Dickinson, Emily - Biografia - Commento - Poesie

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auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:14
- 214 -




Un liquore mai distillato prima
sorseggio da boccali in madreperla -
in nessuno dei tini lungo il Reno
è fermentata mai bevanda simile!

Inebriata d'aria sono io,
corrotta di rugiada. Barcollando
esco da taverne di blu fuso -
vago per giorni estivi interminabili.

Quando gli osti butteranno fuori
l'ape ubriaca dalla digitale
e la farfalla rinuncerà al 'goccetto' -
io, io berrò ancor di più!

Finché gli angeli faranno oscillare
i loro bianchi cappelli, e alla finestra
accorreranno i santi per vedere
la piccola beona che si appoggia al sole.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:16
- 215 -




Cos'è il 'Paradiso'?
Chi lo abita?
Sono forse 'contadini'?
'Zappano'?
Sanno che questa è 'Amherst'?
Sanno che anch'io sto per giungervi?

Hanno 'scarpe nuove', nell''Eden'?
E' sempre bello, là?
Ci sgrideranno quando avremo fame?
O andranno a dire a Dio quanto siamo imbronciati?

Sei sicuro che ci sia qualcuno
come un 'Padre', in cielo,
cosicché se mai mi ci perdessi,
o mi accadesse quello che la balia

chiama 'morire',
non dovrò poi camminare a piedi nudi
sul diaspro, e il popolo dei redenti
non riderà di me?
Forse l''Eden' non è così deserto
come lo era di solito il New England!





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:17
- 228 -




Fiammeggia d'oro e purpureo si spegne
balza nel cielo al modo dei leopardi
poi posa ai piedi del vecchio orizzonte
il suo volto chiazzato per morire -
si china fino a raggiunger la finestra
della cucina - tocca piano il tetto
tinge il fienile si toglie il berretto
bacia il prato ed ecco è già scomparso
il giocoliere del giorno.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:19
- 245 -




Tenevo un gioiello tra le dita
e me ne andai a dormire.
Era caldo il giorno, noioso il vento.
Dissi 'Si conserverà'.

Al risveglio non c'era più il gioiello.
Rimproverai le dita innocenti.
E adesso, una memoria di ametista
è tutto quel che ho.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:20
- 246 -




Camminare sempre al suo fianco -
la più piccola dei due!
Mente della sua mente,
sangue del suo sangue,
due vite - un solo essere - adesso.

Assaporare sempre il suo destino:
se dolore - la parte maggiore -
se gioia - accantonare
la mia porzione per quel caro cuore.

Tutta la vita conoscersi l'un l'altra -
noi che non potremo mai riuscirci -
e poi un cambiamento -
chiamato paradiso -
folle di uomini in estasi
che imparano a comprendere gli enigmi -
senza vocabolario!





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 18:22
- 249 -




Notti selvagge, notti selvagge!
Fossi insieme a te
notti selvagge sarebbero
la nostra ricchezza.

Inutili i venti
per un cuore in porto -
mappa e bussola
si mettono da parte

navigando nell'Eden -
Ah, il mare!
Potessi stanotte gettare
l'ancora in te!





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:24
- 252 -




Io posso guadare il dolore -
interi stagni di dolore -
lo faccio spesso, sono abituata -
ma non appena la gioia mi sospinge -
non riesco più a muovere le gambe -
e barcollo, ubriaca.
Non sorridano i ciottoli -
è stato il nuovo liquore, nient'altro!

La forza è solamente sofferenza
tenuta a freno con la disciplina -
finché i pesi staranno sospesi.
Da' balsami ai giganti
e avvizziranno, come uomini -
da' loro l'Himalaia,
lo porteranno sulle loro spalle!





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:26
- 254 -




La speranza è un essere piumato
che si posa sull'anima,
canta melodie senza parole
e non finisce mai.

La brezza ne diffonde l'armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l'uccellino
che ha consolato tanti.

L'ho ascoltato nella terra più fredda
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola - a me.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:27
- 258 -




Nei pomeriggi invernali
la luce cade con un'inclinazione
che opprime, grava su di noi
come una musica di cattedrale.

Una ferita celeste ci lascia,
ma senza cicatrice:
resta solo un'interna differenza
dove risiedono i significati.

Nessuno può insegnarla,
il sigillo è la disperazione,
un supremo dolore
che ci giunge attraverso l'aria.

Quando viene, il paesaggio sta in ascolto
e le ombre trattengono il fiato.
Quando va, è come la distanza
nello sguardo di un morto.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:29
- 265 -




Dove ondeggiano lievi le navi
di porpora, su mari di narcisi,
marinai fantastici si mescolano:
poi il molo non è che silenzio.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:30
- 274 -




L'unico fantasma ch'io abbia visto
era vestito di pizzo di Malines -
aveva i piedi nudi ed i suoi passi
eran fiocchi di neve.

