Il Santo del giorno

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auroraageno
00mercoledì 11 luglio 2012 09:54


11 LUGLIO

SAN BENEDETTO, ABATE

Patrono d'Europa

(480? - 547) Festa




LETTURE: Pr 2,1-9; Sal 111; Gv 15,1-8


Dai Dialoghi di san Gregorio Magno conosciamo la vita e l’opera di Benedetto di Norcia, il « padre del monachesimo d’Occidente ». Lasciato il « mondo » di Roma, fu a Subiaco dove per tre anni in una grotta maturò esperienze di vita « eremitica » (solitaria), noto solo a un monaco che gli forniva cibo. Poi, rudi pastori gli chiesero di istruirli, i monaci di Vicovaro lo vollero superiore ma tentarono d’avvelenarlo; infine molti discepoli cercarono la sua direzione. Fondò prima uno e poi dodici monasteri: nasceva la vita « cenobitica » (comunitaria) benedettina. La sua celebre Regola monastica armonizza esperienza ascetica orientale (cf san Basilio, pag. 1625) e saggezza romana con la discrezione e lo spirito dei Vangelo. L’Abate (padre) guida una vita di preghiera e di lavoro manuale e intellettuale, che congiunge semplicità e prudenza, austerità e dolcezza, libertà e obbedienza. Verso il 529, per un’astiosa persecuzione, si recò a Montecassino, e là morì il 21 marzo probabilmente nel 547. I suoi monaci si sparsero per l’Europa, la convertirono a Cristo e ne conservarono l’unità religiosa. Per questo, Benedetto fu proclamato da Paolo VI nel 1964 principale «Patrono d’Europa» e la sua festa (impedita in quaresima al 21 marzo) è alla data di una sua antica festività.
I Benedettini sono sempre stati forze vive nel popolo di Dio, apportandovi le ricchezze della vita contemplativa, l’esemplare «lode di Dio» nel servizio liturgico, lo studio dei santi Padri. Hanno dato alla Chiesa, cominciando da san Gregorio Magno, un gran numero di Papi e sono intervenuti operosamente nelle missioni più delicate.



Non antepongano a Cristo assolutamente nulla

Dalla «Regola» di san Benedetto, abate
(Prologo 4-22; cap. 72, 1-12; CSEL 75, 2-5. 162-163)
Prima di ogni altra cosa devi chiedere a Dio con insistenti preghiere che egli voglia condurre a termine le opere di bene da te incominciare, perché non debba rattristarsi delle nostre cattivi azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. In cambio dei suoi doni, gli dobbiamo obbedienza continua. Se non faremo così, egli come padre sdegnato, sarà costretto a diseredare un giorno i suoi figli e, come Signore tremendo, irritato per le nostre colpe, condannerà alla pena eterna quei malvagi che non l'hanno voluto seguire alla gloria.
Destiamoci, dunque, una buona volta al richiamo della Scrittura che dice: E' tempo ormai di levarci dal sonno (cfr. Rm 13, 11). Apriamo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo attentamente la voce ammonitrice che Dio ci rivolge ogni giorno: «Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Sal 94, 8). E ancora: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Ap 2, 7).
E che cosa dice? Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore del Signore. Camminate mentre avete la luce della vita, perché non vi sorprendono le tenebre della morte (cfr. Gv 12, 35).
Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C'è qualcuno che desidera la vita e brama trascorrere giorni felici? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all'udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronunzino menzogna: fuggi il male e fà il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi.
Che cosa vi è di più dolce, carissimi fratelli, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita.
Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno, persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere.
Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all'inferno, così c'è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. In questo zelo i monaci devono esercitarsi con amore vivissimo; e perciò si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza le infermità fisiche e morali degli altri, si prestino a gara obbedienza reciproca. Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità.
Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna.



