Salvatore Quasimodo - Biografia e raccolta Poesie

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auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:29
A ME DISCESA PER NUOVA INNOCENZA



Era beata stanotte la tua voce
a me discesa per nuova innocenza
nel tempo che patisco un nascimento
d'accorate letizie.

Tremavi bianca,
le braccia sollevate;
e io giacevo in te
con la mia vita
in poco sangue raccolta,
dimentico del canto
che già m'ha fatto estrema,
con la donna che mi tolse in disparte,

la mia tristezza
d'albero malnato.







auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:31
ISOLA
Io non ho che te
cuore della mia razza.





Di te amore m'attrista,
mia terra, se oscuri profumi
perde la sera d'aranci,
o d'oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi n'è tocca la foce.

Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d'altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle perdute cose.






auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:32
DOVE I MORTI STANNO AD OCCHI APERTI



Seguiremo case silenziose
dove morti stanno ad occhi aperti
e bambini già adulti
nel riso che li attrista,
e fronde battono i vetri taciti
a mezzo delle notti.

Avremo voci di morti anche noi,
se pure fummo vivi talvolta
o il cuore delle selve e la montagna,
che ci sospinse ai fiumi,
non ci volle altro che sogni.






auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:33
DAMMI IL MIO GIORNO




Dammi il mio giorno;
ch'io mi cerchi ancora
un volto d'anni sopito
che un cavo d'acque
riporti in trasparenza;
e ch'io pianga amore di me stesso.

Ti cammino sul cuore,
ed è un ritrovarsi d'astri
in arcipelaghi insonni,
notte, fraterni a me
fossile emerso da uno stanco flutto;

un incurvarsi d'orbite segrete
dove siamo fitti
coi macigni e l'erbe.






auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:34
CONVALESCENZA




Farsi amore un'altra morte sento
ignota a me, ma più di questa tarda,
che mi spinge sovente alle sue forme.

Abbandoni d'alga:
mi cerco negli oscuri accordi
di profondi risvegli
su rive dense di cielo.

Il vento s'innesta
docile al mio sangue,
ed è già voce e naufragio,
mani che rinascono:

mani conserte o palma a palma giunte
in distesa rinuncia.

Di te ha sgomento
il cuore secco e dolente,
infanzia imposseduta.







auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:36
L'ANGELO



Dorme l'angelo
su rose d'aria, candido,
sul fianco,
a bacio del grembo
le belle mani in croce.

La mia voce lo desta
e mi sorride,
sparsa di polline
la guancia che posava.

Canta; m'assale il cuore,
opaco cielo d'alba.
L'angelo è mio;
io lo posseggo: gelido.






auroraageno
00lunedì 14 gennaio 2008 06:37
VITA NASCOSTA




Filtra l'ora e lo spazio
e non ha luce presagio
nell'abbandono dell'erbe;
e il vento, il fresco vento non versa
telai di suoni e chiarità improvvise,
e quando tace anche il cielo è solo.

Dammi vita nascosta,
e se non sai me pure occulta,
notte aereo mare.

Naufrago: e in ogni sillaba m'intendi
che dalla terra scava il suo spiraglio
e nell'ombra s'allarga,

e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d'anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m'asserena, profondità d'amore.






auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:02
MOBILE D'ASTRI E DI QUIETE



E se di me gioia ti vince,
è nodo d'ombre.
non altro ora consola
che il silenzio: e non ci sazia
volto mutevole d'aria e di colli,
giri la luce i suoi cieli cavi
a limite di buio.

Mobile d'astri e di quiete
ci getta notte nel veloce inganno:
pietre che l'acqua spolpa ad ogni foce.

Bambini dormono ancora nel tuo sonno;
io pure udivo un urlo talvolta
rompere e farsi carne;
e battere di mani ed una voce
dolcezze spalancarmi ignote.





auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:04
FATTA BUIO ED ALTEZZA




Tu vieni nella mia voce:
e vedo il lume quieto
scendere in ombra a raggi
e farti nuvola d'astri intorno al capo.
E me sospeso a stupirmi degli angeli,
dei morti, dell'aria accesa in arco.

Non mia; ma entro lo spazio
riemersa, in me tremi
fatta buio ed altezza.






auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:05
L'ACQUA INFRADICIA GHIRI




Lucida alba di vetri funerari.
L'acqua infradicia ghiri
nel buio vegetale,
dai grumi dei faggi
filtrando inconsapevole
nei tronchi cavi.

