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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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20/01/2009 17:34


Capitolo 12

Consiglio di guerra


Rapidi passi sul ponte: gente uscita a precipizio dalla cabina e dal castello di prua.
Sgusciato all'istante fuori del barile, io m'insinuai dietro la vela di trinchetto, e dopo un
giro a poppa sboccai sul ponte, giusto in tempo per raggiungervi Hunter ed il dottor
Livesey che correvano verso la gru di sopravvento.
L'intero equipaggio era già lì radunato. Una zona di nebbia si era alzata quasi insieme
con la luna. Laggiù a sud est scorgevamo due basse montagne distanti circa un paio di
miglia; e, dietro una di esse una terza più alta, la cui cima era ancora avviluppata dalla
nebbia. Tutte e tre sembravano aguzze e di forma conica.
Io vidi ciò come in sogno, poiché ancora non m'ero riavuto dalla tremenda emozione di
poco prima. Sentii poi la voce del capitano Smollett che dava ordini. L'"Hispaniola" fu
orientata per due quarte più al vento, e ora seguiva una rotta che le avrebbe permesso
di accostare l'isola da levante.
"E adesso, ragazzi" disse il capitano quando le vele furono piegate "c'e qualcuno tra
voi che abbia mai visto quella terra?" "Io, signore" rispose Silver. "Feci acqua lì una
volta con un bastimento mercantile su cui ero cuoco." "L'ancoraggio è al sud,
suppongo, dietro un isolotto?" chiese il capitano.
"Sissignore: è detto l'isolotto dello Scheletro. Un tempo l'isola stessa era un rifugio di
pirati, e un marinaio che avevamo a bordo conosceva i nomi di tutte le località Quella
punta a nord la chiamavano l'Albero di Trinchetto. Ci sono tre punte allineate da nord a
sud, signore: Trinchetto, Maestra, Mezzana. Ma la Maestra, la più grande cioè, con la
nuvola sopra, di solito la chiamavano "Il Cannocchiale" perché ci mettevano una
vedetta quando stavano all'ancoraggio in riparazione, poiché è là che riparavano le
loro navi, signore, con licenza." "Ho qui una carta" disse il capitano Smollett. "Guardate
se è questa la località." Le pupille di John lampeggiarono nel prendere in mano la
carta, ma io gettando un'occhiata su essa compresi quale delusione l'aspettava. Quella
non era la carta che noi avevamo trovato nel baule di Billy Bones, bensì una copia
accurata contenente tutti i particolari, nomi, altezza dei fondali, eccettuate soltanto le
crocette rosse e le postille. Per quanto acuto fosse la sua delusione, Silver ebbe la
forza di mascherarla.
"Sì, signore, questo è il posto, non c'è dubbio, e molto ben disegnato. O chi mai può
aver fatto questo?, mi domando io. I pirati erano troppo ignoranti, penso. Ecco qui:
'Ancoraggio Capitano Kidd': così appunto lo chiamava il mio camerata. C'è una forte
corrente che segue la costa sud, e poi risale verso il nord per la costa ovest. Avete ben
fatto, signore, a tenervi al vento dell'isola. Almeno, se è vostra intenzione di prender
terra e carenare, nessun posto migliore esiste in queste acque." "Grazie" disse il
capitano Smollett. "Vi chiamerò più tardi per darci una mano. Potete andare." Io ero
stupito dell'impassibilità con cui John rivelava la sua conoscenza dell'isola, e non
senza apprensione lo vidi avvicinarmisi. Egli certo ignorava che io dal fondo del barile
avevo sorpreso la loro congrega; ma da quel momento un tale orrore m'aveva preso
della sua crudeltà, doppiezza e potenza, che a stento riuscii a reprimere un brivido
mentre egli mi posava la mano sul braccio.
"Ah," disse "è un bel posto, quest'isola: delizioso per un ragazzo che voglia scendere a
terra. Tu ti bagnerai, ti arrampicherai sugli alberi, darai la caccia alle capre, e
t'inerpicherai su quelle cime tu stesso come una capra. Vedi? Io mi sento ringiovanire.
A momenti dimenticavo la mia gamba di legno, dimenticavo. E' una bella cosa esser
giovane e aver dieci dita, credi a me. Quando avrai voglia di fare una piccola
escursione, avverti il vecchio John: egli ti preparerà un boccone da portare con te." E
battendomi sulla spalla col fare più amichevole, si staccò da me zoppicando e si calò a
bassa prua.
Il capitano Smollett, il cavaliere e il dottor Livesey stavano discorrendo tra loro sul
cassero di poppa; e per quanto ansioso io fossi di raccontar loro la mia storia, non
osavo apertamente interromperli. Mentre stavo cercando un pretesto, il dottor Livesey
mi chiamò a sé. Aveva lasciato la sua pipa dabbasso, e da fumatore appassionato
voleva mandarmi a prenderla; ma appena gli fui vicino abbastanza da potergli parlare
senza che altri udissero, proruppi: "Senta, dottore. Conduca il capitano e il cavaliere in
cabina, e poi trovi un pretesto per mandarmi a chiamare. Ho delle terribili notizie." Il
dottore apparve turbato per un momento, ma non tardò a dominarsi.
"Grazie, Jim," disse ad alta voce, come se io avessi soddisfatto una domanda "è tutto
ciò che desideravo sapere." Dopo di che voltò le spalle e raggiunse gli altri due. Essi
confabularono insieme un poco; e sebbene nessuno di loro trasalisse o alzasse la
voce, o si lasciasse sfuggire una sillaba, era chiaro che il dottor Livesey aveva loro