auroraageno
00giovedì 12 luglio 2012 10:08


Giovedì 12 Luglio 2012


S. Giovanni Gualberto

No alla corruzione
, a cura di Antonio Maria Sicari




È sempre triste accorgersi che il proprio ideale è stato sporcato da persone senza scrupoli. Alcuni però ne traggono motivo per rinunciare, altri per abbracciarlo con ancora più decisione.
Così accadde a Giovanni Gualberto (nato intorno all’anno Mille), giovane monaco nel monastero benedettino di San Miniato: vi era entrato pieno di fervore (dopo aver perdonato colui che gli aveva ucciso il fratello) per accorgersi che il suo abate aveva comprato la carica e il monastero era infetto di simonia. Accompagnato da alcuni monaci, si allontanò subito da quel luogo, ma per fondarne un altro a Vallombrosa, sull’Appennino toscano, dando inizio a una nuova congregazione benedettina riformata, decisa al rifiuto di ogni donativo e di ogni protezione. Ed è un ideale che i monaci vallombrosiani diffondono nella chiesa con la predicazione rude e incisiva e offrendosi anche come formatori di nuovi preti, abituati alla vita comune e liberi dalla tentazione del potere e della carriera.
Così accade a Milano dove Giovanni invia i suoi discepoli per sostituire molti preti simoniaci deposti. La stima che i vallombrosiani riscuotono è tale che a Firenze affideranno ai monaci perfino la custodia del tesoro della Repubblica.
Prima di morire Giovanni scrive ai suoi monaci una “Lettera sulla carità” in cui raccomanda l’unità con queste parole: «Come il fiume si prosciuga nel suo letto, se si divide in tanti rigagnoli, così l’unione fraterna è meno utile ai singoli, se si disperde qua e là». Gregorio VII, il papa riformatore, nella sua lotta contro la corruzione ecclesiastica, troverà un grande aiuto nei monaci di Giovanni Gualberto e gli sarà riconoscente “per aver fatto risplendere in Toscana la purezza luce della sua fede”.






auroraageno
00lunedì 16 luglio 2012 10:49

SOLENNITA' DELLA BEATA VERGINE DEL CARMELO


MARIA VERGINE
MADRE
E MAESTRA SPIRITUALE



I fratelli e le sorelle dell'ordine Carmelitano, sia quelli che praticano l'antica osservanza sia quelli che seguono la riforma operata da santa Teresa di Gesù († 1582), si adoperarono sempre molto affinché si diffondessero ovunque e in profondità l'amore per l'orazione, l'impegno per conseguire la perfezione evangelica e il culto verso la Madre di Cristo. Venerano soprattutto la beata Vergine sotto il titolo «del Monte Carmelo»; mentre compiono il viaggio verso «il santo monte, Cristo Gesù» (Colletta), li custodisce come Madre amorevolissima, li protegge come patrona indefettibile, li accompagna come sorella fedele. Le Carmelitane, meditando assiduamente tutto il mistero della beata Vergine Maria, si soffermano volentieri a contemplare la Vergine o intenta all'orazione o nella sua vita nascosta o mentre riflette inferiormente sulle parole del Signore o mentre si dedica alle opere di carità. I fratelli e le sorelle del carmelo hanno sempre riconosciuto la beata Vergine come «madre e maestra spirituale» e «con la forza del suo amore conduce alla carità perfetta» (Prefazio), i figli che «continua a generare con la Chiesa» a Dio (Prefazio). Nel formulario la Madonna viene celebrata come: - Maestra che, custodendo nel suo cuore le parole di Gesù (cfr Alleluia, Antifona alla Comunione, Le 2,19.51), ci «insegna con il suo esempio» (Orazione sulle offerte) «il timore di Dio» (Antifona d'ingresso, cfr Sal 33 [34], 12); maestra che noi supplici vediamo come «modello della vita evangelica» (Prefazio) e dalla quale impariamo ad amare Dio «sopra ogni cosa con il suo cuore», a «contemplare con il suo spirito il Verbo», a dedicarci «con la stessa sollecitudine» ai fratelli sofferenti (Prefazio); - Madre, che ci invita soavemente a salire «sul monte del Signore» (Antifona d'ingresso; cfr Is 2,3) che e il Cristo stesso (cfr Colletta); madre, per mezzo della quale la sapienza dice: «Chi trova me, trova la vita» (Pro 8,34; cfr Prima Lettura, Pro 8,17-21.34-35); madre che, avendoci ricevuti come figli presso la croce del Signore (cfr Vangelo, Gv 19,25-27), ci «protegge con il suo aiuto», (Orazione sulle offerte) e ci assiste con la sua «intercessione materna» (Colletta). Questa messa é stata tratta, con alcune variazioni, dal Proprio delle messe dell'Ordine dei carmelitani Scalzi delle beata Vergine del Monte Carmelo, Curia Generalizia, Roma 1973, pp. 51-52.90.