Come i ghiri, il tempo che dilegua:
e brucia il tonfo ultimo,
rapina di dolcezze.

Né in te riparo,
abbandonata al sonno
da fresca gioia:
vanamente rinsanguo fatto sesso.






auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:06
SEME




Alberi d'ombre,
isole naufragano in vasti acquari,
inferma notte,
sulla terra che nasce:

un suono d'ali
di nuvola che s'apre
sul mio cuore.

Nessuna cosa muore,
che in me non viva.

Tu mi vedi: così lieve son fatto,
così dentro alle cose
che cammino coi cieli;

che quando Tu voglia
in seme mi getti
già stanco del peso che dorme.







auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:07
PRIMO GIORNO




Una pace d'acque distese
mi desta nel cuore
d'antichi uragani,
piccolo mostro turbato.

Son lievi al mio buio
le stelle crollate con me
in sterili globi a due poli,
tra solchi d'aurore veloci:
amore di rupi e di nubi.

E' tuo il mio sangue,
Signore: moriamo.







auroraageno
00domenica 20 gennaio 2008 06:09
VERDE DERIVA




Sera: luce addolorata,
pigre campane affondano.
Non dirmi parole: in me tace
amore di suoni, e l'ora è mia
come nel tempo dei colloqui
con l'aria e con le selve.

Sopori scendevano dai cieli
dentro acque lunari,
case dormivano sonno di montagne,
o angeli fermava la neve sugli ontani,
e stelle ai vetri
velati come carte d'aquiloni.

Verde deriva d'isole,
approdi di velieri,
la ciurma che seguiva mari e nuvole
in cantilena di remi e di cordami
mi lasciava la preda:
nuda e bianca, che a toccarla
si udivano in segreto
le voci dei fiumi e delle rocce.

Poi le terre posavano
su fondali d'acquario,
e ansia di noia e vita d'altri moti
cadeva in assorti firmamenti.

Averti è sgomento
che sazia d'ogni pianto,
dolcezza che l'isole richiami.








auroraageno
00sabato 26 gennaio 2008 06:37
FRESCHE DI FIUMI IN SONNO



Ti trovo nei felici approdi,
della notte consorte,
ora dissepolta
quasi tepore d'una nuova gioia,
grazia amara del viver senza foce.

Vergini strade oscillano
fresche di fiumi in sonno:
E ancora sono il prodigo che ascolta
dal silenzio il suo nome
quando chiamano i morti.

Ed è morte
uno spazio nel cuore.






auroraageno
00sabato 26 gennaio 2008 06:39
ANELLIDE ERMAFRODITO




Mite letargo d'acque:
la neve cede chiari azzurri.

Sono memoria
d'ogni mia ora terrena,
angelo biancospino.

A te mi porgo trebbiato
senza seme; e duole dentro
pietà di magre foglie
che m'aiuta la morte.

Dalla fangaia affiora
roseo anellide
ermafrodito.






auroraageno
00sabato 26 gennaio 2008 06:41
D'ALBERI SOFFERTE FORME




Ora matura primizia del sole
la luce che destò d'intorno
d'alberi sofferte forme
e sospirar d'acque
che la notte confuse alle parole,
e sollevate l'ombre
si piegano alle siepi.

Inutile giorno,
mi togli da spazi sospesi,
(deserti spenti, abbandoni)
da quiete selve
avvinte da canapi d'oro
cui non muta senso
lo stormire dei venti
che d'impeto crolla,
né volgere di stelle.

Il cuore mi scopri sotterraneo,
che ha rose e lune a dondolo
e ali di bestie di rapina
e cattedrali da cui tenta
altezze di pianeti l'alba.

Ignoto mi svegli
a vita terrena.






auroraageno
00sabato 26 gennaio 2008 06:42
IO MI CRESCO UN MALE




Grato respiro una radice
esprime d'albero corrotto:

io mi cresco un male
da vivo che a mutare
ne soffre anche la carne.






auroraageno
00sabato 26 gennaio 2008 06:44
AMEN - PER LA DOMENICA IN ALBIS




Non m'hai tradito, Signore:
d'ogni dolore
son fatto primo nato.





auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 06:53
ACQUE E TERRE 1920-1929


ED E' SUBITO SERA



Ognuno sta solo sul cuor delle terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.





auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 06:55
VENTO A TINDARI




Tìndari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull'acque
dell'isole dolci del dio,
oggi m'assali
e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m'accompagna
s'allontana nell'aria,

onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d'ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d'anima.

