Dickinson, Emily - Biografia - Commento - Poesie

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auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:00
- 412 -




Lessi la mia sentenza con fermezza -
la controllai per essere sicura
di non aver frainteso
nella clausola finale
la data e la forma della vergogna -
e poi la pia frase
'Dio abbia misericordia' dell'anima -
i giurati si espressero così.
Cercai di abituare la mia anima
alla sua fine, perché in quel momento
non le sembrasse estranea l'agonia -
ma lei e la morte, fatta conoscenza,
s'incontrassero tranquille, come amiche -
salutandosi e passando senza un cenno -
e lì si concludesse la faccenda.







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:03
- 140 -




Qualcosa di cambiato nell'aspetto dei monti;
una luce splendente che riempie il villaggio;
e un'aurora più vasta;
più profondo il crepuscolo sul prato;
l'orma di un piede vermiglio;
un dito porporino sul pendìo;
una mosca insolente contro i vetri;
un ragno che ritorna al suo lavoro;
più maestoso l'incedere del gallo;
un'attesa di fiori dappertutto;
l'ascia che canta, stridula, nei boschi;
odor di felci su vie non battute -
queste e altre cose che non posso dire -
l'aria furtiva che anche voi sapete:
ed il mistero di Nicodemo
ha la sua replica annuale.







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:08
- 419 -




Ci abituiamo poco a poco al buio
quando la luce è scomparsa ai nostri occhi,
come quando il vicino tiene in mano
il lume, testimone del suo addio.

Per un momento camminiamo incerti,
la novità della notte ci avvolge,
poi la visione si adatta alle ombre
ed avanziamo ritti sul sentiero.

Così accade in tenebre più vaste,
in quelle notti della nostra mente
quando a svelare un segno non c'è luna,
né sorge alcuna stella dentro l'anima.

I più audaci vanno un po' a tastoni,
e sbattono talvolta con la fronte
contro un albero, colpendolo in pieno.
Ma non appena imparano a vedere

o la tenebra non è più la stessa,
o qualcosa si aggiusta nella vista
adeguandosi alla notte fonda,
e la vita procede quasi dritta.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:10
- 425 -




Buongiorno, mezzanotte.
Torno a casa.
Il giorno si è stancato di me:
come potevo io - di lui?

Era bella la luce del sole.
Stavo bene sotto i suoi raggi.
Ma il mattino non mi ha voluta più,
e così, buonanotte, giorno!

Posso guardare, vero,
l'oriente che si tinge di rosso?
Le colline hanno dei modi allora
che dilatano il cuore.

Tu non sei così bella, mezzanotte.
Io ho scelto il giorno.
Ma, ti prego, prendi una bambina
che lui ha mandato via.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:11
- 433 -




Sa come fare per dimenticare!
Ma potrebbe insegnarlo?
Si dice sia tra le arti la più facile
quando si impara il metodo.

Cuori duri son morti
nell'acquisirla, eppure
il sacrificio per la scienza adesso
è piuttosto comune.

Sono andata anche a scuola
ma non ne sono uscita più informata -
il mappamondo non lo si può insegnare
e non serve a niente il logaritmo.

'Come dimenticare!'
Venga qualche filosofo a spiegarmelo!
Ah, essere eruditi
quanto basta a saperlo!

C'è scritto in qualche libro?
In questo caso io potrei comprarlo -
E' simile a un pianeta?
I telescopi potrebbero scoprirlo -

Se invece è un'invenzione
deve avere un brevetto.
E tu, dimmi, lo sai,
rabbi del libro saggio?





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:13
- 435 -




Molta follia è divino buon senso
per chi sa vedere.
Molto buon senso, completa follia.
Ma è la maggioranza che prevale,
in questo come in tutto il resto.
Acconsenti? Sei sano di mente.
Obietti? Sei pericoloso, e certo
si farà bene a incatenarti subito.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:14
- 436 -




Bussò il vento come un uomo stanco
e io senza indugio
da padrona di casa dissi 'Avanti',
ed esso venne dentro.

Un ospite veloce, senza piedi,
cui offrire una sedia era impossibile
come invitare l'aria
ad accomodarsi sul sofà.

Non aveva ossatura a sostenerlo.
Il suo parlare era come l'empito
di tanti colibrì in una volta
dall'alto di un cespuglio,

il suo volto un'ondata.
Mentre passava le sue dita sparsero
una musica, come un'armonia
vibrante soffiata sopra un vetro.

