo erano.
    Subito prima della partenza, venne tenuta una riunione dell'ultimo minuto del consiglio
    della tribù. Tre giovani guerrieri con dei pony veloci vennero inviati in esplorazione al
    forte dell'uomo bianco alla ricerca di Danza-con-i-lupi.


    Danza-con-i-lupi era rimasto seduto per tre ore, lottando per ricacciare il dolore della
    faccia malconcia, quando disse alla guardia che aveva bisogno di urinare.
    Mentre camminava verso il promontorio, scortato da due soldati, provò un senso di
    ripugnanza per quegli uomini e il loro accampamento. Non gli piaceva il loro odore.
    Il suono delle voci risuonava aspro alle sue orecchie. Persino il modo in cui si muovevano
    gli sembrava rozzo e sgraziato.
    Urinò oltre il bordo del promontorio e i due soldati si avviarono per riportarlo indietro.
    Stava pensando alla fuga, quando un carro carico di legname e con a bordo tre soldati
    irruppe rumorosamente nell'accampamento, slittando sulle ruote frenate per poi arrestarsi
    lì accanto.
    Uno degli uomini sul carro chiamò un amico che era rimasto seduto all'accampamento
    e Danza-con-i-lupi vide un soldato alto avviarsi con passo tranquillo verso il carro.
    Gli uomini sul carro ridevano fra di loro mentre il soldato si avvicinava.
    Sentì uno di loro dire: << Guarda che cosa ti abbiamo portato, Burns >>.
    Afferrarono qualcosa e lo gettarono oltre la sponda del carro. Il soldato alto sotto di loro
    fece un balzo all'indietro, spaventato, mentre il corpo di Due Calzini atterrava ai suoi
    piedi con un tonfo sordo.
    Gli uomini saltarono giù dal carro e lo schernirono, vedendolo indietreggiare davanti
    al lupo morto.
    Uno dei taglialegna gridò con voce stridula: << E' grosso, eh? Che te ne pare, Burns? >>
    Due di loro sollevarono Due Calzini dal terreno, afferrandolo l'uno per la testa e l'altro
    per le zampe posteriori. Poi, accompagnati dalle risate di tutti i soldati, cominciarono
    a inseguire il soldato alto per tutto lo spiazzo.
    Danza- con-i-lupi si mosse così velocemente che nessuno fece un gesto fino a che non
    fu addosso ai due soldati che reggevano Due Calzini. Con dei secchi colpi a uncino
    buttò a terra uno dei due privo di sensi.
    Quindi si lanciò sul secondo, atterrandolo mentre questo cercava di scappare. Poi, le sue
    mani furono sulla gola dell'uomo. La faccia stava diventando violacea e Danza-con-i-lupi
    vide che gli occhi cominciavano ad appannarsi, quando qualcosa lo colpì alla nuca e il
    buio fu nuovamente su di lui.
    Quando ritornò in sé, era il crepuscolo. La sua testa pulsava così dolorosamente che
    dapprima non notò nulla. Udì soltanto un leggero rumore metallico quando si mosse.
    Poi, sentì il freddo del metallo. Le sue mani erano incatenate. Mosse i piedi. Anche
    questi erano incatenati.
    Quando il maggiore e il tenente ritornarono per fargli altre domande, rispose loro con
    uno sguardo pieno di disprezzo e sputò una lunga sequela di insulti in comanci. Ogni
    volta che gli chiedevano qualcosa, lui rispondeva in comanci. Alla fine, si stancarono
    e se ne andarono.
    Più tardi, verso sera, il grosso sergente gli mise davanti una ciotola di farina d'avena
    cotta in acqua.
    Con i piedi incatenati, Danza-con-i-lupi diede un calcio alla ciotola.