ANTIFONA D'INGRESSO Sal 33,12; cfr Is 2,3
Venite, figli, ascoltatemi;
vi insegnerò il timore di Dio.
Venite, saliamo sul monte del Signore,
perché ci indichi i suoi sentieri.

COLLETTA
Assisti i tuoi fedeli, Signore, nel cammino della vita,
e per l'intercessione materna
della beata Vergine Maria, madre e maestra,
fa' che giungiamo felicemente
al tuo santo monte, Cristo Gesù, nostro Signore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

SULLE OFFERTE
Accogli, o Signore, i doni che ti offriamo;
e per l'intercessione della Vergine Maria,
che ci illumina con il suo esempio e ci protegge con il suo aiuto,
fa' che fedeli agli impegni del Battesimo
serviamo con tutto il cuore te e i fratelli.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO
La Vergine, madre e maestra, ci sostiene con il suo amore e ci istruisce con i suoi esempi

V. Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito
V. In alto i nostri cuori.
R. Sono rivolti al Signore.
V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
R. È cosa buona e giusta.

A E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza, *
rendere grazie sempre e in ogni luogo *
a te, Signore, Padre santo, *
Dio onnipotente ed eterno. **

B Noi ti lodiamo, ti benediciamo, *
ti glorifichiamo, *
nella memoria della beata sempre Vergine Maria. **

Intimamente associata al mistero di Cristo redentore, *
continua a generare con la Chiesa nuovi figli, *
che attira a te con il suo esempio
e con la forza del suo amore conduce alla carità perfetta. **

Alla sua scuola
riscopriamo il modello della vita evangelica; *
impariamo ad amarti sopra ogni cosa con il suo cuore
per servirlo con la stessa sollecitudine nei fratelli. **

A E noi, *
uniti ai cori degli angeli, *
cantiamo esultanti * l'inno della tua lode: **

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE Lc 2,19
Maria custodiva in sé tutte queste cose,
e le meditava nel suo cuore

DOPO LA COMUNIONE
O Padre, che alla mensa dei santi misteri
ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio,
fa' che nella fedele imitazione delle virtù di Maria,
viviamo in continua comunione con te,
per testimoniare al mondo le meraviglie del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.




