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L'ISOLA DEL TESORO - di Robert Louis Stevenson - Completo -

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2009 20:01
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21/01/2009 19:28


Capitolo 21

L'attacco



Non appena Silver fu scomparso, il capitano, che l'aveva attentamente seguito, si volse
verso l'interno della casa, e trovò che nessuno all'infuori di Gray era al proprio posto.
Fu la prima volta che lo vedemmo in collera.
"Al vostro posto" ruggì. Poi, dopo che avemmo ubbidito: "Gray" disse "io citerò il vostro
nome a titolo d'onore nel libro di bordo; voi avete compiuto il vostro dovere come un
vero marinaio.
Signor Trelawney, mi meraviglio di lei! E lei, dottore, mi pareva che un tempo avesse
portato l'uniforme reale! Ma se è così che ha servito a fontenoy, avrebbe fatto meglio a
rimanersene sotto le coperte".
La squadra del dottore era ritornata alle feritoie: gli altri stavano caricando i moschetti
di riserva, e ciascuno, com'è naturale, col viso rosso e l'orecchio teso.
Il capitano ci guardò un momento in silenzio; poi riprese:
"Ragazzi miei, ho assestato a Silver una bordata. Gli ho bruciato la pelle di proposito.
Prima che l'ora sia passata, com'egli ha detto, ci attaccheranno. Noi siamo in minor
numero, non occorre dirlo: però combatteremo stando al coperto, e un minuto fa avrei
soggiunto: con disciplina. Io non dubito minimamente che possiamo suonargliele, se
voi volete." Dopo di questo, fece la ronda, e constatò, com'ebbe a dire, che tutto era in
regola.
Sui due lati minori del fortino, a est e a ovest, c'erano soltanto due feritoie; sul lato sud,
dove si trovava la porta, altre due; e sul lato nord, cinque. Disponevamo, noi sette, di
una ventina di moschetti; la legna da bruciare era ammassata in quattro cataste, come
tavole, direi quasi, una nel mezzo di ciascun lato, con sopra munizioni e quattro
moschetti carichi a portata di mano dei difensori. Nel centro, allineati, i coltellacci.
"Gettate via il fuoco" ordinò il capitano. "Il freddo è passato, e non bisogna avere il
fumo negli occhi." Il recipiente di ferro fu portato fuori dal signor Trelawney e le braci
spente nella sabbia.
"Hawkins non ha ancora fatto colazione. Hawkins, prendi la tua colazione e ritorna al
tuo posto a mangiarla" continuò il capitano Smollett. "Animo, ragazzo mio, e non
perdiamo tempo. Hunter, passa a tutti un bicchiere di grappa." E mentre questi
eseguiva, il capitano completava mentalmente il suo piano di difesa.
"Dottore" riprese "lei occuperà la porta. Attento a vedere, ma senza esporsi. Si tenga in
dentro, e tiri dal vestibolo. Hunter, voi occuperete il lato est, là. Joyce, amico mio, voi
starete all'ovest. Signor Trelawney, lei è il miglior tiratore: lei e Gray terrete questo
lungo tratto nord con le cinque feritoie. Lì è il punto debole, lì... Se loro riuscissero a
raggiungerlo e sparare attraverso le stesse nostre aperture, le cose prenderebbero una
cattiva piega. Hawkins, né tu né io siamo dei tiratori valenti:
rimarremo lì per caricare e dare una mano." Come il capitano aveva detto, il freddo era
passato. Non appena il sole ebbe scavalcato la nostra cintura di alberi, batté con tutta
la sua forza sopra la radura e asciugò in un baleno i vapori. La sabbia diventò
bruciante e la resina dei tronchi d'albero del fortino si liquefece. Camiciotti e vestiti
furono buttati all'aria: i colli delle camicie rivoltati e le maniche rimboccate fin sulle
spalle; e aspettammo lì, ciascuno al suo posto, come in una febbre, estenuati dal caldo
e dall'ansia.
Passò un'ora.
"Possano morire impiccati!" borbottò il capitano. "Ci si crepa di noia. Gray, fischiate per
chiamare il vento." Ma proprio in quel punto apparvero i primi segni dell'attacco.
"Scusi, signore," disse Joyce "se vedo qualcuno devo sparare?" "Ve l'ho ben detto!"
sbuffò il capitano.
"Grazie, signore" rispose Joyce con la stessa placida gentilezza.