    Gli esploratori di Uccello Saltellante riferirono la terribile notizia verso mezzanotte.
    Avevano contato più di sessanta soldati armati al forte dell'uomo bianco. Avevano visto
    il piccolo cavallo dal manto bruno fulvo sul terreno del pendio. E subito prima che
    facesse buio, avevano visto Danza-con-i-lupi che veniva condotto al promontorio
    presso il fiume, con le mani e i piedi incatenati.
    La tribù passò immediatamente all'azione evasiva. Raggrupparono le loro cose e
    si misero in cammino durante la notte, a piccoli gruppi di una dozzina di persone,
    seguendo ognuno una direzione diversa. Si sarebbero ritrovati alcuni giorni più tardi
    all'accampamento invernale.
    Dieci Orsi sapeva che non sarebbe mai riuscito a trattenerli, quindi non ci provò.
    Un gruppo di venti guerrieri, fra i quali Uccello Saltellante, Vento-nei-capelli e Coscia-
    di-pietra, partì meno di un'ora dopo il rientro degli esploratori, promettendo di non
    impegnare il nemico a meno che non fossero sicuri della riuscita della loro missione.




    (continua)

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    (segue)



    Il maggiore Hatch prese la sua decisione quella stessa notte. Non aveva voglia di
    preoccuparsi dello spinoso problema di un uomo bianco, selvaggio e mezzo indiano,
    seduto lì proprio sotto il suo naso. Il maggiore non era un idealista e fin dal primo
    momento il suo esotico prigioniero lo aveva sconcertato e intimorito.
    Al poco lungimirante ufficiale non venne in mente che avrebbe potuto usare Danza-con-
    i-lupi con il massimo profitto come strumento di scambio. Voleva soltanto sbarazzarsene.
    La sua presenza aveva già scombussolato il reparto.
    Rimandarlo a Fort Hays sembrava un'idea brillante. Come prigioniero, per il maggiore
    avrebbe avuto molto più valore laggiù che non lì all'avamposto. La cattura di un rinnegato
    gli sarebbe tornata molto utile nei confronti dei pezzi grossi. L'esercito avrebbe parlato
    di questo prigioniero, e se parlavano del prigioniero, il nome dell'uomo che lo aveva
    catturato era destinato a saltar fuori altrettanto spesso.
    Il maggiore spense la lampada e tirò su la coperta con uno sbadiglio di compiacimento.
    Tutto si sarebbe risolto per il meglio, pensò. La campagna non avrebbe potuto avere
    un inizio migliore.

