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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 14:17


Capitolo 20

L'ambasciata di Silver



In realtà c'erano due uomini fuori dello steccato, uno dei quali sventolava un panno
bianco, e l'altro gli stava tranquillamente accanto: nientemeno che Silver in persona.
Era ancora assai presto, e il freddo pungeva come non mai, e penetrava fino alle ossa.
Il cielo era chiaro e pulito, e le cime degli alberi si coloravano di rosa nel sole. Ma, dove
stava Silver col suo seguace, tutto era ancora in ombra, ed essi apparivano immersi
fino al ginocchio in un denso e biancastro vapore che durante la notte era salito dalla
palude. Freddo e vapore insieme raccontavano lo squallore dell'isola: luogo umido,
pieno di febbri, malsano.
"Nessuno si muova" avvertì il capitano. "Dieci contro uno, questo è un tranello." Poi si
volse al filibustiere:
"Chi va là? Fermo, o sparo." "Bandiera parlamentare" gridò Silver.
Il capitano si teneva nel vestibolo, attento a non esporsi ad un colpo sparato a
tradimento. E rivolto a noi, comandò:
"La squadra del dottore a fare la guardia. Dottor Livesey, favorisca mettersi al lato
nord; Jim all'est, Gray all'ovest.
L'altra squadra, tutti a caricare i moschetti. Svegli, ragazzi, e attenti." Poi di nuovo si
rivolse ai ribelli.
"E voi che volete con la vostra bandiera parlamentare?" Questa volta fu l'altro a
rispondere.
"E' il capitano Silver, signore, che viene a fare delle proposte." "Il capitano Silver? Non
lo conosco. Chi è costui?" gridò il capitano. E a mezza voce, come parlasse tra sé,
l'udimmo aggiungere:
"Capitano! Una bella carriera, perbacco!" Long John replicò egli stesso:
"Sono io, signore. Questi poveri diavoli mi hanno scelto per capitano dopo la vostra
diserzione" e calcò sulla parola "diserzione". "Noi siamo pronti a sottometterci purché ci
si intenda sulle condizioni, senza tante cerimonie. Tutto ciò che io vi chiedo, capitano
Smollett, è la vostra parola che mi lascerete uscire sano e salvo da questo recinto e mi
concederete un minuto per portarmi fuori tiro prima che si apra il fuoco." "Amico mio"
disse il capitano Smollett "io non desidero affatto parlare con voi. Se avete qualcosa da
dirmi, potete entrare, ecco tutto. Se un tradimento ha da venire, verrà da parte vostra,
e il Signore vi aiuti." "Non occorre altro" esclamò Long John, allegramente. "Una vostra
parola mi basta. So riconoscere un galantuomo: siatene pur sicuro." Vedemmo il
compagno dalla bandiera bianca tentare di trattenere Silver: né era da stupirsene, data
la franca risposta del capitano. Ma Silver gli rise sonoramente sul muso e gli dette una
pacca sulla schiena, quasi che l'idea di un pericolo fosse stata assurda. Poi si avvicinò
alla palizzata, gettò al disopra la sua gruccia, alzò in aria una gamba, e con grande
vigore e destrezza riuscì a scavalcare il recinto e a buttarvisi dentro illeso.
Confesso che io m'interessavo troppo a quanto stava accadendo, per essere della
minima utilità come sentinella. Difatti, avevo già abbandonato la mia feritoia per
sgusciare dietro al capitano; il quale stava ora seduto sulla soglia, i gomiti sui ginocchi,
la testa nelle mani, e gli occhi fissi sull'acqua che gorgogliava versandosi fuori della
caldaia di ferro e perdendosi nella sabbia.
E canticchiava tra sé: "Venite fanciulle e fanciulli".
Guadagnar la cima del monticello fu per Silver una faticaccia.
Contro la ripidezza dell'erta, gl'intricati ceppi degli alberi, e la mollezza della sabbia
dove il piede affondava, egli con la sua gruccia penava come un battello nel vento
avverso. Ma vi si accanì, in silenzio, come un bravo, e arrivò infine davanti al capitano
che salutò col più squisito garbo di questo mondo. Si era abbigliato come meglio
poteva: uno smisurato abito azzurro carico di bottoni d'oro gli arrivava fino alle
ginocchia; e un cappello riccamente gallonato gli troneggiava sulla nuca.
