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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 14:06


Capitolo 15

L'uomo dell'isola



Dal fianco della montagna che qui era scoscesa e rocciosa, si staccò una massa di
ghiaia e precipitò strepitando e rimbalzando tra gli alberi. Istintivamente girai gli occhi
da quella parte, e scorsi un'ombra rapida balzare dietro il tronco d'un pino. Cosa fosse:
se una scimmia, un orso o un uomo, non avrei saputo dire.
Mi sembrò nera, e pelosa: altro non colsi. Ma lo spavento della nuova apparizione mi
legò i piedi.
Ed eccomi la via sbarrata da ogni lato. Dietro a me, gli assassini; davanti, quel coso
imboscato. Che fare? Non esitai a preferire agli ignoti i pericoli noti. Silver in persona
mi sembrò meno terribile al paragone di quella creatura dei boschi, sicché voltai la
schiena, e pur lanciando indietro sospettose occhiate da sopra le spalle, ritornai sui
miei passi nella direzione dei canotti.
Subito l'ombra riapparve, e facendo un largo giro accennava a tagliarmi la strada. Io
ero stanco, sì certo; ma fossi pur stato fresco come appena alzato, avrei lo stesso
compreso che non era il caso di voler gareggiare in velocità con un tale avversario. La
creatura schizzava da un albero all'altro simile a un daino, muovendo su due gambe
come noi; ma, cosa che mai vidi fare a un uomo, correva quasi piegata in due. E
tuttavia era un uomo; ormai non potevo più dubitarne.
Mi tornarono in mente cose udite sui cannibali, e ci mancò poco che gridassi al
soccorso. Ma il semplice fatto che si trattava di un uomo, sia pure selvaggio, mi
rassicurava almeno un po'; mentre la paura di Silver si ravvivava in proporzione. E
perciò mi fermai, e stavo cercando una via di scampo, quando mi balenò il ricordo della
mia pistola. Non ero dunque privo di mezzi di difesa. A questo pensiero ripresi animo,
volsi risoluto la fronte all'uomo dell'isola, e gli mossi arditamente incontro.
Egli si era in quel momento nascosto dietro il tronco d'un altro albero, ma doveva
spiarmi attentamente, perché, vistomi avanzare nella sua direzione, riapparve e fece
un passo verso di me; poi esitò, indietreggiò, si spinse di nuovo avanti, e finalmente,
con mio grande stupore e confusione, si buttò in ginocchio e tese le mani giunte come
a supplicare.
Io di nuovo mi fermai.
"Chi siete?" gli chiesi.
"Ben Gunn" rispose con una voce chioccia simile a una serratura arrugginita "sono il
povero Ben Gunn, e da tre anni non ho parlato a un cristiano." Mi accorsi allora che
egli era un bianco come me, e le sue fattezze erano piacenti. La sua pelle era bruciata
dal sole, e le labbra annerite; e due begli occhi azzurri brillavano sorprendenti in quella
faccia scura. Io non avevo mai visto o immaginato nessun pezzente lacero e cencioso
quanto costui che dei pezzenti era il principe.
Brani di vecchie vele di bastimento e di vecchie incerate marinaresche lo ricoprivano, e
il complicato lavoro di rattoppatura era tenuto insieme da un sistema di legature le più
strambe e diverse, come bottoni metallici, pezzi di giunco e occhielli di cordicella
catramata. Intorno alla vita portava un cinturino di cuoio stretto da una fibbia di rame:
l'unico oggetto solido in tutto il suo vestiario.
"Tre anni!" esclamai. "Naufragato?
"No, ragazzo mio, 'marooned'." Quel termine non mi giungeva nuovo: sapevo che si
applica a quella orribile forma di castigo, abbastanza in uso presso i pirati, consistente
nel lasciare il colpevole, con un po' di polvere e qualche palla, su un'isola deserta e
lontana.
"'Marooned' tre anni fa" riprese "e da allora ho vissuto di carne di capra, di bacche e di
ostriche. Un uomo in qualunque luogo si trovi può ben bastare a se stesso. Ma, amico
mio, il mio cuore sospira un cibo cristiano. Non avresti per caso un pezzo di
formaggio? No? Ah quante notti ho sognato del formaggio, soprattutto abbrustolito, e
poi mi svegliavo, ed ecco, ero lì!" "Se mai potrò ritornare a bordo" gli dissi "avrete
formaggio a bizzeffe." Durante tutto questo tempo egli aveva continuato a palpare la
stoffa della mia giacca, ad accarezzare le mie mani, a osservare i miei stivali; e, mentre
mi ascoltava, a manifestare una gioia infantile per trovarsi in presenza di un suo simile.
Udendo però le mie ultime parole drizzò la testa con una specie di sospettoso stupore.