La sua andatura era silenziosa
come l'uccello - e lesta come il cervo -
il suo stile - a mosaico - d'altri tempi -
o di vischio, può darsi.

Parlava raramente, ed il suo riso
era come la brezza che si smorza
piano piano insinuandosi leggera
tra gli alberi pensosi.

Così il nostro colloquio fu breve -
aveva un po' di timore di me -
e Dio mi guardi dal voltarmi indietro -
da quel giorno terribile!






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:33
- 276 -




La lingua inglese ha tante e tante frasi,
ma io non ne ho sentita che una sola,
leggera, come il ridere di un grillo,
potente, come la voce di un tuono.

Mormora come antichi cori caspi,
quando il mare è in bonaccia,
si pronuncia con nuove inflessioni
come fa il caprimulgo.

Irrompe con ortografia splendente
nel mio sonno innocente,
facendo rimbombare i suoi presagi,
finché mi agito e piango,

non per la sofferenza
ma per l'impulso di gioia che sento.
Dilla di nuovo, Sassone,
sottovoce, solamente a me.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:34
- 277 -




E se dicessi che non aspetterò!
E se forzassi il cancello di carne
e passandolo corressi verso te!

E se limitassi questo corpo mortale,
vedessi dove duole - è sufficiente -
e camminassi nella Libertà!

Non potranno più prendermi, mai più!
Chiamino pure le prigioni e implorino
i fucili, insensati ormai per me,

come il riso di appena un'ora fa,
o i pizzi, o il circo,
o chi è morto ieri.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:36
- 288 -




Io sono nessuno. E tu chi sei?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Si saprebbe in giro, poi!

Quanto è brutto essere qualcuno!
Quanto è volgare ripetere il tuo nome
per tutto giugno - come una rana
a un pantano che sta ad ammirare!





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:37
- 298 -




Non posso essere sola -
mi viene a visitare
una schiera di ospiti -
non sono registrati -
non usano la chiave -
non han vesti - né nomi -
né climi - né almanacchi -
ma dimore comuni -
proprio come gli gnomi -
messaggeri interiori
ne annunciano l'arrivo -
invece la partenza
non è annunciata - infatti
non sono mai partiti.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:38
- 301 -




Rifletto: il mondo è breve
e l'angoscia - assoluta -
molti soffrono.
E con questo?

Rifletto: potremmo morire -
la vitalità più intensa
non può impedire il decadimento.
E con questo?

Rifletto: un giorno in cielo
in qualche modo sarà tutto uguale -
qualche nuova equazione sarà data.
E con questo?





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:40
- 308 -




Invio due tramonti -
abbiamo gareggiato, il giorno e io -
io ne ho finiti due, e varie stelle -
mentre lui ne allestiva uno soltanto.

Il suo era più grande -
ma, come dicevo ad un amico,
il mio è assai più comodo
da portarsi dietro in una mano.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:41
- 314 -




La natura talvolta fa seccare
un arbusto, talvolta scalpa un albero -
il suo popolo verde lo ricorda
nel caso in cui non muoia.

Foglie stremate alle nuove stagioni
testimoniano mute -
e noi che abbiamo un'anima moriamo
più sovente, e non così vitalmente.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:43
- 318 -




Vi parlerò di come sorse il sole -
un lembo dopo l'altro.
Nel viola erano immersi i campanili -
l'annuncio corse come uno scoiattolo -
le colline si tolsero la cuffia -
iniziarono a cantare i bobolink.
Allora io mi dissi piano piano:
'Di certo è stato il sole!'
Ma come tramontò, non lo so dire.
Sembrava che ci fosse una scaletta
purpurea per andare oltre la siepe -
e che gialli bambini, maschi e femmine,
salissero, finché, dall'altra parte,
un Pastore vestito tutto in grigio
alzò piano le sbarre della sera -
e condusse lontano la brigata.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:44
- 323 -




Come se io chiedessi un'elemosina
e nella mano sorpresa uno straniero
mi mettesse un regno, e la chiudesse,
e io restassi immobile, confusa -
come se io domandassi all'oriente
'Hai un mattino per me?'
ed esso alzasse le sue purpuree dighe
e mi inondasse annegandomi d'aurora.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:45
- 332 -




Ci son due specie di maturazione –
visibile la prima,
le cui forze celestiali s’insinuano
finché il frutto vellutato cade
saporito per terra -
la seconda è più intima,
un processo nel riccio della castagna,
che soltanto il gelo con i suoi denti
dischiude nell’aria lontana di ottobre.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:47
- 333 -