Sempre aleggiando fece la sua visita,
poi come un uomo timido
bussò ancora - a raffica, nervoso -
e io rimasi sola.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:15
- 441 -




Questa è la mia lettera al mondo
che a me non scrisse mai -
le semplici notizie
che la Natura ha sparso con tenera maestà.

Il suo messaggio è affidato
a mani ch'io non posso vedere -
per amor suo, cari compaesani,
giudicatemi con mitezza.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:16
- 449 -




Morii per la Bellezza, e non appena
mi ebbero accomodata nella tomba
un uomo morto per la Verità
venne deposto nella stanza attigua.

Mi chiese piano perché fossi morta.
'Per la Bellezza', gli risposi pronta.
'Io per la Verità', soggiunse lui.
'Sono una cosa sola, siam fratelli.'

Come parenti incontratisi una notte,
conversammo da una stanza all'altra,
finché il muschio ci raggiunse le labbra,
ricoprendo per sempre i nostri nomi.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:18
- 465 -




Una mosca ronzava, alla mia morte,
e io la udii. La quiete della stanza
era come la quiete nell'aria
tra le aspre raffiche della tempesta

Attorno, gli occhi s'eran stretti, asciutti,
e i respiri eran diventati forti,
ormai pronti per quell'ultimo attacco,
quando il Re si mostrasse nella stanza.

Lasciai in eredità i miei oggettini,
cedetti di me stessa quella parte
che poteva essere assegnata,
e a quel punto s'interpose la mosca,

col suo ronzio blu, incespicante,
s'interpose fra la luce e me.
E allora le finestre si dissolsero,
e non potei vedere di vedere.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:19
- 469 -




La fiamma rossa - è il mattino -
la viola - il mezzogiorno -
la gialla - il tramonto -
e dopo è il nulla.

Ma a sera infinite scintille
rivelano la vastità bruciata -
il territorio d'argento
non ancora distrutto.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:21
- 470 -




Sono viva - suppongo -
nella mia mano i rami
son pieni di campanule -
e sui miei polpastrelli

punge caldo il carminio -
e se avvicino un vetro
alla bocca - si appanna -
è la prova scientifica che respiro e son viva.

Sono viva - perché
non sono in una stanza -
normalmente il salotto -
esposta per le visite -

cosicché ci si possa
chinare per scrutare
e dire 'Come è fredda' -
e 'Si è accorta di entrare nell'immortalità?'

Sono viva perché
non possiedo una casa
intestata a me sola -
inadatta per gli altri -

col mio nome segnato -
cosicché chi mi visita
riconosca la porta -
e non si sbagli e provi una chiave diversa.

Che bello essere vivi!
Com'è infinito esserlo
due volte: per la nascita
naturale - e perché son nata dentro te!







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:22
- 492 -




La civiltà disprezza il leopardo!
Forse il leopardo è stato un impudente?
I deserti non hanno mai sgridato
il suo raso - l'etiope il suo oro.
Era fulvo il suo modo di agire -
ne era consapevole -
la sua pelliccia scura era chiazzata.
Signore, la natura
del leopardo era questa -
c'è bisogno che un guardiano si accigli?

Pietà per il leopardo
che ha abbandonato l'Asia -
narcotici non potranno sopire
né balsami potranno soffocare
i ricordi di palme.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:24
- 498 -




Invidio i mari che lui attraversa -
invidio i raggi delle ruote
della carrozza che lo porta in giro -
invidio le curve colline
che osservano il suo viaggio.
Tutti possono vedere facilmente
quel che invece - ah, cielo -
a me è vietato assolutamente.

Invidio i nidi dei passeri
che punteggiano le sue lontane grondaie -
la mosca soddisfatta sul suo vetro -
e le foglie felici - felici -

che fuori dalla sua finestra
scherzano approvate dall'estate -
gli orecchini di Pizarro
non potrebbero acquistare ciò per me.

Invidio la luce che lo sveglia -
e le campane che gli annunciano con forti
rintocchi il mezzogiorno. Fossi io
per lui il mezzogiorno.

Ma mi vieto di fiorire -
e annullo la mia ape -
per paura che il mezzogiorno
sprofondi me e Gabriele nella notte infinita.