"Se mai puoi ritornare a bordo, tu dici? O perché? E chi te lo impedirebbe?" "Oh, non
voi, lo so bene" risposi.
"No davvero," scattò. "Ma dimmi, ragazzo mio, come ti chiami?
"Jim." "Jim, Jim" ripeteva con evidente compiacimento. "Ebbene, Jim, devi sapere che
ho vissuto una vita talmente brutta che arrossiresti a sentirla raccontare. Adesso, per
esempio, crederesti, a guardarmi, che io abbia avuto una buona e tenera madre?" "No,
non precisamente." "Vedi?" replicò. "Eppure io la ebbi, e molto pia. Ed io ero un
ragazzo gentile ed educato, ed ero capace di snocciolarti il catechismo così spedito
che non staccavi una parola dall'altra. Ed ecco dove siamo arrivati, Jim, e si era
cominciato con il giocare alle fossette sulle lapidi benedette dei sepolcri! Così si era
incominciato, ma si andò ben più lontano; e mia madre mi aveva detto e predetto tutto
quanto, la mia santa donna. Ma è stata la Provvidenza che mi ha condotto qui. Ho
riflettuto a fondo su tutto ciò in quest'isola solitaria, e sono ritornato alla religione. Non
mi ci lascerò più prendere a bere tanto rum: ma un goccino appena per la buona
fortuna, naturalmente, alla prima occasione che avrò.
Mi sono ripromesso di essere buono, e so come fare. E poi, Jim..." Dette un'occhiata in
giro, e abbassando il tono, bisbigliò:
"Io sono ricco." Non ci voleva meno di tanto per convincermi che al poveraccio chiuso
nel suo lungo isolamento aveva dato di volta il cervello, ed egli dovette leggermi in viso
quel pensiero perché rincalzò con ardore:
"Ricco, ti dico, ricco! E perché tu lo sappia, di te, Jim, voglio fare un uomo. Ah, Jim,
benedici pure la tua stella, che sei stato il primo a incontrarmi." A queste parole
un'ombra improvvisa gli calò sulla faccia. Strinse la mia mano come in una tenaglia, e
alzò davanti ai miei occhi un indice minaccioso.
"Jim, dimmi la verità: non è la nave di Flint, quella?" A questo punto io ebbi una felice
ispirazione. Cominciai a credere di aver trovato un alleato, e subito risposi:
"No, non è la nave di Flint. Flint è morto, ma io vi dirò la verità come desiderate: ci sono
alcuni marinai di Flint a bordo, ed è tanto peggio per noi altri." "Per caso un uomo...
con una gamba sola?" ansimò.
"Silver?" "Sì, Silver, così si chiamava." "E' il nostro cuoco, e anche il caporione." Egli
continuava a tenermi per il polso, e udendo ciò me lo torse.
"Se è Long John che ti manda, io sono fritto, lo so. Ma voi, lo sapete in che acque
navigate?" Io cominciai ad attuare il mio disegno, e quasi in forma di risposta gli
raccontai l'intera storia del nostro viaggio e la situazione in cui ci trovavamo. Egli mi
ascoltò col più vivo interesse, e alla fine mi batté un colpetto sulla nuca.
"Tu sei un buon ragazzo, Jim, ma voi tutti siete in una brutta situazione, non ti pare?
Ebbene, mettetevi nelle mani di Ben Gunn:
Ben Gunn è l'uomo che ci vuole. Ma dimmi: tu credi che il tuo cavaliere si mostrerebbe
generoso, qualora fosse aiutato mentre si trova in questa brutta situazione, come puoi
vedere?" Io gli 'assicurai che il cavaliere era il più liberale degli uomini.
«Bene! Ma, intendiamoci," riprese Ben Gunn "io non vorrei che mi ricompensasse
dandomi una livrea o roba simile, e mettendomi a fare il guardaportone: non è a questo
che io tengo, Jim. Ciò che a me preme di conoscere è se sarebbe disposto a cedere
qualche cosa come un migliaio di sterline sul tesoro che ormai è già come suo." "Sono
sicuro di sì. Stando agli accordi, tutti i marinai avrebbero avuto la loro parte." "E il
passaggio di ritorno?" aggiunse con l'aria d'uno che la sa lunga.
"Oh! Il cavaliere è un gentiluomo. E del resto, se ci sbarazziamo degli altri, avremo pur
bisogno di qualcuno che ci aiuti a manovrare il bastimento." "Già" disse lui "Potrei
essere utile." E parve rasserenato.