    Andarono a prendere il prigioniero il mattino dopo di buon'ora.
    Due uomini agli ordini del sergente Murphy afferrarono Danza-con-i-lupi e lo tirarono su
    in piedi. << Dobbiamo infilargli un'uniforme e metterlo un po' in ghingheri, signore? >>
    Chiese il sergente al maggiore.
    << No, naturalmente >>, rispose il maggiore seccamente. << Fatelo salire sul carro. >>
    Vennero assegnati sei uomini come scorta per il viaggio fino a Fort Hays: due a cavallo
    davanti al carro e due al seguito, uno per condurre il carro e uno per sorvegliare il prigioniero.
    Si diressero verso Est, attraverso la prateria ondulata che amava tanto. Ma in quel luminoso
    mattino di ottobre nel cuore di Danza-con-i-lupi non vi era amore. Non disse nulla ai suoi
    guardiani. Preferì restarsene a sobbalzare per gli scossoni in fondo al carro, ascoltando il
    monotono rumore delle catene che sbattevano mentre la sua mente valutava le possibilità.
    Non c'era modo di sopraffare la scorta. Avrebbe potuto ucciderne uno, o forse due, di loro.
    Ma dopo avrebbero ucciso lui. Pensò di provarci comunque. Morire combattendo quegli
    uomini non sarebbe poi stato tanto male. Sarebbe stato meglio che finire in qualche
    miserabile prigione.
    Ogni volta che pensava a lei, sentiva una fitta al cuore. Quando il suo viso cominciava ad
    apparire nella sua mente, si sforzava di pensare ad altro. Dovette farlo a intervalli di pochi
    minuti. Era la peggiore delle agonie.
    Dubitava che sarebbero venuti per lui. Sapeva che avrebbero voluto farlo, ma non riusciva
    a credere che Dieci Orsi avrebbe messo in pericolo la salvezza di tutta la sua gente per un
    solo uomo. Lui stesso non lo avrebbe fatto.
    D'altro canto, era sicuro che avessero mandato degli esploratori e che ora sapessero della
    sua disperata situazione. Se erano rimasti nelle vicinanze abbastanza a lungo da vederlo
    lasciare il forte nel carro, con soli sei uomini per scortarlo, avrebbe potuto esserci una
    possibilità.
    A mano a mano che il mattino passava lentamente, Danza-con-i-lupi si aggrappava a questo
    pensiero come la sua unica speranza. Ogni volta che il carro rallentava per superare un'altura
    o attraversava traballando il letto asciutto di un torrente, tratteneva il respiro, desiderando di
    udire il sibilo di una freccia o il rumore secco di un colpo di fucile.
    A mezzogiorno non aveva ancora udito niente.
    Avevano proseguito lontano dal fiume per parecchio tempo, ma adesso lo avevano nuovamente
    davanti a loro. Lo seguirono per un quarto di miglio, alla ricerca di un punto per passare a
    guado, prima che i soldati che cavalcavano davanti al carro trovassero un passaggio aperto
    dalle mandrie di bisonti.
    Il fiume in quel punto non era molto largo, ma le faglie di terreno lungo gli argini erano
    eccezionalmente alte, abbastanza alte per un'imboscata. Mentre il carro scendeva cigolando
    lungo il pendio, Danza-con-i-lupi tenne gli occhi e le orecchie ben aperti.
    Il sergente che comandava la scorta gridò al conducente del carro di fermarsi prima che
    entrassero nell'acqua e rimasero ad aspettare, mentre il sergente e un altro soldato
    attraversavano il fiume. Per un paio di lunghi minuti ispezionarono la sponda. Poi il sergente
    mise le mani a coppa attorno alla bocca e gridò al carro di venire avanti.
    Danza-con-i-lupi serrò i pugni e cambiò posizione, mettendosi accovacciato. Non vedeva
    e non sentiva nulla.
    Ma sapeva che erano là.
    Al sibilo della prima freccia stava già scattando, più veloce della guardia nel carro che stava
    ancora annaspando per imbracciare il fucile quando Danza-con-i-lupi gli passò attorno al
    collo come un cappio la catena che gli teneva legate le mani.
    Dietro di lui esplosero dei colpi di fucile. Diede un violento strattone e sentì la carne cedere,
    mentre la catena sfondava la gola del soldato.
    Con la coda dell'occhio vide il sergente crollare a testa in giù dal suo cavallo, con una freccia
    conficcata fra le scapole. Il soldato che stava a cassetta era balzato giù dal carro e stava
    facendo fuoco con una pistola in mezzo all'acqua che gli arrivava alle ginocchia.
    Danza-con-i-lupi si lanciò sopra di lui. Vi fu una breve lotta nell'acqua, prima che Danza-con-
    i-lupi riuscisse a districarsi. Impugnando la catena come una frusta con entrambe le mani,
    colpì con forza il conducente del carro alla testa. Il soldato si afflosciò, rivoltandosi lentamente
    nell'acqua poco profonda. Danza-con-i-lupi continuò a colpirlo finché vide l'acqua arrossarsi.
    Lungo la corrente del fiume si udivano delle grida. Danza-con-i-lupi alzò gli occhi in tempo
    per vedere l'ultimo dei soldati della scorta che cercava di fuggire. Doveva essere stato ferito
    perché riusciva a malapena a reggersi in sella.
    Subito dietro al soldato la cui sorte era ormai segnata, vi era Vento-nei-capelli. Quando i loro
    cavalli si affiancarono, Danza-con-i-lupi udì il rumore sordo dell'ascia di pietra di Vento-nei-
    capelli mentre fracassava il cranio dell'uomo.
    Dietro di lui tutto era calmo. Si girò e vide nell'acqua i corpi senza vita degli uomini della
    retroguardia.
    Alcuni guerrieri stavano conficcando le loro lance nei cadaveri e Danza-con-i-lupi fu felice
    di vedere che fra loro vi era Coscia-di-pietra.
    Una mano lo afferrò per la spalla. Si voltò e si trovò davanti la faccia raggiante di Uccello
    Saltellante.
    << E' stato un combattimento magnifico >>, esultò lo stregone. << Li abbiamo uccisi tutti
    senza fatica e nessuno di noi è ferito. >>
    << Io ne ho uccisi due >>, gridò Danza-con-i-lupi di rimando. Sollevò in aria le mani incatenate
    e aggiunse: << Con queste >>.
    Il gruppo di soccorso non perse tempo. Dopo una ricerca frenetica trovarono le chiavi per
    aprire le catene di Danza-con-i-lupi addosso al corpo del sergente.
    Poi saltarono in groppa ai loro pony e si allontanarono al galoppo, prendendo una direzione
    che deviava per parecchie miglia a sud e a Ovest di Fort Sedgewick.