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:25
- 510 -




No, non era la morte: stavo in piedi
e invece i morti, tutti, son distesi.
No, non era la notte: le campane
gridavano annunciando il mezzogiorno.

Non era neanche il gelo: sulla carne
strisciava lo scirocco, lo sentivo.
E non il fuoco: i miei piedi di marmo
potevano raffreddare un altare.

Però sapeva un po' di tutto questo,
e le figure che ho visto disposte
in ordine per il seppellimento
mi ricordavano tanto la mia.

Come se la mia vita fosse stata
piallata e chiusa dentro una struttura,
e non potesse più, senza una chiave,
respirare... E un po' come a mezzanotte

quando ogni cosa che batte si ferma
e lo spazio fissa tutto intorno
e il gelo annulla terribile il pulsare
del suolo, i primi mattini d'autunno.

Ma soprattutto come il caos, freddo,
eterno, senza scampo né pennone,
e nemmeno un presagio di terra
a giustificare la disperazione.







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:27
- 511 -




Se tu dovessi venire in autunno
mi leverei di torno l'estate
con un gesto stizzito e un sorrisetto,
come fa la massaia con la mosca.

Se entro un anno potessi rivederti,
avvolgerei in gomitoli i mesi,
per poi metterli in cassetti separati -
per paura che i numeri si mescolino.

Se mancassero ancora alcuni secoli,
li conterei ad uno ad uno sulla mano -
sottraendo, finché non mi cadessero
le dita nella Terra di Van Dieman *.

Se fossi certa che, finita questa vita,
io e te vivremo ancora -
come una buccia la butterei lontano -
e accetterei l'eternità all'istante.

Ma ora, incerta della dimensione
di questa che sta in mezzo,
la soffro come l'ape-spiritello
che non preannuncia quando pungerà.





* 'Terra di Van Dieman' era l'antico nome della Tasmania (N.d.T.)



auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:29
- 528 -




Mio - per diritto della bianca elezione!
Mio - per sigillo regale!
Mio - per il segno della rossa prigione
che le sbarre non potranno occultare!

Mio - qui - nella visione e nel divieto!
Mio - per l'annullamento della tomba -
intestato e ratificato -
delirante contratto!
Mio - nel trascorrere dei secoli!






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:30
- 536 -




Il cuore chiede il piacere innanzi tutto -
poi di poter evitare il dolore -
poi quei blandi sedativi
che alleviano la pena -

e poi di addormentarsi -
e infine - col consenso
del suo inquisitore -
il privilegio di morire.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:32
- 543 -




Temo un uomo di poche parole -
temo un uomo che tace -
l'arringatore - posso superarlo -
il chiacchierone - posso intrattenerlo -

ma di colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno -
di quest'uomo diffido -
temo che egli sia grande.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:33
- 549 -




Ho sempre amato,
e te ne do la prova:
prima di amare,
io non ho mai vissuto pienamente.

Sempre amerò,
e questo è il mio argomento:
l'amore è vita
e la vita ha qualcosa di immortale.

Se dubiti di questo,
allora io, amore,
nient'altro ho da mostrare,
nient'altro che il Calvario.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:34
- 566 -




Gemeva per la sete, moribonda,
una tigre. E io cercai nella sabbia -
raccolsi alcune gocce da una roccia
e le portai in mano.

La morte aveva coperto i suoi forti
occhi d'un velo, ma osservando bene
vidi un'immagine d'acqua e di me -
impressa nella retina.

Non ebbi colpa io che corsi piano -
non ebbe colpa lei che morì
mentre ero ormai sul punto di raggiungerla -
la colpa fu - il fatto che era morta.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:35
- 569 -




Se faccio una classifica -
prima metto il poeta -
poi il sole, poi l'estate -
poi il cielo di Dio -
e la lista è completa.

Ma, ripensando, il primo
comprende tutto, tanto
che il resto sembra solo
un'inutile mostra -
scrivo 'poeta' e basta.

Per lui è sempre estate -
può permettersi un sole
che all'Oriente parrebbe
veramente eccessivo.
E se il cielo ulteriore

è altrettanto bello
di quello che prepara
ai suoi adoratori -
è grazia troppo ardua
per meritare il sogno.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:41
- 572 -




Se si guarda attraverso il dolore,
la felicità non è che un dipinto,
diventa ancora più desiderabile
perché impossibile da ottenere.