Non successe niente per un po': ma quelle parole ci avevano messi all'erta: occhi
aguzzati, orecchi tesi, i moschettieri con l'arma bilanciata nel pugno, il capitano nel
mezzo del fortino con le labbra tirate e le sopracciglia aggrottate.
Passarono così alcuni secondi, finché d'improvviso Joyce puntò il suo moschetto e
sparò. Il rimbombo non era ancora spento che altre detonazioni risposero dal di fuori
con una diffusa scarica, colpo dietro colpo, in fila indiana, da ogni parte del recinto.
Parecchie palle colpirono il fortino, ma nessuna vi penetrò; e come il fumo si fu
dileguato, gli alberi e lo steccato ricomparirono immobili e deserti come prima. Non un
ramoscello oscillava, non il luccichìo d'una canna di fucile tradiva la presenza dei nostri
nemici.
"Avete colpito il vostro bersaglio?" chiese il capitano.
"No, signore," rispose Joyce "non credo." "La più bella cosa è la verità" masticò il
capitano Smollett.
"Carica il suo fucile, Hawkins Quanti ritenete che fossero dal vostro lato, dottore?"
"Posso dirglielo con precisione. Tre colpi furono tirati da questo lato. Ho visto le tre
vampe: due, vicinissime l'una all'altra, la terza più a ovest." "Tre" ripeté il capitano. "E
quanti dalla sua parte, signor Trelawney?" Ma qui la risposta non fu così facile. Da nord
ne erano arrivati molti: sette secondo i calcoli del cavaliere; otto o nove secondo Gray.
Da est e da ovest un solo colpo era stato tirato. Era dunque chiaro che l'attacco veniva
dal lato nord e che sui rimanenti tre fronti saremmo stati molestati da una semplice
finta di ostilità.
Ma il capitano Smollett non cambiò per niente le sue disposizioni.
Se gli ammutinati riuscivano a superare la palizzata, pensava, si sarebbero impadroniti
di ogni feritoia indifesa, e ci avrebbero uccisi come tanti sorci nella nostra stessa
fortezza.
Del resto non ci si lasciò troppo agio a riflettere. D'improvviso, con un potente urrà, una
piccola nube di pirati si precipitò fuori della boscaglia dalla parte nord, correndo dritta
verso la palizzata. Nello stesso tempo da oltre gli alberi fu riaperto il fuoco, e una palla
fischiò attraverso l'entrata e mandò in pezzi il moschetto del dottore.
Simili a un branco di scimmie gli assalitori balzarono in cima allo steccato. Il cavaliere e
il dottore spararono continui colpi; tre uomini caddero: uno a testa in giù, dentro il
recinto; due all'indietro, fuori: ma uno di questi era evidentemente più tramortito di
spavento che ferito, perché in un attimo si alzò in piedi e scomparve nella macchia.
Due avevano morso la polvere, uno era fuggito, quattro erano riusciti a guadagnare il
nostro trinceramento, e intanto, vicino agli alberi, sette od otto provvisti ognuno di
parecchi moschetti dirigevano un accanito quanto innocuo fuoco contro il nostro fortino.
I quattro che erano entrati, puntavano diritti sulla casa correndo e gridando; e i
compagni nascosti tra gli alberi con alti clamori li incoraggiavano. Alcuni colpi furono
sparati, ma tanta era la furia dei tiratori, che nessuno colse nel segno. In un istante i
quattro pirati avevano scalato il monticello, ed eccoli sopra noi.
La testa di Job Anderson, il nostromo, scattò nella feritoia del mezzo.
"Dai che ci sono tutti, dai!" ruggì con una voce di tuono.
Nello stesso momento un altro pirata afferrò il moschetto di Hunter per la canna, glielo
strappò di mano, e con un tremendo colpo stese il povero ragazzo inanimato al suolo.
E un terzo, girando incolume intorno alla casa, balzò improvvisamente nell'entrata e si
lanciò con un coltellaccio sul dottore.
La nostra posizione era totalmente rovesciata. Poco prima, tiravamo stando al riparo,
su un nemico scoperto; ora invece eravamo noi gli esposti e incapaci di restituire un
colpo.
Il fortino era pieno di fumo e a questo dovevamo la nostra relativa sicurezza. Grida
confuse, detonazioni di colpi di pistola, e un disperato lamento riempivano i miei
orecchi!
"Fuori, ragazzi, fuori! Combattiamo all'aperto! Mano ai coltellacci!" comandò il capitano.