    (continua)

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    00 21/11/2007 09:39
    (segue)

    30




    Durante la fuga, qualche centimetro della prima neve cadde sulla gente di Dieci Orsi,
    coprendo ogni traccia del loro cammino fino all'accampamento invernale.
    Tutti procedettero a buona andatura e sei giorni più tardi i vari gruppi erano riuniti
    in fondo all'enorme canyon che sarebbe stato la loro casa per parecchi mesi.
    Il luogo era imbevuto di storia comanci e veniva chiamato, in maniera molto appropriata,
    Qui-cammina-il-Grande-Spirito. Il canyon era lungo alcune miglia, per la maggior parte
    largo un miglio, e alcune delle sue pareti a picco arrivavano a mezzo miglio di altezza.
    Trascorrevano l'inverno in quel luogo sin da quando la maggior parte della gente riuscisse
    a ricordare. Era un posto perfetto che assicurava il foraggio per i pony e acqua in abbondanza,
    e che riparava efficacemente dalle bufere di neve che infuriavano alla sommità durante
    tutto l'inverno. Ed era anche molto distante dai suoi nemici.
    Anche delle altre tribù vi trascorrevano l'inverno e fu con grande letizia che vecchi amici e
    parenti si rividero per la prima volta dalla primavera precedente.
    Una volta che tutti si furono riuniti, però, l'accampamento di Dieci Orsi si dispose all'attesa,
    incapaci di sentirsi sereni fino a che la sorte del gruppo di soccorso non fosse stata loro
    nota.
    Verso metà mattino del giorno dopo il loro ritorno, un esploratore irruppe al galoppo
    nell'accampamento portando la notizia di aver avvistato il gruppo lungo la pista che
    conduceva al canyon. Danza-con-i-lupi era con loro.
    Mano Alzata si mise a correre davanti a tutti quanti verso l'imbocco del canyon. Correva
    e piangeva, e quando gli uomini a cavallo si profilarono all'inizio della pista, gridò il
    suo nome.
    Non smise di gridare il nome del marito fino a che non lo ebbe raggiunto.


    La prima neve fu il preludio di una paurosa tormenta che scoppiò quello stesso pomeriggio.
    La gente rimase nei pressi delle proprie tende per i due giorni che seguirono.
    Danza-con-i-lupi e Mano Alzata non videro quasi nessuno.
    Uccello Saltellante fece il meglio che poté per la faccia malconcia di Danza-con-i-lupi,
    facendone diminuire il gonfiore e cercando di accelerarne la guarigione con delle erbe
    medicamentose. Non si poteva fare nulla, però, per quanto riguardava lo zigomo fratturato,
    se non lasciare che si accomodasse da solo.
    Danza-con-i-lupi non si preoccupava per la sua ferita. Qualcosa di ben peggiore lo opprimeva
    e, mentre lottava con se stesso, non si sentiva disposto a vedere altra gente.
    Parlava soltanto con Mano Alzata, ma anche a lei non diceva molto. Trascorreva la maggior
    parte del tempo sdraiato nella tenda come un malato. Lei rimaneva accanto a lui, ponendosi
    delle domande ma aspettando che fosse lui a parlargliene. Sapeva che, alla fine, lo avrebbe
    fatto.
    La tormenta durava ormai da tre giorni quando Danza-con-i-lupi lasciò la tenda per una lunga,
    solitaria passeggiata. Quando ritornò, chiese a Mano Alzata di sedersi e le disse della sua
    decisione irrevocabile.
    Allora, lei si girò dall'altra parte e rimase seduta per quasi un'ora a capo chino, riflettendo
    in silenzio.
    << E' così che deve essere? >> chiese infine, con gli occhi che luccicavano di tristezza.
    Anche Danza-con-i-lupi era triste.
    << Sì >>, rispose lui in tono sommesso.
    Lei emise un sospiro che era quasi un lamento, cercando di trattenere le lacrime.
    << Allora, lo sarà. >>