"Ora"continuò "voglio dirti qualcosa; qualcosa, ma non più di tanto. Io ero imbarcato
con Flint quando sotterrò il tesoro: lui con sei altri: sei forti marinai. Essi rimasero a
terra circa una settimana, e noi a bordeggiare col vecchio "Walrus". Un bel giorno
vedemmo il segnale, ed ecco Flint arrivare tutto solo in un piccolo canotto con la testa
fasciata da una sciarpa blu. Sorgeva il sole, e lui dritto a prua sembrava pallido come
un morto. Ma intanto c'era, capisci; e gli altri sei, morti tutti, morti e sotterrati. Come
avesse fatto, nessuno a bordo se lo seppe spiegare. Ci fu battaglia, in ogni modo, e
assassinio, e morte immediata; lui, pensa, contro sei! Billy Bones era il suo primo
ufficiale, Long John, quartiermastro. Gli chiesero dov'era nascosto il tesoro. 'Oh' disse
lui 'potete andare a terra, se così vi piace, e rimanerci' disse; 'ma quanto al bastimento,
deve salpare per cercare altro, corpo di mille bombe!' Così disse.
"Orbene, tre anni dopo io ero su un'altra nave quando avvistammo quest'isola.
"Ragazzi" dico "lì c'è il tesoro di Flint. Vogliamo scendere a cercarlo?" Al capitano la
cosa non piacque, ma i miei compagni furono tutti d'accordo; e sbarcammo. Per dodici
giorni cercarono, sempre più arrabbiati con me, finché un bel mattino tornarono tutti a
bordo. 'Quanto a te, Beniamino Gunn, eccoti un moschetto" mi dissero "e una vanga e
una marra. Puoi restare qui e trovarlo da te, il tesoro di Flint' mi dissero. E dunque, Jim,
tre anni sono stato qui, e in tutto questo tempo senza un boccone da cristiano. Ma ora,
guarda, Jim, guardami bene. Ti pare che io abbia l'aria di un uomo di bassa prua? No,
non e vero? Né lo sono assolutamente, dico io." E qui strizzò l'occhio, e mi diede un
energico pizzicotto.
"Tu riferisci queste parole al tuo cavaliere" aggiunse poi. "'Né lo è, assolutamente':
sono queste le parole. Tre anni rimasto solo in quest'isola, e di giorno e di notte, e col
bel tempo e con la pioggia, e a volte (dirai) avrebbe magari voluto pregare (dirai) e a
volte magari pensare alla sua vecchia madre, potesse essere ancora viva! (dirai), ma
la maggior parte del suo tempo (è questo che dovrai dire), la maggior parte del suo
tempo Ben Gunn la spendeva in un'altra faccenda. E qui gli darai un pizzicotto come
faccio io." E di nuovo mi pizzicò nella maniera più confidenziale.
"Poi" continuò "tu salterai su, e gli dirai questo: Gunn è un onest'uomo (gli dirai) e
ripone di gran lunga più fiducia, di gran lunga più fiducia, tieni a mente, in un
gentiluomo di nascita che in questi signori di ventura, essendo stato egli stesso uno di
questi." "Bene" dissi io. "Non ho capito una sillaba di quel che avete detto. Ma ciò non
conta, dal momento che io non so come andare a bordo." "Ah," fece lui "questo è un
guaio di sicuro. Ma c'è il mio canotto, fabbricato da me, con le mie brave mani. Lo
tengo lì, al riparo della rupe bianca. Al peggio dei peggi potremo servircene a notte
inoltrata. Ih!" proruppe a un tratto. "Che succede?" Perché proprio in quel punto,
mentre il sole era ancora un'ora o due lontano dal tramonto, tutti gli echi dell'isola si
svegliarono rispondendo con un lungo mugghio al tuono di un colpo di cannone.
"Hanno incominciato la battaglia" gridai. "Seguitemi." E dimenticando tutti i miei terrori
mi buttai a correre verso l'ancoraggio, mentre il disgraziato nei suoi cenci caprini
trottava agile e leggero al mio fianco.
"A sinistra! A sinistra!" ansimava lui. "Tieniti a sinistra, compagno Jim! Sotto gli alberi!
E' lì che ho ucciso la mia prima capra. Esse non osano più scendere fin lì: sono
accampate sulle montagne per paura di Ben Gunn. Ah! Quello è il 'citimero' (cimitero
voleva dire). Vedi i tumuli? Io vengo lì a pregare di tanto in tanto, quando penso che sia
press'a poco domenica. Non è precisamente una cappella, ma ha un aspetto più serio
che altrove; e poi, senti, Ben Gunn era un po' sprovvisto: niente cappellano, e
nemmeno una bibbia e una bandiera, senti." In questo modo continuava a parlare
mentre io correvo, senza aspettare né ricevere risposta.
Il colpo di cannone fu seguito dopo una lunga pausa da una scarica di moschetteria.
Un'altra pausa, e poi, a meno di un quarto di miglio davanti a me, io potei contemplare,
sventolante al disopra delle cime degli alberi, la bandiera britannica.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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