A te ignota è la terra
ove ogni giorno affondo
e segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.

Aspro è l'esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d'armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo nel buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere

Tìndari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m'ha cercato.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 06:56
ANGELI




Perduta ogni dolcezza in te di vita,
il sogno esalti; ignota riva incontro
ti venga avanti giorno
a cui tranquille acque muovono appena
folte d'angeli di verdi alberi in cerchio.

Infinito ti sia; che superi ogni ora
nel tempo che parve eterna,
riso di giovinezza, dolore,
dove occulto cercasti
il nascere del giorno e della notte.





auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 06:57
E LA TUA VESTE E' BIANCA




Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull'omero sinistro.

Mi supera la luce; trema,
e tocca le tue braccia nude.

Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d'una vita
che sapeva di circo.

Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti
come la prima volta.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 06:58
ALBERO




Da te un'ombra si scioglie
che pare morta la mia
se pure al moto oscilla
o rompe fresca acqua azzurrina
in riva all'Anapo, a cui torno stasera
che mi spinse marzo lunare
già d'erbe ricco e d'ali.

Non solo d'ombra vivo,
ché terra e sole e dolce dono d'acqua
t'ha fatto nuova ogni fronda,
mentr'io mi piego e secco
e sul mio viso tocco la tua scorza.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:00
ARIETE




Nel pigro moto dei cieli
la stagione si mostra: al vento nuova,
al mandorlo che schiara
piani d'ombra aerei
nuvole d'ombre e biade:
e ricompone le sepolte voci
dei greti, dei fossati,
dei giorni di grazia favolosi.

Ogni erba dirama,
e un'ansia prende le remote acque
di gelidi lauri nudi iddii pagani;
ed ecco salgono dal fondo fra le ghiaie
e capovolte dormono celesti.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:01
ACQUAMORTA




Acqua chiusa, sonno delle paludi
che in larghe lamine macini veleni,
ora bianca ora verde nei baleni,
sei simile al mio cuore.

Il pioppo ingrigia d'intorno ed il leccio;
le foglie e le ghiande si quietano dentro,
e ognuna ha i suoi cerchi d'un unico centro
sfrangiati dal cupo ronzar del libeccio.

Così, come su acqua allarga
il ricordo i suoi anelli, mio cuore;
si muove da un punto e poi muore:
così t'è sorella acquamorta.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:02
TERRA




Notte, serene ombre,
culla d'aria,
mi giunge il vento se in te mi spazio,
con esso il mare odore della terra
dove canta alla riva la mia gente
a vele, a nasse,
a bambini anzi l'alba desti.

Monti secchi, pianure d'erba prima
che aspetta mandrie e greggi,
m'è dentro il male vostro che mi scava.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:03
SI CHINA IL GIORNO




Mi trovi deserto, Signore,
nel tuo giorno,
serrato ad ogni luce.

Di te privo spauro,
perduta strada d'amore,
e non m'è grazia
nemmeno trepido cantarmi
che fa secche mie voglie.

T'ho amato e battuto;
si china il giorno
e colgo ombre dai cieli:
che tristezza il mio cuore
di carne!





auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:04
SPAZIO




Uguale raggio mi chiude
in un centro di buio,
ed è vano ch'io evada.
Talvolta un bambino vi canta
non mio; breve è lo spazio
e d'angeli morti sorride.

Mi rompe. Ed è amore alla terra
ch'è buona se pure vi rombano abissi
di acque, di stelle, di luce;
se pure aspetta, deserto paradiso,
il suo dio d'anima e di pietra.






auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:05
ANTICO INVERNO




Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.

Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.





auroraageno
00lunedì 28 gennaio 2008 07:07
DOLORE DI COSE CHE IGNORO




Fitta di bianche e di nere radici
di lievito odora e lombrichi,
tagliata dall'acque la terra.

Dolore di cose che ignoro
mi nasce: non basta una morte
se ecco più volte mi pesa
con l'erba, sul cuore, una zolla.





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