    Danza-con-i-lupi chiese che venisse riunito il consiglio della tribù. Voleva parlare con Dieci
    Orsi. Chiese anche che fossero presenti Uccello Saltellante, Vento-nei-capelli, Coscia-di-
    pietra e chiunque altro Dieci Orsi ritenesse opportuno.
    Si riunirono la sera seguente. La tormenta stava diminuendo gradatamente e tutti erano di
    buonumore. Mangiarono e fumarono nel corso di tutta una serie di briosi preliminari, rievocando
    animatamente l'episodio del combattimento presso il fiume e la liberazione di Danza-con-i-
    lupi.
    Lui aspettò di buon grado per tutto il tempo. Era felice di trovarsi con i suoi amici.
    Ma quando finalmente la conversazione cominciò a esaurirsi, approfittò subito del primo
    momento di silenzio per cominciare a parlare.
    << Voglio dirvi di ciò che mi preoccupa >>, esordì, e il consiglio ebbe ufficialmente inizio.
    Gli uomini presenti capirono che stava per accadere qualcosa di importante e prestarono
    la massima attenzione. Dieci Orsi girò l'orecchio dal quale sentiva meglio verso Danza-con-
    i-lupi per non perdere nemmeno una parola.
    << Non è da molto tempo che sono con voi, ma dentro di me è come se fosse da una vita
    intera. Sono fiero di essere un comanci. Sarò sempre fiero di essere un comanci. Amo il
    modo di vivere comanci e amo ciascuno di voi come se fosse del mio stesso sangue.
    Nel mio cuore e nel mio animo sarò sempre con voi. Dovete quindi comprendere quanto
    sia difficile per me dirvi che devo lasciarvi. >>
    Nella tenda esplose un coro di esclamazioni di sorpresa e di incontenibile incredulità.
    Vento-nei-capelli balzò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro, agitando
    sdegnosamente le mani alla stupida idea che aveva appena udito.
    Danza-con-i-lupi rimase seduto in silenzio in mezzo al trambusto che aveva sollevato.
    Tenne gli occhi fissi sul fuoco, le mani congiunte tranquillamente in grembo.
    Dieci Orsi alzò una mano e disse agli uomini di tacere. La tenda divenne nuovamente
    silenziosa.
    Ma Vento-nei-capelli continuò ad aggirarsi per la tenda e Dieci Orsi lo richiamò seccamente.
    << Vieni a sederti. Il nostro fratello non ha terminato di parlare. >>
    Riluttante, Vento-nei-capelli ubbidì e quando si fu seduto, Danza-con-i-lupi proseguì.
    << Uccidere quei soldati al fiume è stata un'impresa valida. Mi ha ridato la libertà e il mio
    cuore si è riempito di gioia nel vedere i miei fratelli accorrere in mio aiuto..
    << Non mi importa che quegli uomini siano stati uccisi. Sono stato lieto di averlo fatto.
    << Ma voi non conoscete la mente dei bianchi come la conosco io. I soldati mi considerano
    come uno di loro che si è guastato, un rinnegato. Pensano che li abbia traditi. Ai loro occhi
    io sono un traditore perché ho scelto di vivere in mezzo a voi. Non mi importa se abbiano
    ragione o torto, ma vi dico sinceramente che questo è ciò che loro credono.
    << Gli uomini bianchi daranno la caccia a un traditore molto più a lungo di quanto non rinuncino
    a dare la caccia a qualsiasi altro uomo. Per loro un traditore è la cosa peggiore che un
    soldato possa essere. Quindi mi daranno la caccia finché non mi troveranno. Non rinunceranno.
    << E quando troveranno me, troveranno voi. Vorranno impiccarmi e vorranno punire voi
    allo stesso modo. Forse vi puniranno anche se me ne sarò andato. Non lo so.
    << Se si trattasse soltanto di noi, potrei restare, ma si tratta di più di non che noi soli uomini.
    Si tratta delle vostre mogli e dei vostri figli e di quelli dei vostri amici. Verrà fatto del male
    a tutti loro.
    << Non devono trovarmi qui con voi. Questo è tutto. Ed è per questo che devo andarmene.
    Ne ho parlato con Mano Alzata e ce ne andremo insieme. >>
    Per alcuni secondi nessuno si mosse. Capivano che aveva ragione, ma nessuno di loro
    sapeva che cosa dire.
    << Dove andrete? >> chiese infine Uccello Saltellante.
    << Non lo so. Lontano. Lontano da questa terra. >>
    Nella tenda scese nuovamente il silenzio. Era ormai diventato insopportabile quando Dieci
    Orsi tossì leggermente.
    << Hai parlato con parole giuste, Danza-con-i-lupi. Il tuo nome rimarrà vivo nei cuori della
    nostra gente finché ci saranno dei comanci. Faremo in modo che non venga dimenticato.
    Quando ve ne andrete? >>
    << Quando cesserà di nevicare >>, disse lui a bassa voce.
    << La neve cesserà domani >>, disse Dieci Orsi. << Adesso, dovremmo andare a dormire. >>




