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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 14:13


Capitolo 18

Continua il racconto del dottore: fine della prima giornata di combattimento



Con le ali ai piedi attraversammo la zona boscosa che ci separava dal fortino,
sentendo a ogni passo le grida dei pirati risuonare più vicine. Presto udimmo il loro
scalpiccìo e gli scrosci dei rami spezzati dalla furia della loro corsa.
Io capii che andavamo incontro a una seria scaramuccia e verificai la mia esca.
"Capitano" dissi "Trelawney è un ottimo tiratore. Dategli il vostro fucile: il suo è
inservibile." Scambiarono i fucili, e Trelawney muto e impassibile com'era stato fin dal
principio del trambusto, si fermò un momento per accertarsi che l'arma fosse in ordine.
Allora io, accortomi che Gray era inerme, gli porsi il mio coltellaccio. Egli si sputò nella
mano, aggrottò le sopracciglia e agitò nell'aria la lama facendola sibilare; e noi ne
avemmo il cuore allargato, perché ogni suo gesto diceva chiaramente che la nostra
nuova recluta valeva il pane che mangiava.
Quaranta passi più in là sboccammo sul margine del bosco, e vedemmo davanti a noi
la palizzata. Abbordammo il recinto a metà del lato sud, e quasi nello stesso istante
sette rivoltosi con Job Anderson, il mastro d'equipaggio, alla testa, apparvero gridando
all'angolo sud-ovest.
Si fermarono come sconcertati, e prima che si riavessero dalla sorpresa, non solo il
cavaliere ed io, ma anche Hunter e Joyce dall'interno della ridotta, facemmo in tempo a
far fuoco. I quattro colpi si sparpagliarono in una salva alquanto irregolare, ma
ottennero lo scopo: uno dei nostri nemici cadde; e gli altri senza esitare girarono le
spalle e si tuffarono nella macchia.
Dopo aver ricaricato andammo giù lungo l'esterno della palizzata a vedere il nemico
caduto. Era stecchito: la palla l'aveva colpito in mezzo al cuore.
Stavamo rallegrandoci del nostro buon successo, quando un colpo di pistola crepitò
nella boscaglia, una palla mi fischiò vicino all'orecchio, e il povero Tom Redruth
ondeggiò e si abbatté lungo disteso al suolo. Il cavaliere ed io rispondemmo al colpo,
ma siccome tiravamo a casaccio, è probabile che sciupassimo soltanto la polvere.
Dopo di che ricaricammo un'altra volta, e riportammo la nostra attenzione sul
disgraziato Tom Il capitano e Gray erano già curvi su di lui, ed io con una occhiata
m'accorsi che tutto era finito.
Credo che, data la immediatezza della nostra risposta, la salva avesse disperso
nuovamente i ribelli, poiché senza altri fastidi potemmo prendere il corpo del vecchio
guardacaccia, issarlo al disopra dello steccato e ricoverarlo, gemente e sanguinante,
nella ridotta.
Il povero vecchio non aveva mai pronunciato una parola di sorpresa, di lamento, di
paura, o anche solo di acquiescenza, dall'inizio delle nostre tribolazioni fino al
momento in cui l'avevamo deposto lì dove doveva morire. Si era sistemato dietro al
materasso come un valoroso troiano; aveva eseguito ogni ordine in silenzio e bene,
con assoluta devozione; era di vent'anni il più anziano dei nostri: ed ecco, toccava a
lui, a questo vecchio fedele e volonteroso servitore, morire.
Il cavaliere cadde in ginocchio accanto a lui, e gli baciò la mano singhiozzando come
un fanciullo.
"Me ne vado, dottore?" chiese il moribondo.
"Tom, amico mio," risposi "tu ritorni al Creatore." "Avrei prima voluto regalare qualcuno
dei miei confetti a quelli là..." "Tom" proruppe il cavaliere "dimmi che mi perdoni, vuoi?"
"Le pare che sarebbe rispettoso, da me a lei, signor cavaliere?
Nondimeno, così sia. Amen!" Dopo un breve silenzio espresse il desiderio che
qualcuno gli leggesse una preghiera. "E' l'usanza, signore" aggiunse come per
scusarsi. E poco dopo, senza altre parole, spirò.
Frattanto il capitano, del quale avevo osservato le tasche e il petto gonfi oltre misura,
aveva tirato fuori un mucchio di cose le più disparate: la bandiera inglese, una bibbia,
un rotolo di corda abbastanza forte, penna e calamaio, il libro di bordo, e una gran
quantità di tabacco. Trovato poi nel recinto il fusto piuttosto lungo di un abete abbattuto
e spoglio, l'aveva con l'aiuto di Hunter alzato nel posto della ridotta dove i tronchi
incrociati formavano un angolo; e, arrampicatosi sul tetto, aveva con le sue stesse
mani spiegata e issata la bandiera.
Questo parve riconfortarlo assai. Dopo di che rientrò nella casa e si accinse a passare
