2 Febbraio
Presentazione del Signore
Abbracciare la luce, a cura di Antonio Maria Sicari
A quaranta giorni dal Natale, Gesù entra, per la prima volta “nella casa del Padre suo”. Portare al Tempio i primogeniti e riscattarli era una legge per gli ebrei, ma ora noi sappiamo che, in tutti i bambini, il Padre celeste attendeva da sempre il suo Primogenito. Possiamo anzi dire che Egli continua ad attendere Suo Figlio e ad accoglierLo, anche ora, in tutti i bambini che portiamo in Chiesa perché siano battezzati.
È sempre la stessa storia sacra che si ripete. Quel giorno l’attesa del Padre e di tutto il popolo d’Israele fu incarnata da due anziani “profeti”, Simeone e Anna. E oggi si celebra, appunto, la festa dell’Incontro, come la chiamano gli orientali: i due giovani Sposi, Maria e Giuseppe incontrano due anziani profeti del Vecchio Testamento e lasciano che essi possano abbracciare quel Bambino che hanno così a lungo desiderato. Poi nel Tempio risuona il canto di ringraziamento del vecchio Simeone:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza / preparata da te davanti a tutti i popoli / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele».
Come non ricordare qui, almeno per un istante, l’ultimo bellissimo quadro che Rembrandt morendo lasciò incompiuto, ancora posato sul cavalletto? Nel vecchio Simeone, quasi cieco, che stringe affettuosamente il Bambino tra le braccia, egli aveva voluto esprimere anche la sua gioia per la nipotina appena nata, che era giunta a rallegrargli una penosa vecchiaia. Nelle vicende di Gesù, siamo coinvolti tutti. Inoltre, quella di oggi è una festa che parla al cuore anche per la processione delle candele con cui vogliamo anche noi riconoscere nel Bambino che sopraggiunge come “luce delle genti”: la luce della nostra vita.
_________Aurora Ageno___________