    (continua)

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    (segue)



    Dieci orsi era un uomo straordinario.
    Aveva battuto ogni pronostico di longevità nelle pianure e ogni successiva stagione
    della sua vita il vecchio aveva accumulato una notevole conoscenza di moltissime
    cose. Questa conoscenza si era accresciuta fino a che, alla fine, era crollata su se
    stessa e al crepuscolo della sua vita Dieci Orsi era arrivato a una vetta... Aveva
    raggiunto la sapienza.
    I vecchi occhi si stavano affievolendo, ma benché offuscati vedevano con una chiarezza
    che nessuno, nemmeno Uccello Saltellante, poteva uguagliare. Il suo udito era debole,
    ma i suoni e i rumori che avevano importanza in qualche modo raggiungevano sempre
    le sue orecchie. E, di recente, si era venuta a verificare una cosa straordinaria. Senza
    fare affidamento sui sensi, che ora cominciavano a esaurirsi, Dieci Orsi aveva cominciato
    a sentire l'anima della sua gente. Fin da ragazzo era stato dotato di una particolare sagacia,
    ma questo era molto di più. Questo significava vedere con tutto il suo io e invece di sentirsi
    vecchio e logorato, Dieci Orsi era rinvigorito dalla forza strana e misteriosa che si era
    sviluppata in lui.
    Ma la forza che aveva tardato tanto ad arrivare e che sembrava così infallibile era venuta
    meno. Per due interi giorni dopo il consiglio tenuto con Danza-con-i-lupi, il capo rimase
    a fumare pensieroso nella sua tenda, chiedendosi che cosa non avesse funzionato.
    << La neve cesserà domani. >>
    Le parole non erano state soppesate. Gli erano venute alla mente senza pensarci e si
    erano formate sulla lingua come se fosse stato il Grande Spirito a mettervele.
    Ma la neve aveva continuato a cadere. La tormenta aveva assunto maggiore intensità.
    Al termine di due giorni, dei grossi cumuli di neve premevano contro le pareti di pelle
    di tutti i tepee. E a ogni ora che passava diventavano più alti. Dieci Orsi poteva sentirli
    salire a poco a poco lungo le pareti della sua stessa tenda.
    Il suo appetito scomparve e il vecchio ignorò tutto, tranne la sua pipa e il fuoco. Passò
    ogni minuto di veglia a fissare le fiamme che guizzavano al centro della sua tenda. Implorò
    il Grande Spirito di avere pietà di un vecchio e di consentirgli un'ultima volta di comprendere,
    ma fu inutile.
    Finalmente, Dieci Orsi cominciò a pensare al suo errore di valutazione come a un segno.
    Cominciò a pensare che si trattasse di un'indicazione che la sua vita doveva finire. Fu
    soltanto quando aveva cominciato a provare il suo canto di morte che accadde qualche cosa
    di fantastico.
    La vecchia donna che era sua moglie da tutti quegli anni lo vide alzarsi improvvisamente
    dal suo posto accanto al fuoco, avvolgersi una pelle di bisonte attorno alle spalle e avviarsi
    fuori della tenda. Gli chiese dove stesse andando, ma Dieci Orsi non le rispose.
    In effetti, non l'aveva udita. Stava ascoltando una voce che gli era risuonata nella mente.
    La voce aveva pronunciato una sola frase e Dieci Orsi stava ubbidendo al suo comando.
    << Vai alla tenda di Danza-con-i-lupi >>, aveva detto la voce.
    Senza badare allo sforzo che gli costava, Dieci Orsi avanzò faticosamente nella neve che
    si stava accumulando sul terreno. Quando raggiunse la tenda al limitare dell'accampamento,
    esitò prima di annunciare la sua presenza.
    Non vi era nessuno in giro. La neve stava cadendo fitta, a grossi fiocchi pesanti e bagnati.
    Mentre aspettava, a Dieci Orsi sembrava di riuscire a sentire la neve, di sentire ogni fiocco
    cadere e posarsi. Era un suono celestiale e mentre era lì, in piedi nell'aria gelida, Dieci
    Orsi sentì che la sua mente cominciava a vorticare. Per alcuni momenti, pensò di essere
    passato nell'aldilà.
    Udì il suono stridulo di un falco e quando lo cercò con lo sguardo, vide il fumo che usciva
    a spirale dalla sommità della tenda di Danza-con-i-lupi. Batté le palpebre per scrollare
    la neve dagli occhi e grattò la pelle che chiudeva l'entrata.
    Quando questa si sollevò, fu investito da un'ondata di calore dall'interno. Si avvolse
    attorno al vecchio, lo attirò oltre Danza-con-i-lupi che teneva scostata la pelle d'entrata
    e lo introdusse nella tenda. Rimase in piedi al centro di questa e sentì che la sua testa
    cominciava nuovamente a vorticare. Ma ora vorticava di sollievo, perchè nel tempo che