in rassegna le provviste, come se nient'altro lo interessasse. Ma non mancò di badare
al trapasso di Redruth, e appena questi ebbe chiuso gl occhi si avvicinò portando
un'altra bandiera, e devotamente la distese sul cadavere.
"Non affliggetevi, signore" disse al cavaliere stringendogli la mano. "Egli è fortunato:
nulla ha da temere un marinaio che è morto compiendo il proprio dovere verso il
capitano e verso l'armatore. Può non essere buona teologia, questa, ma è un fatto."
Poi mi tirò in disparte.
"Dottor Livesey" mi chiese «fra quante settimane credete che arriverà l'altra nave?" Gli
risposi che non si trattava di settimane, bensì di mesi; che se noi non fossimo ritornati
alla fine d'agosto, Blandly avrebbe mandato a cercarci, ma né prima né dopo. "Può lei
stesso fare il conto" aggiunsi.
"Ebbene" riprese il capitano grattandosi la testa "pur contando molto sui benefici della
Provvidenza, direi che siamo piuttosto mal ridotti.
"Cioè?" "E' un peccato che abbiamo perduto questo secondo carico, ecco cosa
intendevo dire" replicò il capitano. "Per le munizioni ce la potremo cavare, ma quanto a
viveri siamo scarsi, assai scarsi: al punto, dottor Livesey, che quasi è un bene ritrovarci
con quella bocca di meno." E accennò con l'indice al corpo che giaceva sotto la
bandiera.
In quel momento con un ruggito e un sibilo una palla passò in alto al disopra del tetto
della casa e andò a cadere lontano nella boscaglia "Ohò!" esclamò il capitano. "Fuoco
volante! Avete già abbastanza poca polvere, i miei giovinotti!" Al secondo tentativo il
colpo fu meglio diretto, e il proiettile cadde entro lo steccato sollevando un nuvolo di
sabbia, ma senza provocare nessun altro danno.
"Capitano" fece il cavaliere "la casa è del tutto fuori dalla visuale del bastimento.
Probabilmente mirano alla bandiera. Non converrebbe abbassarla?" "Abbassare la mia
bandiera?" gridò il capitano. "No, signore, mai!". E queste parole riscossero il generale
consenso, poiché quell'uscita rivelava non solo il maschio valoroso uomo di mare, ma
anche l'accorgimento politico di chi intendeva mostrare al nemico che non temeva le
sue cannonate.
Durante tutta la serata si accanirono a bombardare. L'una dopo l'altra le palle ci
oltrepassavano, o non arrivavano fino a noi, o buttavano in aria la sabbia dello
steccato: ma il tiro era così alto che la palla ricadeva morta e si affondava nella soffice
arena. Non c'era da temere nessun rimbalzo, e sebbene un proiettile fosse penetrato
dal tetto nella casa, andando a conficcarsi nel pavimento, presto ci abituammo a quel
gioco grossolano senza dargli più importanza che al cricket.
"C'è una cosa buona, in tutto questo" osservò il capitano "ed è che il bosco dinanzi a
noi è sgombro. La marea da un po' di tempo si sta ritirando; le nostre provviste
dovrebbero trovarsi all'asciutto. C'è qualcuno che voglia andare a prendere del lardo?"
Gray e Hunter si offrirono per primi. Armati fino ai denti si slanciarono fuori dallo
steccato, ma senza risultato, poiché gli ammutinati, più arditi di quanto non
sospettassimo, ovvero fiduciosi nella perizia di tiratore di Israel, si stavano già
impadronendo delle provviste e le trasportavano a guado in una delle imbarcazioni che
era 1ì vicino e che un remo opportunamente manovrato manteneva ferma contro la
corrente. Silver, installato a poppa, teneva il comando, e ognuno di loro adesso era
munito di un moschetto tirato da non si sa quale nascondiglio.
Il capitano intanto, seduto davanti al libro di bordo, annotava:
"Alessandro Smollett, capitano; Davide Livesey, medico di bordo; Abraham Gray,
secondo carpentiere; John Trelawney, armatore; John Hunter e Riccardo Joyce, servi
dell'armatore, i soli dell'intero equipaggio rimasti fedeli, avendo viveri per dieci giorni a
mezza razione, sbarcarono oggi e issarono la bandiera britannica sul fortino dell'Isola
del Tesoro. Tomaso Redruth, servo dell'armatore, guardacaccia, ucciso dai ribelli,
James Hawkins, mozzo..." Proprio in quel momento, mentre io mi commuovevo
pensando alla sorte del ragazzo, una voce si sentì dalla parte di terra.
"Qualcuno che chiama" disse Hunter che era di guardia.
"Dottore! Cavaliere! Capitano! Hallo! Hunter, siete voi?" squillò la voce.
Ed io corsi alla porta, e giunsi in tempo per vedere Jim Hawkins sano e salvo
scavalcare lo steccato.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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