auroraageno
00venerdì 20 luglio 2012 06:47


Venerdì 20 Luglio 2012


S. Apollinare, vescovo

Fare della terra un paradiso
, a cura di Antonio Maria Sicari



Di questo santo tutti conoscono le due splendide basiliche (S. Apollinare in Classe e S. Apollinare Nuovo) erette vicino a Ravenna, al tempo in cui era città imperiale. Risalendo alle origini cristiane della città, fu allora normale ricercare un primo evangelizzatore degno della sua importanza. Fu identificato nel vescovo Apollinare che sarebbe stato addirittura discepolo di s. Pietro e inviato da lui a evangelizzare l’Emilia Romagna. In tal modo anche Ravenna (dopo Roma) poteva vantare origini apostoliche. I racconti che riguardano s. Apollinare si limitano a ricordarne la predicazione, abbellita da molti miracoli che richiamano da vicino quelli di Cristo raccontati nel Vangelo, e il susseguente martirio.
La biografia spirituale del santo Vescovo è invece tutta affidata allo splendido mosaico, nella seconda fascia del catino absidale di S. Apollinare in Classe, dove è raffigurato semplicemente come il vero Buon Pastore: un vescovo, attorniato dai suoi fedeli (dodici agnelli bianchi) per i quali prega con le mani alzate al cielo, in una valle fiorita, con rocce, cespugli, piante, fiori e uccelli. In alto una croce gemmata, col volto di Cristo, rievoca la Trasfigurazione. Non c’è un modo più bello e più “teologico” di questo, per descrivere che cosa sia, per la sua chiesa, il santo che l’ha evangelizzata e fondata: è colui che ha indicato la strada che fa pregustare in terra il Paradiso.
Del resto anche Dante paragonerà la “divina foresta spessa e viva” del paradiso terrestre, proprio alla bellissima pineta del lido di Classe, evocata nel mosaico della vicina basilica.



auroraageno
00lunedì 23 luglio 2012 09:49


23 LUGLIO
SANTA BRIGIDA DI SVEZIA
Religiosa, compatrona d'Europa

(1303-1373)
Festa



LETTURE: Gal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8



Principessa svedese, fu sposa e madre esemplare di otto figli che educò ottimamente: la seconda figlia, Karin, è la notissima santa Caterina di Svezia. Brigida, terziaria francescana, consacrò la sua vedovanza alla Chiesa. Visitò in pellegrinaggio i principali luoghi sacri del tempo; fondò a Vadstena un ordine religioso e godette di rivelazioni soprannaturali raccolte in abbondanti scritti a edificazione dei fedeli. A Roma, dove visse 24 anni fino alla morte. lavorò per la riforma dei costumi e preparò il ritorno del papa da Avignone.

Dal 1999 è compatrona d’Europa insieme con Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce.