La montagna, a una certa distanza,
è tutta ammantata d'ambra.
Ci si avvicina, l'ambra diminuisce:
ed ecco, appare il cielo.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:43
- 583 -




Un rospo può morire di luce -
la morte è il diritto comune
di uomini e rospi -
il privilegio
dei conti e dei più umili.
Perché vantarsi allora?
Il dominio del moscerino
è grande quanto il tuo.

Giudica il vino così -
privo di fiasco - privo di botte -
puro Reno -
qual'è il mio rubino?





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:44
- 589 -




Vasta era la notte
adornata d'una sola stella
che al passaggio di ogni nuvola
si spegneva per la paura.

Il vento si accaniva sul piccolo sul piccolo cespuglio
strappandogli le foglie lasciate da novembre -
poi si arrampicava
nervoso sulla gronda.

Non c'erano scoiattoli in giro -
lui sentiva, come felpa intermittente,
i passi tardivi di un cane
giù nella strada deserta -

Controllare che le imposte siano chiuse -
e più vicino al camino
spostare la piccola sedia a dondolo -
e commuoversi per i poveri -

La massaia così passava il tempo -
Ah, com'è più bello
- disse lei al sofà di fronte -
il nevischio, che il maggio senza te.






auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:46
- 595 -




Bruciava il rosso alla base degli alberi,
intenso come le luci di scena -
mostrando ad essi, lontano, lontano,
il teatro del giorno.

Ed era l'universo che applaudiva -
mentre eminente nel mezzo della folla
dall'abito regale che indossava
io distinguevo Dio.





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:47
- 623 -




Per l'uomo era troppo tardi,
ancora presto invece era per Dio -
la creazione - impotente ad aiutare -
non rimaneva, di qua, che la preghiera -

E' davvero meraviglioso il cielo,
quando la terra non si può avere -
com'è accogliente allora il volto
del nostro vecchio vicino - Dio -





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:48
- 640 -




Con te non posso vivere:
sarebbe vita -
e la vita è lassù
dietro lo scaffale.

Ne ha la chiave il becchino
per mettere da parte
la nostra vita - la sua porcellana -
come una tazza

scartata dalla massaia
perché antiquata o rotta:
piace di più un nuovo Sèvres -
il vecchio si crepa facilmente.

Non potrei morire insieme a te -
perché uno di noi due deve aspettare
per abbassare le palpebre dell'altro.
Tu non potresti.

E come potrei io starti vicino -
e vederti gelare -
senza avere diritto anch'io al gelo -
il privilegio dei morti?

Né potrei risorgere con te -
perché il tuo viso oscurerebbe
quello di Gesù -
la nuova grazia

apparirebbe insignificante
ed estranea ai miei occhi nostalgici -
a meno che tu non splendessi
più vicino di lui.

Ci vorrebbero giudicare - e come?
Tu hai servito il Cielo, non è vero?
O hai fatto del tuo meglio.
Io non potevo -

perché tu hai saturato la mia vista -
e non ho avuto più occhi per guardare
perfezioni così squallide
come il paradiso.

E se tu fossi dannato
lo sarei anch'io -
anche se il mio nome risuonasse
altissimo nella gloria celeste.

E se tu fossi redento
e io invece condannata ad essere
là dove non sei tu -
sarebbe quello l'inferno per me.

Incontrarci a distanza -
questa è la nostra sorte -
tu là - io qua -
con solo la porta socchiusa -
oceani e preghiera -
e quel bianco nutrimento -
la disperazione.







auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:50
- 654 -




Un lungo, lungo sonno, un sonno intenso -
che non dà segno di accorgersi dell'alba -
né battendo le palpebre
né stirando le braccia - un sonno libero.

C'è mai stata indolenza pari a questa?
Su una sponda di pietra crogiolarsi
mentre passano i secoli, ignorando
beatamente se sia mezzogiorno?





auroraageno
00venerdì 23 novembre 2007 20:51
- 656 -




Si chiama autunno
e ha il colore del sangue:
un'arteria sopra la collina
una vena lungo la strada

grandi globuli nei viali -
e, oh, un'inondazione di macchie
quando i venti sconvolgono il bacino
e fan cadere una pioggia scarlatta.

Spruzza cuffie giù lontano
forma rosse pozzanghere -
e in un turbine se ne fugge via
su ruote vermiglie.





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