"Eccovi qui" disse il capitano alzando il capo. "Ma fareste meglio a sedere." "Non
vorreste lasciarmi entrare, capitano?" si lamentò Long John.
"In verità è troppo fredda la mattinata per seder fuori sulla sabbia." "Eh, Silver" obietto il
capitano. "Se vi fosse piaciuto di rimanere un onest'uomo, potreste ora sedere nella
vostra cucina.
Colpa vostra. O siete il cuoco del mio bastimento (e foste pure ben trattato!) o siete il
capitano Silver, un volgare ribelle e pirata; e in questo caso potete andare a farvi
impiccare!" "Bene, bene" replicò il mastro cuoco sedendo sulla sabbia secondo
all'invito "mi darete poi una mano per rialzarmi, ecco tutto. Ma che delizioso posto
avete trovato! Ah, ecco Jim! Buon giorno a te, Jim. Dottore, i miei rispetti. Ebbene,
eccovi tutti riuniti insieme come una felice famiglia, se così posso esprimermi." "Se
avete qualcosa da dire, amico mio, è meglio che vi sbrighiate" proferì il capitano.
"Più che giusto, capitano Smollett" replicò Silver. "Il dovere anzitutto, nessun dubbio.
Ebbene, sentite: ci avete giocato un bel tiro l'altra notte. Un bel tiro davvero, non saprei
negarlo.
Parecchi di voi sono discretamente abili nel maneggiare la manovella. E non negherò
che alcuni dei miei siano stati scossi: o magari tutti, e magari io stesso: ed è
probabilmente per questo che sono qui per trattare. Ma, badate bene, capitano: ciò non
si ripeterà, perdio! Faremo buona guardia, e diminuiremo un tantino il rum. Voi forse
pensate che eravamo tutti quanti fradici: ma v'assicuro che io non avevo bevuto una
goccia; soltanto non ne potevo più dalla stanchezza, e se mi fossi risvegliato un
secondo prima, vi avrei presi sul fatto, vi avrei. Egli non era ancora morto, quando lo
raggiunsi, non era." "Sicché?" fece il capitano Smollett con la massima calma.
Tutte le chiacchiere di Silver erano per lui un enigma, ma nessuno mai l'avrebbe
immaginato, a giudicare dall'intonazione della voce.
Quanto a me, cominciavo a scorgere un filo di luce. Le ultime parole di Ben Gunn mi
tornarono a mente. Pensai che egli avesse visitato i filibustieri mentre giacevano
ubriachi intorno al loro fuoco, e riflettei con gioia che non più di quattordici erano i
nemici con cui ci restava da fare i conti.
"E dunque, ecco qua" disse Silver. "Noi vogliamo questo tesoro, e l'avremo: ecco il
nostro punto. A voi preme di salvar la vostra pelle, suppongo: ed ecco il vostro. Voi
avete una carta, non è vero?" "Può darsi" rispose il capitano.
"Oh, voi l'avete, sì, lo so bene, io" ribatté Long John. "Non è il caso di essere così
ruvidi con la gente; non serve affatto, credete a me. Ciò che intendo dire è che ci
occorre la vostra carta. Del resto, io per me non vi ho mai voluto male..." "Questo mi è
indifferente, amico mio" interruppe il capitano. "Noi conosciamo perfettamente le vostre
intenzioni, e non ce ne importa, perché, oramai, vedete, la cosa non è più possibile." E,
guardandolo tranquillamente, il capitano prese a riempire la sua pipa.
"Se Abraham Gray..." insinuò Silver.
"Basta!" gridò il signor Smollett. "Gray non mi ha detto nulla, né io gli ho chiesto nulla;
e, ciò che più importa, vorrei veder voi e lui e l'isola intera saltare in aria. Così, amico
mio, sapete ciò che penso a tale riguardo." La piccola sfuriata smorzò i bollori di Silver.
Egli, che già s'irritava, non tardò a ricomporsi.