    aveva impiegato per passare dall'esterno all'interno, Dieci Orsi aveva risolto il mistero
    del suo errore.
    Non era stato lui a commeterlo. Era stato qualcun altro e gli era sfuggito senza che lui se ne
    avvedesse. Dieci Orsi aveva semplicemente avvalorato l'errore, quando aveva detto:
    << La neve cesserà domani >>.
    La neve aveva ragione. Avrebbe dovuto dare ascolto a lei per prima cosa. Dieci Orsi
    sorrise e scrollò la testa. Come era semplice. Come aveva potuto non rilevarlo?
    Ho ancora alcune cose da imparare, pensò.
    L'uomo che aveva commesso l'errore era lì in piedi accanto a lui adesso, ma Dieci Orsi
    non si sentiva in collera con lui. Sorrise, di fronte all'espressione perplessa che vide
    sulla faccia del giovane.
    Danza-con-i-lupi riuscì a ritrovare la lingua a sufficienza per dire: << Ti prego, siediti
    accanto al mio fuoco >>.
    Quando si fu accoccolato, Dieci Orsi ispezionò brevemente con lo sguardo l'interno
    della tenda ed ebbe la conferma di ciò che la sua testa in preda alle vertigini gli aveva
    detto. era una casa felice, ben ordinata. Scostò i lembi della pelle di bisonte in modo
    che il calore del fuoco penetrasse maggiormente.
    << E' un bel fuoco >>, disse in tono gioviale. << Alla mia età, non vi è niente di meglio
    di un buon fuoco. >>
    Mano Alzata depose una ciotola con del cibo accanto a ciascuno dei due uomini, poi
    si ritirò in fondo alla tenda, accanto al giaciglio, e prese in mano il suo lavoro di cucito.
    Ma tenne un orecchio rivolto alla conversazione che sicuramente stava per aver luogo.
    Gli uomini mangiarono in silenzio per alcuni minuti e Dieci Orsi masticò con cura ogni
    boccone. Finalmente, spinse da parte la sua ciotola e tossì leggermente.
    << Ho pensato, da quando tu hai parlato nella mia tenda. Mi sono chiesto quale fosse
    il tuo stato d'animo e ho voluto accertarmene personalmente. >>
    Diede di nuovo un'occhiata alla tenda, poi guardò fissamente Danza-con-i-lupi.
    << Questo posto non sembra poi così triste. >>
    << Uhhh, no >>, balbettò Danza-con-i-lupi. << Sì, siamo felici qui. >>
    Dieci Orsi sorrise e fece un cenno di assenso con il capo. << E' proprio come avevo
    pensato. >>
    Fra i due uomini cadde il silenzio. Dieci Orsi fissò le fiamme davanti a lui, con gli occhi
    che gradatamente si stavano chiudendo. Danza-con-i-lupi attese educatamente, non
    sapendo che cosa fare. Forse avrebbe dovuto chiedere al vecchio se doveva sdraiarsi.
    Aveva camminato nella neve. Ma adesso sembrava troppo tardi per farlo. Il suo importante
    ospite sembrava stesse già sonnecchiando.
    Dieci Orsi si mosse e parlò, pronunciando le parole in un modo che poteva far pensare
    che stesse parlando nel sonno.
    << Ho pensato a ciò che hai detto... a ciò che hai detto riguardo alle ragioni della tua
    decisione di andartene. >>
    Improvvisamente aprì gli occhi e Danza-con-i-lupi fu sorpreso di vederli brillare. Luccicavano
    come delle stelle.
    << Puoi andartene in qualunque momento... ma non per quelle ragioni. Quelle ragioni sono
    sbagliate. Tutti i soldati bianchi del mondo potrebbero perquisire l'accampamento e nessuno
    troverebbe la persona che stanno cercando, l'uomo come loro che risponde al nome di
    Lu-Ten-Ant. >>
    Dieci Orsi aprì leggermente i palmi delle mani e la sua voce vibrò di allegria. << L'uomo
    chiamato Lu-Ten-Ant non è qui. In questa tenda troveranno soltanto un guerriero comanci,
    un buon guerriero comanci e la sua sposa. >>
    Danza-con-i-lupi lasciò che le parole si imprimessero nella sua mente. Guardò furtivamente
    Mano Alzata. Intravide un sorriso sul suo volto, ma il suo sguardo era girato da un'altra
    parte. Non vi era nulla che lui potesse dire.
    Quando tornò a guardare Dieci Orsi, vide che il vecchio stava osservando una pipa quasi
    terminata che spuntava dalla sua custodia. Il vecchio indicò con un dito l'oggetto che aveva
    suscitato il suo interesse.
    << Stai facendo una pipa, Danza-con-i-lupi? >>
    << Sì. >>
    Dieci Orsi tese le mani e Danza-con-i-lupi vi posò la pipa. Il vecchio se la portò vicino al
    volto, esaminandola con attenzione da cima a fondo.
    << Dovrebbe essere una buona pipa... Si fuma bene? >>
    << Non lo so >>, rispose Danza-con-i-lupi. << Non l'ho ancora provata. >>
    << Allora, facciamoci una fumata >>, disse Dieci Orsi, porgendogli la pipa. << E' un modo
    piacevole per passare il tempo. >>