Elevazione della mente a Cristo Salvatore

(Oraz. 2; Revelationum S. Birgittae libri 2; Roma 1628, pp. 408-410)
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver predetto prima del tempo la tua morte, per aver trasformato in modo mirabile, durante l'ultima Cena, del pane materiale nel tuo corpo glorioso, per averlo distribuito amorevolmente agli apostoli in memoria della tua degnissima passione, per aver lavato loro i piedi con le tue mani sante e preziose, dimostrando così l'immensa grandezza della tua umiltà.
Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver sudato sangue dal tuo corpo innocente nel timore della passione e della morte, operando tuttavia la nostra redenzione che desideravi portare a compimento, mostrando così chiaramente il tuo amore per il genere umano.
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato condotto da Caifa e per aver permesso nella tua umiltà, tu che sei giudice di tutti, di essere sottoposto al giudizio di Pilato.
Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato deriso quando, rivestito di porpora, sei stato coronato di spine acutissime, e per aver sopportato con infinita pazienza che il tuo volto glorioso fosse coperto di sputi, che i tuoi occhi fossero velati, che la tua faccia fosse percossa pesantemente dalle mani sacrileghe di uomini iniqui.
Lode a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver permesso con tanta pazienza di essere legato alla colonna, di essere flagellato in modo disumano, di essere condotto coperto di sangue al giudizio di Pilato, di esserti mostrato come un agnello innocente condotto all'immolazione.
Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per esserti lasciato condannare nel tuo santo corpo, ormai tutto inondato di sangue, alla morte di croce; per aver portato con dolore la croce sulle tue sacre spalle, e per aver voluto essere inchiodato al legno del patibolo dopo essere stato trascinato crudelmente al luogo della passione e spogliato delle tue vesti.
Onore a te, Signore Gesù Cristo, per aver rivolto umilmente, in mezzo a tali tormenti, i tuoi occhi colmi di amore e di bontà alla tua degnissima Madre, che mai conobbe il peccato, né mai consentì alla più piccola colpa, e per averla consolata affidandola alla protezione fedele del tuo discepolo.
Benedizione eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver dato, durante la tua mortale agonia, la speranza del perdono a tutti i peccatori, quando hai promesso misericordiosamente la gloria del paradiso al ladrone che si era rivolto a te.
Lode eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per ogni ora in cui hai sopportato per noi peccatori sulla croce le più grandi amarezze e sofferenze; infatti i dolori acutissimi delle tue ferite penetravano orribilmente nella tua anima beata e trapassavano crudelmente il tuo cuore sacratissimo, finché, venuto meno il cuore, esalasti felicemente lo spirito e, inclinato il capo, lo consegnasti in tutta umiltà nelle mani di Dio Padre, rimanendo poi, morto, tutto freddo nel corpo.
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver redento le anime col tuo sangue prezioso e con la tua santissima morte, e per averle misericordiosamente ricondotte dall'esilio alla vita eterna. Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver lasciato che la lancia ti perforasse, per la nostra salvezza, il fianco e il cuore, e per il sangue prezioso e l`acqua che da quel fianco sono sgorgati per la nostra redenzione.
Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver voluto che il tuo corpo benedetto fosse deposto dalla croce ad opera dei tuoi amici, fosse consegnato nelle braccia della tua addolorata Madre e da lei avvolto in panni, e che fosse rinchiuso nel sepolcro e custodito dai soldati.
Onore eterno a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere risuscitato dai morti il terzo giorno e per esserti incontrato vivo con chi ha prescelto; per essere salito, dopo quaranta giorni, al cielo, alla vista di molti, e per aver collocato lassù, tra gli onori, i tuoi amici che avevi liberati dagli inferi.
Giubilo e lode eterna a te, Signore Gesù Cristo, per aver mandato nel cuore dei discepoli lo Spirito Santo e per aver comunicato al loro spirito in immenso e divino amore.
Sii benedetto, lodato e glorificato nei secoli, mio Signore Gesù, che siedi sul trono nel tuo regno dei cieli, nella gloria della tua maestà, corporalmente vivo con tutte le tue santissime membra, che prendesti dalla carne della Vergine. E così verrai nel giorno del giudizio per giudicare le anime di tutti i vivi e di tutti i morti: tu che vivi e regni col Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.



MESSALE

Antifona d'Ingresso
Rallegriamoci tutti nel Signore, celebrando questo giorno di festa in onore di santa Brigida; della sua gloria si allietino gli angeli e lodano insieme il Figlio di Dio.


Cf. Ps 15,5 Dóminus pars hereditátis meæ et cálicis mei: tu es qui restítues hereditátem meam mihi


Colletta
O Dio, che hai guidato santa Brigida nelle varie condizioni della sua vita e nella contemplazione della passione del tuo Figlio, le hai rivelato la sapienza della croce, concedi a noi, di cercare te in ogni cosa, seguendo fedelmente la tua chiamata. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Deus, cuius múnere beátus N. Christum páuperem et húmilem perseverávit imitári, concéde nobis, ipso intercedénte, ut, in vocatióne nostra fidéliter ambulántes, ad eam perfectiónem, quam nobis in Fílio tuo proposuísti, perveníre valeámus. Per Dóminum..


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Gal 2, 19-20
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me
.

Salmo Responsoriale Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo.


Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene
.


Canto al Vangelo Mt 15,9.5
Alleluia, alleluia.

Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
Alleluia.







Vangelo Gv 15,1-8
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»
.

Sulle Offerte
Padre misericordioso, che in santa Brigida hai impresso l'immagine dell'uomo nuovo creato nella giustizia e nella santità, concedi a noi di rinnovarci nello spirito per essere degni di offrirti il sacrificio di lode. Per Cristo nostro Signore.

Clementíssime Deus, qui, vétere hómine consúmpto, novum secúndum te in beáto N. creáre dignátus es, concéde propítius, ut nos páriter renováti hanc placatiónis hóstiam tibi acceptábilem offerámus. Per Christum.