Io tolsi con furia un coltellaccio dal mucchio, e qualcuno, prendendone un altro nel
medesimo istante, mi fece una sbucciatura alle dita che appena sentii. Mi slanciai fuori
della porta in pieno sole. Qualcuno, ignoro chi, mi seguiva da vicino. Proprio davanti a
me il dottore stava inseguendo il suo assalitore giù per il pendio, e nel momento stesso
che i miei occhi caddero su di lui, egli raggiunse lo sciagurato, e lo colpì buttandolo
riverso per terra e con un largo taglio nella faccia.
"Intorno alla casa, ragazzi, intorno alla casa!" gridava il capitano; ed io, pur in mezzo al
tumulto, avvertii un cambiamento nella sua voce.
Macchinalmente obbedii; e rivoltomi a levante, col mio coltellaccio in aria, corsi
all'angolo della casa. Un attimo, ed eccomi di fronte ad Anderson. Con un mugghio
feroce egli alzò sopra la testa la lama che lampeggiò nel sole. Io non ebbi tempo di
spaventarmi perché, mentre l'arma mi pendeva addosso, fulmineamente mi spostai
spiccando un salto; e mancatomi un piede nella soffice sabbia, ruzzolai testa all'ingiù
lungo il pendio.
Quando m'ero lanciato fuori della porta, gli altri ribelli stavano già arrampicandosi sullo
steccato per farla finita con noi. Uno d'essi, con in testa un berretto rosso e il suo
coltellaccio tra i denti, aveva persino raggiunto la cima e con una gamba l'aveva già
scavalcata. Ebbene, l'intervallo era stato così breve, che quando io mi ritrovai di nuovo
in piedi tutti erano ancora nella stessa posizione: l'uomo dal berretto rosso mezzo di
qua e mezzo di là, e un altro cominciava a mostrar la testa al disopra dei pali. E
nondimeno, in questo brevissimo lasso di tempo il combattimento era terminato, e la
vittoria era nostra.
Gray, che mi seguiva da vicino, aveva abbattuto con un fendente il grosso nostromo
senza lasciargli tempo, dopo che gli era fallito il colpo, di rimettersi in sesto. Un altro
era stato freddato a una feritoia mentre tirava dentro la casa; e ora agonizzava, con in
mano la pistola ancora fumante. Un terzo, come dissi, era stato spacciato dal dottore.
Dei quattro che erano riusciti a scavalcare la palizzata, solo uno rimaneva incolume, il
quale, abbandonato il suo coltellaccio sul teatro della mischia, si arrampicava un'altra
volta per uscirne, col timore della morte alle calcagna.
"Fuoco, fuoco dalla casa!" ordinò il dottore. "E voi, ragazzi, ritornate al coperto!" Ma
queste parole non furono sentite, nessun colpo partì, e l'ultimo ribaldo poté
scapolarsela immergendosi con gli altri nel bosco. Degli assalitori non rimanevano, in
tre secondi, che i cinque caduti: quattro dentro, e uno fuori dal recinto.
Il dottore, Gray ed io ci affrettammo a metterci al riparo. I superstiti avrebbero presto
raggiunto il luogo dove avevano lasciato i loro moschetti; il fuoco avrebbe potuto
ricominciare da un momento all'altro.
La casa si era intanto liberata un po' dal fumo; e noi in un batter d'occhio misurammo il
prezzo della nostra vittoria.
Hunter giaceva privo di sensi davanti alla sua feritoia; Joyce, vicino a lui con una palla
nella testa, immobile per sempre; mentre nel mezzo il cavaliere sorreggeva il capitano:
l'uno non meno pallido dell'altro.
"Il capitano è ferito" disse il signor Trelawney.
"Sono fuggiti?" chiese il signor Smollett.
«Tutti quelli che hanno potuto, state pur sicuro" rispose il dottore "ma ce ne sono
cinque che non corre ranno più." "Cinque!" esclamò il capitano. "Ebbene, abbiamo
progredito. Cinque da una parte e tre dall'altra, rimaniamo quattro contro nove. La
disparità è meno forte. Alla partenza eravamo sette contro diciannove; o quanto meno
lo pensavamo, il che non è affatto meglio (1)." Nota 1. Gli ammutinati rimasero presto
soltanto otto, giacché l'uomo colpito dal signor Trelawney a bordo della goletta morì
della sua ferita la sera stessa: ma ciò, naturalmente, non fu che più tardi a conoscenza
del partito fedele.




(continua)

_________Aurora Ageno___________
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