"Può essere" disse addolcendo il tono. "Io non pretendo di decidere quello che la gente
per bene può ritenere corretto o meno, a seconda del caso. E poiché vedo che voi vi
preparate a fare una pipata, mi permetterò di imitarvi." E riempì la sua pipa, e l'accese;
e i due uomini rimasero per un po' a fumare in silenzio, ora guardandosi in faccia, ora
calcando il tabacco, ora piegandosi a sputare. Era uno spasso vederli, come assistere
a una scena di teatro.
"E ora" riprese Silver "ecco qua. Voi ci date la carta perché possiamo procurarci il
tesoro, e smettete di sparare sui poveri marinai e spaccar loro la testa mentre
dormono. Voi fate ciò, e noi vi lasciamo liberi di scegliere: o venite a bordo con noi una
volta caricato il tesoro, nel qual caso io m'impegno sulla mia parola d'onore a sbarcarvi
in qualche luogo sani e salvi; oppure, se ciò non vi aggrada, visto che parecchi dei miei
uomini hanno un caratteraccio e conservano vecchie ruggini a causa di punizioni,
allora potete restare qui, potete. Noi divideremo con voi le provviste, tanto per
ciascuno, ed io m'impegno, come sopra, ad avvertire la prima nave che incontro, e a
mandarla qui a prendervi. Ora mi ammetterete che questo è parlare. Potevate volermi
più liberale di così? No di certo. Ed io spero" e qui alzò la voce "che tutti i vostri
compagni qui dentro rifletteranno alle mie parole, perché ciò che è detto a uno è detto
a tutti." Il capitano Smollett, alzatosi, batté la pipa contro il palmo della mano
scuotendone la cenere.
"E' tutto qui?" domandò.
"L'ultima mia parola, corpo di mille bombe!" rispose.
"Respingetela, e non avrete da me altro che pallottole di moschetto." "Benissimo" disse
il capitano. "E ora sentite me. Se voi verrete uno per uno disarmati, io m'impegno a
mettervi tutti quanti ai ferri e trasportarvi in Inghilterra dove vi si allestirà il vostro bravo
processo. Se rifiutate, sappiate che io mi chiamo Alessandro Smollett, che ho issato la
bandiera del mio sovrano, e vi spedirò tutti all'inferno. Voi non potete scoprire il tesoro.
Voi non potete manovrare l''Hispaniola': non c'è tra voi un uomo capace di ciò. Voi non
potete combatterci. Gray, qui, si è sbrigato di cinque di voi. La vostra barca è mal
governata, mastro Silver; siete sottovento, e correte a battere nei frangenti. Ve ne
accorgerete. Io rimango qui, ve lo dichiaro netto. Sono le ultime parole amichevoli che
vi rivolgo, perché vi giuro in nome del Cielo che la prossima volta che v'incontrerò vi
caccerò una palla nella schiena. Presto, ragazzo mio. Liberateci della vostra presenza,
vi prego, e via, un piede dopo l'altro, e al galoppo." La faccia di Silver era
impressionante: gli occhi, nella rabbia, gli schizzavano fuori della testa. Scuoté la pipa
ancora accesa, e gridò:
"Datemi una mano!" "Io no!" replicò il capitano.
"Chi mi dà una mano per rialzarmi?" grugnì il miserabile.
Nessuno di noi si mosse.
Masticando le più zozze imprecazioni si trascinò sulla sabbia finché riuscì ad attaccarsi
alla parete del vestibolo, e a alzarsi di nuovo sulla gruccia. Allora sputò nella sorgente.
"Ecco" gridò "il conto che faccio di voi. Entro un'ora vi riscalderò come un ponce nel
vostro fortino. Ridete, corpo di Satanasso, ridete pure! Tra un'ora riderete al rovescio.
Quelli che moriranno saranno i più fortunati." E con una spaventosa bestemmia si
allontanò, inciampando e affondando nella sabbia; e con l'aiuto dell'uomo con il vessillo
parlamentare riuscì, dopo quattro o cinque tentativi falliti, a scavalcare la palizzata.
Un istante dopo scompariva dietro gli alberi.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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