Antifona alla Comunione Mt 5,8-10
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.



Cf. Lm 3,24-25

Pars mea Dóminus:

bonus est ánimæ quærénti illum.


Dopo la Comunione
Dio onnipotente, che da questo sacramento ci comunichi la forza del tuo Spirito, fa' che sull'esempio di santa Brigida impariamo a cercare te sopra ogni cosa; per portare in noi l'impronta del Cristo crocifisso e risorto. Egli vive e regna ...

Per huius virtútem sacraménti, quæsumus, Dómine, beáti N. exémplo, deduc nos iúgiter in tua dilectióne, et opus bonum quod copísti in nobis pérfice usque in diem Christi Iesu. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.




auroraageno
00mercoledì 29 agosto 2012 03:28
Mercoledì 29 agosto
Mc 6,17-29

Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista
.


Tutti noi dobbiamo avere timore dell’odio che degenera in vendetta, o si piega a sentimenti di avvilita disperazione. E tutti dobbiamo temere Iddio vindice dei morti senza causa e senza colpa.

In nome di Cristo, e quasi spinti dall’interiore sua carità, fatevi tutti e ciascuno promotori della sua carità. Lasciatevi riempire, nel segreto della vostra interiorità personale, dal suo amore; e poi fate che questo amore trabocchi, si allarghi idealmente nel cerchio universale dell’umanità e praticamente nella rete dei vostri rapporti familiari e sociali. L’amore è la forza. L’amore è il metodo. L’amore è il segreto della riuscita. L’amore è la causa per cui valga la pena di agire e di combattere. L’amore deve essere il vincolo, che fa della gente ignara, informe, disordinata, sofferente e alle volte cattiva, un Popolo nuovo, un Popolo vivo, un Popolo attivo, un Popolo unito, un Popolo forte, un Popolo cosciente, prospero e felice. L’amore: diciamo l’amore di Cristo, la sua misteriosa, divina ed umana carità. Perciò l’amore di Dio, distinto e trascendente l’amore agli uomini; ma quello di questo luce e sorgente.

Paolo VI, Lettera alle Brigate Rosse; Pellegrinaggio Apostolico a Bogotà. Santa Messa per la Giornata dello Sviluppo.

auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2013 07:06

28 GENNAIO
SAN TOMMASO D'AQUINO
Sacerdote e dottore della Chiesa
(1225?- 1274)
Memoria


LETTURE: 1 Cor 2, 1-10a; Sal 18; Mt 5, 13-19


Nato nel castello di Roccasecca, presso Montecassino, entrò a 18 anni fra i Domenicani; fu studente e poi maestro di teologia a Parigi; insegnò pure nello « studio » della corte papale ad Anagni, a Orvieto, Roma, Viterbo, Napoli. Discepolo di sant’Alberto Magno, nutrito della dottrina della sacra Scrittura e dei Padri, si servì della filosofia, specialmente di Aristotile e dei suoi commentatori arabi ma anche di Platone: accoglieva la verità da chiunque fosse espressa per illustrarne la fede ma respingeva l’errore da chiunque proposto. Ogni verità, egli riteneva, viene da Dio. Poté così operare una grande sintesi dottrinale (Summa contra Gentes, Summa Theologiae, ecc.) nella quale la Chiesa riconosce tuttora una delle più perfette espressioni del suo insegnamento.

Il Vaticano II ha attinto abbondantemente al suo pensiero. E’ onorato col titolo di « Dottore Angelico ».

Semplice, servizievole, silenzioso, raccolto, si faceva amare da tutti; più di ogni altro intese lo studio e la scienza come strumenti di santificazione. Amante del popolo, predicava di preferenza alla povera gente con semplicità e bonarietà anche più volte al giorno, come afferma il suo primo biografo.



Nessun esempio di virtù è assente dalla croce

Dalle «Conferenze» di san Tommaso d'Aquino, sacerdote
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»)
Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.
Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia» (Eb 12, 2).
Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5, 19).
Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non gli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22).


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