riferito le mie parole, poiché subito dopo sentii il capitano dare a Job Anderson l'ordine
di radunare tutta la gente sul ponte.
"Ragazzi" incominciò il capitano Smollett. "Devo dirvi una parola.
Questa terra che abbiamo avvistato e la mèta del nostro viaggio.
Il signor Trelawney da generoso gentiluomo qual è e quale tutti lo conosciamo, mi ha
chiesto proprio ora alcune informazioni, e poiché io ho potuto affermargli che tutti a
bordo, dal primo all'ultimo, hanno adempiuto il proprio dovere, e come meglio io non
avrei desiderato, ebbene, lui ed io e il dottore scenderemo in cabina a bere alla vostra
salute e buona fortuna, e a voi sarà servito un 'grog' che berrete alla salute e fortuna
NOSTRA. Devo dirvi che penso di ciò? Penso che è nobile e gentile da parte sua.
E se voi siete d'accordo con me, mandate un evviva marino al gentiluomo che l'ha
voluto." L'evviva seguì, come c'era da aspettarsi, ma risuonò così pieno e caloroso
che, lo confesso, stentavo a credere che uscisse dal petto di quei medesimi uomini che
stavano tramando contro le nostre vite.
"Ancora un evviva al capitano Smollett!" gridò Long John quando il primo si fu
acquietato.
E anche questo scoppiò unanime.
Dopo di che i signori scesero dabbasso, e quasi subito fu mandato a dire che Jim
Hawkins era desiderato in cabina.
Li trovai tutti tre seduti intorno al tavolo, con davanti una bottiglia di vin di Spagna e uva
passa. Il dottore fumava, tenendo la sua parrucca sulle ginocchia, come sempre
quando era agitato.
Dalla finestra di poppa, aperta sulla notte calda, si vedeva la luna palpitare nella scia
della nave.
"E dunque, Hawkins" proruppe il cavaliere "tu hai qualcosa da dire. Parla." Io obbedii, e
nel più breve modo possibile riferii tutti i particolari della conversazione di Silver.
Nessuno m'interruppe, nessuno si mosse: mi ascoltarono dal principio alla fine senza
staccarmi un momento gli occhi di dosso.
"Jim," disse il dottore "siedi." Mi fecero posto alla loro tavola, mi servirono del vino, mi
riempirono le mani d'uva passa; e l'uno dopo l'altro con un inchino bevvero alla mia
salute, rallegrandosi della mia fortuna e del mio coraggio.
"E ora, capitano" disse il cavaliere "riconosco che lei aveva ragione e io torto. Sono
stato un asino, lo confesso, e mi pongo ai suoi ordini." "Non più asino di me" ribatte il
capitano. "Io non ho mai sentito parlare di un equipaggio che avendo l'intenzione di
ammutinarsi non ne lasciasse trapelare qualche segno dando modo a chiunque avesse
occhi di avvertire il pericolo e provvedere. Ma quest'equipaggio mi batte." "Capitano"
osservò il dottore "ciò, se permette, si deve a Silver.
Quello è un uomo straordinario." "Starebbe bene appeso all'estremità d'un pennone,
signore" rispose il capitano. "Ma queste sono chiacchiere, che non portano a niente. Io
vedo tre o quattro punti, e con licenza del signor Trelawney li enumererò." "Lei,
signore, è il capitano. A lei tocca parlare" disse il signor Trelawney con signorile
cortesia.
"Punto primo" incominciò il capitano. "Dobbiamo proseguire, poiché tornare indietro
non è possibile. Se io dessi l'ordine di virar di bordo, essi immediatamente si
rivolterebbero. Punto secondo, abbiamo del tempo davanti a noi, almeno finché il
tesoro non sia trovato. Terzo punto, c'è qualche marinaio fedele. Ora, signore, siccome
prima o dopo bisognerà pur venire alle corte, così io propongo di afferrare l'occasione
per i capelli come si suol dire, rompendola noi stessi per primi un bel giorno, mentre
loro meno se l'aspettano. Io credo che possiamo contare sui vostri personali servitori,
signor Trelawney?" "Come su me stesso." "Tre. E con noi, contando Hawkins,
facciamo sette. E quanto ai marinai onesti?" "Molto probabilmente gli uomini di
Trelawney" disse il dottore.
"Quelli che aveva scelti lui stesso, prima d'imbattersi in Silver." "No," chiarì il cavaliere
"Hands era uno dei miei." "E io che mi sarei fidato di Hands!" mormorò il capitano.
"E pensare che sono tutti inglesi!" esclamò il cavaliere.
"Verrebbe voglia di far saltare la nave." "Ebbene, signori" riprese il capitano "il meglio
che io possa dire non è gran cosa. A noi conviene metterci in campana e fare buona
guardia. E' penoso, lo so. Si preferirebbe venir subito alle mani.
Ma non c'è rimedio fin tanto che non conosciamo i nostri uomini.
Mettersi in attesa e aspettare il vento buono: questo è il mio parere." "Jim, qui, può
esserci d'aiuto meglio di chicchessia" disse il dottore. "Gli uomini non diffidano di lui, e
Jim è un ragazzo che osserva." "Hawkins, io ripongo in te un'immensa fiducia"
aggiunse il cavaliere.
Ma io ero troppo conscio della mia impotenza per non disperare; e nondimeno, grazie
a un curioso concorso di circostanze, doveva proprio per mezzo mio giungere la
salvezza. Frattanto noi avevamo un bel dire, non erano più di sette su ventisei quelli su
cui sapevamo di poter fare assegnamento, e di questi sette uno era un ragazzo,
cosicché eravamo sei adulti da una parte, contro diciannove dall'altra.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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