    (continua)

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    (segue)

    31




    Fu un inverno da trascorrere sotto le coperte di pelli di bisonte. Tranne che per delle
    occasionali sortite di caccia, i comanci si avventurarono di rado fuori delle loro tende.
    La gente passò così tanto tempo attorno ai fuochi che la stagione divenne nota come
    l'Inverno-dai-molti-fumi.
    Con l'arrivo della primavera, tutti furono ansiosi di partire e non appena il ghiaccio
    cominciò a sciogliersi, si misero nuovamente in cammino.
    Quell'anno scelsero un altro luogo per l'accampamento, lontano dal vecchio villaggio
    e da Fort Sedgewick. Era un buon posto, con acqua in abbondanza e molta buona
    erba per i pony.
    I bisonti arrivarono nuovamente a migliaia e fu una stagione buona per la caccia.
    Abbatterono numerosi animali e pochissimi cacciatori rimasero feriti. A estate
    inoltrata nacquero parecchi bambini, più di quanti la maggior parte della gente
    riuscisse a ricordare.
    Si tennero lontani dalle piste battute e non videro nessun uomo bianco. Soltanto
    qualche mercante messicano. La gente era felice di avere così poche noie.
    Ma una marea umana, una marea che non potevano né vedere né udire, stava
    montando all'Est.
    Presto, si sarebbe abbattuta su di loro. I momenti felici di quell'estate erano gli
    ultimi che avrebbero avuto. Il loro tempo stava per finire e presto se ne sarebbe
    andato per sempre.







    F I N E







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