L'erba ha così poche occupazioni -
un mondo di semplice verde
con solo farfalle su cui meditare
e api da ospitare -
non ha da fare altro che cullarsi
tutto il giorno ai suoni melodiosi
che le brezze portano leggere -
e accogliere in grembo la luce -
e inchinarsi ad ogni cosa -
e infilare le gocce di rugiada
come perle, per tutta la notte -
e diventare così raffinata
che una duchessa invano attenderebbe
da lei un invito, un saluto, un'attenzione.
E quando muore non fa che trapassare
in odori divini -
come umili spezie addormentate
o nardi che si spengono -
per poi finire in supremi fienili
e sognare tutti i giorni.
L'erba ha così poche occupazioni -
mi piacerebbe tanto essere fieno.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:48
- 338 -




Io so che Lui esiste.
Da qualche parte - in silenzio -
ha nascosto la sua rara vita
ai nostri occhi volgari.

E' il gioco di un istante.
E' un amorevole imboscata -
solo per fare che la felicità
si guadagni la sorpresa che le tocca!

Ma, dovesse il gioco
con strazio rivelarsi serio -
dovesse appannarsi la gioia
nello sguardo fisso - duro - della morte,

non sembrerebbe infine
troppo costoso il divertimento?
Non si sarebbe spinto
troppo lontano lo scherzo?






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:50
- 341 -




Dopo un grande dolore si prova
un sentimento composto -
i nervi si fanno solenni, come tombe -
e il cuore, freddo, si chiede
se in lui davvero si è aperta una ferita -
e se è accaduto ieri o secoli prima.

I piedi si muovono meccanici
per una via di legno -
se di terra, d'aria o d'altro
indifferenti -
un appagamento di quarzo, come pietra.

Questa è l'ora di piombo.
Chi sopravvive la ricorda
come gli assiderati ricordano la neve -
il gelo prima, poi lo stupore,
e infine l'abbandono.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:51
- 347 -




Quando la notte è quasi terminata
e l'alba è tanto vicina
che possiamo toccare gli spazi -
è ora di lisciarsi i capelli

e preparare le fossette sulle guance -
e stupirsi di essere stati in pena
per quella vecchia, svanita mezzanotte -
che ci atterrì soltanto per un'ora.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:53
- 369 -




Ella giaceva come se per gioco
la sua vita se ne fosse andata
in un balzo, decisa a ritornare,
però non così presto.

Le sue braccia felici abbandonate,
come se nella pausa del trastullo
avessero scordato per un attimo
di riprendere il gioco.

I suoi mobili occhi semiaperti,
come se in essi la loro padrona
ancora scintillasse, solamente
per burlarsi di voi.

Il suo mattino lì, dietro la porta,
a escogitare un modo - son sicura -
per forzare il suo sonno
così lieve e profondo.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:55
- 372 -




Conosco vite della cui mancanza
non soffrirei affatto -
di altre invece ogni attimo di assenza
mi sembrerebbe eterno.

Sono scarse di numero - queste ultime -
appena due in tutto -
le prime molto più di un orizzonte
di moscerini.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:56
- 374 -




Sono andata in paradiso -
era un piccolo paese
illuminato da un rubino -
con le strade coperte di piumini -

più tranquillo dei campi
cosparsi di rugiada -
bello come un quadro
mai dipinto da una mano d'uomo.
Abitanti simili a falene -
strutture di merletto -
còmpiti di tessuto sottilissimo -
e nomi carezzevoli di piuma.
Potrei essere
quasi contenta -
in una comunità
così straordinaria.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:57
- 386 -




Luglio, rispondimi -
dov'è l'ape -
dov'è il rossore -
dov'è il fieno?

Ah, disse Luglio -
dov'è il seme -
dov'è il bocciolo -
dov'è maggio -
rispondi tu a me.

No, disse Maggio -
mostrami la neve -
mostrami le campane -
mostrami la ghiandaia!

Cavillò la ghiandaia -
dov'è il granturco -
dov'è la bruma -
dov'è il riccio della castagna?
Qui - disse l'Anno.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 19:59
- 405 -




Chissà, mi sentirei più sola, forse,
senza la solitudine:
io sono tanto avvezza al mio destino,
che forse l'altra pace

interromperebbe l'oscurità
e affollerebbe la piccola stanza,
davvero troppo piccola
per contenere il Suo sacramento.

Non sono abituata alla speranza:
si potrebbe intromettere
e col suo dolce corteo profanare
il luogo destinato alla mestizia.

Chissà, sarebbe più facile, forse,
affondare nei pressi della costa
che approdare alla mia azzurra penisola
per morire di gioia.






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