7 Febbraio
B. Anna Maria Adorni
Rosario vivente, a cura di Antonio Maria Sicari
Nella vita di Anna Maria Adorni – nata nel ducato di Parma, agli inizi dell'Ottocento – c’è un episodio che la fa rassomigliare a santa Teresa d’Avila: la fuga da casa, a 7 anni, assieme a una compagnetta, col desiderio di andare lontano lontano (la piccola sognava le Indie) per salvare anime. La situazione familiare non le permise subito di consacrarsi a Dio, come avrebbe desiderato, ma la vita coniugale e familiare fu da lei vissuta con pienezza di dedizione. Rimasta vedova a trentanove anni, decise di consacrarsi alla carità, pur restando nel mondo, dedicandosi all’assistenza volontaria nelle carceri femminili.
In tale opera seppe coinvolgere altre dame, fino a fondare una “Pia Unione di dame visitatrici delle carceri”. Al lavoro dentro il recinto carcerario, si affiancò poi la gestione di una “Casa del Buon Pastore” per le detenute che venivano dimesse e per altre donne in situazione di particolare pericolo o abbandono. Soltanto nel 1857 Anna Maria si decise a fondare una famiglia religiosa, dedita all’assistenza delle “donne cadute”.
Nacque così la Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata, oggi diffuse in tutta Italia e nell’Europa dell’Est. A tutte le sue figlie e compagne, Madre Adorni dava esempio di dedizione senza limiti, ma riuscendo – come lei stessa gioiosamente affermava – a non interrompere mai la preghiera. Aveva fatto perfino il proposito di agire sempre “con la maggior perfezione possibile”, e lo manteneva, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Per la sua capacità di pregare senza interruzione (come se la preghiera fosse il respiro stesso della sua azione) la chiamavano “Rosario vivente”. A tutti diceva: “Se c’è nella vita una persona felice, quella sono io”. È stata beatificata nel Duomo di Parma nell’anno 2010.
_________Aurora Ageno___________